Utente:Don Paolo Benvenuto/Gender

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La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l'arricchimento della comprensione di questa differenza [tra uomo e donna]. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l'uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l'unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l'impegno a favore di una società più libera e più giusta.
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Per teorie di genere (Gender Theory in inglese) si intende un complesso di studi ed opere saggistiche prodotte soprattutto nel mondo anglosassone, a partire dagli anni '60, in diversi ambiti accademici (psicologia, filosofia, sociologia, linguistica, ecc.).[1] Queste teorie nascono nell'ambito dei movimenti ideologici femministi per contestare il sistema tradizionale di considerazione sociale della donna, a tratti decisamente discriminatorio. Col tempo però le teorie di genere, che intanto furono fatte proprie dai movimenti gay, arrivarono ad immaginare la società ideale come quella in cui l'eguaglianza tra le persone poteva essere attuata solamente riconoscendo nel sesso una mera convenzione sociale, costruita attraverso l'imposizione di regole e norme esterne, da cui un obbligo per le persone a vivere "da maschio" o "da femmina"; le teorie di genere negano appunto che questi modi di essere possano avere un reale fondamento naturale. Nelle teorie di genere l'identità sessuale, fondata sulla realtà biologica psicofisica, è sostituita dall'identità di genere, concetto aperto che abbandona il dualismo eterosessuale in favore della più vasta ed arbitraria gamma di auto-rappresentazione di sé.

Nelle teorie di genere sono cinque i generi principali: maschile, femminile, omosessuale, transessuale, ermafrodita, ma il governo australiano ne ha ad esempio riconosciuti ufficialmente ventitré.[2]

Il gender può essere visto come un nucleo con cerchi concentrici:

  • i cerchi più esterni,i più visibili perché più lontani dal nucleo, sono le idee a più ampio consenso, capaci di sedurre la maggioranza delle persone, capaci di evocare i sentimenti migliori insiti in ciascun uomo: uguaglianza, parità, equità, libertà di scelta, diritti, progresso, autonomia, emancipazione e promozione della donna, compassione, non discriminazione, lotta al bullismo ed alla violenza; sono tutti concetti umanitari ed umanistici, altruistici e solidali, con un forte richiamo alla giustizia e alla difesa del più debole; con essi si presenta al grande pubblico;
  • il nucleo è l'ideologia artificiale secondo la quale ognuno deve essere libero di costruire la propria identità sessuale.

Origine

Il gender e la biologia

L'ideologia gender presuppone che l'appartenenza biologica sessuale è ininfluente per lo sviluppo della persona, essendo invece determinante per questa la libera scelta di un genere, anche in totale opposizione rispetto al proprio sesso biologico. È come se l'essere umano fosse asessuato o pan sessuato e possa quindi scegliere, cioè autodeterminarsi.

Ciò contrasta con i dati della biologia, per la quale i due sessi, maschio e femmina, sono portatori di specificità biologiche - differenti e complementari - che hanno nel patrimonio cromosomico-genetico il loro codice fondamentale. Presentiamo i dati fondamentali che la biologia ci fa conoscere sull'identità e la determinazione del sesso della persona.

Il DNA umano ha 46 cromosomi, di cui due sono i cromosomi sessuali. Il sesso maschile è identificato dai cromosomi sessuali XY, il sesso femminile dai cromosomi XX; la X si eredita dall'ovocita materno, la Y o l'altra X dallo spermatozoo paterno.

Il cromosoma Y viene definito il "determinante biologico della sessuazione", intendendo così che è la sua assenza a determinare il sesso femminile e la sua presenza il sesso maschile. È il più piccolo dei cromosomi (meno di 100 geni) ma è dotato di una grande capacità di penetranza biologica.

La sessuazione gonadica è bipotenziale fino alla settima settimana di vita intrauterina: con la presenza dell'Y, essa si dirige verso la costruzione dell'apparato genitale (interno ed esterno) maschile; in sua assenza, verso quello femminile. Legata strettamente a questi due cromosomi è la sintesi proteica che determina la produzione ormonale: ormoni androgeni (testosterone) per il maschio, ormoni estrogeni per la femmina (piccole dosi sia di androgeni che di estrogeni sono presenti in entrambe i sessi).

