Abbazia di Leno

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Abbazia di Leno
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
4537 - Brescia - S. Giulia - Stucco del sec. IX da Leno - Foto Giovanni Dall'Orto, 25 Giu 2011.jpg
Madonna con Bambino del IX secolo, proveniente da Leno.
Altre denominazioni
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Lombardia


Regione ecclesiastica Lombardia

Provincia
Comune Leno
Località
Diocesi Diocesi di Brescia
Religione Cattolica
Indirizzo {{{Indirizzo}}}
Telefono {{{Telefono}}}
Fax {{{Fax}}}
Posta elettronica [mailto: ]
Sito web

Sito ufficiale

Sito web 2
Proprietà
Oggetto tipo Abbazia
Oggetto qualificazione benedettina
Dedicazione
Vescovo
Sigla Ordine qualificante O.S.B.
Sigla Ordine reggente O.S.B.
Fondatore Re Desiderio dei Longobardi
Data fondazione 758
Architetto


Stile architettonico
Inizio della costruzione VIII secolo
Completamento {{{FineCostr}}}
Distruzione 1783
Soppressione
Ripristino
Scomparsa
Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione 10 luglio 760
Consacrato da
Data di sconsacrazione {{{Sconsacrazione}}}
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Titolo
Strutture preesistenti
Pianta
Tecnica costruttiva {{{Tecnica costruttiva}}}
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Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
45°22′03″N 10°13′15″E / 45.3675, 10.2208 Stemma Lombardia
Mappa di localizzazione New: Lombardia
Abbazia di Leno
Abbazia di Leno
Milano
Milano
Brescia
Brescia
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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L'abbazia di Leno, o Badia leonense, era un antico complesso monastico benedettino fondato nel 758 dal re longobardo Desiderio nel territorio dell'attuale comune di Leno, nella Bassa Bresciana. Demolita per volere della Repubblica di Venezia nel 1783, oggi dell'antica abbazia rimangono solo frammenti lapidei, conservati in larga parte nel museo bresciano di Santa Giulia, mentre in loco sono stati rinvenuti dei tumuli grazie agli scavi archeologici tenutisi nel 2003[1] dalla Sovrintendenza per i beni archeologici della Lombardia.

Storia

Il cenobio sorse nell'VIII secolo, in un'epoca di fioritura del monachesimo italiano. I monaci che vi abitavano erano stati fatti arrivare appositamente da Montecassino affinché diffondessero anche in quell'area la regola benedettina.

Il monastero sorse accanto a una chiesa preesistente, dedicata al Salvatore, alla Vergine Maria e all'arcangelo Michele, in cui i religiosi avrebbero officiato le messe e conservato le reliquie. Queste, che erano state portate nel bresciano da un gruppo di dodici monaci, avviatori dell'esperienza monastica lenese e provenienti direttamente da Montecassino, annoveravano il radio del santo iniziatore dell'ordine, san Benedetto da Norcia, e i resti dei martiri romani San Vitale e Marziale[2], donati forse dal papa Paolo I a Desiderio stesso e da questi cedute al monastero.

A distanza di appena una ventina d'anni dall'arrivo del primo abate Ermoaldo e di undici monaci, la comunità di Leno era cresciuta fino a vantare almeno un centinaio di membri. Il legame con Montecassino, solido e manifesto sin dagli esordi, si conservò anche in seguito, mentre ebbero modo di svilupparsi pure altri rapporti: le liste dei monaci vennero scambiate, a fini liturgici, con il monastero di Reichenau, nel cui LIber Vitae (la cui prima edizione è datata attorno all'824) compaiono – difatti – gli elenchi dei monaci di Leno[3].

All'abbazia furono elargite numerose concessioni regie e papali che accrebbero, nel corso del Medioevo, il prestigio del monastero lenese e lo resero un importante centro culturale, economico, religioso e, per i comuni dei dintorni, anche politico. L'abbazia raggiunse l'apice del suo sviluppo nell'XI secolo, cui fece seguito un progressivo decadimento del complesso monastico e del suo prestigio.

