André-Marie Ampère
André-Marie Ampère, T.O.F. Laico | |
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Età alla morte | 61 anni |
Nascita | Poleymieux-au-Mont-d'Or 20 gennaio 1775 |
Morte | Marsiglia 10 giugno 1836 |
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André-Marie Ampère (Poleymieux-au-Mont-d'Or, 20 gennaio 1775; † Marsiglia, 10 giugno 1836) è stato uno scienziato francese. Compì ricerche in fisica, chimica, matematica e scienze naturali, compiendo fondamentali scoperte nel campo dell'elettrodinamica. Appartenente al Terz'Ordine Francescano[2], fu per tutta la vita un fervente cattolico.
Biografia
Formazione e giovinezza
Suo padre era un ricco commerciante, sua madre una donna caritatevole e religiosa. Il giovane Ampère sentì presto sorgere in lui la predisposizione per la matematica. Suo padre aveva iniziato a insegnargli il latino ma, scoperta la sua maggiore inclinazione per i numeri, gli procurò dei libri a lui più congeniali: così, appena undicenne, prese a studiare (in latino) le opere di Eulero e Bernoulli.
Nel 1793, dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, suo padre si rifugiò a Lione, sperando di trovarvi rifugio: in realtà fu arrestato e condannato a morte. Questo episodio influì assai negativamente sull'animo del diciottenne Ampère, che per un certo periodo sprofondò nell'apatia. Da questa uscì anche grazie alla lettura delle Lettere sulla botanica del filosofo francese Jean-Jacques Rousseau e dell'Ode a Licinio del poeta latino Orazio, che lo appassionarono rispettivamente allo studio delle piante e dei classici latini.
Nel 1799 sposò Julie Carron, che gli diede un figlio. Per mantenere la sua famiglia Ampère fu costretto a dare lezioni private; più tardi, nel 1801, ottenne la cattedra di fisica presso l'Ecole Centrale di Bourg. Nel 1803 perse l'amata moglie.
La carriera accademica
A Bourg Ampère scrisse le Considérations sur la théorie mathématique du jeu ("Considerazioni sulla teoria matematica del gioco"), un articolo in cui dimostra che le probabilità di vincita del giocatore d'azzardo sono sempre a suo svantaggio. Esso gli procurò l'attenzione degli scienziati Lalande e Delambre e gli favorì la nomina a professore di matematica presso il Liceo di Lione. Più tardi, nel 1805, ottenne un incarico presso l'Ecole Polytechnique di Parigi. Qui, quattro anni più tardi, ottenne la cattedra di professore di analisi matematica e il titolo onorifico di Cavaliere della Legion d'Onore.
In questi anni si dedicò a studi di matematica, fisica e metafisica; pubblicò numerosi articoli su argomenti di geometria, chimica e zoologia. Il suo nome resta comunque legato ai suoi esperimenti nel campo dell'elettromagnetismo. L'11 settembre 1820 Ampère ascoltò il resoconto di una conferenza tenutasi a Ginevra, in cui erano stati esposti i risultati degli esperimenti dello scienziato danese Oersted: un ago magnetico, posto nelle vicinanze di un filo conduttore percorso da una corrente elettrica, assume un orientamento perpendicolare rispetto al filo stesso. Solo una settimana dopo, il 18 settembre, Ampère annunciò all'Accademia delle Scienze di Francia la sua scoperta: due conduttori percorsi da una corrente interagiscono tra loro. Questo suo esperimento pose le basi dell'elettrodinamica.
Succesivamente, Ampère continuò i suoi esperimenti, pubblicandone i risultati nel 1822 e nel 1830.
Fu membro dell'Accademia di Francia, delle Royal Societies di Londra ed Edimburgo, delle Accademie di Belino, Stoccolma, Bruxelles e Lisbona e di altre società scientifiche. Nel 1881, in suo onore, fu assegnato il nome di "ampere" all'unità di misura dell'intensità elettrica.
Postuma fu pubblicata la sua ultima, ambiziosa opera: l'Essai sur la philosophie des sciences, ou exposition analytique d'une classification naturelle de toutes les connaissances humaines.
Una religiosità inquieta
La sua religiosità era intensa: una volta ebbe a dire che all'età di diciotto anni aveva vissuto i tre eventi più significativi della sua vita: la sua Prima Comunione, la lettura de L'elogio di Cartesio di Antoine Léonard Thomas e la presa della Bastiglia.
Lo colpì profondamente il fatto che il suo matrimonio con Julie Carron era stato celebrato clandestinamente da un presbitero "refrattario", dal momento che la famiglia di lei si rifiutava di riconoscere l'autorità di un presbitero "costituzionale"[3]. Il giorno della morte di sua moglie trascrisse due versetti dei Salmi e la preghiera:
« | O Signore, Dio di Misericordia, uniscimi in Paradiso con colei che tu mi hai concesso di amare sulla terra. » |
La sua fede non era priva di inquietudini: talvolta era tormentato da gravi dubbi, che compromettevano molto la sua serenità. In seguito avrebbe trovato rifugio nella lettura della Bibbia e dei Padri della Chiesa. Scrisse in una lettera a un amico:
« | Il dubbio è il più grande tormento che un uomo possa soffrire sulla terra. » |
Onorificenze
Cavaliere della Legion d'Onore | |
— Parigi |
Note | |
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Voci correlate | |
Bibliografia | |
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