Il sesso è quindi un apriori che ogni essere ha in sé fin dal concepimento.

Il gender è il risultato di un lungo processo di rivoluzione culturale su base ideologica articolato in due fasi:

  • una prima fase che ha messo le basi teologiche e teoretiche;
  • una seconda fase nella quale si sono visti gli effetti sul piano storico concreto.

Basi teologiche e teoretiche

A livello "teologico" il punto di partenza del gender è nel deismo del XVIII secolo. Questo, trasformando Dio in un "grande architetto", artefice estraneo al creato, inaugurò il processo di separazione fra Dio e la paternità: Dio non è un padre immensamente buono che per amore crea l'uomo per farlo partecipare dell'incondizionata felicità della vita divina, ma una sorta di wonderfull mind ("mente meravigliosa") che crea l'universo per narcisistico potere di onnipotenza.

Questa separazione fra paternità, amore e potere, apparentemente solo di carattere speculativo e apparentemente priva di implicazioni concrete, costituisce, in realtà, una chiave interpretativa indispensabile per capire il successivo evolversi del pensiero sul tema della paternità. In effetti, la conseguenza è che, se così ha agito il Padre (con la P maiuscola), cioè per autorealizzazione, senza amore, altrettanto agisce il padre (con la p minuscola): questi, privato dell'aspetto donativo/oblativo, resta solo una figura di potere e di decisione unilaterale.

È in questa prospettiva che va letto, ad esempio, Jean Jacques Rousseau (1712-1778) quando dichiara che essere padre è un privilegio contrario all'eguaglianza: c'è una vera opposizione dialettica fra l'essere padre e la parità fra i cittadini. Rousseau poi legge nella stessa opposizione dialettica la relazione tra la persona e l'individuo:

  • la persona designa un ruolo, diversificato da soggetto a soggetto;
  • l'individuo-cittadino, che sia uomo, donna, bambino, omosessuale, ecc., è colui che detiene diritti, il primo dei quali è il "diritto di libera scelta".

In questa visione non viene solo negata la coincidenza dei due concetti di individuo e di persona, ma si propone una vera incompatibilità dell'uno con l'altro: l'affermazione dell'individuo porta con sé la negazione della persona. È la prima tappa di quella che possiamo definire la morte del padre.

La seconda tappa della morte del padre si ha con Sigmund Freud (1856-1939), che rifonda l'antropologia occidentale sull'individuazione delle tre componenti dell'uomo:

  • l'es o id: le pulsioni primarie, l'animale primitivo, il subconscio;
  • l'io o ego: l'istanza mediatrice, l'io socializzato;
  • il super-io o super-ego: le leggi sociali-morali frutto della socializzazione, la coscienza morale, l'inconscio.

Per Freud il principio della libido (piacere) è la motivazione primaria dell'agire umano. Il super-io è modellato dal padre, dal sistema educativo, dalla religione, dalla società con le proprie tradizioni, norme morali, istituzioni e leggi, ed è il soggetto che impedisce di dar libero corso alla vitalità sessuale libera: è, quindi, repressivo. Per Freud "la felicità non è un valore culturale; è un piacere da conquistare". Questa "lotta di liberazione" passa attraverso la morte del padre[3]. Freud, forse inconsapevolmente, inaugura quella separazione fra biologia e cultura (società) che costituisce una delle pietre fondative del gender.

Alla fine del XIX secolo, Friederich Nietzsche (1844-1900) decreta la morte di Dio, ed il vuoto lasciato dalla sua morte dà spazio al superuomo che, occupando il posto di Dio, fonda ed elabora un nuova morale, incentrata sulla ricerca e realizzazione del piacere individuale.

Con Margaret Sanger (1879-1966) fondatrice dell'Organizzazione Internazionale Pianificazione Famigliare (Planned Parenthood International Organization)[4], alla morte del padre segue la morte della madre. Il motto è "liberare la donna dalla schiavitù della riproduzione": diritto d'aborto e diritto alla contraccezione.

