1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. 2E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce. 3E apparvero loro Mosè ed Elia che stavano conversando con lui. 4E Pietro prese a dire a Gesù: «Signore, è bene che stiamo qui; se vuoi, farò qui tre tende; una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo».
La Trasfigurazione di Gesù Cristo è la decorazione musiva parietale, eseguita nel secondo quarto del V secolo, a mosaico, da maestranze ravennati, che orna il catino absidale della Basilica di Sant'Apollinare in Classe di Ravenna.
La decorazione musiva del registro superiore raffigura simbolicamente l'episodio evangelico della Trasfigurazione sul monte Tabor, dove compaiono:
Dextera Dei (ossia la Mano destra di Dio), che compare, in alto tra le nubi, additando il Figlio, sottintende la presenza di Dio Padre, che proclama ai discepoli:
«
Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo. »
Gesù Cristo trasfigurato, rivela la sua natura divina alla presenza di tre apostoli: egli appare come una Croce gemmata, che campeggia al centro di un grande disco con 99 stelle (simbolo della totalità dell'umanità e del cosmo), la quale, nell'incontro dei bracci, presenta, entro un clipeo, il volto del Cristo. All'estremità della traversa della croce vi sono le lettere simboliche Alfa e Omega, che richiamano la seconda venuta del Cristo, la fine dei tempi: Gesù è il centro di tutta la struttura compositiva, l'inizio e la fine d'ogni cosa. Il mosaicista, infatti, evoca qui contemporaneamente la morte del salvatore, nella Croce, e la sua vita immortale, svelata dalla trasfigurazione.
Profeti si sono materializzati, ai lati della Croce, solo i busti immersi in un cielo di nuvole variopinte; essi riassumono il suo esser venuto a completare la Legge e sono il simbolo dell'avverarsi delle profezie dell'Antico Testamento. I due profeti sono posti ai lati di Cristo:
Nel registro inferiore si stende un ampio prato verde costellato di fiori variopinti, rocce e alberelli, nel quale compaiono:
Sant'Apollinare con le braccia sollevate ed aperte nell'antico gesto di preghiera. Il Santo vestito con una tunica bianca ed una clamide color porpora con ricamate sopra delle piccole api dorate. La solitaria figura del Santovescovo deriva dall'iconografia classica del Buon pastore, ma ne propone una versione più complessa ed originale, infatti, non tiene fra le braccia o sulle spalle, un agnello, né regge il vincastro, ma leva le braccia al cielo in orante risposta alla Mano di Dio che indica il Cristo. All'ombra della sua preghiera si raduna il gregge dei fedeli.
Dodicipecore, disposte simmetricamente - sei per lato - a destra e a sinistra del santo, verso il quale convergono: esse vanno identificate, secondo alcuni studiosi con i dodiciApostoli, mentre secondo altri con gli eletti, i fedeli che, tramite l'intercessione del Santo possono raggiungere il Paradiso.
Durante l'episcopato di Massimiano (546 - 556), venne probabilmente completata la decorazione musiva del catino absidale ed il 9 maggio549 lo stesso vescovo consacrò la Basilica.
Note
↑Questo è acrostico greco della frase: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore
Bibliografia
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Amedeo Giampaglia, L'Arte bizantina. Ravenna, Venezia, Monreale: il profumo d'Oriente, col. "La Bellezza di Dio. L'Arte ispirata dal Cristianesimo", San Paolo, Palazzolo sull'Oglio (BS), 2003, pp. 54 – 55
Raffaella Farioli Campanati, Ravenna romana e bizantina, Longo, Ravenna, 1977, pp. 195 - 200
Timothy Verdon, La bellezza nella Parola. L'arte a commento delle letture festive. Anno C, San Paolo, Milano, 2008, pp. 90 - 93, ISBN 9788821566134