Catacomba di San Panfilo (Roma)

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
(Reindirizzamento da Catacomba di San Panfilo)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
1leftarrow.png Voce principale: Catacombe di Roma.
Catacomba di San Panfilo

Roma Cat.S.Panfilo Lastra-matrimonio II-III.jpg

Ambito romano, Lastra rettangolare con Scena di "dextrarum iunctio" (fine II - primo quarto III secolo d.C.), marmo tasio
Collocazione storica Impero romano
Civiltà Cristiana
Oggetto generico Area funeraria
Oggetto specifico Catacomba
Dedicazione San Panfilo
Scopritore Antonio Bosio
Data scoperta 1594
Datazione III - IV secolo
Inizio della costruzione III secolo
Completamento IV secolo
Scomparsa IX secolo
Materiali tufo
Localizzazione
Stato bandiera Italia
Regione

bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariatus Urbis
Altitudine massima 63,50 m slm
Dimensioni
Larghezza 100 m
Lunghezza 80 m
Profondità 20 m
Scavi
Datazione 1920
Archeologo Enrico Josi
Amministrazione
Ente Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Indirizzo Via Paisiello, 24 - Roma (RM)
Telefono +39 06 4465610
Fax +39 06 4467625
Posta elettronica pcas@arcsacra.va
Sito web sito web ufficiale
Note
Visita a richiesta.
Coordinate geografiche
41°55′06″N 12°29′36″E / 41.918435, 12.493259 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Catacomba di San Panfilo (Roma)

La catacomba di San Panfilo è un'area funeraria cristiana, situata a Roma, lungo la via Salaria Vetus (sotto le attuali vie Giovanni Paisiello e Gaspare Spontini), nel moderno quartiere Pinciano.

Toponimo

Il nome della catacomba deriva dalla figura del martire, san Panfilo, di probabili origini cartaginesi, ucciso nel 309.

Martiri deposti nella catacomba

Le fonti antiche ignorano quasi completamente sia la catacomba che i martiri qui sepolti: di conseguenza non esiste traccia di una basilica nel sopra terra che ricordi il culto di un santo o di un martire.

Solo gli "itinerari" per pellegrini, a partire dal VII secolo, la menzionano e ricordano la presenza nel cimitero di tre santi: Panfilo, Candido e Quirino, con molti altri martiri. Il De locis sanctis martyrum quae sunt foris civitatis Romae (itinerario per pellegrini) menziona i due ultimi martiri, ma di essi non sono state trovate nella catacomba tracce archeologiche.

Il Martirologio geronimiano nomina san Panfilo, al 21 settembre, il cui culto martiriale è stato individuato, presso il cosiddetto cubiculum duplex (cubicolo doppio), posto al livello inferiore della catacomba.

Storia

Il nucleo primitivo del cimitero risale alla seconda metà del III secolo.

Nel IX secolo, a seguito della traslazione delle reliquie dei martiri, la catacomba venne completamente abbandonata e cadde nell'oblio.

Il cimitero fu riscoperto da Antonio Bosio, che lo esplorò il 16 maggio 1594; egli lo trovò già completamente devastato.

Dopo di lui, la catacomba rimase per altri tre secoli nascosta ai trafugatori di reliquie dei martiri, e ciò permise il suo perfetto stato di conservazione, almeno relativamente ai due piani inferiori.

Parzialmente esplorata da Giovanni Battista de Rossi nel 1865, venne "riscoperta" nel 1920 e studiata in modo sistematico dall'archeologo Enrico Josi:

« Il primo indizio dell’esistenza di un centro cimiteriale e che ci guidò alla scoperta della necropoli si ebbe il 25 febbraio 1920, in un cavo praticato nel cantiere della Società Anonima per Imprese Edilizie che tagliò un gruppo di gallerie in parte rafforzate da muri antichi a tufelli e mattoni. »
(Testo della relazione di E. Josi, citato in L. De Santis, G. Biamonte, op. cit, p. 151 )

Descrizione

La catacomba si sviluppa al di sotto dell’area compresa fra le odierne vie Paisiello e Spontini: l'accesso attuale si trova nella Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù in Panfilo. È questo il primo complesso catacombale che s'incontra uscendo dalla Porta Pinciana, lungo il tracciato della Via Salaria Vetus, ed è anche il più antico lungo quest'arteria consolare.

Il cimitero si sviluppa su tre livelli: un primo ed un secondo piano collegati tra loro, ed uno intermedio.

Livello inferiore

Il livello inferiore, posto a 20 metri sotto il piano di campagna, è il più antico, risalente al III secolo: questo piano presenta una pianta molto regolare, con un'arteria principale lunga 60 metri, dalla quale si dipartono perpendicolarmente una serie di gallerie parallele fra loro.