Di fatto il diritto alla contraccezione è stato riconosciuto per la prima volta ai genitori nella prima Conferenza Internazionale sui Diritti dell'Uomo di Teheran (1968), ed estesa a coppie ed individui a Bucarest (1974) alla prima Conferenza Internazionale sulla Popolazione.

Maturazione storica

La maturazione storica dei frutti di quanto delineato nel punto precedente può essere articolata in quattro tappe:

  • la comparsa del concetto "gender";
  • gli anni della maturazione e del consolidamento
  • l'apparizione del queer, il "sesso fluido"
  • l'evoluzione verso il postgenere

La comparsa del "gender"

È difficile stabilire la data di nascita del termine gender. Il primo testo ufficiale che lo utilizza è un libretto di Sigmund Freud intitolato Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920), in cui si propone la distinzione fra gender identity e gender role, gettando le basi della complessa elaborazione ideologica che seguirà.

In senso stretto il gender appare per la prima volta negli Stati Uniti d'America ad opera dello psicoterapeuta e sessuologo John Money (1921-2006): di fronte a casi clinici di ermafroditismo[5] utilizza il termine gender in riferimento ad una identità sessuale che non coinciderebbe con l'identità biologica.

Money è universalmente considerato il padre del gender. Negli anni '50/'60 è professore di pediatria, psicologo e sessuologo presso la J. Hopkins University; discepolo di Alfred Kinsey,[6], fondò la Gender Identity Clinic ("Clinica dell'identità di genere") di Washington (1958) per la terapia di riassegnazione sessuale, e della stessa fu direttore fino alla morte. Era favorevole alla pedofila, e rilasciò interviste in tal senso al periodico The Journal of Pedophilia (1991); è autore di un testo dal titolo Pornography in the Home, "Pornografia in casa".

Era convinto sostenitore della cosiddetta nurture theory[7], "teoria dell'ambiente": fino ai due anni il bimbo è privo di una vera identità sessuale e quindi, entro quel tempo, questa può essere plasmata anche in opposizione al sesso biologico. Sinteticamente, si nasce biologicamente maschio o femmina, ma il dato biologico è ininfluente sullo sviluppo della personalità (uomo o donna), perché questa è costruita dagli "stereotipi" educativi e sociali, di natura sessista, che la società prepotentemente impone.

Sono le basi della distinzione fra sesso e genere:

  • il sesso sarebbe un concetto biologico;
  • il genere indicherebbe un ruolo sociale liberamente autodeterminato.

Sarebbe quindi possibile appartenere ad un dato sesso biologico, ma scegliere per sé un genere in completa opposizione al dato sessuale. Fu con queste convinzioni che Money portò avanti, a metà degli anni '60 il caso Bruce, Brenda, David Reimer.[8]

Nel 1958, presso l'università di Los Angeles, lo psichiatra Robert Stoller (1925-1991) diede vita al Gender Identity Research Project, "Progetto di Ricerca sull'Identità di Genere"; da esso nacque il concetto di "identità sessuale" che fu presentato al mondo per la prima volta al congresso internazionale di psicoanalisi di Stoccolma nel 1963:

  • il genere corrisponde alla quantità di maschile e di femminile presente in un dato soggetto;
  • i genitori e la cultura determinano l'identità sessuale, molto più che il sesso biologico;
  • l'identità sessuale è il risultato di un processo di libera autoidentificazione ed autoassegnazione;
  • il sesso è confinato alla biologia; il genere è una scelta autonoma.

Gli anni della maturazione e del consolidamento

In Francia, negli anni '60, si strutturò la cosiddetta "rivoluzione sessuale", nella quale ebbe un ruolo determinante il movimento femminista.

