Santa Cristina di Bolsena
Santa Cristina di Bolsena Vergine · Martire | |
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Santa | |
Carlo Dolci, Santa Cristina di Bolsena (1650-1655) | |
Nascita | Tiro III secolo |
Morte | IV secolo [1] |
Venerata da | Chiesa cattolica e chiese cristiane orientali |
Ricorrenza | 24 luglio |
Attributi | Macina di mulino, coltello, serpenti, frecce, palma |
Patrona di | Mugnai, Bolsena (Vt), Campomarino (Cb), Cirimido (CO), Granze (Pd), Santa Cristina e Bissone (Pv), Santa Cristina Gela (Pa), Santa Cristina Valgardena (Bz), Sepino (Cb), Lago di Bolsena. |
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Nel Martirologio Romano, 24 luglio, n. 2:
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Santa Cristina di Bolsena, nota anche come Santa Cristina di Tiro (Tiro, III secolo; † IV secolo[1]), è stata una vergine e martire latina o siriaca che, secondo la tradizione, nell'anno 200, sotto l'imperatore Settimio Severo, fu torturata e trucidata. Le scoperte archeologiche indicano che a Bolsena la venerazione di santa Cristina, vergine e martire, risale almeno al IV secolo: presso il sepolcro della santa, infatti, era sorto un cimitero sotterraneo.
Agiografia
Fonti
Le notizie sulla santa ci giungono da diverse fonti:
- le più antiche sono il martirologio Gerominiano e quello Romano e la Passione, che abbiamo in più redazioni risalenti a epoche diverse, di cui la più remota, contenuta in un papiro egiziano, è del V secolo;
- gli atti del martirio, nel Codice Farfense 29, del IX secolo;
- vi sono poi molti riferimenti negli scritti medievali di San Beda il Venerabile, Sant'Aldelmo, Sant'Adone di Vienne, San Rabano Mauro, Alfano di Salerno, San Giuseppe l'Innografo.
Di certo, la venerazione popolare per la preadolescente santa Cristina è sempre stata molto grande in tutta la zona di Bolsena.
Il racconto
Il racconto ricostruito dalle fonti narra di una giovane undicenne di nome Cristina, di straordinaria bellezza ma destinata dai genitori a essere consacrata al culto degli dei pagani: a tale scopo la fanciulla venne segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell'imperatore, in compagnia di dodici ancelle. A nulla valsero i tentativi del padre di costringere la figlia, divenuta cristiana, a rinunciare alla sua fede; il padre passò allora dalle blandizie alle percosse: la fece flagellare e rinchiudere in carcere e in seguito la consegnò ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi. Nel carcere, dove fu gettata a languire, venne consolata e guarita da tre angeli. Venne poi condotta al supplizio finale: legatale una pesante pietra al collo, la gettarono nelle acque del lago; la pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla.
A quella vista Urbano non resse a tanto dolore e morì. Cristina fu ricondotta in prigione e a Urbano succedette un altro persecutore di nome Dione. I giudici tornarono a infierire su di lei condannandola a terrificanti quanto inefficaci torture fino a quando non la uccisero con due colpi di lancia.
Il problema della nazionalità
Il martirologio Geronimiano commemora al 24 luglio santa Cristina martire di Tyro mentre quello Romano celebra, lo stesso giorno, il dies natalis di Santa Cristina, martire nei pressi del lago di Bolsena.
Molti studiosi si sono dedicati al problema della nazionalità della Santa. La tesi prevalente, Cristina martire occidentale, si basa sull'osservazione del mosaico del VI secolo in Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna: nella processione delle vergini e martiri, Santa Cristina viene dopo Sant'Anatolia e Santa Vittoria, martiri di Trebula Mutuesca e di Tora, territorio non lontano da Bolsena, ed è seguita dall'umbra Santa Sabina e dalla romana Sant'Eugenia.
Culto
Le reliquie ebbero un destino avventuroso: furono ritrovate nel 1880 nel sarcofago dentro le catacombe poste sotto la basilica dei Santi Giorgio e Cristina, chiesa consacrata da Papa Gregorio VII nel 1077.
Parte di esse sono conservate in una teca, parte furono trafugate nel 1098 da due pellegrini diretti in Terrasanta. La tradizione racconta che quando giunsero a Sepino, cittadina molisana in provincia di Campobasso, non riuscirono più a lasciare la città con il loro prezioso carico, per cui le donarono agli abitanti. Da allora il culto fu molto vivo a Sepino; le reliquie costituite oggi solo da un braccio, sono conservate nella chiesa a lei dedicata; le altre reliquie furono traslate tra il 1154 e il 1166 a Palermo dove la santa divenne sua patrona celeste; la devozione durò almeno fino a quando vi fu il ritrovamento nel XVII secolo delle reliquie di santa Rosalia, diventata poi patrona principale. A Sepino, santa Cristina viene ricordata dai fedeli ben quattro giorni durante l'anno.
Per approfondire, vedi la voce Misteri di Santa Cristina (Bolsena) |
A Bolsena, santa Cristina viene festeggiata con una grande manifestazione religiosa: la vigilia della festa il 23 luglio sera, nella oscurata piazza antistante la basilica, viene portata in processione la statua della santa, contemporaneamente sulla destra del sagrato si apre il sipario di un palchetto illuminato, dove un quadro vivente rappresenta in silenzio una scena del martirio e ciò si ripete, al passaggio dell'effigie della santa, in ogni piazza su piccoli palchi. La manifestazione è chiamata Misteri di Santa Cristina [2]
La processione cui partecipa una folla di fedeli, si svolge per strade e piazze di Bolsena, finché arriva in cima al paese nella chiesa del Santissimo Salvatore, lì la statua si ferma tutta la notte e la mattina del 24, giorno della festa liturgica, si riprende la processione di ritorno con le stesse modalità e giungendo infine di nuovo nella basilica a lei dedicata.
Va ricordato che la Basilica di santa Cristina possiede l'altare formato dalla pietra del supplizio della martire. Su quest'altare nel 1263 un sacerdote boemo, che nutriva dubbi sulla verità della presenza reale del Corpo e Sangue di Gesù nell'Eucaristia, mentre celebrava la Messa, vide delle gocce di sangue sgorgare dall'ostia consacrata, che si posarono sul corporale e sul pavimento, l'evento fu riferito al Papa Urbano IV, che si trovava ad Orvieto, il quale istituì l'anno dopo la festa del Corpus Domini.
Nell'arte
La passione di santa Cristina ha costituito un soggetto privilegiato da parte degli artisti di ogni tempo, come Luca Signorelli, Lucas Cranach, Paolo Veronese, Giovanni Della Robbia, Lorenzo Lippi.
Le sue vicende sono state spesso recitate in sacre rappresentazioni con i simboli del suo martirio: la mola, i serpenti, le frecce.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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