Adorazione dei Magi (Mabuse)
Mabuse, Adorazione dei Magi (1510 - 1515), olio su tavola | |
Adorazione dei Magi | |
Opera d'arte | |
Stato | Regno Unito |
Nazione | Inghilterra |
Regione ecclesiastica | [[|]] |
Contea | City of London |
Comune | Londra |
Diocesi | Westminster |
Ubicazione specifica | National Gallery, sala 14 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Geraardsbergen (Belgio) |
Luogo di provenienza | Abbazia di Sant'Adriano, Cappella della Madonna |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Adorazione dei Magi |
Datazione | 1510 - 1515 |
Ambito culturale | |
ambito fiammingo | |
Autore |
Mabuse (Jan Gossaert) detto Mabuse |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 177,2 cm; l. 161,8 cm |
Iscrizioni | IENNI/GOSSART DE MABV(se) |
Note | |
Opera firmata | |
|
L'Adorazione dei Magi è un dipinto, eseguito tra il 1510 e il 1515, ad olio su tavola, dal pittore fiammingo Jan Gossaert, detto Mabuse (1478 - 1532), proveniente dalla Cappella della Madonna annessa all'Abbazia di Sant'Adriano di Geraardsbergen (Belgio) e ora conservato presso la National Gallery di Londra.
Descrizione
Soggetto
La scena è ambientata tra rovine di grandi edifici (disposti in prospettiva grandangolare), con un pavimento in piastrelle preziose, sollevate e sbrecciate, che simboleggiano la decadenza della civiltà antica, restaurata e rinnovata dalla venuta di Gesù Cristo.
Nel dipinto, in primo piano, compaiono:
- Madonna con Gesù Bambino
- tre Magi:
- Baldassarre in piedi a sinistra, raffigurato come un giovane moro africano che porge con riverenza il contenitore con l'incenso, offrendolo su un drappo bianco;
- Melchiorre, in piedi a destra, accompagnato da alcuni inservienti e nell'attesa di poter avvicinarsi per offrire a Gesù il proprio dono, la mirra, in un magnifico contenitore;
- Gaspare, il più anziano, già inginocchiato dopo aver appoggiato in terra, davanti a Gesù, i simboli della sua regalità (corona e scettro), ad indicare l'omaggio dei potenti della Terra al Bambino. In questo personaggio, potrebbe celarsi il ritratto del committente dell'opera, forse Joannes de Broeder, abate di Sant'Adriano; egli ha appena consegnato a Maria un contenitore con monete d'oro, che nella forma ricorda il calice dell'Eucarestia; anche gli altri recipienti con i doni dei Magi rimandano al sacrificio di Gesù Cristo, assomigliando a reliquiari ed ostensori. Il tema del sacrificio è ricordato anche dal capitello sul pilastro dietro a Melchiorre, che presenta il Sacrificio di Isacco.
- Nove angeli, volano in alto: i tre in primo piano indossano vesti con i colori delle virtù teologali e uno di essi regge un cartiglio con un'iscrizione.
- Stella cometa brillante, in alto nel cielo: da essa discende verso Gesù Bambino la colomba dello Spirito Santo.
In secondo piano, si vedono:
- Bue e asino
- san Giuseppe, vestito di rosso, appoggiato al bastone, in disparte mentre leva lo sguardo al cielo.
- Personaggio in ombra, vicino a san Giuseppe, si affaccia da uno spiffero tra le pareti: si potrebbe trattare probabilmente dell'autoritratto del pittore.
- Pastori che si affacciano a contemplare Gesù Bambino.
- Truppe di Erode, si scorgono in lontananza, presto costringeranno alla fuga la Sacra Famiglia.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- La scena ha una composizione piramidale, con la Madonna seduta con Gesù Bambino al centro e i Magi ai lati, tratta probabilmente dall'Altare Monforte (1470 ca.) di Hugo van der Goes, conservato nella Gemäldegalerie di Berlino.
- Grande cura per i dettagli, come i sontuosi abiti e accessori indossati dai Magi, il delicato piumaggio delle ali degli angeli, la soffice resa dei capelli, la preziosità del paesaggio sfumato in lontananza, con edifici fantasiosi.
- In ogni spazio di questo dipinto emergono gli aspetti caratteristici della pittura fiamminga del XVI secolo, tesa a mostrare attraverso la preziosità dei recipienti l'eccellenza dell'oreficeria locale. Così pure la minuziosa descrizione dei prodotti più lussuosi dei tessitori, dei pellicciai, dei ricamatori, dei sarti, dei cappellai e dei calzolai è il testimonial del livello qualitativo raggiunto dalle botteghe manifatturiere dei Paesi Bassi.
Iscrizioni
Nel dipinto si trovano due iscrizioni con la firma dell'artista:
- sul cappello del Magio nero:
« | IENNI / GOSSART DE MABV(se) » |
- sul collare del suo inserviente:
« | IENNI GOSS(art) » |
Inoltre, sono presenti altre due iscrizioni:
- sul bordo della sciarpa bianca, dove è riportato, in versi latini, l'inizio dell'inno alla Madonna:
« | Salve Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo, et spes nostra, salve. » |
« | Gloria in excelsis Deo. » |
Notizie storico-critiche
Il dipinto fu commissionato al pittore da Joannes de Broeder, abate dell'Abbazia di Sant'Adriano di Geraardsbergen (Belgio), per la Cappella della Madonna annessa al monastero.
L'opera è documentata dal 1600, quando la videro, durante un trasferimento da Oudenaarde a Bruxelles, Alberto d'Austria (1559 - 1621), ed Isabella Clara Eugenia d'Asburgo (1566 - 1633), governatori dei Paesi Bassi spagnoli e principi sovrani delle Fiandre meridionali. Essi, nel 1601, acquistarono il dipinto, dall'abate.
Nel 1603, dopo essere stata provvista di una nuova cornice, l'opera fu collocata nella cappella del Palazzo reale a Bruxelles.
Nel 1731, un incendio devastò il Palazzo reale, ma risparmiò la cappella e il dipinto, il quale fu tuttavia rimosso dalla sua sede nel 1744, dal governatore Carlo Alessandro di Lorena (1712 - 1780), prima che, negli anni Settanta del Settecento, l'edificio venisse demolito. L'opera, rimasta nella collezione personale del principe di Lorena, è elencata nell'inventario redatto alla sua morte con attribuzione a Dürer e come tale messa in seguito in vendita l'anno seguente (1781).
Un documento di François Mols ricorda il passaggio ad Emmanuel-Marie de Cock, consigliere degli Stati del Brabante. Quest'ultimo morì in esilio a Brno (Repubblica Ceca), ma il dipinto non lo seguì nei suoi spostamenti, finendo dopo vari passaggi in possesso di M. van Fulens a L'Aia (Paesi Bassi).
Per qualche anno, dell'opera si persero le tracce, finché nel 1787 venne esposta in un'abitazione londinese, durante un'asta organizzata da John Greenwood, di cui resta una descrizione abbastanza dettagliata, con attribuzione corretta a "Jan de Mabuse". Ignoto è il nome del compratore.
Nel 1795 il dipinto si trovava in vendita da Michael Briant e nel 1796 era inventariato nella collezione del conte di Carlisle Fredrick Howard, conservata presso la sua residenza a Castle Howard (Gran Bretagna), passando poi ai suoi eredi.
Nel 1885 fu trasferito al castello di Naworth; in seguito il conte George James Howard, per più di trent'anni influente fiduciario della National Gallery, si accordò con i curatori del Museo per l'acquisto dell'opera; traslazione che avvenne nel 1911.
Bibliografia | |
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