Prevosto

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Prevosto in abito tradizionale ambrosiano e ferula o mazza priorale.

Prevosto è oggi, nella Chiesa cattolica, un titolo prelatizio onorifico conferito normalmente a un parroco di una chiesa collegiata o di una parrocchia.

Origini

Nella Chiesa del primo millennio, il titolo di praeposĭtus era dato, nei monasteri benedettini, al monaco immediatamente subordinato all'abate, che era incaricato dell'amministrazione dei beni temporali del monastero.

Nell'ottavo secolo, Crodegango di Metz introdusse la regola di san Benedetto presso i canonici del capitolo cattedrale, che allora avevano vita in comune. Da allora, questo titolo divenne di uso comune anche nella gerarchia ecclesiastica delle diocesi.

Nelle lingue moderne europee

Il praeposĭtus latino divenne prevost in francese antico (Prévôt è l'equivalente in francese moderno) per poi passare nelle altre lingue europee moderne: Propst o anche Probst in area germanica; Provost in inglese. In spagnolo praeposĭtus divenne Preboste mentre nella lingua italiana si trovano i due termini che in alcuni casi sono pure sinonimi di preposito e prevosto.

Negli ordini religiosi

Come detto, furono i benedettini a introdurre nella loro gerarchia il termine di praeposĭtus; in molti ordini e congregazioni il Moderatore supremo e indicato con il titolo di preposito generale. Nella congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo è invece chiamato prevosto, anche i Canonici Regolari della Congregazione Ospedaliera del Gran San Bernardo indicano il loro Moderatore supremo con il termine francese di Prévôt.

In Italia

In talune diocesi, specialmente dell'Italia settentrionale, il parroco è chiamato prevosto (o preposto, preposito, proposto). Assai probabilmente tale denominazione si deve in alcuni casi al fatto che la chiesa e il beneficio parrocchiale sono il retaggio di monasteri e abbazie scomparse; in altri casi, perché la nomina alla cura parrocchiale avviene per mezzo di presentazione o "proposta" da parte del patrono; ma più spesso con tal nome si indica semplicemente la persona a cui è affidata la cura spirituale della parrocchia e perciò è messa a capo, cioè "preposta", a quel determinato gruppo di fedeli.[1] Sovente il territorio della sua giurisdizione era detto prepositura o nelle diocesi piemontesi prevostura.

Il Prevosto nella Chiesa Ambrosiana

Mappa delle pievi dell'arcidiocesi di Milano, ciascuna retta sino al 1972 da un proprio prevosto

Nell'arcidiocesi di Milano il titolo di prevosto ricoprì in passato un ruolo centrale nell'amministrazione dell'arcidiocesi stessa.

Le prime testimonianze documentate di praepositi nelle terre ambrosiane datano dal XII secolo. I prevosti erano a capo delle pievi che costituivano i territori del Ducato di Milano. Una delle sedi prepositurali oggi più importanti, per esempio, è quella di Lecco, che in passato era in una posizione strategica molto importante anche per i traffici commerciali con l'Europa settentrionale e per la difesa militare del Ducato.

I prevosti ambrosiani avevano sede nelle città capopieve e officiavano nella chiesa principale della città. Godevano del diritto di nominare i canonici delle proprie collegiate e di assegnare in beneficio le rendite di beni fondiari della loro pieve. Sul territorio di loro competenza, inoltre, stabilivano dei vicariati che venivano affidati a sacerdoti che in seguito saranno chiamate le parrocchie foranee (ossia, le parrocchie che non si trovano in città).

Nel caso dei prevosti senza giurisdizione ecclesiastica su un territorio, questi si trovavano prevalentemente nella città di Milano dove erano posti a capo delle basiliche cittadine. Dal momento che il prevosto aveva anche il ruolo di prefetto del capitolo anche il duomo di Milano aveva e ha un proprio prevosto.

Con la soppressione delle pievi (Sinodo diocesano del 1972 presieduto dal cardinal Giovanni Colombo), il titolo di prevosto è divenuto esclusivamente onorifico anche nella diocesi di Milano.[2]

Le antiche insegne corali ambrosiane

Per il prevosto: rocchetto come quello dei curati e dei canonici, con la fodera dei paramani violacea. Sopra il rocchetto un grosso nastro di seta violacea con sopra la cappamagna violacea con il cappuccio piegato. D'inverno, dalla prima domenica di ottobre a Pasqua, alla cappa magna si aggiungeva la pelliccia di ermellino o di coniglio bianco. Il prevosto aveva il tricorno con fiocco nero e portava un bastone distintivo del suo grado, chiamato "ferula".

Per il prevosto mitrato: alcuni centri in diocesi hanno il diritto al prevosto mitrato: oltre alle normali insegne del prevosto portava il fiocco rosso sul tricorno, la veste talare violacea e, quando celebrava solennemente, poteva usare la mitria bianca.[3]

Note
  1. Agostino Tesio, PREVOSTO su treccani.it, Treccani Enciclopedia Italiana, 1935 URL consultato il 3-12-2020
  2. *Voce Prevosto di it.wiki: il materiale ivi presente è stato rielaborato in senso cattolico e integrato
  3. TRADIZIONI RELIGIOSE E LITURGICHE su cantoriambrosiani.org. URL consultato il 3-12-2020