Federico III d'Asburgo
Federico III d'Asburgo Laico | |
---|---|
Hans Burgkmair il Vecchio Ritratto di Federico e Eleonora del Portogallo | |
Incarichi attuali | |
Imperatore del Sacro Romano Impero | |
Età alla morte | 77 anni |
Nascita | Innsbruck 21 settembre 1415 |
Morte | Linz 19 agosto 1493 |
Imperatore del Sacro Romano Impero (Federico IV formalmente Re dei Romani) | |
In carica | 19 marzo 1452 – 19 agosto 1493 |
Incoronazione | 19 marzo 1452 |
Predecessore |
Alberto II non incoronato |
Successore | |
Re di Germania | |
In carica | 2 febbraio 1440 – 19 marzo 1452 |
Incoronazione | 17 giugno 1442 |
Predecessore | |
Successore | |
Re d'Italia | |
Incoronazione | 16 marzo 1452 |
Duca di Stiria, Carinzia e Carniola | |
In carica | 10 giugno 1424 – 23 novembre 1457 |
Predecessore | |
Successore | |
Federico V come Duca d'Austria | |
In carica | 23 novembre 1457 – 19 agosto 1493 |
Predecessore | |
Successore | |
Dinastia | Asburgo |
Padre | Ernesto I |
Madre | Cimburga di Masovia |
Consorte | |
Figli | Massimiliano Cunegonda Cristoforo Elena Giovanni |
Religione | Cristianesimo Cattolico |
Firma |
Federico III d'Asburgo, Federico IV come re dei Romani, Federico V come arciduca d'Austria (Innsbruck, 21 settembre 1415; † Linz, 19 agosto 1493) è stato un imperatore germanico.
Cenni biografici
Era figlio primogenito dell'arciduca Ernesto d'Austria e di Cimburgis di Masovia. Successe al padre nel ducato dell'Austria inferiore e nel 1440, alla morte del cugino Alberto II, fu eletto re di Germania.
Federico III non fu capace di mantenere l'ordine e la tranquillità nei suoi stati e di perseguire una politica estera risoluta e precisa, ma nonostante ciò, il suo governo finì con l'essere ricco di fortunati eventi per gli Asburgo. All'interesse dinastico fu d'altronde costantemente rivolta la sua politica: per esso egli trascurò quasi completamente l'Impero, dove non si fece vedere dal 1444 al 1471.
Convinto dal proprio consigliere Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II, si unì a papa Eugenio IV contro l'antipapa Felice V. Nella primavera del 1445, a capo di una missione diplomatica, giunse a Roma il Piccolomini che a nome di Federico III invitò Eugenio IV a partecipare a un nuovo concilio indetto sotto l'egida imperiale, per comporre i dissensi sorti con il concilio di Basilea. Come prevedibile, il pontefice respinse l'offerta, ma grazie al buon funzionamento di un reticolo di amicizie che l'emissario vantava nella Curia romana poggiante su personaggi quali Tommaso Parentucelli, Pietro da Noceto e Giovanni Campisio, il Papa lo perdonò pubblicamente, avendo fatto ammenda per la vita mondana vissuta in precedenza.
Il recupero alla causa romana di un diplomatico di eccellenza, legato all'Impero germanico, consentì allo schieramento romano di annoverare un prezioso paladino alla corte di Federico III, dove Enea Silvio agì di concerto con i nunzi pontifici Bernardino López de Carvajal e Tommaso Parentucelli e riuscì a staccare dalla coalizione antiromana il marchese Alberto III di Brandeburgo e l'arcivescovo di Magonza Dietrich Schenk von Erbach. Fu così possibile a Federico III trovare una via all'accordo con i principi tedeschi circa la pace della Chiesa ottenuta il 22 settembre, preludio al riconoscimento del papa come unico pastore supremo della Cristianità, che la Dieta di Francoforte decretò l'11 ottobre 1446. Tra la sessantina di rappresentanti del Sacro Romano Impero inviati a Roma a notificare l'obbedienza a Eugenio IV, vi era anche l'Enea Silvio, che il 7 gennaio 1447 tenne un discorso nel pubblico concistoro.
Neppure tre settimane dopo, il 23 febbraio 1447, Eugenio IV morì. L'accordo definito dal Piccolomini il 7 febbraio ricordato come concordato dei Principi fu uteriormente elaborato dal successpre sul Soglio di Pietro papa Niccolò V dopo un intenso lavorio diplomatico che portò al concordato di Vienna (febbraio-marzo 1448) con cui Roma conservava il diritto alla provvista beneficiale mentre perdeva il diritto alla nomina di vescovi e abati: questi ultimi potevano soltanto essere revocati dal pontefice per l'inosservanza delle disposizioni del diritto canonico. Il concordato di Vienna resse i rapporti tra Santa Sede e l'Impero sino agli inizzi del XIX secolo.
Nel 1451 si ebbero le nozze per procura con Eleonora del Portogallo, che l'imperatore incontrò per la prima volta l'anno seguente a Siena, divenuta diocesi del suo segretario personale Piccolomini. La coppia raggiunse Roma dove il 16 marzo 1452 il Papa li unì in matrimonio e tre giorni dopo incoronò imperatori del Sacro Romano Impero nella basilica di San Pietro in Vaticano. Durante l'incoronazione alla consorte venne anche assegnato il nome di Elena, che ella non utilizzò mai.
Eleonora diede al marito cinque figli: Cristoforo (1455-1456), Massimiliano I (1459-1519) (successore del padre), Elena (1460-1461), Cunegonda (1465-1520) che sposò Alberto IV di Baviera e Giovanni (1466-1467).
Per imporre la sua autorità dovette sostenere varie lotte con Sigismondo del Tirolo, con il proprio fratello Alberto VI e con Mattia Corvino, re d'Ungheria. Fece sposare il figlio Massimiliano con Maria di Borgogna per assicurarsi un cospicuo ingrandimento territoriale.
Federico non riuscì mai a pacificare i confini orientali del suo regno. Gli Ottomani presero Costantinopoli nel 1453 e avanzarono in Stiria e Carinzia, senza opposizioni da parte dell'imperatore, finanziariamente e militarmente debole. Ma fu dal suo regno in poi che gli Asburgo si videro come la prima linea di difesa dell'Europa cristiana contro l'espansione militare islamica, un ruolo che avrebbero svolto per più di tre secoli. Federico dovette subire l'umiliazione di vedere Mattia I Corvino d'Ungheria conquistare gran parte dell'Austria ed entrare a Vienna nel 1485. Il 19 febbraio 1490, grazie ai negoziati intrapresi dal futuro cardinale Raymund Pérault, fu trovato un armistizio tra l'imperatore Federico III e il morente re Mattia Corvino, siglato dopo la morte di questi l'8 settembre successivo. I territori furono riconquistati dal figlio nell'anno successivo.
Dopo la riconquista di Vienna, Federico III si ritirò a vita privata e cedette ogni potere al figlio, già eletto re dei Romani nel 1486.
Federico morì a Linz il 19 agosto 1493, per i postumi di un operazione di amputazione della gamba sinistra avvenuta un paio di mesi prima. L'arrivo degli Ottomani in Carinzia ritardò l'arrivo del figlio Massimiliano e con esso il servizio funebre. Il 7 dicembre 1493 le esequie si svolsero infine nella cattedrale di Santo Stefano dove fu inumato. La sua tomba, scolpita da Nikolaus Gerhaert von Leyden, è una delle opere più importanti dell'arte scultorea del Basso Medioevo. L'opera fu ultimata nel 1513 ed è giunta fino ai nostri giorni.[1]
Successione degli incarichi
Predecessore: | Federico V come duca Ramo Leopoldino dell'Austria Interna (Stiria, Carinzia e Carniola) | Successore: | |
---|---|---|---|
Ernesto I | 1424 – 1457 | infeudato al fratello |
Predecessore: | Imperatore del Sacro Romano Impero | Successore: | |
---|---|---|---|
Alberto II Soltanto Re dei Romani |
1440 – 1493 Re dei Romani fino all'incoronazione nel 1452 |
Massimiliano I |
Predecessore: | Federico V come Arciduca d'Austria | Successore: | |
---|---|---|---|
Ladislao il Postumo | 1457 – 1493 | Massimiliano I |
Note | |
| |
Bibliografia | |
|