Gesù Cristo in trono tra angeli, Crocifissione di san Pietro e Decapitazione di san Paolo (Giotto)
Per approfondire, vedi la voce Pinacoteca Vaticana (Musei Vaticani) |
Giotto di Bondone, Gesù Cristo in trono tra angeli, Crocifissione di san Pietro apostolo e Decapitazione di san Paolo apostolo (1320 ca.), tempera su tavola | |
Trittico Stefaneschi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comune | |
Diocesi | Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Ubicazione specifica | Pinacoteca Vaticana, seconda sala |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Città del Vaticano |
Luogo di provenienza | antica Basilica di San Pietro in Vaticano, altare maggiore |
Oggetto | trittico |
Soggetto | Lato A: Gesù Cristo in trono tra angeli, Crocifissione di san Pietro apostolo, Decapitazione di san Paolo apostolo; Madonna con Gesù Bambino in trono tra angeli, ed apostoli;
Lato B: San Pietro apostolo in cattedra tra angeli e san Giorgio che presenta il donatore; Santo Stefano tra san Luca evangelista e San Giacomo |
Datazione | 1320 ca. |
Autore |
Giotto di Bondone e bottega |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 220 cm; l. 245 cm |
|
Il trittico con Gesù Cristo in trono tra angeli, Crocifissione di san Pietro e Decapitazione di san Paolo, detto anche Trittico Stefaneschi, è un dipinto, eseguito nel 1320 circa, a tempera su tavola da Giotto di Bondone (1267 ca. - 1337) e bottega, proveniente dell'altare maggiore dell'antica Basilica di San Pietro in Vaticano ed oggi è conservato nella seconda sala della Pinacoteca Vaticana, presso i Musei Vaticani.
Descrizione
Il trittico è dipinto su entrambi i lati, ma non è sicuro quale fosse il lato anteriore (recto) e quale il posteriore (verso), ma l'ipotesi più accreditata dagli studiosi è che la facciata con Gesù Cristo in trono fosse il recto, cioè il lato destinato alla visione dei canonici dall'altare quando officiavano nel presbiterio, mentre il verso, con San Pietro doveva essere visto dai fedeli nella navata.
Lato anteriore
Nel lato anteriore compaiono:
- al centro, Gesù Cristo in trono tra angeli ed il committente (cardinale Stefaneschi) inginocchiato ai suoi piedi
- a sinistra, Crocifissione di san Pietro apostolo: il martirio di san Pietro viene rappresentato secondo l'iconografia tradizionale, appeso ad una croce rovesciata. Soldati e dolenti si accalcano sotto la croce, mentre l'anima del Santo già l'anima (nel medaglione in alto) sta prendendo il volo. La scena si svolge tra due edifici identificati nella Piramide Cestia e nella cosidetta Meta Romuli:[1], il primo è un mausoleo piramidale tuttora esistente, l'altro monumento era ancora visibile all'epoca di Giotto in prossimità del Vaticano. I due edifici sono tradizionalmente legati al martirio di san Pietro.
- a destra, Decapitazione di san Paolo apostolo: in primo piano si vede, al centro del dipinto, il boia che divide il gruppo dei dolenti con il decapitato da una parte e i soldati che si ritirano dall'altra. La scena è ambientata in un paesaggio tra due colli:
- a sinistra, si nota un'ancella alla quale l'anima alata del Santo (in alto) le lancia, in segno di consolazione, il fazzoletto con cui fu raccolto il suo sangue;
- a destra si vede una piccola costruzione a pianta centrale, probabilmente il Faro di Ostia.
Lato posteriore
Nel lato posteriore compaiono:
- al centro, San Pietro apostolo in cattedra tra angeli, san Giorgio (a sinistra) e san Silvestro (a destra) che presentano i committenti: il cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi e papa Celestino V, in abito monacale, intenti a donare a san Pietro il modellino del trittico e un manoscritto). Il cardinale era titolare della Chiesa di San Giorgio al Velabro per questo è questo santo a presentarlo come offerenete;
- a sinistra, San Giacomo e san Paolo apostolo;
- a destra, Sant'Andrea e san Giovanni evangelista a destra.
Predella e cornice
Nella predella compaiono:
- sul lato anteriore i tre scomparti raffigurano:
- Madonna con Gesù Bambino trono tra angeli e apostoli.
- sul lato posteriore, l'unico scomparto superstite, mostra:
Gli scomparti mancanti della predella e la cornice originaria nel corso del tempo andarono perduti. La carpenteria gotica originale la possiamo, comunque, riconoscere nel modellino che il cardianale Stefaneschi porge a san Pietro in cattedra.
Lettura iconografica
La tematica centrale del trittico è la glorificazione del papato, argomento che spiega l'intonazione sontuosa e simbolica dell'opera, fino all'adozione di soluzzioni arcaizzanti nella concezione delle singole figure e dell'impianto nel suo complesso.
Notizie storico-critiche
Il trittico deve il suo nome al cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi (1270 ca. - 1343), che lo commissionò a Giotto di Bondone, insieme al ciclo di affreschi per la tribuna dell'abside dell'antica Basilica di San Pietro in Vaticano che è andato perduto. Il cardinale era uno dei membri più influenti della curia pontificia, oltreché fine letterato, che aveva contatti con gli artisti più importanti dell'epoca: da Pietro Cavallini, Simone Martini, ecc.
Il trittico venne ideato dal maestro, ma dipinto probabilmente principalmente dagli aiuti della sua bottega,[2] ed è caratterizzato da una grande varietà cromatica a scopo decorativo, ma da minor evidenza plastica rispetto ad altre opere di Giotto; l'importanza del luogo a cui era destinato imponeva l'uso del fondo oro dal quale le figure monumentali si stagliano con grande evidenza. Nell'opera le forme sono solide e solenni, dimostrando l'incontro con la scuola di pittura locale e con la statuaria classica, e non mancano alcune citazioni dell'antico, come la Piramide di Caio Cestio nell'episodio della Crocifissione di san Pietro apostolo.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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