Cubicolo doppio

In un ampliamento databile al IV secolo è situato il cubiculum duplex, che accolse le spoglie del martire Panfilo. Il cubicolo è formato da due ambienti tra loro comunicanti: il primo ambiente è caratterizzato da una volta a crociera sostenuta ai quattro angoli da colonne e capitelli scolpiti direttamente nel tufo. Nella parete di fondo c’è l’apertura che immette al secondo cubicolo, che ha una copertura con volta a botte. Qui vi è un arcosolio che ospita una tomba "a mensa", intorno al quale vi sono dei fori che servivano per poggiare lampade e fiori. L'ambiente fu dotato nel V - VI secolo di due cattedre affrontate scavate nel tufo e di un altare, decorato con lastre marmoree, con al centro una fenestella confessionis, che permetteva di vedere le reliquie del martire. Nelle altre pareti del cubicolo sono stati trovati molti graffiti alto medioevali, tra cui quello che ha permesso l'identificazione del cubicolo come il luogo di sepoltura di Panfilo, nel quale si legge:

« scs Panfilu »

Inoltre, il "cubicolo doppio" è caratterizzato dalla presenza di varie tombe a terra (formae), proprio per ospitare il maggior numero di fedeli in prossimità della sepoltura del martire.

Altre rilevanze

Su questo livello sono presenti altre testimonianze archeologiche di particolare pregio ed interesse culturale, fra i quali si segnala:

  • Madonna con Gesù Bambino (VI secolo), affresco: il dipinto, purtroppo, venne gravemente danneggiato durante i lavori di costruzione della palazzina soprastante. Sopra all'opera vi era anche un'iscrizione, in lettere capitali bianche, dove si leggeva:[1]
« + SCA DEI GENETRIX INTERCEDE PRO NOBIS. »
  • Lastra rettangolare con Scena di "dextrarum iunctio" (ossia di matrimonio), databile all'età severiana (193 - 235 d.C., in marmo tasio, di ambito romano: l'opera proviene probabilmente da un edificio funerario pertinente all'area funeraria subdiale. Da qui prelevato, fu successivamente riutilizzato nella catacomba, non più come chiusura di loculo, ma probabilmente come rivestimento del parapetto di un arcosolio. Tale riuso è avvenuto in un periodo difficile da precisare, poiché la lastra si trova in un'area molto antica, risalente alla seconda metà del III secolo, e a lungo frequentata, trovandosi sul percorso che conduceva al santuario martiriale. L'opera merita un’attenzione particolare per la ricca policromia che essa eccezionalmente conserva, ma anche per la decorazione e i temi trattati, tutti rigorosamente di ambito romano, nonostante il riutilizzo in un complesso cristiano.[2]

Livello intermedio

Anche il livello intermedio ha una griglia regolare ed è composto essenzialmente da due ambulacri collegati tra loro da una serie di gallerie, ma lo stato di conservazione è pessimo a causa dei frequenti crolli.

Il piano è caratterizzato dalla presenza di molte sepolture di bambini: Enrico Josi, durante le indagini archeologiche, ha individuato 83 tombe di bambini o ragazzi, e solo 36 di adulti. Anche le suppellettili, ancora ben conservate al loro posto, riflettono questa caratteristica: vi si trovano campanellini, oggetti in avorio, statuette e bambole in osso.

Livello superiore

Il livello superiore, in pessimo stato di conservazione a causa dei lavori eseguiti negli anni Venti del secolo scorso per la realizzazione degli edifici soprastanti, è databile tra il 348 ed il 361.

Iscrizioni

La catacomba, infine, è importante per le numerose iscrizioni ivi trovate, interessanti sia per il formulario che per i simboli incisi e la composizione: su di una, in mosaico applicato sulle tegole di chiusura, si legge la seguente invocazione:[3]

« MARTURES / SANCTI BONI / BENEDICTI BOS / ATIUTATE QUIRIACU »
Note
  1. L'iscrizione è simile a quella che si trova nell'analogo dipinto della Catacomba di San Valentino
  2. Annarena Ambrogi, Una lastra funeraria nella Catacomba di San Panfilo in Roma: sul tema iconografico della "dextrarum iunctio" e sulla policromia delle sculture romane [1]
  3. Pasquale Testini, op. cit., pp. 412 - 413
  4. Con il marcatore blu si identificano le catacombe ebraiche, con quello rosso le deposizioni comunitarie e con quello verde le deposizioni singole o famigliari. Cliccando col mouse sui marcatori si apre la pagina corrispondente.
Bibliografia
  • Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte, Le catacombe di Roma, Editore Newton & Compton, Roma 1997, pp. 150 - 155
  • Pasquale Testini, Archeologia Cristiana, Editore Edipuglia, Bari 1980, pp. 260 - 261
Voci correlate
Collegamenti esterni
Firma documento.png

Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 18 maggio 2020 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.