Cattedrale di San Giusto (Trieste)
Cattedrale di San Giusto o Duomo di Trieste | |
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Trieste, Cattedrale di San Giusto (XIV secolo) | |
Stato | Italia |
Regione | Friuli-Venezia Giulia |
Provincia | Trieste |
Comune | Trieste |
Diocesi | Trieste |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza della Cattedrale, 2 34121 Trieste (TS) |
Telefono | +39 040 3224575 |
Fax | +39 040 9899711 |
Posta elettronica | san.giusto.martire@gmail.com |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Cattedrale |
Dedicazione | San Giusto di Trieste |
Vescovo | Giampaolo Crepaldi |
Fondatore | Rodolfo Pedrazzani Rodolfo Morandino de Castello Rebecco |
Inizio della costruzione | 1302 |
Data di consacrazione | 1385 |
Consacrato da | Enrico von Wildenstein |
Strutture preesistenti | Tempio romano; Basilica paleocristiana; Chiesa di San Giusto e Cattedrale di Santa Maria Assunta |
Materiali | pietra arenaria |
Coordinate geografiche | |
Italia |
La Cattedrale di San Giusto, detta anche Duomo di Trieste, è la chiesa episcopale, dove ha sede la cattedra del vescovo di Trieste, situata sulla sommità dell'omonimo colle che domina la città.
Storia
Origini
Il primo edificio di culto cristiano sorto sul colle di San Giusto risale alla metà del V secolo quando, sulle rovine del tempio romano, dedicato alla Triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), e inglobandone in facciata il propileo, fu costruita una grande basilica a tre navate orientata a est.[1]
Dalle due chiese alla grande Cattedrale
Nel IX secolo, la basilica primitiva essa fu sostituita da due chiese più piccole fra loro parallele:
- il sacello di San Giusto, di epoca carolingia, a pianta centrale, che, in seguito allungato, venne ad occupare parzialmente la navata destra;
- la cattedrale romanica di Santa Maria Assunta, documentata dall'XI secolo, che ne occupò la navata sinistra, la centrale e parte della destra.
Il progetto di fusione di questi due edifici paralleli tripartiti, che portò nel corso del XIV secolo alla realizzazione dell'attuale cattedrale a cinque navate, fu promosso dai vescovi Rodolfo Pedrazzani e Rodolfo Morandino de Castello Rebecco (1303 - 1320) e portato a termine dal vescovo Enrico von Wildenstein (1383 - 1396) che il 27 novembre 1385 consacrò la chiesa ed il nuovo altare maggiore. Dalla demolizione della navata destra dell'Assunta e di quella sinistra del sacello martiriale si ricavò un ampio spazio che, coperto da un soffitto ligneo carenato, divenne la navata centrale della nuova basilica, chiusa ad oriente da un'abside circolare.
L'intervento rese necessario anche l'allineamento dei prospetti (fine XIV secolo) unificati da una semplice ma elegante facciata a capanna, segnata dallo splendido rosone monumentale a doppia raggiera. L'originario campanile romanico (XI secolo), edificato sui resti ancora leggibili dell'avancorpo sinistro del propileo romano, fu rivestito di arenaria (1337 - 1343) assumendo l'attuale massiccio profilo. Sempre nel corso del Trecento vennero aggiunte, alle navate laterali, numerose cappelle devozionali: a sud quelle di San Servolo (1339) e San Carlo (1336); a nord quella del Tesoro (1363). Venne, inoltre, ampliato il sacello tardoromanico di San Giovanni Battista, che attualmente accoglie un antico fonte battesimale del IX secolo. Gli scavi archeologici ivi condotti, mettendo in luce i resti di un primitivo fonte esagonale e di un pavimento musivo del tempo del vescovo Frugifero († 546 ca.), hanno confermato l’ipotesi che in epoca paleocristiana in questa posizione sorgesse il battistero.
Dall'Ottocento ad oggi
Nella prima metà del XIX secolo, l'area presbiteriale subì un importante intervento di trasformazione: nel 1843 venne demolita l'abside della navata centrale, decorata da dipinti murali quattrocenteschi. Nel 1844 l'altare maggiore di fattura barocca, opera dello scultore veneziano Andrea Tremignan (1676), venne spostato nella cappella del Tesoro e sostituito con uno nuovo realizzato da Giovanni Antonini (ridotto alle attuali forme postconciliari nel 1967).
Il 7 novembre 1899 papa Leone XIII l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[2]
Il nuovo vasto presbiterio che invase parzialmente la navata centrale fu demolito un secolo dopo, nel 1949, per volontà del vescovo Antonio Santin (1938 - 1975) e su progetto degli architetti Fausto Franco e Vittorio Frandoli.
Importanti interventi di restauro condotti da Ferdinando Forlati, fra il 1930 ed il 1933, portarono alla sistemazione del sagrato ed alla ricostruzione dell'abside della navata centrale la cui decorazione a mosaico, affidata a Guido Cadorin, si proponeva quale elemento di continuità con gli splendidi mosaici medievali (XII - XIII secolo), collocati sulle due absidi delle navate laterali.
Descrizione
Esterno
Facciata
L'austera ed asimmetrica facciata a capanna, in arenaria, presenta al centro un rosone a doppia raggiera (fine del XIV secolo), realizzato in pietra carsica e marmo. In essa si aprono tre portali:
- Portale laterale sinistro, è sormontato da un arco ogivale, sopra il quale si trovano un'alta finestra ad arco ribassato ed una nicchia.[3]
- Portale centrale, presenta gli stipiti ricavati ricavati dalle due metà di una stele funeraria romana (inizi del I secolo d.C.), appartenuta alla gens Barbia; il busto, in basso a destra, fu trasformato successivamente in quello di san Sergio. Sopra il portale è murata una lapide che ricorda i danni subiti dall'edificio durante il bombardamento austro-inglese del 1813 contro le truppe francesi asserragliate nel castello.[4]
- Portale laterale destro, sopra al quale si nota un oculo che illumina la navata di San Giusto.
Sulla facciata, inoltre, sono collocati su mensole ricavate da piedistalli romani:
- Busti di tre vescovi di Trieste (1862), in bronzo, di Béla Brestyanszky, che raffigurano:
- Enea Sivio Piccolomini (1447 - 1450) che, divenuto papa con il nome di Pio II, aiutò la città durante l'assedio veneto del 1463;
- Andrea Rapicio (1567 - 1573), umanista e poeta latino;
- Rinaldo Scarlicchio (1621 - 1630), scopritore delle spoglie di san Giusto.
Campanile
Il campanile, che si presenta come una massiccia e robusta torre difensiva, è addossato alla parete sinistra della facciata e per un tratto si addentra nella chiesa stessa. Venne iniziato nel 1337 da Rodolfo de' Baiardi - come testimoniato da un'iscrizione posta sopra il portale ogivale d'ingresso - e completato nel 1343. La struttura ingloba, grazie al rivestimento di pietra arenaria, l'originario campanile romanico (XI secolo), edificato sui resti (ancora leggibili) dell'avancorpo sinistro del propileo romano. In origine, questo terminava con una cuspide acuta sormontata da acroterio (il cosiddetto "melone" con l'alabarda, simboli di Trieste), ma dopo le lesioni provocate da un fulmine abbattutosi nel 1421, la cuspide fu sostituita con un tetto di tegole a piramide schiacciata (come ancora oggi si presenta), mentre i due emblemi vennero rimossi.
Sul lato meridionale del campanile sono murati alcuni fregi romani ed una edicola gotica ad arco ogivale, entro la quale è collocata:
- Statua di san Giusto (XIII secolo), in marmo, di ambito friulano: la testa del santo è un ritratto di età romana reimpiegato.
Interno
L'interno, molto suggestivo per la sua asimmetria, è diviso in cinque navate da quattro colonnati che sostengono archi a tutto sesto poggianti su capitelli di tipo corinzio e cubico smussato sotto alti pulvini: le due navate di sinistra appartenevano alla chiesa di Santa Maria Assunta, quelle di destra alla chiesa San Giusto.
Chiesa di San Giusto
Della chiesa romanica, dedicata a San Giusto (XI secolo) rimangono oggi la navata maggiore e quella destra; il soffitto a travature è stato rifatto nel 1933. La parte più antica è quanto rimane del sacello martiriale a pianta centrale, che era costituito da un quadrilatero con tre absidi semicircolari (attualmente ne restano due) esternamente a terminazione rettilinea. La copertura del vano centrale è a cupola, impostata mediante pennacchi su un tamburo decorato con archetti e colonnine.
Nella chiesa si notano di particolare interesse storico-artistico:
- all'entrata, entro un recinto, Fonte battesimale esagonale (1382), in pietra, dotato di un coperchio barocco, in legno intagliato e scolpito policromo.
- addossata alla parete della navata destra, Statua di san Giusto (1870), in marmo, di L. Ferrari: l'opera era precedentemente collocata sull'altare del santo.
- Cappella di San Servolo, eretta nella prima metà del XIV secolo ed ampliata nel 1421, nella quale sono custodite le spoglie del santo martire triestino. All'interno si notano:
- all'altare, Trittico con Storie di san Servolo (1900), olio su tela, di Carlo Wostry.
- alla parete sinistra, Madonna con Gesù Bambino (XVIII secolo), tavola di ambito crertese-veneziano.
- alla parete destra, Gruppo scultoreo della Pietà, detta anche Vesperbild (prima metà del XIV secolo), in pietra arenaria dipinta, di ambito tedesco o altoatesino.
- fuori della cappella sulla parete destra, Lapide del vescovo Pace da Vedano (1341), che ha la sua tomba davanti all'attigua cappella dei Borboni.
- Cappella di San Carlo Borromeo o dei Borboni, coperta da un soffitto a botte ed illuminata da una trifora romanica, custodisce le tombe di Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna (1788 – 1855), che visse in esilio a Trieste, con la moglie e i figli.
- Abside centrale, dedicata a San Giusto, presenta un sedile che corre lungo il profilo e la parete divisa in cinque arcatelle cieche sostenute da sei colonnine con capitelli e pulvini di reimpiego (XI secolo). Di particolare rilievo:
- alla parete, entro le arcatelle, ciclo di dipinti murali con Storie della passione di san Giusto (1230 ca.), affreschi, di ambito friulano: sono stati scoperti nel 1945 sotto uno strato di pitture con lo stesso soggetto, databili al 1350 e staccate per sistemarle nell'ex Battistero.
- nel catino absidale, Gesù Cristo benedicente tra san Giusto di Trieste e san Servolo (primo quarto del XII secolo), mosaico, di maestranze veneto-ravennati.[5]
- Abside laterale destra, dedicata a Sant'Apollinare, nella quale rimangono tracce di dipinti murali molto sbiaditi dal tempo, raffiguranti:
- Storie di sant'Apollinare (fine XIII - inizio XIV secolo), affreschi.
La navata centrale del Duomo, ricavata nella seconda metà del XIV secolo dalla fusione della navata sinistra della chiesa di San Giusto con la destra di quella di Santa Maria Assunta, presenta un soffitto ligneo dipinto, a carena di nave triloba del XVI secolo, ricostruito nel 1905, terminante con un'ampia abside semicircolare.
La profonda abside, rifatta nel 1843 distruggendo quella trecentesca, è stata ricostruita nelle linee originarie nel 1932, rivestita di marmo cipollino, è decorata nel catino da:
- Incoronazione di Maria Vergine e santi (1932), mosaico di Guido Cadorin: l'iscrizione latina nell'arco trionfale ricorda che l'opera fu donata alla città di Trieste nel XIV anniversario della vittoria della Prima guerra mondiale (4 novembre 1918).
Chiesa dell'Assunta
L'abside centrale della chiesa di Santa Maria Assunta presenta una splendida decorazione musiva, su fondo oro, raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino tra san Michele arcangelo e san Gabriele arcangelo, Apostoli (primo quarto del XII secolo), mosaico, di maestranze veneto-ravennati.[6]
Tesoro della Cattedrale
A sinistra dell'abside dell’Assunta, attigua alla cappella dell’Addolorata, si apre quella dedicata a Sant'Antonio Abate, eretta nel 1364, dove attualmente è custodito il Tesoro della Cattedrale, dietro un'elegante cancellata in ferro battuto, eseguita a Lubiana nel 1650. Tra le opere e gli oggetti esposti sono di particolare rilievo:
- Reliquiario ad urna di san Giusto (XIII secolo),in lamina d'argento sbalzato, di bottega cividalese. Fu rinvenuta intatta nel 1624 dal vescovo Rinaldo Scarlicchio sotto l'altare del Santo; all'interno fu ritrovata anche la pietra forata che secondo la tradizione fu legata al collo del martire per affogarlo e il velo dipinto con la sua immagine.
- Stendardo processionale con San Giusto di Trieste (metà del XIII secolo), in seta dipinta, di ambito costantinopolitano, rinvenuto nel reliquiario ad urna del santo.
- Crocifisso dei Battuti (metà del XIII secolo), in lamina d'argento dorata e sbalzata, attribuibile ad una bottega veneta.
- Crocifisso di Alda Giuliani (1383), in argento sbalzato e dorata; sotto la croce appare la figura della donatrice inginocchiata in preghiera.
- Alabarda di san Sergio, divenuta emblema di Trieste, in ferro battuto su piedistallo dorato di stile gotico; secondo la leggenda essa cadde miracolosamente nel foro della città l'8 ottobre 303, allorché il santo soldato fu martirizzato in Siria. La tradizione vuole che l'arma-reliquia non tolleri né la ruggine né la doratura.[7]
- Polittico con Gesù Cristo crocifisso con la Madonna e san Giovanni evangelista tra Santi (seconda metà del XIV secolo), tempera su tavola, di Paolo Veneziano, proveniente dall'altare maggiore della Cattedrale.[8]
- Quattro reliquiari a busto di san Pietro, san Paolo, san Filippo e sant'Andrea (XVI secolo), in argento, di bottega viennese.
Cappelle di San Giuseppe e di San Giovanni Battista
Più avanti, sempre lungo la parete sinistra, si apre la cappella, dedicata a San Giuseppe, edificata nel 1668 dal vescovo Rinaldo Scarlicchio, dove di conservano:
- all'altare, Sposalizio di Maria Vergine (prima metà del XVII secolo), olio su tela, di Sante Peranda.[9]
- alle pareti laterali, Storie di san Giuseppe (1706), affreschi, di Giulio Quaglio.
Attraverso una piccola porta, si entra nella cappella di San Giovanni Battista, che fu battistero fino al 1861. I restauri, eseguiti nel 1932, l'hanno riportato alle forme del 1380, abbattendo le sovrastrutture ottocentesche, rifacendo il soffitto a capriate ed il pavimento, e ricomponendo l'abside originaria:
- al centro, Fonte battesimale a vasca esagonale con rilievi marmorei (IX secolo), opera di maestranze aquileiesi.
L'edificio trecentesco sorge nel sito dell'antico battistero paleocristiano, di cui rimangono scarse testimonianze in alcuni frammenti del pavimento e nella vasca già menzionata.
Note | |
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Bibliografia | |
Voci correlate | |
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