Basilica di Sant'Elia (Castel Sant'Elia)

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Basilica di Sant'Elia
CastelS.Elia BaS.Elia XI.jpeg
Castel Sant'Elia, Basilica di Sant'Elia (XI secolo)
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Viterbo
Comune Castel Sant'Elia
Diocesi Civita Castellana
Religione Cattolica
Indirizzo Via Sant'Elia
01030 Castel Sant'Elia (VT)
Telefono +39 0761 557729;
+39 0761 557765
Posta elettronica info@mariaadrupes.com
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Santa Sede
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Sant'Elia
Data fondazione VIII secolo
Stile architettonico Romanico
Inizio della costruzione XI secolo
Strutture preesistenti Tempio della dea Diana
Pianta basilicale a tre navate
Materiali tufo
Coordinate geografiche
42°14′59″N 12°22′23″E / 42.24961, 12.373083 bandiera Italia

La Basilica di Sant'Elia è una chiesa di Castel Sant'Elia (Viterbo), che sorge su un pianoro nella grande ansa che si apre tra lo scoglio di Sant'Anna ed il ciglione di San Michele, al centro della Valle Suppentonia. L'edificio sacro è parte di un complesso monumentale noto come Santuario Pontificio di Santa Maria "ad rupes".

Storia

Origini e fondazione

Intorno al 520 sant'Anastasio, notaio della curia romana, fondò su un pianoro al centro della Valle Suppentonia un monastero,[1] dove, secondo la tradizione, sorgeva un tempio, dedicato alla dea Diana, fatto costruire dall'imperatore Nerone.

La basilica, fondata tra VIII ed il IX secolo, venne ricostruita all'inizio dell'XI secolo. Le prime notizie certe sulla Basilica risalgono al 1076 con la citazione di papa Gregorio VII ed al 1211 con Innocenzo III che la annovera tra le proprietà di San Paolo fuori le Mura. Inoltre, nel 1258 Alessandro IV con una bolla ne decreta il passaggio ai canonici di San Pietro in Sassia, i quali nel 1260 vi aggiunsero la torre campanaria, andata distrutta nel 1855.[2]

Periodo farnesiano

Nel 1540 Paolo III donava la Basilica al nipote Pier Luigi Farnese (1503 - 1547), i canonici ebbero in permuta la tenuta di Santa Marinella. Durante il periodo farnesiano (1540 - 1649) furono condotte varie ristrutturazioni, tra le quali, in particolare, è da ricordare la ricostruzione della parete laterale sinistra del 1607, conseguente alla caduta di un masso staccatosi dalla parete tufacea della rupe.

Periodo della decadenza

Nel 1740 iniziò per la basilica un periodo di decadenza causato dall'apertura della nuova chiesa parrocchiale di Sant'Antonio ed al passaggio della stessa alla Regia Camera Apostolica. Lo stato di abbandono e di incuria si protrasse fino al 1855 data del crollo del campanile.

Dall'Ottocento ad oggi

Basilica di Sant'Elia (XI secolo)

Durante il pontificato di Pio IX e per l'interessamento della popolazione castellese, la Pontificia Accademia romana di Archeologia incaricò l'architetto Virginio Vespignani del progetto di restauro.

Il 15 agosto 1912 papa Pio X l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[3]

Alla fine degli anni Sessanta vennero restaurati i dipinti murali dell'abside e delle pareti del transetto, mentre negli anni Settanta fu completamente rifatta la copertura della chiesa. Nel 1994 si provvedette al restauro della decorazione scultorea dei portali della facciata e nel 2003 al pavimento in cotto della zona absidale e della cripta.

Descrizione

Basilica di Sant'Elia (interno)

Esterno

Costruita completamente in tufo, la chiesa in stile romanico ha una facciata a salienti di semplice struttura. La parte superiore è caratterizzata da tre sezioni rientranti delimitate in alto da archetti pensili e da due monofore con cornici marmoree. Nella parte inferiore si aprono tre portali, di cui quello centrale ed il destro hanno una ricca decorazione, a motivi vegetali e zoomorfi, ed il sinistro ha l'arco costituito da frammenti di plutei, provenienti dalla primitiva costruzione.

Interno

L'interno si presenta a pianta basilicale a tre navate, divise da colonne monolitiche con ricchi capitelli, provenienti da edifici romani del territorio, e coperta da un tetto a capriate. La navata centrale presenta sette archi per lato, sorretti da sei colonne con differenti capitelli corinzi e da due semi colonne terminali. Al transetto, che risulta sopraelevato di tre gradini, si accede attraverso tre arcate che lo separano dalle navate.

All'interno, di particolare interesse storico-artistico:

  • nel transetto e nella navata centrale, Pavimento cosmatesco
  • all'altare maggiore, Ciborio, decorato da una croce cosmatesca e sorretto da quattro colonne unite da architravi su cui corre un motivo di piccole colonne sormontate da una copertura a doppio spiovente.
  • nella navata centrale, Pulpito (IX secolo), appartenente alla prima costruzione, con lastre decorate da bassorilievi ornamentali.
  • nella navata destra, si conservano pregevoli dipinti murali, fra i quali si notano:

Abside

Basilica di Sant'Elia, abside e ciborio

L'abside è decorato con dipinti murali, ad affresco, realizzati nella prima metà del XII secolo, dai fratelli Giovanni e Stefano, e dal nipote Nicola, raffiguranti:

Transetto

Il lato sinistro del transetto risulta spoglio, probabilmente a seguito della caduta del masso che nel 1607 lo distrusse, mentre il lato destro è ricoperto dipinti murali, ad affresco, realizzati nella prima metà del XII secolo, dai fratelli Giovanni e Stefano, e dal nipote Nicola, articolati in quattro registri e raffiguranti:

  • nel primo registro, sia nella parete frontale che destra: Profeti;[9]
  • sulla parete frontale:
    • nel secondo e terzo registro, Ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse;[10]
    • nel quarto registro, Morte e funerali dell'abate Atanasio e di altri monaci.
  • sulla parete destra: Episodi dell'Apocalisse[11] raffiguranti, in particolare:

Cripta

Una scala scende, dalla navata destra, alla piccola cripta, costituita da due ambienti diversamente articolati, dove si conservano le tombe di san Nonnoso e di sant'Anastasio.

Galleria fotografica

Note
  1. La prima notizia sul monastero si trova in un manoscritto del 557 conservato presso l'Archivio Vescovile di Ravenna); successivamente viene citato da san Gregorio Magno nei suoi Dialoghi.
  2. Una stampa di E. Fries del 1826, che illustra la Basilica di Sant'Elia, restituisce l'immagine del campanile.
  3. Basiliche minori in Italia
  4. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  5. Ibidem
  6. Ibidem
  7. Ibidem
  8. Ibidem
  9. Ibidem
  10. Ibidem
  11. Ibidem
  12. Ibidem
  13. Ibidem
  14. Ibidem
  15. Ibidem
  16. Ibidem
  17. Ibidem
  18. Ibidem
Bibliografia
  • Vincenzo Girolami, Basilica romanica di Sant'Elia a Castel Sant'Elia (VT), Editore A. Spada, Ronciglione 1996
  • Vincenzo Girolami, Basilica romanica di Sant'Elia a Castel Sant'Elia (VT), Editore Pignani Printing, Nepi 2012
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2005, p. 227 ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni