Antonio Bosio
Antonio Bosio Laico | |
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Lapide commemorativa dei Bosio a via Condotti a Roma | |
Età alla morte | 54 anni |
Nascita | La Vittoriosa, Malta 1575 |
Morte | Roma 6 settembre 1629 |
Antonio Bosio (La Vittoriosa, Malta, 1575; † Roma, 6 settembre 1629) è stato un archeologo maltese.
Biografia
Nel 1587 si trasferì a Roma con lo zio Giacomo, per conto del Sovrano Militare Ordine di Malta. Qui frequentò dapprima il Collegio Romano ove si perfezionò in lettere e filosofia, e poi l'università La Sapienza, ove seguì i corsi di giurisprudenza. Appassionato di storia antica, frequentò i circoli di due umanisti romani, Pompeo Ugonio e Alfonso Ciacconio.
Cultore della storia antica della chiesa, iniziò una intensa attività di ricerca e di studio delle catacombe romane, il cui ricordo e la cui ubicazione si era persa nel corso dei secoli. E così il 10 dicembre 1593, per la prima volta, con l’amico Pompeo entrò nella catacomba di Domitilla: fu un’esperienza unica ed insieme drammatica, visto che, probabilmente, rischiarono di morire:
« | (..) Mancandoci i lumi, pensammo che ivi convenisse morire e con i nostri immondi cadaveri maculare quei sacri monumenti. Pigliammo dunque la risoluzione di ritornarcene indietro; et ancorché havessimo segnate in più luoghi le strade, contuttociò non senza grande difficoltà ci fu permesso di ritrovare l'adito. » | |
(De Santis - Biamonte, op. cit., p. 22)
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Nonostante ciò, iniziò un'intensa attività di ricerca che lo vide percorrere le vie consolari fuori dalle mura cittadine, e iniziare una serie di importanti scoperte lungo la via Tiburtina (cimitero di Ciriaca nel 1593), Appia, Labicana, Salaria vetus e nova, Nomentana e Flaminia, nel 1594.
Conseguito il dottorato in iutroque iure nel 1594, Bosio accompagnò il lavoro di esplorazione delle vie consolari, intrapreso fino al 1603, ad un intenso studio delle fonti patristiche e letterarie allora esistenti. In questo modo, in seguito al rinvenimento del corpo di Santa Cecilia avvenuto nel 1599, pubblicò una storia del martirio della santa, che ottenne un grande successo (Historia passionis b. Caeciliae virginis, Valeriani, Tiburtii et Maximi martyrum, nec non Urbani et Lucii pontificum et martyrum vitae).
Nel 1603, in corrispondenza di un soggiorno del padre a Roma, sospese la ricerca archeologica, mentre continuò l'attività di avvocato, limitata però agli affari dell'Ordine di Malta, di cui diventò rappresentante in quest'anno.
Tuttavia le sue ricerche gli procurarono fama ed onore all'interno della società culturale romana e nel 1608, alla partenza del padre, riprese le esplorazioni nelle catacombe di Roma.
Intanto continuava ad accumulare dati ed informazioni nella prospettiva della realizzazione di un'opera monumentale, dedicata alla Roma Sotterranea.
Nel 1620 acquistò l'area maggiore della Villa Bosia sulla via Flaminia, con l'intento di porvi un museo di antichità cristiane. Nel 1627, alla morte dello zio Giacomo, ne diventò erede universale e continuò ad allestire il museo nella sua villa e a provvedere alla pubblicazione del suo volume, atteso dagli studiosi.
Ma il 5 settembre 1629 Bosio morì, lasciando la sua opera incompiuta. L'archeologo maltese venne sepolto nella chiesa di S. Biagio a Montecitorio, oggi non più esistente. I suoi beni vennero venduti dall'ordine di Malta e nell'area occupata dalla casa dei Bosio venne realizzato il palazzo della sede romana dell'ordine, che riporta ancora oggi una lapide commemorativa.
La Roma Sotterranea
Bosio nelle sue ricerche ed esplorazioni si fece accompagnare da disegnatori, che avevano il compito di riprodurre in immagini gli affreschi, i sarcofaghi e altri oggetti rinvenuti nelle catacombe. Il primo dei suoi aiutanti fu Angelo Santini, detto il Toccafondi, ma la scarsa precisione delle sue riproduzioni fece ben presto preferire al Bosio la collaborazione di Santi Avanzino. Negli anni si viene quindi a costituire un'immensa mole di materiali, comprendenti sia il testo scritto dal Bosio che le incisioni realizzate partendo dai disegni, mentre mancavano le piante.
Alla sua morte, l'ordine di Malta si prese l'incarico di completare l'opera incaricando il 19 gennaio 1630 Giovanni Severani di revisionare il testo, Ottavio Pico da Borgo San Sepolcro di riscontrare monumenti e disegni, Gaspare Berti e a Francesco Contini di effettuare il rilievo delle piante dei cimiteri.
Grazie allo studio dei manoscritti è possibile vedere come inizialmente Bosio avesse deciso di realizzare la sua opera in latino, come testimoniato dalla presenza di un frammento pertinente ad alcune vie consolari.
Alla fine egli decise di scrivere in italiano, proponendosi all'inizio di realizzare un opera in tre parti, di cui ne fu realizzata soltanto la seconda, destinata all'analisi dei cimiteri e dei riti funebri e allo studio delle singole catacombe. Nella descrizione dei cimiteri Bosio procedeva con stretto ordine topografico in senso diretto, dalle vie Aurelia e Cornelia alla via Flaminia, passando ordinatamente in rassegna cunicoli, cripte, pitture. L'opera venne in parte modificata dal Severano, come attestano i manoscritti, e, sebbene il frontespizio riporti come anno di edizione il 1632, il breve pontificio allegato all'ordine data al 1634, indice che l'opera uscì cinque anni dopo la morte del suo autore.
Per la sua instancabile attività, Bosio fu definito da Giovanni Battista de Rossi, il "Cristoforo Colombo della Roma sotterranea".
La sua fortuna
L'opera di Bosio si inserì all'interno della polemiche sulle origini delle catacombe, che divampavano allora tra gli eruditi protestanti e cattolici e ben presto Severani realizzò una versione latina, pubblicata nel 1637.
Bibliografia | |
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