Iniziò intanto progressivamente a concretizzarsi la frammentazione del dominatus abbaziale con la trasmissione del potere amministrativo su svariate e cospicue proprietà del Settentrione a numerosi feudatari; le prime entità comunali che andavano affermandosi nei dintorni del cenobio, tra cui Gottolengo, Gambara, Ghedi (1196), nonché Leno stesso, avanzarono le prime rivendicazioni di autonomia dalla giurisdizione dell'abbazia. Per quasi un ventennio il monastero, che venne anche incendiato, patì le campagne militari di Federico Barbarossa, ma questi, al termine dei suoi scontri con i comuni della Lega Lombarda, concesse ai monaci, schieratisi dalla sua parte, un importante diploma, effimera riconferma del potere dell'abbazia.

Nel XIV secolo aumentano le contese di natura giurisdizionale e fiscale tra il monastero e la comunità di Leno, mentre la miseria dell'abbazia fu ulteriormente accresciuta da una razzia ad opera dei Visconti nel 1351. Seguì il lungo abbaziato di Andrea di Taconia, proveniente da Praga e cappellano di Carlo IV, che resse le sorti della badia barcamenandosi nelle diverse angherie per cercare di mantenere almeno il prestigio e la dignità del cenobio.

Questo abate soggiornò spesso lontano da Leno, tanto che il seggio venne occupato da due usurpatori: uno di questi, Ottobono, dopo la morte dell'abate boemo nel 1408 si coalizzò con i Veneziani durante la conquista del Bresciano e quando la città venne conquistata dalla Serenissima egli ottenne dal doge e dal papa la direzione del cenobio lenese nel 1434, nello stesso anno, confermata da un'importante bolla pontificia.

Nel 1451, alla morte di Ottobono, divenne abate Bartolomeo Averoldi[4]. Questi dal 1471 intrecciò contatti con la riformata Congregazione di Santa Giustina di Padova, nel tentativo di contrastarne il declino e aggregarlo alla Congregazione, poi, più interessato all'avanzamento personale che al benessere della comunità benedettina, in cambio dell'arcivescovado di Spalato, con il benestare del papa diede in commenda nel 1479 il cenobio lenese al nobile veneziano Pietro Foscari.

Con l'introduzione della commenda nel 1479 si può far iniziare un secondo periodo dell'esistenza del monastero, caratterizzato dal nuovo tipo di giurisdizione degli abati commendatari ma che vide comunque la continuazione di quella parabola discendente che si arresterà solamente nel 1783, anno dell'abbattimento del complesso monastico.

Nel corso dei secoli la chiesa abbaziale così come lo stesso convento furono più volte ricostruiti a seguito di incendi e altri gravi danni subiti, con il risultato di allontanarne sempre più la struttura architettonica da quella originale desideriana.

Note
  1. Apertura straordinaria degli scavi su www1.popolis.it. URL consultato il 14 marzo 2022 (archiviato dall'url originale in data 22 febbraio 2014)
  2. Martirologio Romano, festa 10 luglio: A Roma, santi martiri Felice e Filippo nel cimitero di Priscilla, Vitale, Marziale e Alessandro in quello dei Giordani, Silano in quello di Massimo, e Gennaro in quello di Pretestato: della loro congiunta memoria si rallegra la Chiesa di Roma, in un solo giorno glorificata da tanti trionfi, perché da tanta messe di esempi trae il sostegno di un'abbondante intercessione.
  3. Il monastero medievale di Leno: tra i Santi Vitale e Marziale, Benedetto e le basiliche di Montecassino, Reichenau e Nonantola. Storia della sua fondazione su medioevobrescia.wordpress.com. URL consultato il 30 agosto 2023
  4. cfr. Archbishop Bartolomeo Averoldi, O.S.B. † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 28-08-2020
  5. Pompeo, Famiglie celebri d'Italia. Gambara di Brescia, Torino, 1835
  6. cfr. Archbishop Bartolomeo Averoldi, O.S.B. † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 28-08-2020
  7. cfr. Archbishop Francesco della Rovere † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 28-08-2020
  8. cfr. Patriarch Gianfrancesco Morosini † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 28-08-2020
  9. cfr. Bishop Marco Antonio Lombardi † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 28-08-2020
Collegamenti esterni