Arcidiocesi di Canterbury

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Arcidiocesi di Canterbury
Archidioecesis Cantuariensis
Chiesa latina

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Mappa delle diocesi inglesi 1133 - 1540 (From Domesday Book to Magna Carta, 1087-1216)
Vescovo titolare {{{vescovo}}}
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Diocesi suffraganee Bangor, Bath e Wells, Chicester, Coventry e Lichfield, Ely, Exeter, Hereford, Llandaff, Lincoln, Londra, Norwich, Peterborough, Rochester, St Asaph, St David's, Salisbury, Worcester, Winchester
Diocesi suffraganea di
Stato
Nazione
Gran Bretagna
bandiera Inghilterra
Regione ecclesiastica {{{regione}}}
Sede Canterbury
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Terza Sede {{{località2}}}
Quarta Sede {{{località3}}}
Eretta 602
Soppressa 19 novembre 1558
Vacante {{{vacante}}}


provincia
ecclesiastica
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collocazione
geografica
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(EN) Dati su catholic-hierarchy.org

Chiesa cattolica in Gran Bretagna
Elenco delle sedi titolari
Diocesi soppresse

Coordinate geografiche
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L'arcidiocesi di Canterbury (in latino: Archidioecesis Cantuariensis) è una sede soppressa della Chiesa cattolica, fondata nel 602 e soppressa il 19 novembre 1558 a opera della regina Elisabetta I d'Inghilterra, che la mutò in diocesi della Chiesa anglicana.

Storia

Fondazione

Durante la dominazione romana si era diffuso in Britannia il cristianesimo, sebbene non in maniera consistente e radicale. Dopo l'invasione dei Sassoni (V-VI secolo), riemerse il paganesimo e l'idolatria. Quando il re del Kent Etelberto sposò Berta, figlia del cristiano Cariberto I re di Parigi, e discepola di san Gregorio di Tours, questa portò con sé il cappellano e vescovo di Senlis Liudhard (Luidardo). La piccola comunità cattolica, con l'appoggio della regina e la tolleranza del marito, poté erigere, o forse solo restaurare, una chiesa a Canterbury, che fu dedicata a san Martino di Tours, patrono della famiglia della regina (i Merovingi).

Etelberto chiese a papa Gregorio I di inviare dei missionari nel suo regno. Gregorio affidò il compito a un gruppo di 40 monaci benedettini del monastero romano di Sant'Andrea sul Celio, con a capo Agostino.

Agostino, che nel suo viaggio verso l'Inghilterra era stato consacrato vescovo in Gallia, istituì la sede vescovile di Canterbury nel 602. Con l'aiuto del re iniziò la costruzione della cattedrale dedicata a Cristo Salvatore, e fondò presso la chiesa di San Martino un monastero la cui chiesa, dedicata a San Pietro, raccolse nei secoli le tombe dei vescovi e della corte reale di Canterbury. In breve tempo migliaia di sudditi, secondo la tradizione circa 10.000, chiesero il battesimo. Agostino restò sempre in contatto con la Santa Sede, descrivendo i frutti pastorali conseguiti e chiedendo consigli.

Inizialmente per Gregorio l'organizzazione della Chiesa nell'isola avrebbe dovuto riprendere l'organizzazione prima delle invasioni barbariche, con due sedi metropolitane una nella parte meridionale a Londra e l'altra nella parte settentrionale York, che erano le antiche capitali delle due province romane. Per questo motivo nel 601 il vescovo Agostino ricevette il pallio con il compito di porre la sua sede a Londra. Ma la situazione in loco risultava diversa da quanto prospettato a Roma; Londra infatti apparteneva a un altro regno, quello dell'Essex, il cui re era ancora pagano, mentre Canterbury era la capitale del piccolo regno di Etelberto e Berta. Canterbury, pur essendo una delle più piccole diocesi dell'isola, si trovò ad assumere una preminenza fra le nascenti diocesi anglosassoni, e questa preminenza venne sancita nel 624 da papa Bonifacio V con l'invio del pallio al vescovo Giusto di Canterbury.

Teodoro di Canterbury

Alla morte di Agostino (604 o 605) nel regno del Kent il cristianesimo aveva ormai posto solide basi. L'opera di cristianizzazione proseguì con i successori di Agostino, tutti venerati oggi come santi sia dai cattolici che dagli anglicani. Tra questi spicca la figura di Teodoro,[1] un greco di Tarso, che papa Vitaliano scelse in sostituzione del candidato proposto dal re del Kent, che era morto appena giunto a Roma per la consacrazione. Durante il suo lungo episcopato (669-690), Teodoro fu il primo vescovo di Canterbury a essere riconosciuto primate da tutta la Chiesa inglese.

