San Cataldo

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San Cataldo
Vescovo
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Santo
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 75 anni
Nascita 400/405
Morte Taranto
8 marzo 475/480
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 10 maggio
Altre ricorrenze
Santuario principale Cattedrale di San Cataldo (Taranto)
Attributi Mitria e baculo pastorale
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Taranto, Arcidiocesi di Taranto e di Rossano-Cariati
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Incoronazione
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Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 10 maggio, n. 7:
« Presso Taranto, san Cataldo, vescovo e pellegrino, che si ritiene venuto dalla Scozia. »

San Cataldo (400/405; † Taranto, 8 marzo 475/480) è stato un vescovo irlandese, discepolo di san Patrizio, come tramanda lo storico irlandese Colgan.

Biografia

I suoi genitori, Euco Sambiak ed Aclena Milar, abitavano in un castello nella città irlandese nota presso i latini con il nome di Rachau, e divennero ferventi cristiani grazie all'opera di missionari venuti dalla Gallia. Da loro Cataldo ricevette l'educazione e l'amore per la preghiera, l'obbedienza, l'ordine, la mortificazione e lo spirito di sacrificio. Alla loro morte Cataldo decise di donare tutta la propria eredità ai poveri.

Divenne quindi discepolo di san Carthagh, abate di Rathan in Irlanda. Ordinato prima sacerdote e poi vescovo da san Patrizio, decise di recarsi a visitare la Terra Santa in abito da pellegrino.

Secondo la tradizione, il santo sarebbe giunto a Taranto per volere divino: infatti si racconta che durante il soggiorno in Terra Santa, mentre era prostrato sul Santo Sepolcro, gli sarebbe apparso Gesù, che gli avrebbe detto di andare a Taranto e di rievangelizzare la città ormai in mano al paganesimo. San Cataldo allora, salpando con una nave greca diretta in Italia, intraprese un lungo viaggio che lo portò a sbarcare nel porto dell'attuale Marina di San Cataldo, località a 11 km da Lecce che oggi porta il suo nome. Sempre secondo la tradizione, il santo avrebbe lanciato un anello in mare per placare una tempesta, e in quel punto del Mar Grande si sarebbe formato un citro, cioè una sorgente d'acqua dolce chiamata "Anello di San Cataldo".

A Taranto Cataldo compì la sua opera evangelizzatrice, facendo abbattere i templi pagani e soccorrendo i bisognosi. In quel periodo si recò anche nei paesi limitrofi, tra cui Corato, in provincia di Bari, di cui divenne patrono avendo liberato la città dalla peste.

Morì a Taranto un 8 marzo tra il 475 e il 480 e fu seppellito nella chiesa di San Giovanni in Galilea, allora duomo della città, e lì il suo corpo fu dimenticato per parecchi anni.

Rinvenimento del corpo

Bottega orafa meridionale, Croce pettorale di san Cataldo (XI secolo), oro; Taranto, Museo Diocesano

La tradizione vuole che nel 1071, mentre si scavavano le fondamenta per la riedificazione della cattedrale della città distrutta dai saraceni nel 927, sia stata ritrovata una tomba importante, contenente una croce pettorale aurea (attualmente conservata al Museo Diocesano di Taranto), elemento comune a molti corredi funebri altomedioevali,[1] e un corpo, che si volle identificare con quello di Cataldo; successivamente al ritrovamento sulla croce pettorale fu incisa l'iscrizione:[2]

« CATALDVS »

Nel 1107 il vescovo Rainaldo traslò solennemente le reliquie sotto l'altare maggiore, mentre nel 1151 il vescovo Giraldo le collocò in un'urna d'argento nel transetto destro.[3]

Culto

Dal ritrovamento del corpo il culto di san Cataldo si sviluppò nella fede dei tarantini, che gli dedicarono il luogo del ritrovamento e lo elessero patrono della città.

La tradizione gli attribuisce numerosi miracoli compiuti a Taranto, tra i quali si rammentano i più importanti: avrebbe restituito la vista ad un fanciullo e fatto tornare in vita un muratore, avrebbe guarito inoltre un cieco e una giovane pastorella muta.

Viene invocato contro le guerre, le epidemie e la morte improvvisa.

