Santa Prassede di Roma
Santa Prassede di Roma Vergine · Martire | |
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Santa | |
Nascita | Roma |
Morte | Roma II secolo |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 21 luglio |
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Nel Martirologio Romano, 21 luglio, n. 1:
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Santa Prassede di Roma (Roma; † Roma, II secolo) è stata una vergine e martire latina, giovane patrizia romana fu martirizzata nel periodo imperiale di Antonino Pio.
Agiografia
Le notizie agiografiche su Prassede derivano da alcuni Leggendari romani, racconti composti tra il V e il VI secolo, particolarmente diffusi in epoca medievale. Il periodo in cui è vissuta è ancora oggetto di discussione, ma è solitamente identificato nel II secolo, forse al tempo di Antonino Pio (138-161).
Secondo il racconto di questi leggendari, il prete di Roma Pastore scrisse a Timoteo, discepolo di san Paolo, che San Pudente, un cristiano amico degli Apostoli, dopo la morte dei suoi genitori e della moglie Savinella, aveva trasformato la sua casa in una chiesa con l'aiuto dello stesso Pastore.
Pudente morì lasciando quattro figli, i maschi Timoteo e Novato e le due femmine Santa Pudenziana (o Potentiana) e Prassede. Le due donne, con l'accordo del prete Pastore e di papa Pio I, costruirono un battistero nella chiesa fondata dal padre, convertendo e amministrando il battesimo ai numerosi domestici e a molti pagani; il papa visitava spesso la chiesa (titulus) e i fedeli, celebrando la Messa per le loro intenzioni.
Pudenziana morì all'età di sedici anni, forse martire, e venne sepolta presso il padre Pudente, nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria. Dopo un certo tempo, anche il fratello Novato si ammalò e prima di morire decise di donare i suoi beni a Prassede, a Pastore e al papa Pio I.
Novato e Prassede inviarono una lettera all'altro fratello Timoteo, per chiedergli di approvare la donazione ricevuta. Avuta la risposta affermativa, Prassede chiese a Pio I di edificare una chiesa nelle terme di Novato (che evidentemente erano di sua proprietà) in vico Patricius. Con il consenso del Papa, la chiesa fu intitolata alla beata vergine Pudenziana; inoltre Prassede fece erigere un'altra chiesa in vico Lateranus intitolandola alla beata vergine Prassede (probabilmente una santa sua omonima).
Due anni dopo scoppiò un'altra persecuzione e Prassede nascose nella sua chiesa molti cristiani; l'imperatore Antonino Pio (138-161), informato, ne arrestò e fece condannare a morte molti, compreso il prete Semetrius; Prassede durante la notte provvide alla loro sepoltura nel cimitero di Priscilla, ma molto addolorata per questi eventi, ottenne di morire martire anche lei qualche giorno dopo. Il prete Pastore seppellì anche lei vicino al padre Pudente e alla sorella Pudenziana, nello stesso cimitero.
Culto
Il 20 gennaio 817 Pasquale I fece trasferire i corpi di 2300 martiri dalle catacombe o cimiteri all'interno della città, per preservarli dalle devastazioni e sacrilegi già verificatisi durante le invasioni dei Longobardi.
Le reliquie furono distribuite nelle varie chiese di Roma; in particolare, quelle di santa Pudenziana furono poste nella chiesa di san Pudente suo padre e quelle di Prassede nella chiesa di santa Prassede (secondo alcuni studiosi si tratta di due omonime). In questa chiesa sono venerate assieme anche alcune reliquie della sorella e di altri martiri, raccolte in quattro antichi sarcofagi nella cripta.
La celebrazione liturgica è rimasta divisa: santa Prassede al 21 luglio e santa Pudenziana il 19 maggio.
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