  • Il concetto di gender si arricchì con il contributo dell'esistenzialismo ateo francese di Jean Paul Sartre: "Liberare l'individuo dall'in sé, perché possa vivere per sé".
  • Contemporaneamente, Simone De Beauvior (1908-1986)[9], personaggio di primo piano nel movimento femminista-rivoluzionario, scrisse nel 1949 il saggio Il secondo sesso, in cui coniò la celebre frase: "Donna non si nasce, lo si diventa". Per Simone De Beauvior "il matrimonio e la maternità sono all'origine dell'oppressione e della dipendenza femminile". Per lei Pillola ed aborto sono strumenti di liberazione della donna, perché possa riprendersi la "padronanza del proprio corpo" e "disporne liberamente".
  • In questo contesto culturale si inserì anche l'analisi marxista della società: la lotta di classe diventò "lotta dei sessi", al fine di chiudere con l'oppressione maschile e con le disparità.
  • Herbert Marcuse (1898-1979), nel suo libro Eros e civiltà, preconizzò l'avvento di una società non repressiva, capace di fare delle pulsioni sessuali dei valori politici.

A Parigi, alla Sorbona, ove insegnano Sartre, Marcuse, Levi-Strauss, Simone de Beaviour, vengono riletti in chiave gender La sacra famiglia di Karl Marx e L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato di Friedrich Engels: "La prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte del sesso maschile" (1846).

Il libro della femminista inglese Ann Oakley (nata 1944), Sex, gender and society, "Sesso, genere e società", scritto in quegli anni (1972), può essere considerato il manuale fondatore del gender feminism negli Stati Uniti d'America.

Sul piano pratico, tutto ciò determina la scelta, da parte di numerose università americane, di fondare ed aprire dipartimenti di gender studies, "studi di genere", con lo scopo di promuovere lo studio sulle differenze sociali, economiche e politiche fra uomo e donna, ispirandosi alla French Theory elaborata nelle università francesi.

Nacque così un pensiero composito e complesso, fatto di contribuiti marxisti, freudiani, nietzschiani e post-moderni (Michel Foucault, Jacques Derrida, Jacques Lacan, Julia Kristeva, Claude Levi-Strauss, Simone de Beauvior, Monique Wittig), cuciti fra loro dal filo rosso del declassamento totale dello strumento "ragione": la ragione e la scienza non sono in grado di spiegare il mondo per ciò che è e, pertanto, ricerca scientifica e ricerca filosofica sono un'inutile perdita di tempo.

I capisaldi del gender feminism, "femminismo di genere", sono i seguenti:

  • la parità impone la decostruzione degli stereotipi maschile e femminili;
  • occorre lottare contro le discriminazioni sessiste attraverso l'aborto e la contraccezione;
  • bisogna ridistribuire globalmente il potere sociale, per eliminare le gender disparities, "disparità di genere";
  • bisogna colmare il divario maschi-femmine (gender gap, "divario di genere") in ogni ambito della società.

Utilizzando categorie marxiste, si afferma che le donne subiscono un triplice lavoro:

Ciò viene interpretato come la base di una vera e propria condizione di schiavitù, culturale e sociale, per affrancarsi dalla quale è necessario ridefinire il concetto stesso di "femminilità", attraverso un processo di autoidentificazione del ruolo femminile e sessuale, liberando quest'ultimo da ogni determinismo biologico.

Questo è il percorso che porta, di fatto, all'alleanza del gender feminism con le rivendicazioni omosessuali risalenti a Money: Monique Wittig (1935-2003), leader del movimento lesbico francese, legò esplicitamente la teoria gender alle rivendicazioni omossessuali, che si consolidarono sul piano sociale negli Stati Uniti nel 1969 con la "rivolta" di Stonewall e il primo gay pride (1970).

Evocando l'argomento della parità, proprio del femminismo, il movimento omosessuale attaccò la eteronormatività, cioè la norma eterosessuale trasmessa dalla cultura e dalla società e che esclude le pratiche omosessuali, e si inventò il concetto di discriminazione di cui sono oggetto gli individui che si riconoscono in orientamenti sessuali diversi rispetto all'eterosessualità.[10]

La queer theory e il "sesso fluido"

Fino a questo punto i generi proposti erano sostanzialmente quattro: lesbico, gay, bisessuale, transessuale, sintetizzati nel noto acronimo LGBT. Con il passare degli anni i generi ribelli e non-normativi si moltiplicarono, rendendo necessario formulare un nuovo paradigma che li potesse comprendere, senza allungare all'eccesso l'acronimo storico.