Patronati e luoghi di culto

San Cataldo, oltre che patrono di Taranto e della relativa arcidiocesi, compatrono dell'arcidiocesi di Rossano-Cariati, e patrono di molte altre località minori situate in prevalenza nel Sud d'Italia (vedi elenco nella scheda del santo), viene venerato anche nelle seguenti località:

Argentiere meridionale, Reliquiario a statua di san Cataldo (ultimo quarto del XV secolo), argento fuso, lamina d'argento sbalzata e cesellata, ottone e gemme; Taranto, Museo Diocesano
  • San Cataldo (frazione di San Giovanni Incarico) (FR),
  • San Cataldo (frazione di Borgoforte) (MN),
  • Gliaca di Piraino (chiesa parrocchiale Maria SS. di Lourdes) (ME) - Bari (contrada inglobata nella città, reliquia, parrocchia, faro)
  • Corato (monastero di San Cataldo ora sede del municipio)
  • Eboli (chiesa rurale del 1160) (SA)
  • Modena (chiesa) - San Cataldo (chiesa) (CL)
  • Enna (Parrocchia e chiesa del XIII secolo) (EN)
  • Barletta (chiesa XII secolo, Confraternita)
  • Gravina (chiesa) (BA)
  • Monopoli (Confraternita) (BA)
  • Poggiorsini (masseria) (BA)
  • Putignano (contrada, via) (BA)
  • Monopoli (confraternita) (BA)
  • Spinazzola (culto) (BA)
  • Trani (culto)
  • Foggia (reliquia)
  • Manfredonia (contrada) (FG)
  • Lecce (chiesa del 1180)
  • Alliste (culto) (LE)
  • Nardò (culto) (LE)
  • Lecce, frazione di San Cataldo (culto)
  • Trepuzzi (case di San Cataldo) (LE)
  • Esanatoglia (Eremo di San Cataldo sec. XIV-XVII) (MC)
  • Martina Franca (chiesa campestre con affresco) (TA)
  • Massafra (chiesa rupestre con affresco) (TA)
  • Tricarico (culto) (MT)
  • San Cataldo (chiesa nella frazione di Bella) (PZ)
  • Grumento Nova (culto) (PZ)
  • Pietrapertosa (culto) (PZ)
  • Viggianello (culto) (PZ)
  • Palermo (basilica palatina)
  • Monreale (reliquia nel duomo) ([[PA)
  • Campagna (chiesa del 1156) (SA)
  • Supino (Santuario, reliquie) (FR)
  • Roma (collegio francescano irlandese di San Isidoro, reliquia del 1164)
  • Cottanello (chiesa del '700) (RI)
  • Motta Baluffi (culto, manoscritti archivio parrocchiale) (CR)
  • Poggio Sannita (contrada rurale San Cataldo e culto) (IS)
  • Francia Clermont (reliquia nella cattedrale)
  • Malta (chiesa)
  • Cisgiordania Betlemme (Basilica Natività, colonna navata centrale)
  • Cirò Marina (chiesa di San Cataldo) (KR)
  • Giuliano Teatino (CH)
  • Gangi(PA) di cui è protettore.
  • Gagliano Castelferato, chiesa Madre del 1304, festa 29/30/31 agosto (EN)

Il culto di san Cataldo è legato anche alle opere di assistenza sanitaria a agli enti pubblici che portano il suo nome in segno di fede e di riconoscenza per la sua protezione. In questi luoghi, quindi, il santo è venerato:

  • in Italia: Preci, frazione di Valloncello (Lebbrosario) (PG) - Bella (Ufficio postale) (PZ);
  • in Africa: Burundi (Centro Medico Sociale San Cataldo);
  • in India: Nuzvid - Vijayawada (Centro riabilitazione per malati di lebbra). Sono opere volute e realizzate dalla diocesi di Taranto.
Note
  1. Cosimo d'Angela, "Una scoperta altomedievale nella cattedrale di Taranto", in Di Cosimo Damiano Fonseca, Vito Sivo, Giosuè Musca ed., Studi in onore di Giosuè Musca, Edizioni Dedalo, 2000, ISBN 88-220-4003-1, pp. 129-132.
  2. A. Carducci, La crocetta aurea opistografa della cattedrale di Taranto, Taranto 1979, (Quaderni di Storia-Archeologia-Arte, 2 - Società di Storia Patria per la Puglia, sezione di Taranto).
  3. Pina Belli D'Elia, Alle sorgenti del romanico. Puglia XI secolo, Edizioni Dedalo, 1987, ISBN 88-220-4107-0, pp. 134-135.
Bibliografia
  • Capitolo Metropolitano di Taranto (a cura di), Alle radici del culto di San Cataldo, Taranto, 1997
Voci correlate
Collegamenti esterni