Vexilla Regis
|
Il testo dell'inno e la traduzione italiana | ||||||||||||
|
Vexilla Regis ("I vessilli del re") è un inno liturgico latino di Venanzio Fortunato (530-609) che esalta il mistero della Croce di Cristo.
Storia
L'inno venne composto in occasione dell'arrivo presso la regina Santa Radegonda di una grossa reliquia della Santa Croce, a lei inviata dall'imperatore Giustino II. La regina Radegonda si era ritirata presso l'abbazia della Santa Croce da lei costruita vicino a Poitiers; per essa aveva cercato una reliquia del santo legno. All'arrivo della reliquia la regina chiese a Fortunato di scrivere un inno per la processione di traslazione alla chiesa. L'inno fu cantato quindi per la prima volta a Poitiers nel 568, ed era composto di otto strofe.
Papa Urbano VIII († 1644), che si reputava un poeta latinista, volle correggere molti testi liturgici che a lui parevano non abbastanza classici o elevati; in particolare il latino medievale degli inni venne sottoposto ad una profonda revisione, con massicci interventi testuali per rendere più scorrevole o solamente più aulico il testo degli inni stessi.[2] Ciò avvenne a scapito del contenuto teologico di scritti redatti spesso da grandi santi del passato.
In pratica i correttori del Vexilla Regis presero gli ultimi due versetti dell'VIII stanza e li sostituirono ai secondi due versetti della prima stanza, cambiando poi l'originale reddidit con il più eufonico pertulit. Tra le altre differenze, la più vistosa è l'eliminazione delle strofe II, VII e VIII.
A partire dai tempi di San Pio X la tendenza fu di tornare alla versione antica degli inni, e anche il Vexilla Regis fu riportato nella liturgia al suo tenore originale.
Caratteristiche letterarie
L'inno è composto in dimetri giambici acatalettici[3].
I versi, pur non privi di qualche enfasi e retorica, sono animati da una fede ardente e pervasi da una profonda ispirazione. Emerge subito con chiarezza il senso salvifico della Croce, insieme dolorosa e gloriosa, esaltata come "il vessillo del Re" (Vexilla Regis).
Uso liturgico
L'inno viene oggi pregato nei Vespri della Settimana Santa e nella festa della Santa Croce.
Precedentemente l'inno era cantato anche il Venerdì Santo durante la processione con cui il Santissimo Sacramento era portato dall'Altare della Reposizione all'Altare.
Le strofe 2, 4 e 7 sono omesse nell'uso liturgico. La dossologia che si trova nelle ultime due strofe non è di Fortunato, ma di un qualche poeta posteriore.
Nella letteratura
L'inizio dell'inno è ripreso da Dante Alighieri nella prima terzina del canto XXXIV dell'Inferno:
« | "Vexilla regis prodeunt inferni verso di noi; però dinanzi mira", disse 'l maestro mio "se tu 'l discerni". » |
Nella musica
Un'elaborazione polifonica fu eseguita da Giovanni Pierluigi da Palestrina. L'inno è presente anche nella Via Crucis di Liszt, e fu musicato anche da Anton Bruckner.
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |