Adorazione dei Magi (Hugo van der Goes)
Hugo van der Goes, Adorazione dei Magi (1470 ca.), olio su tavola | |
Altare Monforte | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comune | |
Diocesi | Berlino |
Ubicazione specifica | Gemäldegalerie |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | scomparto di trittico |
Soggetto | Adorazione dei Magi |
Datazione | 1470 ca. |
Ambito culturale | ambito fiammingo |
Autore |
Hugo van der Goes |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 147 cm; l. 242 cm |
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L'Adorazione dei Magi è uno scomparto di trittico, eseguito nel 1470 circa, ad olio su tavola, dal pittore fiammingo Hugo van der Goes (1440 - 1482), conservato presso la Gemäldegalerie di Berlino.
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto, in primo piano, davanti al muro della capanna, compaiono:
- Madonna, avvolta in un ampio manto, si presenta con un volto dal pallore regale e un'espressione malinconica. Ella sta seduta, mentre porge Gesù Bambino all'adorazione dei presenti.
- Tre Magi, con indosso preziose vesti e recanti doni preziosi. Essi, come di consueto, rappresentano uomini di etnie diverse e di tre differenti età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia):[1]
- Magio anziano, con un lucente manto rosso, inginocchiato davanti a Maria: egli ha appoggiato la sua corona, bordata di pelliccia, per terra, in segno di rispetto, accanto al prezioso recipiente colmo di monete d'oro posto sopra alla "pietra angolare" (Sal 118,22 );
- Magio d'età virile, con la barba, è appena arrivato e si sta inginocchiando: egli indossa la corona sopra un berretto di velluto rosso, ha una cappa foderata di pelliccia da cui sporge l'elsa della spada e una bisaccia decorata da perle con due piccole preziose margherite; è colto mentre porta la mano destra al petto e con la sinistra prende il dono, una coppa con la mirra, che un servitore gli sta porgendo;
- Magio giovane e moro, appena sopraggiunto, ancora in piedi: sorregge il suo dono - l'incenso - nel palmo della mano, indossa ancora gli speroni ed è vestito altrettanto sontuosamente, con al seguito tre servitori.
- San Giuseppe, accanto a Maria, in ginocchio con il cappello in mano, sembra incredulo davanti a quanto sta avvenendo.
In secondo piano, si vedono:
- Alcuni pastori, tra i quali quello con la barba e il cappello di pelliccia con la piuma e che è forse l'autoritratto dell'artista. Tutti gli sguardi ricolmi di profonda devozione, convergono verso il piccolo Gesù, che però è rivolto allo spettatore (fedele).
Nella scena, inoltre, sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come gli iris, lo scoiattolo, la piccola natura morta della scodella, la pentola, il cucchiaio di legno, il pane nella nicchia della parete, le spighe che alludono all'Eucaristia.
Ambientazione
La scena è ambientata tra rovine di grandi edifici (disposti in prospettiva grandangolare), con un pavimento in piastrelle preziose, sollevate e sbrecciate, che simboleggiano la decadenza della civiltà antica, restaurata e rinnovata dalla venuta di Gesù Cristo.
Sullo sfondo, inoltre, si notano due scorci di paesaggio nel quale si muovono alcune figure:
- a sinistra, Corteo dei Magi, inserito in un paesaggio luminoso nordico, nel quale si notano alcuni edifici e un laghetto, dove dei palafrenieri fanno riposare i cavalli.
- al centro, Due pastori indicano qualcosa ad un'anziana donna con un bambino piccolo, forse un riferimento a sant'Elisabetta che conduce il piccolo san Giovanni Battista in visita a Gesù.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il piano di calpestio appare come inclinato verso lo spettatore, dando così l'effetto che le figure stanno per cadergli addosso. Si tratta della tipica impostazione spaziale "a grandangolo" dei primitivi fiamminghi, prima che essi venissero a conoscenza della prospettiva lineare italiana.
- In alto pendono due gonfi drappi rosa e giallo: si tratta di quello che resta degli angeli che dovevano volare in alto nei pressi della stella cometa, secondo uno schema analogo a quello, ad esempio, dell'Adorazione dei Magi (1510 - 1515) di Jan Gossaert detto Mabuse.
- L'opera mostra l'estrema maestria dell'artista nel concertare uno straordinario spaccato in cui l'estremo realismo è fuso con i dettagli più esotici e sfarzosi dei Magi e del loro corteo. Alta è la qualità dei dettagli "difficili", come la resa dei materiali (la pelliccia, il velluto, i metalli preziosi, ecc.) oppure l'espressività di volti e mani, caricati di forte intensità come nelle migliori opere dell'artista.
- Il tema dell'Adorazione dei Magi non di rado fu attualizzato a fini celebrativi, con i Magi che assumono i tratti di personaggi noti di importanti famiglie del tempo. Lo storico dell'arte Albert Châtelet ha ipotizzato che il committente dell'opera sia Antoine de Croÿ, conte di Porcean: il primo magio avrebbe dunque le sue sembianze, così come nel secondo sarebbe lecito riconoscere il figlio Philippe.[2]
Notizie storico-critiche
L'opera era originariamente un trittico con gli scomparti laterali mobili - probabilmente dipinti su entrambi i lati - che sono andati perduti, come dimostrano le cerniere ancora presenti sulla cornice originale, nonostante il ridimensionamento dello scomparto centrale.
Non si conosce né il committente originale, né il luogo a cui era destinato. L'opera deve la sua denominazione tradizionale al Collegio di Nostra Signora de Antigua a Monforte de Lemos (Spagna), dove giunse verosimilmente all'inizio del XVI secolo.
Nel 1913 lo scomparto fu acquistato dalla Gemäldegalerie di Berlino, dove attualmente è esposto.
Dell'opera esiste una copia, con alcune varianti e in controparte, conservata presso il Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte sopra Varese, databile alla fine del XV secolo e attribuibile ad un seguace del maestro fiammingo:[3] il dipinto, pur non essendo l'unica copia nota, è un documento figurativo di grande interesse perché dà l'idea della parte superiore non più presente nell'originale, decurtato in epoca imprecisata.
Note | |
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Bibliografia | |
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