Osanna
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Osanna è un'acclamazione ebraica (הושיעה נא, "salva orsù!") che tradotta in greco (ὡσαννά, hosanná) compare sette volte nei racconti evangelici dell'Ingresso di Gesù a Gerusalemme, nei vv. Mt 21,9.15 (tre volte); Mc 11,9.10 (due volte); Gv 12,13 (una volta). In seguito all'uso evangelico è entrata nella liturgia cristiana[1].
In latino si ha la forma uguale a quella italiana oppure la forma hosanna.
Nell'Antico Testamento
Osanna significa letteralmente "salva, di grazia !"[1][2] (2Sam 14,4 ; 2Re 6,26 )[3]. Essa è un'invocazione escatologica di supplica.
Il Sal 118,25 fornisce un'altra attestazione dell'invocazione ebraica nel suo tenore originale: "Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!"[4]. Questo salmo era recitato durante la festa delle capanne[5], nella quale al popolo d'Israele era comandato di gioire "davanti al Signore" per sette giorni (Lev 23,40 ); uno dei sacerdoti recitava quel Salmo ogni giorno durante la processione attorno all'altare; il settimo giorno, poi, era recitato ogni volta durante ognuna delle sette processioni che si facevano; quando il sacerdote raggiungeva i versetti 25-26 suonava la tromba, e tutta la gente, inclusi i bambini, agitavano i rami di palma, mirto, salice, ecc., e gridavano con il sacerdote le parole:
« | Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. » |
Le parole ebraiche per "dona la salvezza" era hoshi῾a na: essa era ripetuta così frequentemente che venne abbreviata in hosanna. In questo contesto il settimo giorno della festa fu chiamato "Grande Osanna", e i rami di palma e di altre piante ricevettero anch'essi il nome di "Osanna"[6].
La festa delle capanne era un tempo di grande gioia, e tra i giudei si diceva che chi non avesse assistito ad essa non poteva sapere cosa significa la gioia. In tale contesto l'espressione Osanna fu associata alla gioia, e la stessa cosa si può dire dei rami di palma (cfr. 1Mac 13,51-52 ; 2Mac 10,6-7 ). Come tutte le acclamazioni di uso frequente, anche questa perse il suo significato primario, e divenne una specie di "viva!"[6].
Nei racconti dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme
Nei racconti dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme l'Osanna con il richiamo al Salmo 118 è motivato quindi dalla prassi liturgica ebraica. Tale impiego di Sal 119,25-26 suppone per tali versetti un'interpretazione messianica, non improvvisata in quel momento, ma già presente nel giudaismo dell'epoca.
L'affermazione di Sal 118,26 , che è riportata in maniera uguale nei tre evangelisti, "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!", era originariamente riferita ai pellegrini che giungevano a Gerusalemme per la festa, ma nel racconto dell'ingresso a Gerusalemme è riferita esclusivamente a Gesù; ciò rafforza il carattere messianico già contenuto nell'Osanna.
Le testimonianze della Chiesa antica
Già nella Didaché si trova l'acclamazione con un uso liturgico[1]:
« | Venga la grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio di David. Chi è fedele venga chi non lo è si converta. Maran athà. Amen. » (X, 6[7]) |
Sant'Agostino[8] ne attesta il significato di esclamazione di gioia.
San Girolamo, su richiesta di papa Damaso I, compose un trattatello sulla parola Osanna: recensiti alcuni significati impossibili escogitati da gente digiuna di ebraico, esaminando le varie versioni greche e discutendo di filologia ebraica, diede la spiegazione esatta nell'Epistola 20,16[9][1]. Lo stesso Girolamo attesta[10] l'antica usanza - andata poi perduta - di salutare i Vescovi con tale acclamazione.
Nella liturgia cristiana
Nella liturgia cristiana l'acclamazione è usata nel Santo che l'assemblea recita o canta alla fine del prefazio.
Il termine è poi usato in maniera specifica, conforme alla testimonianza dei Vangeli, nella liturgia della Domenica delle Palme.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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