Adorazione dei Magi (Gentile da Fabriano)
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi (1423), tempera su tavola | |
Adorazione dei Magi o Pala Strozzi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi, sala 7 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Basilica di Santa Trinita |
Oggetto | polittico |
Soggetto | Adorazione dei Magi; Storie dell'infanzia di Gesù; Gesù Cristo redentore benedicente; Annunciazione; Profeti; Motivi decorativi floreali |
Datazione | 1423 |
Autore |
Gentile da Fabriano (Gentile di Niccolò) |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 301,5 cm; l. 283 cm |
Iscrizioni | OPVS GENTILIS DE FRABRIANO / MCCCCXXIII MENSIS MAIJ |
Note Opera firmata e datata | |
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L'Adorazione dei Magi (detta anche Pala Strozzi) è un polittico, eseguito nel 1423, a tempera su tavola, da Gentile di Niccolò detto Gentile da Fabriano (1370 ca. - 1427), proveniente dalla Basilica di Santa Trinita di Firenze e ora conservato presso la Galleria degli Uffizi nella stessa città toscana: quest'opera è ritenuta il capolavoro del pittore marchigiano.
Descrizione
Soggetto
Il tema dell'Adorazione dei Magi si prestava perfettamente per la messa in scena di una sontuosa sacra rappresentazione, che celebrasse la ricchezza del committente e la competenza dell'artista.
L'opera non rappresenta una scena unica, ma racconta il cammino compiuto dai tre Magi, seguendo la stella cometa, per giungere a Betlemme al cospetto di Gesù Bambino.
Lunette
La narrazione ha inizio nelle tre lunette, dove si vedono:
- a sinistra, Tre Magi avvistano la stella cometa dall'alto del monte Vettore, raffigurato come una rupe a picco sul mare, dove si vedono un porto e alcune caravelle.
- al centro, corteo dei Magi si mette in viaggio per dirigersi verso Betlemme, che si scorge nella lunetta precedente, solo che è vista da un'altra prospettiva. La città è arroccata su un colle e circondata da una fertile campagna descritta in modo minuzioso: si notano terreni coltivati, boschi fioriti, una fattoria, le mucche accosciate, i ponticelli di fortuna, fatti con i tronchi, costruiti per agevolare al corteo l'attraversamento di una spaccatura del terreno. Si vedono, anche i leopardi dei nobili accoccolati sulla schiena dei cavalli e un'animale feroce che aggredisce un cervo. Al centro del corteo i tre Magi, ricoperti d'oro dalle varie sfumature, che assomigliano più ad eleganti aristocratici, che parlano tra loro, come ad una battuta di caccia o ad una processione religiosa.
- a destra, corteo dei Magi sta attraversando un ponte levatoio per entrare nella città di Betlemme, vista da un'altra prospettiva.
Registro centrale
Nel registro centrale, la scena - in un'atmosfera notturna - si svolge all'interno delle mura di Betlemme: il corteo è arrivato ormai dinanzi ad una casa dai muri diroccati, sulla quale si arrampica un ramarro e sopra la quale è posta la stella cometa e alla grotta, davanti alle quali compaiono:
- Maria, avvolta in un manto azzurro, sta seduta di profilo e offre Gesù Bambino all'adorazione dei Magi.
- San Giuseppe, a fianco della Madonna, veglia sul Bambino con sguardo attento e amorevole.
- Due ancelle, dietro alla Vergine, raffigurate sotto ad un arco con in mano il dono del primo dei Magi, ossia l'oro;
- Bue e asino, dentro la grotta con davanti la mangiatoia.
- Tre Magi, vestiti sono con abiti sontuosi, in prezioso broccato trapuntato d'oro finemente arabescati, copricapo sfavillanti e cinture con borchie preziose, ottenute a rilievo tramite punzonature e applicazioni. Essi, come di consueto, rappresentano le tre diverse età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia)[1] e sono raffigurati nell'atto di inginocchiarsi davanti al Bambino:
- Gaspare, quello più anziano, ha deposto la corona ai piedi della Madonna e si è prostrato per ricevere la benedizione di Gesù Bambino;
- Melchiorre, di età matura, si sta per chinare e con la mano destra sta per togliersi la corona, mentre con la sinistra tiene il calice dorato con l'incenso;
- Baldassare, il giovane, indossa un abito particolare, quasi una lorica da parata, è appena sceso da cavallo, infatti, un servitore gli sta ancora smontando gli speroni, ma con lo sguardo è già rivolto al Bambino e tiene in mano un'ampolla d'oro con la mirra da donargli.
Inoltre, a destra, si snoda il corteo che accompagna i Magi, tra cui si notano:
- Due personaggi, in abiti preziosi ed eleganti, con tratti ben riconoscibili: l'uomo con in mano il falcone (suo emblema araldico), vestito con un abito damascato e un prezioso turbante, è il committente Palla Strozzi, mentre quello alla sua sinistra, con il cappello di pelo rosso, che guarda verso lo spettatore, è ritenuto, dalla gran parte degli studiosi, suo figlio Lorenzo, anche se Giorgio Vasari[2] lo identifica con un autoritratto di Gentile, ma ciò è poco probabile, poiché questi si trova in una posizione particolarmente preminente e, inoltre, l'uso da parte degli artisti di evidenziare il proprio volto raffigurandosi con lo sguardo rivolto verso lo spettatore è più tardo.
- Alcuni inservienti, tra i quali uno, in primo piano, che regge la spada di uno dei Magi e ha una banda a tracolla che ricorda, in lettere dorate a rilievo, i caratteri cufici.
- Vari animali animano il corteo, creando un vivace campionario naturalistico ed esotico, tra i quali si scorgono:
- Gruppo di cavalli che, spaventati da un leopardo, creano un movimento di linee centrifughe;
- Levriero, in basso a destra, ritratto con una precisione naturalistica, che si stira tra le zampe di un cavallo, con un prezioso collare dorato ottenuto a rilievo;
- Due scimmie, in alto quasi al centro, sedute su dei dromedari;
- Alcuni uccelli, in particolare, un falcone in volo.
Predella
La predella, composta da tre scomparti, presenta le Storie dell'infanzia di Gesù, in particolare:
- a sinistra, Natività di Gesù;
- al centro, Fuga in Egitto;
- a destra, Presentazione di Gesù al Tempio.
Gentile da Fabriano, Predella con Storie dell'infanzia di Gesù (1423), tempera su tavola
Scomparto sinistro
La Natività di Gesù è ambientata di notte, come la scena nel registro centrale, in un paesaggio brullo e montuoso, sotto un cielo stellato con luna (a sinistra), dove compaiono:
- a sinistra, si scorge lo stesso edificio rosato, dove si trovano le due ancelle di Maria: una dorme con la testa girata verso il fondo, l'altra è sveglia e guarda verso Gesù Bambino che, appena nato, emette una luce che rischiara tutta la scena;
- Maria, inginocchiata, in adorazione del Bambino;
- Bue e asino disposti a semicerchio, vicino alla mangiatoia;
- San Giuseppe addormentato e un po' in disparte, a sottolineare il suo ruolo di tutore di Maria e di Gesù Bambino, ma senza un ruolo attivo nella sua nascita.
- in alto, a destra, Angelo appare ai pastori annunciando la nascita di Gesù.
L'episodio, di grande finezza luministica, presenta l'illuminazione dal basso del tetto, davanti alla porta dell'edificio e della grotta, o delle ombre che coprono solo metà del tetto sotto il quale sono le ancelle e la luce rischiara solo alcuni dei rami dell'albero a cui è appoggiato san Giuseppe.
Scomparto centrale
La Fuga in Egitto è ambientata in un ricco paesaggio, con i medesimi protagonisti:
- Maria con Gesù Bambino, in sella ad un asino;
- San Giuseppe che fa da guida;
- Due ancelle, dietro alla Sacra Famiglia.
I personaggi centrali hanno come quinta una montagna appositamente creata, ai lati il paesaggio che si dilata a perdita d'occhio. Il cielo limpido sovrasta una giornata estiva, illuminando la frutta negli alberi, le cime montuose, i castelli e le città, tra cui quella a destra, composta di cupole, torri, campanili e altri edifici dagli irreali colori pastello. La strada è ghiaiosa, con i ciottoli dipinti uno ad uno e tutta la scena sembra risplendere in una polvere dorata, che deriva dai raggi del disco solare, completamente d'oro, in alto a sinistra.
Scomparto destro
Lo scomparto con la Presentazione di Gesù al Tempio, attualmente conservato al Museo del Louvre a Parigi[3], presenta una scena che si può dividere in tre parti:
- al centro, il Tempio di Gerusalemme raffigurato come un elaborato complesso a pianta centrale aperto sul davanti, tramite un loggiato a tre arcate, in modo da mostrare la scena che sta avvenendo all'interno, cioè la presentazione di Gesù alla presenza di Maria, san Giuseppe, la profetessa Anna, Simeone il Giusto e un astante vestito di rosso, forse il Sommo sacerdote, oltre ad una figura seminascosta dietro l'aureola della Madonna. Vivace è Gesù Bambino, che sembra volersi divincolare dalla presa di Simeone, secondo uno studio dal vero che si riscontra anche in altre opere della maturità dell'artista. Particolarmente articolata è la costruzione architettonica, con il disegno delle volte realizzato con una prospettiva intuitiva che ricorda le profonde scene della pittura gotica della seconda metà del XIV secolo.
- ai lati, la rappresentazione di una Città ideale, con palazzi, chiese e loggiati costruiti con attenzione minuziosa ai dettagli (i balconcini, le scale, le volte, ecc.). Si tratta di uno sfondo architettonico, sottodimensionato rispetto ai personaggi presenti.
- a sinistra, Due nobildonne, assistono alla scena nel Tempio, una delle quali, quella a sinistra, indossa: la giornea, sopravveste di stoffa pregiata rivestita al suo interno di pelliccia o di seta, tipico abito delle classi più agiate; la ghirlanda, ossia un copricapo a forma d'anello con fiori e rami intrecciati ad una preziosa stoffa dorata. Le due donne hanno un'andatura altera e composta, secondo la raffigurazione tipica della classe signorile.
- a destra, Due mendicanti, in netto contrasto con le dame precedenti, vestiti con miseri stracci e ricurvi per la loro indigenza.
Cornice
Il dipinto è inquadrato dalla cornice originale tardogotica, in legno intagliato, intarsiato e dorato con tre archi a tutto sesto sormontati da elaborate cuspidi e con pilastrini decorati da fessure polilobate in cui sono rappresentati vari fiori e piante.
Cuspidi
Nelle tre cuspidi vi sono altrettanti tondi, sovrastati da un angelo e fiancheggiati da due profeti:
Gentile da Fabriano, Cuspidi con Gesù Cristo redentore benedicente, Annunciazione e Profeti (1423), tempera su tavola
- a sinistra:
- San Gabriele arcangelo annunciante (nel tondo)
- Ezechiele
- Michea
- al centro:
- Gesù Cristo redentore benedicente (nel tondo)
- Mosè
- Re Davide
- a destra
Pilastrini
I pilastrini sono decorati da fessure polilobate con Foglie e fiori (crochi, giaggioli, gigli, convolvoli e borragini) rappresentati con un'immediatezza simile a quella dei Tacuina sanitatis[4] e indagati col piglio naturalistico tipico di Gentile. Essi hanno forme intricate e brulicanti, come tipico delle opere della fase matura dell'artista, al posto dell'ordinata serie di fiori del periodo giovanile. Per meglio rendere l'effetto di realismo, il pittore raffigurò spesso piccole foglie e qualche infiorescenza direttamente sulla cornice, come se sporgessero dai trafori, secondo uno schema altamente illusionistico.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- L'opera, pur mantenendo la struttura del polittico, non si presenta come tale, poiché la scena principale occupa tutto il registro centrale, senza scomparti, come invece troviamo nella predella. Il corteo dei Magi si dispiega su tutta la parte centrale del dipinto, sfruttando la forma tripartita nella parte alta per dare origine a più nuclei d'azione, arricchiti da molti dettagli realistici e di costume, che creano un effetto vibrante dove l'occhio dello spettatore si sposta da un particolare all'altro.
- I personaggi sono tanti, ed hanno caratterizzazioni fisionomiche differenziate, particolare questo che dimostra l'influenza subita dalla pittura nordica, che di certo Gentile ebbe modo di conoscere nel suo soggiorno veneziano. Ma di gusto tardo gotico è sicuramente la ricchezza delle vesti, dei turbanti e delle bardature dei cavalli. In questi particolari, trattati in maniera molto minuta e particolareggiata con il tipico tratto calligrafico del tempo, si ritrovano gli effetti più splendidi di questa opera. In realtà l'immagine, ad un colpo d'occhio complessivo, presenta varie incoerenze che la rendono in alcuni elementi inverosimile, soprattutto sul piano spaziale. Le figure, infatti, si affollano senza trovare un reale spazio di profondità dove inserirsi. Si nota il particolare della grotta con il bue e l'asino, che a parte l'innaturale forma della grotta, che sembra più un guscio d'uovo che un'apertura in una roccia, non si riesce a comprendere dove sia lo spazio nel quale si colloca l'asino. Anche il cielo, nel quale appare la stella cometa, posta proprio sulla testa di san Giuseppe, si presenta troppo compresso in basso e sul piano anteriore di rappresentazione, anche perché i cortei che si snodano in lontananza danno l'illusione di un orizzonte alto, che contrasta in maniera totale con la presenza della stella così in basso.
- La minore dimensione delle figure in lontananza non è frutto di una visione prospettica ma, più semplicemente, l'espediente per poter contenere nel dipinto un numero ancora maggiore di personaggi. Questi, del resto, sono sempre perfettamente definiti fin nelle loro caratteristiche più piccole: dai finimenti dei cavalli agli accessori degli abiti, dagli animali che li accompagnano, fino ai ciottoli polverosi del sentiero che calpestano. Questo contraddice ogni legge della visione e quindi il puntiglioso eccesso di realismo finisce per generare l'effetto contrario: quello dell'astrazione e dell'irrealtà più assolute.
- L'abbondanza degli ori e argenti è uno degli elementi che più colpisce nel polittico. I metalli erano applicati in foglie sottili nelle vesti e nei finimenti dei cavalli e in seguito incisi a mano libera o marcati con punzoni con vari motivi decorativi. Spesso, per rendere la materialità dei tessuti, l'artista incide l'argento e l'oro e poi applica velature di colore trasparenti. Inoltre, alcuni oggetti e particolari sono realizzati a rilievo, ossia in "pastiglia" (un impasto di gesso e colla steso con il pennello) o in cera dorata, come l'elsa della spada retta da un paggio o la corona di Gaspare, posata a terra.
- Il dipinto comunica una sensazione di preziosa e ricca eleganza. È qui chiaro l'intento autocelebrativo dello Strozzi, che attraverso la ricercatezza di questa opera manifesta pubblicamente la sua notevole agiatezza e la sua cultura. Nell'immagine, infatti, il tema sacro è quasi un pretesto per inscenare una ricca parata di caccia: occasione mondana molto amata dai ricchi e nobili dell'epoca. L'opera sembra riecheggiare le parole del cancelliere della Repubblica fiorentina, Leonardo Bruni (1370 - 1444), che affermò:
« | Il possesso dei beni esteriori offre l'occasione per esercitare la virtù. » |
- L'opera, sia nella tavola centrale che nella cornice modanata, è ricca di elementi botanici e animali, come è tipico del gusto artistico che si avverte nel tardo gotico. Elementi che vengono sempre rappresentati da Gentile con una precisione illustrativa da manuali scientifici.
Iscrizione
Nel polittico si trova un'iscrizione collocata nella cornice sul bordo inferiore del registro centrale, dove si legge la firma e la datazione dell'opera:
« | OPVS GENTILIS DE FABRIANO / MCCCCXXIII MENSIS MAIJ » |
Notizie storico-critiche
Il polittico con l'Adorazione dei Magi fu commissionato nel 1420 a Gentile da Fabriano da Palla Strozzi, uomo dotto e uno dei più ricchi banchieri e mercanti fiorentini dell'epoca, per essere collocato nella cappella di famiglia (attuale sagrestia) nella Basilica di Santa Trinita a Firenze e venne pagato l'ingente somma di 150 fiorini.
L'opera fu terminata nel 1423, risultando una felice espressione della cultura gotica internazionale, pur essendo già presenti alcuni elementi "rinascimentali" di Masaccio e Brunelleschi.
Sull'altare della cappella, il dipinto rimase anche dopo il rifacimento dell'ambiente, trasformato in sagrestia della chiesa nel 1698.
Nel 1806, in seguito alle soppressioni napoleoniche, la tavola fu rimossa dalla sua collocazione originaria e trasferita in un deposito, passando poi nel 1810 all'Accademia di Belle Arti.
Nel 1812, il polittico venne privato dallo scomparto destro della predella con la Presentazione di Gesù al Tempio, che fu trasferito a Parigi ed esposto al Museo del Louvre. Alla fine del XIX secolo ne venne realizzata una copia da Gaspare Diomede della Bruna (1839 - 1915), in sostituzione dell'originale.
Infine, nel 1919, l'Adorazione dei Magi giunse alla Galleria degli Uffizi, dove è attualmente esposta.
Note | |
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Bibliografia | |
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