Pietà vaticana (Michelangelo)
Michelangelo Buonarroti, Pietà (1498 - 1499), marmo | |
Pietà vaticana | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comune | |
Diocesi | Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Ubicazione specifica | Basilica di San Pietro in Vaticano, prima cappella della navata destra |
Uso liturgico | quotidiano |
Comune di provenienza | Città del Vaticano |
Luogo di provenienza | Antica Basilica di San Pietro in Vaticano, cappella di Santa Petronilla |
Oggetto | gruppo scultoreo |
Soggetto | Pietà |
Datazione | 1498 - 1499 |
Autore | |
Materia e tecnica | marmo |
Misure | h. 174 cm; l. 195 cm; p. 69 cm |
Iscrizioni | MICHELA[n]GELVS BONAROTVS FLORENT[inus] FACIEBAT |
Note Opera firmata | |
La Pietà, detta anche Pietà vaticana, è un gruppo scultoreo, realizzato tra il 1498 ed il 1499, in marmo, da Michelangelo Buonarroti (1475 - 1564), proveniente dalla cappella di Santa Petronilla nell'Antica Basilica di San Pietro in Vaticano ed attualmente collocato nella prima cappella della navata destra della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Descrizione
Soggetto
Nel gruppo scultoreo della Pietà compaiono:
- Maria Vergine, seduta su una sporgenza rocciosa (simbolo della sommità del monte Calvario), contempla con gli occhi bassi, assorta nel suo pacato dolore, il Figlio morto, deposto dalla croce; con la mano destra lo sostiene energicamente, pur toccando il corpo divino solo attraverso il sudario in cui è avvolto, mentre apre la sinistra in un gesto che sembra introdurre l'osservatore alla tragedia ed al mistero del sacrificio del Redentore.
- Gesù Cristo morto, il cui corpo nudo, è dolcemente disteso in grembo alla Madre.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- I gruppi scultorei della Pietà, prima di Michelangelo, erano realizzate essenzialmente in legno e diffusi soprattutto in area nordica - con il nome di Vesperbild - dove erano collegati alla liturgia del Venerdì Santo, ma piuttosto rari in Italia: questo fa pensare ad un'esplicita richiesta del committente, al quale fa probabilmente riferimento la descrizione del soggetto nel contratto, che riporta:
« | Una Pietà di marmo, cioè una Vergine Maria vestita con un Cristo morto nudo in braccio. » |
- L'iconografia della Pietà veniva tradizionalmente risolta in uno schema abbastanza rigido, con la contrapposizione tra il busto eretto e verticale della Madonna ed il corpo irrigidito ed orizzontale di Gesù: tale organizzazione influenzava anche la pittura, come si vede ad esempio nella Pietà (1493 ca.) di Pietro Perugino. Michelangelo innovò invece la tradizione concependo il corpo di Cristo come delicatamente disteso sul grembo di Maria con straordinaria naturalezza, privo della rigidità delle rappresentazioni precedenti e con un'inedita compostezza di sentimenti. Le due figure sembrano fondersi in un momento di toccante intimità, dando origine ad un'originale composizione piramidale, raccordate dall'ampio panneggio sulle gambe della Madonna, dalle pieghe pesanti e frastagliate, generanti profondi effetti di chiaroscuro.
- Il volto di Maria appare bellissimo, incorniciato dal velo che esalta la luminosità dell'incarnato, privo dei segni del dolore e giovane: già all'epoca della realizzazione dell'opera, e successivamente, sconcertò l'estrema giovinezza della Madonna, suscitando molte critiche - registrate anche dallo stesso Vasari - poiché era insolita in questo tipo di iconografia, perché considerata irrealistica se messo in rapporto con l'età del Gesù morto; mancando indicazioni certe riguardo i motivi di una tale scelta, si può qui sottolineare l'incapacità in epoca rinascimentale di riconoscere la tradizione medievale di Maria vista come sposa di Cristo e simbolo della Chiesa e ricordare che lo stesso Michelangelo, come scrisse il suo biografo Ascanio Condivi, sosteneva che "La castità, la santità e l'incorruzione preservano la giovinezza". Lo stesso Vasari affermava, confutando le critiche alla scelta dell'artista: "Se bene alcuni, anzi goffi che no, dicono che egli abbia fatto la Nostra Donna troppo giovane, non s'accorgono e non sanno eglino che le persone vergini senza essere contaminate si mantengono e conservano l'aria de 'l viso loro gran tempo, senza alcuna macchia, e che gli afflitti come fu Cristo fanno il contrario? Onde tal cosa accrebbe assai più gloria e fama alla virtù sua che tutte l'altre dinanzi." In sintesi, Michelangelo non voleva rappresentare la scena con lo scopo di narrare un episodio della passione di Cristo, ma era interessato all'aspetto simbolico: la purezza di Maria è tradotta visivamente nella sua perdurante giovinezza.
- Il livello di perfezione dell'opera è estremo, soprattutto nel modellato anatomico di Gesù, con effetti di tale levigatura, morbidezza e lucentezza da sembrare non di marmo ma di alabastro, come il dettaglio della carne tra il braccio e il costato, modificato dalla salda presa di Maria opposta al peso del corpo adagiato di Cristo. La bellezza della statua risiede proprio nel naturalismo straordinariamente virtuoso della scena, fuso con un'idealizzazione e una ricerca formale tipica del Rinascimento, e un notevole spessore psicologico e morale. Mai più nella produzione di Michelangelo, maestro del "non finito", si troverà un'opera così pulita, così compiuta, che sembra scolpita quasi a dimostrazione del raggiungimento di un traguardo formale dal quale poi potersi allontanare.