Comparve allora sulla scena il queer (termine inglese che significa letteralmente "strano"), la non-identità, con l'idea di inglobare tutte le soggettività fluide. La teoria queer si sviluppò negli Stati Uniti d'America negli anni '90, come conseguenza diretta dell'ideologia gender. L'espressione sarebbe stata coniata da Teresa De Lauretis (nata 1938) ed utilizzata per la prima volta nel 1990, durante una conferenza sulla sessualità lesbica e gay all'università di California. Venne poi ripresa e propugnata dalle filosofe post-strutturaliste Judith Butler, Eve Kosofsky, Adrienne Rich e Diana Fuss. È forte l'influenza filosofica di Michel Foucault.

La teoria queer sostiene che la gender identity ("orientamento sessuale") e gli stessi atti sessuali sono solo costruzioni sociali. L'orientamento sessuale non è naturale né essenziale per l'individuo: esiste un intervallo fra ciò che il soggetto fa ed il suo io.

La teoria queer è oggi culturalmente preminente; essa:

  • non tende tanto né alla tolleranza né alla parita';
  • tende piuttosto alla destabilizzazione identitaria e istituzionale nella prospettiva di una sovversione radicale dell'umano;
  • I suoi obiettivi sono sociopolitici: seminare disordine nelle scelte normative sociali, partendo dalla destrutturazione dell'ordine sessuale.

Il movimento queer è militante e dinamico; Monique Wittig parla di "macchine da guerra" per "demolire le regole convenzionali".

Queer è per definizione ciò che è in conflitto con il normale, con il legittimo, con il dominante. Non si riferisce a nulla di particolare: è "un'identità senza essenza".[11] In quanto tale, non si può fissare né cristallizzare in nulla di definitivo, neppure entro le categorie di genere (LGBT), ma richiede una continua mutevolezza che, sola, garantisce l'esercizio di una vera libertà di scelta ed autodeterminazione. Sul piano pratico, si assiste all'allungamento delle liste dei generi possibili e disponibili.[12]

Vi è la proposta di considerare anche il genere pedofilo, fermo restando quanto specificato da John Money nel 1991: "Se la relazione fosse assolutamente reciproca e l'instaurarsi del legame autenticamente, assolutamente reciproco, [..] allora io non lo definirei affatto patologico".[13][14]

L'espressione originale "identità senza essenza" esprime chiaramente il programma ideologico tanto del queer, quanto della filosofia post-moderna che ne costituisce la base.[15] Un soggetto queer è un soggetto che non è più in grado di definirsi, vagabondo ed errante fra un genere ed un altro, vittima di una non-identità peraltro impossibile, dato che nel mmento stesso in cui dichiara una scelta, dichiara automaticamente un'identità. È queer solo chi si autodefinisce e si dichiara pubblicamente tale. Nel queer anche il corpo diventa materia fluida, porosa, senza sostanza, ininfluente.

Judith Butler, nel suo libro Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity (1990)[16], sostenne che essere donna o uomo "non è qualcosa che si è, ma che si fa. [..] Uomo e maschio possono designare tanto un corpo maschile quanto uno femminile; donna e femmina lo stesso".

Linda nicholson, nel testo Interpreting Gender, "Interpretazione del gender" (1994), riprese la Butler e propose il "modello attaccapanni": il sesso biologico è l'attaccapanni, cui appendere il gender, che è l'abito cambiabile ogni giorno!

Negli stessi anni, la biologa femminista Anne Fausto-Sterling, in un articolo apparso su "The Sciences" nel marzo 1993, dichiarò l'esistenza di cinque sessi: Male, female, merm, ferm, herm ("maschio", "femmina", e gli ultimi tre si riferiscono alle forme di ermafroditismo).

Lo strumento con cui realizzare questa rivoluzione antropologica è il concetto di linguaggio performativo: il linguaggio non è uno strumento per nominare il reale, ma è il prodotto di un progetto sociologico ed antropologico, attuato da ingegneri sociali. In tal senso il sesso non esiste prima del linguaggio; è il linguaggio che costruisce la categoria sesso.

