Apparizioni pasquali
Le apparizioni pasquali sono le apparizioni di Cristo risorto avvenute tra il giorni di Pasqua e il giorno dell'Ascensione.
Il passo del Nuovo Testamento che per primo testimonia le apparizioni pasquali è quello di Paolo ai Corinzi:
« | Vi ho trasmesso... quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. » | |
L'apostolo si fa trasmettitore di questo annuncio, che egli a sua volta ha ricevuto. La risurrezione e le apparizioni appartengono al deposito della Rivelazione che Gesù stesso, mediante i suoi apostoli ed evangelisti, ha lasciato alla sua Chiesa.
Concretamente, le apparizioni pasquali di Gesù sono incontri di Cristo risorto con i suoi discepoli.
I destinatari
Le prime apparizioni sono dirette alle donne, non ai discepoli e agli stessi apostoli. Tra le apparizioni alle donne emerge quella a Maria di Magdala (Gv 20,11-18 ), dove Maria rivela tutta la sua appassionata e composta dedizione alla sequela di Gesù.
Le apparizioni testimoniate dal Nuovo Testamento sono tutte a persone amiche. Non si conoscono apparizioni di Cristo risorto ai suoi nemici.
Le caratteristiche del corpo di Cristo risuscitato
Nelle apparizioni pasquali Gesù si presenta alle donne e ai discepoli col suo corpo trasformato, reso spirituale e partecipe della gloria dell'anima, ma senza alcuna caratteristica trionfalistica. L'aspetto di Gesù è segnato da grande semplicità; il modo in cui parla è da amico ad amici, le circostanze in cui si fa incontrare sono quelle ordinarie della vita quotidiana.
Dai destinatari delle sue apparizioni Gesù si lascia conoscere nella sua identità fisica: il volto, le mani, i lineamenti che essi ben conoscevano, il costato che avevano visto trafitto, la voce che tante volte avevano udito[1]
La dinamica del riconoscimento
Nelle apparizioni pasquali vi è una iniziale difficoltà a riconoscere Cristo da parte di coloro che egli incontra (la Maddalena, Gv 20,14-16 e i discepoli di Emmaus, Lc 24,16 ). Gesù porta gradualmente i suoi interlocutori al riconoscimento e alla fede: la Maddalena (Gv 20,16 ), i discepoli di Emmaus (Lc 24,26-28 ) e gli altri discepoli (Lc 24,25-48 ), Tommaso (Gv 20,27-29 ).
A livello psicologico, i diversi incontri lasciano intravedere una certa difficoltà a riconoscere non solo la verità della risurrezione, ma anche l'identità di Gesù, che appare come lo stesso e allo stesso tempo anche come un altro: il suo aspetto è trasformato.
Al riconoscimento corrisponde nei discepoli una nuova intelligenza del mistero di Cristo, corrisponde la risposta della fede: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?" (Lc 24,32 ); "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28 ); "Ho visto il Signore!" (Gv 20,18 ). Il riconoscimento di Gesù e le sue parole gettano una luce nuova sull'evento della croce, e rivelano il senso vero e completo del mistero del suo dolore e della sua morte, che appaiono parte del piano di Dio[2].
Apparizioni e missione
Le apparizioni di Cristo risorto rappresentano il definitivo affidamento agli apostoli (e alla Chiesa) della missione evangelizzatrice.
- Nell'apparizione nel cenacolo la sera di Pasqua Gesù dice: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Gv 20,21 ), effonde lo Spirito Santo e concede il potere di rimettere i peccati.
- Nell'apparizione sul mare di Tiberiade, seguita dalla pesca miracolosa, che simboleggia e annuncia la fruttuosità della missione, Gesù vuole orientare gli spiriti dei discepoli verso l'opera che li attende[3] (Gv 21,1-23 ).
- Nella finale di Marco l'invio in missione è accompagnato dal comando di battezzare, e dall'assicurazione dei segni che accompagneranno i credenti: scacciare i demoni, parlare in lingue, immunità ai veleni, guarigioni (16,15.18).
- La finale di Matteo collega ancora il comando della predicazione con il battesimo "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", e assicura la presenza del Cristo glorioso e onnipotente ai suoi inviati (28,18-20).
Il carattere storico delle apparizioni
Rudolf Bultmann sostenne che la risurrezione di Gesù sarebbe una verità di fede storicizzata. La fede dei primi cristiani vedeva in Gesù il salvatore atteso che liberava l'umanità dal male, dal peccato e dalla morte. Questa convinzione è stata storicizzata nella credenza della risurrezione. In tale prospettiva rimane negato il carattere storico delle stesse apparizioni pasquali.
La Chiesa ha sempre preso posizione di fronte a tali tentativi di ridurre la risurrezione a un mito, e si fa eco di ciò il Catechismo della Chiesa cattolica:
« | Davanti a queste testimonianze è impossibile interpretare la risurrezione di Cristo al di fuori dell'ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico.
(..) l'ipotesi secondo cui la risurrezione sarebbe stata un "prodotto" della fede (o della credulità) degli Apostoli non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella risurrezione è nata – sotto l'azione della grazia divina – dall'esperienza diretta della realtà di Gesù risorto. » | |
Note | |
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