Abbazia di Leno
Abbazia di Leno | |
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Madonna con Bambino del IX secolo, proveniente da Leno. | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Comune | Leno |
Diocesi | Diocesi di Brescia |
Religione | Cattolica |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Re Desiderio dei Longobardi |
Data fondazione | 758 |
Inizio della costruzione | VIII secolo |
Distruzione | 1783 |
Data di consacrazione | 10 luglio 760 |
Coordinate geografiche | |
Lombardia | |
L'abbazia di Leno, o Badia leonense, era un antico complesso monastico benedettino fondato nel 758 dal re longobardo Desiderio nel territorio dell'attuale comune di Leno, nella Bassa Bresciana. Demolita per volere della Repubblica di Venezia nel 1783, oggi dell'antica abbazia rimangono solo frammenti lapidei, conservati in larga parte nel museo bresciano di Santa Giulia, mentre in loco sono stati rinvenuti dei tumuli grazie agli scavi archeologici tenutisi nel 2003[1] dalla Sovrintendenza per i beni archeologici della Lombardia.
Storia
Il cenobio sorse nell'VIII secolo, in un'epoca di fioritura del monachesimo italiano. I monaci che vi abitavano erano stati fatti arrivare appositamente da Montecassino affinché diffondessero anche in quell'area la regola benedettina.
Il monastero sorse accanto a una chiesa preesistente, dedicata al Salvatore, alla Vergine Maria e all'arcangelo Michele, in cui i religiosi avrebbero officiato le messe e conservato le reliquie. Queste, che erano state portate nel bresciano da un gruppo di dodici monaci, avviatori dell'esperienza monastica lenese e provenienti direttamente da Montecassino, annoveravano il radio del santo iniziatore dell'ordine, san Benedetto da Norcia, e i resti dei martiri romani San Vitale e Marziale[2], donati forse dal papa Paolo I a Desiderio stesso e da questi cedute al monastero.
A distanza di appena una ventina d'anni dall'arrivo del primo abate Ermoaldo e di undici monaci, la comunità di Leno era cresciuta fino a vantare almeno un centinaio di membri. Il legame con Montecassino, solido e manifesto sin dagli esordi, si conservò anche in seguito, mentre ebbero modo di svilupparsi pure altri rapporti: le liste dei monaci vennero scambiate, a fini liturgici, con il monastero di Reichenau, nel cui LIber Vitae (la cui prima edizione è datata attorno all'824) compaiono – difatti – gli elenchi dei monaci di Leno[3].
All'abbazia furono elargite numerose concessioni regie e papali che accrebbero, nel corso del Medioevo, il prestigio del monastero lenese e lo resero un importante centro culturale, economico, religioso e, per i comuni dei dintorni, anche politico. L'abbazia raggiunse l'apice del suo sviluppo nell'XI secolo, cui fece seguito un progressivo decadimento del complesso monastico e del suo prestigio.
Iniziò intanto progressivamente a concretizzarsi la frammentazione del dominatus abbaziale con la trasmissione del potere amministrativo su svariate e cospicue proprietà del Settentrione a numerosi feudatari; le prime entità comunali che andavano affermandosi nei dintorni del cenobio, tra cui Gottolengo, Gambara, Ghedi (1196), nonché Leno stesso, avanzarono le prime rivendicazioni di autonomia dalla giurisdizione dell'abbazia. Per quasi un ventennio il monastero, che venne anche incendiato, patì le campagne militari di Federico Barbarossa, ma questi, al termine dei suoi scontri con i comuni della Lega Lombarda, concesse ai monaci, schieratisi dalla sua parte, un importante diploma, effimera riconferma del potere dell'abbazia.
Nel XIV secolo aumentano le contese di natura giurisdizionale e fiscale tra il monastero e la comunità di Leno, mentre la miseria dell'abbazia fu ulteriormente accresciuta da una razzia ad opera dei Visconti nel 1351. Seguì il lungo abbaziato di Andrea di Taconia, proveniente da Praga e cappellano di Carlo IV, che resse le sorti della badia barcamenandosi nelle diverse angherie per cercare di mantenere almeno il prestigio e la dignità del cenobio.
Questo abate soggiornò spesso lontano da Leno, tanto che il seggio venne occupato da due usurpatori: uno di questi, Ottobono, dopo la morte dell'abate boemo nel 1408 si coalizzò con i Veneziani durante la conquista del Bresciano e quando la città venne conquistata dalla Serenissima egli ottenne dal doge e dal papa la direzione del cenobio lenese nel 1434, nello stesso anno, confermata da un'importante bolla pontificia.
Nel 1451, alla morte di Ottobono, divenne abate Bartolomeo Averoldi[4]. Questi dal 1471 intrecciò contatti con la riformata Congregazione di Santa Giustina di Padova, nel tentativo di contrastarne il declino e aggregarlo alla Congregazione, poi, più interessato all'avanzamento personale che al benessere della comunità benedettina, in cambio dell'arcivescovado di Spalato, con il benestare del papa diede in commenda nel 1479 il cenobio lenese al nobile veneziano Pietro Foscari.