Nel libro Gender and Power: Society, the Person, and Sexual Politics ("Genere e Potere: Società, la Persona, e Politica Sessuale", 1987), la transessuale australiana Raewynn Connell (nata nel 1944 come Robert William Connell), professoressa di sociologia all'università di Sidney, consulente ONU ed UNESCO in materia di parità dei sessi, alla domanda se si sentiva uomo o donna, dichiarò: "Non mi sento donna. Io lo so".

Il filosofo post-moderno Jacques Derrida (1930-2004), sulla stessa linea dichiara che la ricerca dell'uomo post-moderno non può essere che continua ed "eroica", perché sempre insoddisfatta, e la ricerca di ogni soluzione o di risposte porta soltanto alla disperazione. Ciò che importa è restare libero: libero da ogni impegno verso sé e gli altri, libero da ogni vocazione, libero da ogni linguaggio, libero dalla realtà come da ogni verità.

Il post-gender

Nel 1970 la femminista radicale Shulamith Firestone (1945-2012), nel suo libro The Dialetics of Sex, scriveva:

« [..] L'obbiettivo finale della rivoluzione femminista deve essere non solo l'eliminazione del privilegio maschile, ma della stessa distinzione dei sessi: le differenze genitali fra gli esseri umani non avranno più alcuna importanza culturale [..] dobbiamo tornare ad una pansessualità senza ostacoli - la perversità polimorfa di Freud può sostituire l'etero, l'omo, la bisessualità. [..] La riproduzione della specie sarà affidata alla riproduzione artificiale. [..] La tirannia della famiglia biologica sarebbe spezzata. »

Nel 1991 la postgenere Donna Haraway (nata 1944) scrise un saggio intitolato A Cyborg Manifesto: Science, Technology and Socialist Feminism in the Late 20th Century ("Un manifesto dell'Organismo Bionico: Scienza, Tecnologia e Femminismo Socialista nel tardo XX secolo")[17]), in cui si annuncia la vera liberazione della donna attraverso la sua trasformazione in organismo post-biologico e post-genere.

Nasce così il post-umano o il transumanesimo, concretamente realizzabile attraverso l'utilizzo di biotecnologie quali la fecondazione artificiale, la clonazione, l'utero artificiale, la relazione virtuale cervello-computer, le presenze virtuali dello spazio cibernetico (avatar). L'umanità sarà finalmente liberata dal sesso e dal gender: sarà contemporaneamente dionisiaca ed apollinea, abitando uno spazio virtuale più che reale, androide, in cui sarà abolito qualunque confine identitario.

Lee Edelman (nato 1953), uno dei maggiori teorici del queer, intitola un suo libro No Future: Queer Theory and the Death Drive (2004), "Nessun futuro: La Teoria Queer e l'impulso verso la morte".

Di fatto negli Stati Uniti d'America le cattedre di gender studies, istituite negli anni '70, tendono ad essere ritirate. Non senza duri contrasti è forte il ritorno culturale alla biologia che documenta inequivocabilmente le differenze maschio/femmina ad ogni livello.

Attuazione politica

In che maniera il gender, nato come pura costruzione astratta intellettuale ad opera di una ristretta elite culturale di ingegneri sociali", ha potuto invadere tutto il mondo?

Il punto di partenza è la caduta del muro di Berlino (1989); dopo questo fatto l'ONU si è proposta di costruire un nuovo consenso mondiale, stabilendo norme, valori e priorità (la cosiddetta "mondializzazione") quale antidoto ad una nuova guerra fredda.

La costruzione di questo consenso si è basata su nove grandi conferenze internazionali:

In queste conferenze si affermarono nuovi paradigmi, espressi anche con un linguaggio nuovo, e il gender è uno di questi.

Nel 1996 ad Istanbul avvenne un fatto destinato ad incidere profondamente nel funzionamento stesso dell'ONU: il riconoscimento del cosiddetto "diritto di partnership di attori non statali", rendendoli, di fatto, collaboratori uguali (partner) e necessari dei governi, per la costruzione del nuovo consenso mondiale. Nasce il neologismo governance mondiale, ad indicare un'autorità che va oltre i governi (che sono espressione della volontà popolare che li ha eletti) per approdare verso una linea di potere non definibile, perché non eletta, autogovernata, che non deve rispondere a nessuno. Entrano quindi nella partnership attori definiti ONG, organizzazioni non governative:

Si realizza in questo modo, silenziosamente e nascostamente, un trasferimento di potere, dagli stati e dai governi, ad attori non eletti, che perseguono interessi particolari, che scavalcano ogni possibilità di controllo democratico.

