Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (Beato Angelico)
Beato Angelico, Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (1432 ca.), tempera su tavola | |
Pala di Santa Trinita o Deposizione Strozzi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Museo Nazionale di San Marco |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Basilica della Santa Trinità, sacrestia |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Deposizione di Gesù Cristo dalla croce, Noli me tangere, Pie donne al sepolcro, Resurrezione di Gesù Cristo, Santi |
Datazione | 1432 ca. |
Autori |
|
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 277 cm; l. 280 cm (compresa cornice) |
|
La Deposizione di Gesù Cristo dalla croce, detta anche Pala di Santa Trinita o Deposizione Strozzi, è un dipinto, realizzato nel 1432 circa, a tempera su tavola, da Guido di Pietro detto Beato Angelico (1395 ca. - 1455), proveniente dalla sacrestia (all'epoca Cappella Strozzi) della Basilica della Santa Trinità a Firenze ed attualmente conservato al Museo Nazionale di San Marco della stessa città.
Il dipinto era completato originariamente da tre cuspidi ed una predella, eseguiti prima del 1424 da Pietro di Giovanni detto Lorenzo Monaco (1370 ca. - 1425 ca.), maestro dell'Angelico, anch'essi esposti nel medesimo museo fiorentino.
Descrizione
L'opera è composta da un pannello centrale, impostato su una predella e completato da una cornice architettonica originale con cuspidi e pilastrini.
Pannello centrale
Soggetto
La scena del pannello centrale si svolge sul monte Golgota, dove compaiono:
- al centro:
- Gesù Cristo, il cui corpo livido viene fatto calare dalla croce;
- Nicodemo con l'aureola e lunghi capelli ricci, vestito con un elegante abito rosa, è inerpicato sui gradini per aiutare a deporre il corpo di Cristo;
- Giuseppe d'Arimatea, con l'aureola, aggrappato alla scala, si presenta in una posa ardita mentre sta afferrando Gesù per l'ascella;
- Uomo con il berretto nero, nel quale Giorgio Vasari volle riconoscere il ritratto dello scultore ed architetto Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi;
- Uomo, in basso, nell'atto di afferrare le gambe del Cristo: questi è rappresentato simmetrico alla figura di san Giovanni, situato sul lato opposto;
- San Giovanni apostolo, in piedi, aiuta anche lui ad abbassare il corpo di Gesù;
- in alto, Angeli oranti;
- a sinistra:
- Gruppo di donne, tra i quali si vedono:
- Maria Vergine e pie donne in lutto, si preparano ad accogliere il corpo di Gesù Cristo nel sudario. Il loro pianto ed afflizione aggiunge una nota umanamente dolorosa alla scena;
- Santa Maria Maddalena, inginocchiata, bacia i piedi di Gesù Cristo.
- Gruppo di donne, tra i quali si vedono:
- a destra:
- Gruppo di uomini, tra i quali si notano:
- Dotto, in piedi, con cappuccio rosso, e in mano, come se fossero già reliquie, alcuni Simboli della Passione (corona di spine e chiodi) e ne discute con gli altri: quasi tutti gli storici dell'arte identificano questo personaggio con il committente dell'opera, Palla Strozzi;
- Giovane con il berretto rosso, all'estrema destra, sarebbe un familiare del committente;
- Giovane inginocchiato, vestito di rosso, in atteggiamento devozionale, con un nimbo a raggiera diverso dagli altri santi: alcuni studiosi ipotizzano che si tratti del beato Alessio Strozzi (1350 - 1383), antenato della famiglia, altri sostengono, invece, che nel giovane riccioluto l'artista abbia ritratto Lorenzo Strozzi, figlio di Palla.
- Gruppo di uomini, tra i quali si notano:
Ambientazione
La scena è ambientata in un paesaggio graduato su vari piani successivi, dove si notano:
- a sinistra, Gerusalemme rappresentata come una città ideale (forse Cortona), con torri e case variopinte, racchiuse entro le mura che proseguono in profondità;
- a destra, un borgo sul colle;
- la sconfinata distesa di campi, colline punteggiate da case e poi montagne che si stemperano nell'azzurro del cielo chiudendo l'orizzonte.
Cornice
Il dipinto è inquadrato da una cornice architettonica originale, in legno intagliato e dorato con tre archi ogivali sormontati da elaborate cuspidi, dipinta nei pilastrini.
Cuspidi
Nelle cuspidi, istoriate prima del 1424 da Lorenzo Monaco, sono rappresentati simultaneamente tre episodi evangelici successivi:
- a sinistra, Noli me tangere;
- al centro, Resurrezione di Gesù Cristo;
- a destra, Pie donne al sepolcro.
Le raffigurazioni sono state inserite in uno spazio non predisposto all'uopo. L'artista sfrutta abilmente la punta arrotondata dell'arco principale per costruirvi la base rocciosa, in modo che il sepolcro di Gesù Cristo sembra entrare nella cuspide mediana e scomparire poi a destra.
Pilastrini
Una delle caratteristiche più rare e interessanti del dipinto è la presenza intatta dei pilastrini, decorati sia sul lato frontale sia sui prospetti laterali con:
- Dodici santi a figura intera, i quali poggiano su basamenti dorati che hanno un'inclinazione diversa a seconda dell'altezza su cui si trovano: quelli in basso mostrano la faccia della base su cui poggiano, quelli in alto sono invece scorciati "da sott'in sù".;
- Otto busti di santi, entro medaglioni.