Con l'introduzione della commenda nel 1479 si può far iniziare un secondo periodo dell'esistenza del monastero, caratterizzato dal nuovo tipo di giurisdizione degli abati commendatari ma che vide comunque la continuazione di quella parabola discendente che si arresterà solamente nel 1783, anno dell'abbattimento del complesso monastico.
Nel corso dei secoli la chiesa abbaziale così come lo stesso convento furono più volte ricostruiti a seguito di incendi e altri gravi danni subiti, con il risultato di allontanarne sempre più la struttura architettonica da quella originale desideriana.
- Ermoaldo (759-790), bresciano, si alleò con Potone, duca di Brescia, poi ucciso, per ripristinarlo nella signoria della città.
- Lantperto (790-796 circa), proveniente dall'abbazia di Montecassino.
- Amfrido (796 circa-800), nominato vescovo di Brescia.
- Badolfo o Baldolfo (800-815 circa), Carlo Magno gli donò le terre di Sabbioneta.
- Ritaldo (815 circa-840 circa)
- Remigio (840 circa-869 circa)
- Magno (869 circa-?)
- Alberto (939-958)
- Donnino (958-981), accettò in permuta da Azzo, conte di Modena e Reggio, alcuni suoi beni con le terre di Gonzaga già di proprietà dell'abbazia.
- Ermenolfo (981-999), nel 994 dovette subire i soprusi del bandito Raimondo che fu cacciato dall'abbazia solo nel 996 con l'arrivo dell'imperatore Ottone III.
- Liuzzone (999-1015)
- Andrea (1015-1019), deposto da papa Benedetto VIII.
- Odone Gambara (1019-1036)[5]
- Richerio (1036-1038), di origini germaniche, era amico dell'imperatore Corrado II.
- Riccardo Gambara, (1038-1060)
- Wenzeslao (Guenzelao, secondo lo Zaccaria) (1060-1078)
- Artuico (Arduino) (1078-1104 circa)
- Tedaldo (1104 circa-1146), sotto la sua reggenza, nel 1137, l'abbazia subì un violento incendio.
- Onesto I (1146-1163), provvide alla sistemazione dell'abbazia incendiata e della chiesa che fu consacrata da papa Eugenio III.
- Lanfranco Gambara, abate intruso (1163-1168).
- Alberto da Reggio (1168-1176)
- Daniele (1176-1178)
- Gonterio Lavello Lungo (1178-1209). Nel 1205 gli abitanti di Leno si ribellarono contro la signoria degli abati.
- Onesto II (1209-1227)
- Epifanio (1227-1230)
- Pellegrino (1230-1241 circa)
- Giovanni (1241 circa-1248)
- Guglielmo (1248-1297), da Parma.
- Pietro Baiardi (1297-1307), da Parma.
- Uberto da Palazzo (1307-1312)
- Aicardo (1312-1339), da Parma.
- Pietro Pagati (1339-1366), da Ghedi. Gli Umiliati di Brescia si unirono ai frati dell'abbazia portando in dote i loro beni.
- Giovanni Griti (Gritti) (1366-1370)
- Andrea di Tacovia (1370-1407), da Tachov (Boemia).
- Ottobono conte di Langosco e di Mirabello, usurpatore (1402-1451 poi legittimato dal papa nel 1434). Sotto la sua reggenza, nel 1434, avvenne la cessione di San Martino dall'Argine a Gianfrancesco Gonzaga, primo marchese di Mantova.
- Antonio di Rozoaglio, usurpatore (1403-1434 deposto dal papa).
- Bartolomeo Averoldi[6], letterato. (1451-1479 riceve la cattedra di Spalato).
- Pietro Foscari, cardinale (1479-1486).
- Francesco Vitturi (1586-1512)
- Vittore Vitturi (1512-1513)
- Francesco della Rovere[7], vescovo di Vicenza (1513-1516).
- Antonio del Monte, cardinale (1516-1529).
- Girolamo Martinengo (1529-1567) (I)
- Ascanio Martinengo (1567-1583)
- Girolamo Martinengo (1583-1591) (II)
- Giovanni Francesco Morosini, cardinale (1591-1595)
- Gianfrancesco Morosini (1595-1628) (I)
- Gianfrancesco Morosini[8], patriarca di Venezia (1628-1679) (II)
- Pietro Basadonna (1679-1690)
- Marcantonio Barbarigo (1690-1706)
- Francesco Maria Barbarigo (1706-1714)
- Cornelio Maria Francesco Bentivoglio, cardinale (1714-1733)
- Neri Maria Corsini, cardinale (1733-1734)
- Angelo Maria Querini, cardinale e vescovo di Brescia (1734-1758)
- Marcantonio Lombardi[9], vescovo di Crema (1758-1782)
Note | |
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