Utente:Quarantena/Berengario di Tours

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Biografia

Studiò a Tours e poi a Chartres, sotto il vescovo Fulberto. Alla morte di questi, nel 1029, Berengario tornò a Tours, dirigendo la scuola di San Martino. Dal 1039 fu canonico laico della cattedrale di Angers, ma continuò a vivere a Tours.

Nel 1047 ebbe una polemica con Lanfranco di Pavia, abate del monastero di Le Bec in Normandia e futuro arcivescovo di Canterbury, sulla natura dell'Eucaristia. Lanfranco si rifaceva al pensiero di Pascasio Radberto; Berengario si appoggiava invece su un'opera che egli credeva essere di Scoto Eriugena, e che era in realtà di Ratramno, affermando che, dal punto di vista razionale, era per lui inconcepibile l'effettiva trasformazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo: per lui il pane e il vino erano solo simboli del Corpo e del Sangue di Cristo; nel pensiero di Lanfranco, invece, il pane e il vino sono realmente Corpo e Sangue di Cristo.

Nel 1050 fu portata a Roma una delle lettere in cui Berengario esponeva a Lanfranco le sue idee; la lettera fu letta nel concilio adunato da papa Leone IX e dibattuta tra i vescovi presenti. Il Concilio condannò Berengario, e lo invitò a comparire davanti al sinodo che si sarebbe riunito a Vercelli nel settembre di quello stesso anno. Berengario, irritato, protestò, in base alla convinzione che nessuno poteva essere giudicato fuori della sua provincia; si mise in viaggio verso Vercelli, ma con l'intenzione di non arrivarvi; si presentò prima alla corte del re Enrico I, che lo mantenne in carcere un qualche tempo. Il papa, nel frattempo, aprì il Sinodo, e questo condannò l'opera di Ratramno su cui Berengario si basava, e condannò anche lo stesso Berengario come eretico, allo scopo di farlo ritrattare. Questi, invece di ritrattare, conquistò alla sua causa il Vescovo di Angers, Eusebio bruno, e continuò a diffondere le sue idee.

La questione fu dibattuta ancora nei concili di Parigi del 1051, di Poitiers del 1075 e di Saint Maixeut del 1076, anche se nei concili di Tours del 1055, di Roma del 1058 e 1059 ritrattò le sue tesi, fino al concilio Laterano di Roma nel 1078 e a quello di Bordeaux del 1080, nei quali Berengario sottoscrisse di credere che dopo la consacrazione il pane diventa il vero Corpo di Cristo, quel corpo nato dalla Vergine, e che il pane ed il vino sull'altare, grazie al mistero della preghiera santa e delle parole del Nostro Salvatore, vengono convertiti in sostanza nel Corpo e Sangue del Signore Gesù Cristo.

Alcune fonti parlano di una sua conversione, e del fatto che sia morto santamente nel 1088, ma né quella conversione, ne le sue solenni ritrattazioni impedirono a molti suoi seguaci di perseverare negli errori del loro maestro, e di divenire i precursori dei luterani e dei calvinisti nelle proprie opinioni intorno all'Eucaristia[1].

Chiesa di Santa Cristina di Bolsena dove avvenne il miracolo eucaristico nel 1263

La dottrina della transustanziazione divenne dogma della fede nel 1215, nel Concilio Lateranense IV[2].

Opere

Quasi tutti gli scritti di Berengario sembravano distrutti o perduti; quanto si sapeva del teologo passava attraverso le opere del suo confutatore Lanfranco di Pavia e le ricerche degli storici ecclesiastici francesi Edmond Martène e Luc d'Achery (XVII secolo).

Nel 1777 Gotthold Ephraim Lessing riscoprì l'opera De sacra Coena adversus Lanfrancum, insieme ad alcuni altri scritti; l'opera fu pubblicata da François Vischer a Berlino nel 1834.

Dottrina

Riportando le nozioni aristoteliche di sostanza e accidente, Berengario afferma che se una sostanza scompare, scompaiono anche le sue proprietà, che sono intrinsecamente legate ad essa: se nell'Eucaristia la sostanza del pane e del vino scomparisse, dovrebbero scomparire le proprietà accidentali, come il sapore, l'odore, il colore, ecc; dal momento che questo non avviene, le sostanze del pane e del vino continuano a sussistere durante la consacrazione.

Per Berengario il pane e il vino sono soltanto un simbolo di realtà spirituali, un signum sacrum, un sacramento nel senso agostiniano, ossia un segno visibile che ci permette di afferrare, al di là dell'apparenza sensibile, l'idea della Passione di Cristo. Ma Cristo è morto, nella carne, una volta sola, e dopo la Resurrezione il suo corpo è incorruttibile e non può dunque soffrire ancora: "Il pane e il vino vengono chiamati carne e sangue di Cristo perché, in memoria della sua crocifissione, si celebra il suo sacrificio".

La critica

Oltre a Lanfranco, altri teologi presero posizione contro le tesi di Berengario:

  • Ugo di Langres lo rimprovera di non tener conto della "grandezza della potenza divina, che supera la portata dei nostri sensi";
  • Adelmanno di Liegi ricorda che i filosofi sbagliano persino nel giudicare delle cose materiali: la ragione non può comprendere la transustanziazione, perché Dio è un mistero che supera ogni intelletto;
  • Algero di Liegi, nel suo De sacramento corporis, premesso che il problema può essere risolto soltanto sulla base delle testimonianza di Cristo stesso e dei santi, perché esso è "oscuro per la ragione ma chiaro per la fede", ammette tuttavia che le sostanze siano nozioni intellegibili, e che gli accidenti siano caratteristiche delle cose che si rivelano ai sensi.

Alla confutazione delle tesi di Berengario era dedicato il trattato De corpore Christi (andato perduto) di Alberico di Montecassino, uno dei partecipanti al sinodo romano del 1078.

Note
  1. Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Libro V, p. 133.
  2. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, dubitava sulla verità della transustanziazione. Un giorno dell'anno 1263, mentre celebrava la Messa presso la tomba di santa Cristina di Bolsena, vide delle gocce di sangue stillare dall'ostia consacrata; esse caddero sul Corporale e sul pavimento. Il sacerdote andò subito da papa Urbano IV, il quale si trovava ad Orvieto. Verificato il miracolo, oggi ricordato come Miracolo eucaristico di Bolsena, l’anno successivo il Pontefice istituì la festa del Corpus Domini. Nella città fu innalzato perciò un tempio sul luogo più alto (1290), al quale si aggiunse la Cappella del Corporale (1350) e la Cappella Nuova (1408). Anche a seguito di questo miracolo venne istituita dallo stesso pontefice la festa e la processione del Corpus Domini.
Bibliografia
  • Pio Paschini Enciclopedia Italiana Treccani 1930, online

(EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914

Voci correlate