Beato Bonaventura da Forlì
Beato Bonaventura da Forlì, O.S.M. Presbitero | |
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Beato | |
Età alla morte | circa 90' anni |
Nascita | Forlì 1410 ca. |
Morte | Udine 31 marzo 1491 |
Vestizione | 1441 |
Ordinazione presbiterale | XV secolo |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 9 settembre 1911, da Pio X |
Ricorrenza | 31 marzo |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 31 marzo, n. 6:
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Beato Bonaventura da Forlì (Forlì, 1410 ca.; † Udine, 31 marzo 1491) è stato un presbitero e predicatore italiano.
Biografia
Nacque a Forlì intorno al 1410. In biografie tardive dalla metà del XVIII secolo lo si indica come appartenente alla famiglia dei Tornielli: la tesi, però, non è sufficientemente dimostrata.
Entrato in data non conosciuta nell'Ordine dei Servi di Maria, forse nel convento della sua città (già celebre per la figura di San Pellegrino Laziosi), nel 1448 passò a quello di Venezia ove studiò per sei anni e conseguì il titolo di maestro in teologia. A Venezia nel 1468 ebbe inizio la sua attività di predicatore.
Nonostante l'aspetto austero e il contenuto certo non leggero e a volte coraggioso delle omelie, infondeva fiducia e simpatia, tanto da essere soprannominato fra barbetta, forse per questo il suo messaggio risultava maggiormente incisivo, incitando alla penitenza i molti fedeli che accorrevano ad ascoltarlo. Tra le sue prediche più famose si ricordano: quella davanti al Senato della Repubblica di Venezia tenuta il 25 marzo 1468 e quella del 1482; sempre a Venezia ma nella Basilica di San Marco quella del 1488; a Firenze, su richiesta del Senato, quelle tenute nel 1481 in cattedrale e nella basilica della Santissima Annunziata. Importanti furono le missioni a Bologna e soprattutto quella a Perugia infestata dalla peste del 1476. Fu fondatore nel 1487 in Sant'Alessandro di Brescia della Compagnia della Santissima Annunziata.
Importante fu anche l'attività di fra Bonaventura in seno al suo Ordine. Fu procuratore nel 1482, avrebbe acquisito il convento di Piobbico presso Urbino e quello di Forlimpopoli. Il 31 maggio 1483, mentre era priore di San Marcello a Roma, Papa Sisto IV gli diede facoltà di ritirarsi in un eremo con sei compagni, mantenendo però la carica di predicatore apostolico che gli consentiva di viaggiare in tutta Italia.
Questo ci indica che era anche amante della preghiera personale e contemplativa, per la quale si ritirò sovente a Montesenario, sui passi dei Sette Santi Fondatori e a Montegranaro. Ma per spirito di obbedienza non tralascio i compiti che ricopriva nell'Ordine e vi attese sacrificando le sue aspirazioni solitarie. Partecipò, come Provinciale della Romagna, al capitolo di Vetralla del 1485, venendo investito in quella sede dell'incarico di riportare la congregazione a un maggior rispetto della Regola. Come Vicario Generale dei Frati detti dell'Osservanza, movimento di riforma nato in seno all'Ordine, fu attento nel sanare i malumori che sorsero tra i confratelli. Nel 1488 fu oratore nel capitolo di Bologna ma, oltre alla parola, fu il suo esempio a essere edificante: si asteneva solitamente dalle carni e dal vino, camminando a piedi nudi, con qualsiasi condizione atmosferica.
L'infaticabile anziano frate accusò un malessere durante la predicazione di un quaresimale a Udine, nel convento di santa Maria delle Grazie. Morì il Giovedì Santo del 1491.
Culto
Il culto tributato al frate all'indomani stesso dalla morte provocò decisi interventi dell'autorità ecclesiastica. Per non contravvenire alle norme ecclesiastiche, non essendo ancora stato confermato il culto, fu ordinato l'abbattimento del primo sepolcro. Nel 1507, il luogotenente di Venezia a Udine, Andrea Loredan, venne miracolato per intercessione sua e, nel suo rientro in patria, volle portarne con sé il corpo, che fu deposto nell'altare della sacrestia della chiesa dei Serviti. Durante le soppressioni napoleoniche, nel 1810, i frati dovettero lasciare il convento e le reliquie furono prima portate nella casa privata di un frate, poi nella chiesa dei santi Ermagora e Fortunato. Nel 1908 furono traslati nella chiesa del Sacro Cuore, già abbazia della Misericordia e infine, nel 1971, tornarono definitivamente nel Santuario delle Grazie di Udine. Solo il 26 marzo 1908 ebbe inizio presso il vicariato di Roma la causa per l'approvazione apostolica del culto a lui reso ab immemorabili: la Sacra Congregazione dei Riti approvò il culto il 9 settembre 1911.
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