Circa il tema della definizione e del significato del termine gender, va notata la volontà di non definire, lasciando alla libera inventiva di ciascuno modellarlo come gli conviene.

Nel 2010 l'assemblea generale dell'ONU diede vita ad una super-agenzia denominata United Nations Women, operativa dal 2011: il mandato specifico di tale agenzia fu quello di far applicare a livello nazionale, universalmente, la prospettiva del gender. Nel testo di istituzione dell'agenzia si dà la seguente definizione di gender: "Attributi sociali ed opportunità legate al fatto di essere uomo o donna, e alle relazioni fra donne e uomini e ragazze e ragazzi, come anche alle relazioni tra donne e alle relazioni tra uomini". Si tratta di una definizione ampia, non definita chiaramente, confusa, opaca, fluida; entro il contesto del termine "relazione" ci sta tutto: affettive, sessuali, matrimoniali, fra donne, fra uomini, ecc.[18]

Sintesi e valutazione

Il gender è stato concepito in alcuni laboratori di scienze umane legati all'intellighenzia post-moderna, negli anni cinquanta. Si è organicamente innestato nella rivoluzione femminista - sessuale e culturale - degli anni sessanta-settanta, giungendo a maturità concettuale negli anni ottanta, per imporsi sulla scena mondiale, come norma politica mondiale, alla IV Conferenza Internazionale ONU sulla Donna di Pechino (1995).

Il punto di partenza della teoria del gender è il principio della parità dei sessi: affrontando questo tema secondo un'interpretazione civile e laica della parità - concepita esclusivamente come potere e diritti - il processo rivoluzionario del gender attacca - culturalmente, politicamente e giuridicamente - l'identità costitutiva dell'uomo e della donna come persone.

Il progetto occulto è la volontà di andare oltre e superare tanti concetti legati alla realtà dell'uomo e della donna: la complementarietà ed unità dei due sessi nell'amore, la loro vocazione ed il loro ruolo educativo specifico, la paternità e la maternità, il matrimonio e la famiglia, l'orientamento della persona umana all'amore donato, ricevuto e condiviso. Tutte queste realtà, universalmente riconosciute come intrinsecamente buone e legate al cammino della felicità nell'amore, sono considerate dal gender come frutto di mere costruzioni sociali, prive di bontà intrinseca, contrarie alla parità e ai diritti, e quindi discriminatorie.

Emerge così una nuova etica che impone la decostruzione di tutte quelle strutture attraverso la cultura e, soprattutto, attraverso l'educazione delle giovani generazioni. Una volta compiuta la decostruzione della struttura antropologica maschile e femminile, l'ideologia del gender passa alla costruzione: non più la persona, ma l'individuo-cittadino, libero e liberato da ciò che è per natura - maschio o femmina -, asessuato o pansessuato, radicalmente indifferenziato, detentore del sommo diritto di autodeterminarsi, con la pretesa che ogni suo desiderio sia considerato un bisogno e, quindi, diventi diritto.

Benedetto XVI così sintetizza il significato e l'impatto della teoria del gender, presentandolo come uno dei più grandi tentativi di trasformazione sociale e culturale di tutti i tempi:

« Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l'attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all'autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell'essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell'essere stesso, di ciò che in realtà significa l'essere uomini. Egli cita l'affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: "Donna non si nasce, lo si diventa" ("On ne naît pas femme, on le devient"). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma "gender", viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l'uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L'uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l'essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all'essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l'essere umano, così come Dio l'ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: "Maschio e femmina Egli li creò" (Gen 1,27 ). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L'uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l'ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell'uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l'uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l'uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell'essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l'uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell'uomo. Chi difende Dio, difende l'uomo. »
Note
  1. 12 Domande e risposte sull'attuale situazione della famiglia, sul sito web della Manif pour tous.
  2. L'edizione americana di Facebook permette di scegliere il proprio genere tra cinquantasei diverse opzioni.
  3. La morte del padre diverrà tema dominante durante la rivoluzione sessuale del maggio 1968.
  4. Planned Parenthood è ben nota per le campagne a favore della sterilizzazione imposta nei paesi del terzo mondo.
  5. Le persone anteriormente dette "ermafroditi" sono oggi dette "intersessuali": si tratta di soggetti con tratti biologici di entrambe i sessi.
  6. Kensey è noto per essere l'autore dell'omonimo Rapporto (1953)), che diede inizio alla cosiddetta rivoluzione sessuale. Fu favorevole alla pedofilia.
  7. In inglese l'espressione nature vs. nurture, "natura o ambiente", sintetizza il dibattito tra chi sostiene che i comportamenti, e in particolare quelli sessuali, sono legati alla biologia, ai geni, e chi sostiene che invece sono acquisiti attraverso l'educazione.
  8. Cfr. Bruce, Brenda, David. La tragica storia della prima vittima del dottor Money, il guru del gender, sul sito di Tempi. Anche Il sesso e il genere, la vera storia dei gemelli Reimer, di Assuntina Morresi.
  9. La De Beauvior fu compagna di vita di Sartre.
  10. Appare già chiaro, a questo punto, quale sia il vero scopo del gender e la sua vera natura:
    • è stato pensato per rompere l'unità ontologica della persona umana, separandola dal suo corpo, maschile o femminile;
    • ha valore unicamente la volontà di autodeterminarsi liberamente, anche contro il proprio corpo;
    • è un concetto post-moderno, che implica e richiede un processo di decostruzione e di ricostruzione autopoietica;
    • attinge parametri ideologici di varie linee filosofiche: manicheismo, gnosticismo, deismo, marxismo, nichilismo, freudismo, esistenzialismo ateo;
    • è una pura teoria, una costruzione intellettuale priva di qualsiasi ancoraggio alla realtà, una pura ed assurda astrazione.
  11. David M. Halperin, "Saint Foucault: Towards a gay hagiography", 1997.
  12. Il settimanale Repubblica, in data 4 luglio 2014, proponeva cinquantotto generi diversi.
  13. Joseph Geraci and Donald Mader: Interview: John Money, in Paidika: The Journal of Paedophilia, 1991, Vol. 2, n. 3, p. 5.
  14. Il riconoscimento della legittimità della pedofilia è richiesto da decenni dalla NAMBLA, North American Man/Boy Love Association, "Associazione Nordamericana per l'Amore Uomo/Ragazzo", organizzazione politica per i diritti civili dei pedofili e per la legalizzazione della pederastia.
  15. Il queer appare come una teoria irrazionale, dato che si caratterizza per una chiara intrinseca contraddizione: qualsiasi identità non può essere né proposta né conosciuta se non ha una definizione ed un contenuto identificabile. Ora, l'affermazione dell'identità è necessaria per compiere la rivoluzione queer, ma ogni rivoluzione richiede di sostituire un'identità ad un'altra; tuttavia non si può sapere quale, dal momento che il queer è per definizione privo di identità.
  16. L'edizione in lingua originale uscì negli Stati Uniti d'America nel 1990; nel 2005 comparve la traduzione francese; in italiano uscì nel 2012 con il titolo Turbamento di Genere.
  17. Il saggio fa parte di un libro della stessa autrice dal titolo Simians, Cyborgs and Women: the Reinvention of Nature, "Scimmie, Organismi Bionici e Donne: la Reinvenzione della Natura.
  18. Di fatto a tutt'oggi l'unica definizione giuridicamente vincolante di genere è quella dell'art. 7/3 dello statuto della Corte Penale Internazionale:
    « Con il termine gender si fa riferimento ai due sessi, maschile e femminile, nel contesto sociale. Tale termine non implica altro significato da quello qui menzionato. »
Bibliografia
Magistero
Voci correlate
Collegamenti esterni