Predella
Il dipinto era completato originariamente da una predella, eseguita prima del 1424 da Lorenzo Monaco, che fino al 1998 era conservata presso la Galleria dell'Accademia, mentre attualmente è esposta anch'essa al Museo Nazionale di San Marco. Essa era composta di tre scomparti, che raffigurano:
- a sinistra, Storie di sant'Onofrio,[1] patrono del padre di Palla Strozzi, Noferi;
- al centro, Natività di Gesù;[2]
- a destra, San Nicola di Bari placa la tempesta.[3]
Lorenzo Monaco, Predella con Storie di sant'Onofrio, Natività di Gesù e San Nicola di Bari placa la tempesta (ante 1424), tempera su tavola
Iscrizioni
Nel dipinto figurano alcune iscrizioni, tra le quali si notano:
- sull'orlo della veste di Nicodemo, in lettere dorate, che rivela l'identità del committente dell'opera:
« | MAGISTER PL[4] » |
- sulla terminazione superiore del montante della croce di Gesù, detta titulus crucis, in lettere capitali ed in triplice lingua (ebraico, greco e latino), nella quale si legge:
(HE) | (EL) | (LA) | ||||||
« | ישו מנצרת, מלך היהודים » | « | Ἰησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ βασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων » | « | IESUS NAZARAENUS REX IUDAEROUM » |
Tradotto in italiano:
« | Gesù il Nazareno, il re dei Giudei » |
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Il corpo di Gesù Cristo che, con la sua posizione obliqua, spezza con grande risalto l'andamento verticale del dipinto, individuando una posizione diagonale che si prolunga nella figura di santa Maria Maddalena per collegarsi poi idealmente con i tre angeli oranti (in alto a destra), che stanno a simboleggiare la coralità di un dolore che sconvolge sia la terra, sia il cielo.
- Lo scomparto centrale, con la Deposizione, è organizzato con uno schema piramidale al centro, che ha come vertici i due personaggi inginocchiati alla base ed il gruppo delle scale e santi in alto, dietro sui s'innesta la fascia orizzontale del paesaggio, che si dispiega lateralmente con una medesima linea dell'orizzonte e con una rappresentazione di città (sinistra) e di un paesaggio collinare (a destra).
- La scena di Gesù Cristo deposto dalla croce si svolge tutta in primo piano e vi si trova una delle caratteristiche più tipiche dell'Angelico: l'uso di colori limpidi, luminosi e brillanti, accordati in una delicata armonia tonale, che richiama il concetto di san Tommaso d'Aquino della luce terrena quale riflesso del lumen ordinatore divino.
- La rappresentazione resta in bilico tra il tono di gravità che si addice alla scena sacra e la vivacità pittoresca nella ricreazione ambientale. Nonostante la salda volumetria delle figure, soprattutto quella di Gesù Cristo nudo modellato anatomicamente, manca una rappresentazione convincente del peso e dell'azione, con le figure sulle scale che sembrano lievitare nell'aria. Notevole è invece l'attenzione al dettaglio, come i segni delle frustate sul corpo di Gesù, o la dettagliata resa delle fisionomie dei personaggi.
- I due gruppi di personaggi, ai lati della croce, composti: a destra da uomini dotti che discutono sui simboli della Passione di Gesù, mentre a sinistra dalle pie donne che attendono di ricevere nel sudario la salma, sono stati così letti ed interpretati dal critico d'arte Carlo Giulio Argan:[5]
« | Da un lato è la religione dell'intelletto, dall'altro la religione del cuore; e all'intelletto chiaro, all'anima pura tutta la realtà si manifesta ordinata e limpida, come forma perfetta. » |
- L'ambientazione primaverile dell'episodio allude sia alla realtà storica della Crocifissione, ma anche al rito stagionale della "rinascita", al rinnovarsi della terra e degli uomini davanti a Dio incarnato ed immolato per la sua redenzione intesa sia come periodo storico in cui si svolse la scena, sia come simbolo di rinascita; le citazioni dell'Antico Testamento della cornice esortano al pentimento ed alla meditazione sul tema del sacrificio.
Notizie storico-critiche
La cappella gentilizia della facoltosa famiglia Strozzi, nella Basilica della Santa Trinità, realizzata per volere testamentario di Noferi, fu edificata tra il 1418 ed il 1423, su commissione del figlio Palla (1372 – 1462), da Lorenzo Ghiberti al quale successivamente subentrò Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi.
Nel 1423, sempre su incarico di Palla Strozzi, Gentile da Fabriano ultimava il polittico - considerato il suo capolavoro - con l'Adorazione dei Magi per l'altare maggiore della cappella. Mentre per la parete laterale, il banchiere fiorentino, affidò a Lorenzo Monaco, religioso camaldolese del Monastero di Santa Maria degli Angeli, un dipinto di forma e dimensioni analoghe, ma che non venne portato a termine per la morte dell'artista, avvenuta nel 1424. Successivamente, il completamento dell'opera fu assegnato al suo allievo Beato Angelico.
La datazione del dipinto è molto discussa dagli studiosi, che si dividono sostanzialmente in due ipotesi:
- Secondo alcuni, basandosi su un documento storico,[6] il Beato Angelico vi lavorò dal 1432 fino al 1434, quando il committente Palla Strozzi fu espulso da Firenze.
- Secondo altri, tra i quali Darrel Davisson, basandosi anche su dati stilistici che farebbero pensare ad un'opera degli anni più maturi dell'artista, l'immagine del pannello centrale era stata completata da Lorenzo Monaco, ma danneggiata dopo l'esilio nel 1434 dello Strozzi e sostituita ex novo con i dipinti dell'Angelico verso il 1440.[7]
Note | |
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Bibliografia | |
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