- La veduta laterale del gruppo consente di osservare quanto limitato sia lo spessore del blocco rispetto alla larghezza,[1] dal quale tuttavia Michelangelo riuscì ad ottenere il senso di una profondità straordinaria e di una monumentalità grandiosa. Infatti, guardando la statua dal davanti, è difficile accorgersi dei limiti che le dimensioni del blocco imponevano: solo esaminandola molto da vicino ci accorgiamo che il braccio sinistro del Cristo, premuto contro il corpo della Vergine, è intagliato quasi come in un rilievo.
Iscrizione
Nel gruppo scultoreo, sulla fascia che attraversa diagonalmente il busto della Madonna, è incisa la firma dello scultore:[2]
« | MICHELANGELVS BONAROTVS FLORENT[inus] FACIEBAT » |
Vasari riporta un aneddoto per giustificarne la presenza della firma dell'artista, raccontando che Michelangelo la firmò solo in un secondo momento, quando sentì che alcuni visitatori della cappella avevano lodato la bellezza della statua, ma attribuendola allo scultore lombardo Cristoforo Solari.
Notizie storico-critiche
L'opera fu commissionata a Michelangelo dal cardinale francese Jean de Bilhères de Lagraulas (1434 ca. - 1499), ambasciatore del re Carlo VIII presso papa Alessandro VI, ed era originariamente destinata al suo monumento funebre nella cappella di Santa Petronilla annessa alla basilica costantiniana distrutta per costruire il nuovo San Pietro.
Un contatto non formalizzato tra l'artista ed il committente dovette avvenire già nel 1497, in seguito al quale Michelangelo si recò personalmente nelle cave di Carrara per scegliere il blocco di marmo[3] - un'operazione che da allora divenne una costante della sua carriera di scultore - seguendone poi il trasporto fino a Roma in un viaggio che durò ben nove mesi. Il contratto, vero e proprio, venne stipulato solo il 27 agosto 1498, con l'intermediazione di Jacopo Galli - banchiere amico dell'artista - e ne prevedeva la consegna entro un anno. Effettivamente la statua venne ultimata nel 1499, data che segnò anche la scomparsa del suo committente Bilhères, e per questo collocata nella cappella di Santa Petronilla.
Poco prima del 1517, la statua venne trasporta nella sagrestia della Basilica di San Pietro in Vaticano e di nuovo spostata nel 1568 presso l'antico coro sistino, poi successivamente, per i lavori che procedevano nella chiesa, sull'altare dei Santi Simone e Giuda, e nel 1626 nel nuovo coro.
Nel 1736, vennero restaurate le dita della mano destra della Madonna.
L'attuale collocazione, nella prima cappella della navata destra della Basilica di San Pietro - detta per la presenza della celebre opera, Cappella della Pietà - risale al 1749, dove peraltro è sorretta da un piedistallo di Borromini.
Fortuna dell'opera
La Pietà venne realizzata da Michelangelo Buonarroti quando aveva appena 23 anni, talmente bella da renderlo celebre in tutta Italia e dare il via alla sua lunga e prestigiosa carriera.
Il gruppo scultoreo michelangiolesco raggiunse una vasta notorietà diventando un modello per gli artisti contemporanei come per quelli delle successive generazioni; tra i primi, Raffaello trasse ispirazione dalla Pietà per la Pala Baglioni (1507 - 1508), mentre in seguito fanno riferimento all'opera, con particolare attenzione al braccio del Cristo, pittori come Caravaggio e David, rispettivamente nella Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1602 - 1604) e nella Morte di Marat (1793).
Nel 1568, Giorgio Vasari celebrava l'opera con termini encomiastici, scrivendo:[4]
« | [Riguardo alla Pietà] non pensi mai, scultore né artefice raro, potere aggiungere di disegno né di grazia, né con fatica poter mai di finezza, pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte, quanto Michelagnolo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore et il potere dell'arte. » |
Atto vandalico e restauro
Il 21 maggio 1972, giorno di Pentecoste, eludendo la sorveglianza, prima che fosse possibile fermarlo e disarmarlo, László Tóth, geologo australiano di origine ungherese con problemi mentali, riuscì a colpire più volte con un martello la Pietà, al grido di:
(EN) | (IT) | ||||
« | I am Jesus Christ, risen from the dead! » | « | Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte! » |
L'opera venne gravemente danneggiata, soprattutto nella figura della Madonna: i colpi avevano staccato una cinquantina di frammenti, spaccando il braccio sinistro e frantumando il gomito, mentre sul volto il naso era stato quasi distrutto, come anche le palpebre.
Il restauro, lungo ed accurato, condotto nei laboratori dei Musei Vaticani, sotto la responsabilità del direttore Deoclecio Redig de Campos, fu effettuato riutilizzando per quanto possibile i frammenti originali, oltre che un impasto a base di colla e polvere di marmo e, grazie all'esistenza di numerosi calchi, fu possibile reintegrare l'opera fedelmente, senza rifacimenti arbitrari delle lacune.
Da allora è impossibile avvicinarsi al gruppo scultoreo, perché è protetto da un vetro antiproiettile per scongiurare eventuali danni.
Note | |
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Bibliografia | |
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