Si adoperò per dare forma alle diocesi anglosassoni, che alla sua morte raggiunsero il numero di 13. Fondò l'importante scuola di Canterbury, dove si formarono le più importanti personalità del mondo culturale inglese dell'epoca, tra cui spiccano le figure di Aldelmo di Malmesbury, Beda il Venerabile e Alcuino. «Sotto la guida di Teodoro l'Inghilterra divenne un'unità ecclesiastica molto prima di costituire un'unità politica. La chiesa inglese si adunò in sinodi provinciali, che al tempo stesso erano anche nazionali».[2]

La cristianizzazione dell'isola in quel periodo non fu solo attuata grazie ai monaci inviati da Gregorio I ma anche attraverso l'opera missionaria dei monaci irlandesi. Alcune province d'occidente e di settentrione furono infatti raggiunte da essi. Teodoro ebbe modo di armonizzare anche questi aspetti e di ottenere con tre secoli di anticipo, rispetto al potere temporale, una unificazione della Britannia sotto la guida dell'arcivescovo di Canterbury.

Ultimo arcivescovo

Il cardinale Reginald Pole fu l'ultimo arcivescovo di Canterbury in comunione con Roma. La nuova regina, Elisabetta I, nominò nel 1559 Matthew Parker primate d'Inghilterra. Con lui iniziò la serie, ininterrotta fino a oggi, di arcivescovi anglicani.

L'arcivescovo metropolita

L'organizzazione della provincia ecclesiastica inglese crebbe gradualmente e con essa il numero delle sedi suffraganee. Nel tempo esse variarono molto così come l'estensione del territorio di competenza dell'arcidiocesi. Al culmine del suo potere l'arcidiocesi di Canterburycontava diciassette diocesi suffraganee: Bangor, Bath e Wells, Chichester, Coventry e Lichfield, Ely, Exeter, Hereford, Llandaff, Lincoln, Londra, Norwich, Rochester, St. Asaf, St. David, Salisbury, Winchester, e Worcester. A queste si aggiunsero cinque sedi volute da Enrico VIII nel 1541 e in seguito riconosciute dalla Santa Sede: Bristol, Gloucester, Oxford, Peterborough e Westminster.

Nelle occasioni ufficiali alcuni dei vescovi delle suffraganee figuravano come membri della curia arcivescovile. Il vescovo di Londra era il suo decano; di Winchester suo cancelliere; di Lincoln vice-cancelliere; di Salisbury cantore; di Worcester cappellano e Rochester portatore della croce. Anche l'arcivescovo di York non era esente dalla sua giurisdizione, come la Chiesa d'Irlanda. Durante il dominio inglese sul continente furono sue suffraganee le diocesi di Normandia, Guascogna, e Aquitania.

L' Arcivescovo era Apostolicae Sedis legatus natus, in presenza del pontefice teneva il primo posto al piede destro del papa. Il re e la regina inglesi erano suoi parrocchiani. Egli incoronava e ungeva i nuovi monarchi, privilegio confermato da una bolla da papa Alessandro III. Era primo pari d'Inghilterra con precedenza su tutti i duchi di sangue non reale.

L'arcivescovo aveva il diritto di conferma di tutte le nomine vescovili, e normalmente i vescovi venivano da lui consacrati. Per la diocesi di Rochester l'arcivescovo aveva il patrocinio della sede e in caso di sede vacante era da lui diretta. Possedeva anche molte chiese e parrocchie nelle diocesi di Londra, Winchester, Norwich, Lincoln, Chichester e Rochester.

Cronotassi degli arcivescovi

Note
  1. Storia della Chiesa, diretta da H. Jedin, Vol. III, pp. 208-209 e 212.
  2. Storia della Chiesa, op. cit., p. 209.
  3. Riceve il pallio dal papa nel 634.
  4. Frithona, battezzato col nome di Deusdedit, fu il primo anglosassone sulla cattedra di Canterbury.
  5. È intronizzato sulla cattedra di Canterbury il 27 maggio 669.
  6. Rifiutato sulla cattedra di Canterbury, ritorna nella sua ex sede di Bath e Wells.
  7. Muore in Palestina nel corso della crociata.
  8. La conferma dell'elezione in: Les Registres de Grégoire X, p. 21, nº 68.
Fonti
  • Storia della Chiesa, diretta da Hubert Jedin, Jaca Book; Vol. II (ed. 1992), pp. 229–230; Vol. III (ed. 1992), pp. 198–215; Vol. IV (ed. 1992), pp. 177–180 e 290-295; Vol. V/1 (ed. 1993), pp. 98–106; Vol. VI (ed. 1975), pp. 394–406
  • Storia della Chiesa cattolica, a cura di Joseph Lenzenweger, Peter Stockmeier, Karl Amon, Rudolf Zinnhobler, Edizione Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 210–213, 518-525, 558-559
  • (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, pp. 182–183
  • (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, p. 163; vol. 2, p. 117; vol. 3, p. 150
  • (EN) Fasti Ecclesiae Anglicanae 1066-1300, Volume 2, pp. 3–15
  • (EN) Fasti Ecclesiae Anglicanae 1300-1541, Volume 4, pp. 2–9
  • (LA) Henry Wharton, Anglia sacra, sive Collectio historiarum ...de archiepiscopis et episcopis Angliae, Pars prima, Londini MDCXCI (1691), pp. 1–176 e 790-797
Bibliografia

(EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914