Antonio Zacara da Teramo

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Antonio Zacara da Teramo
Laico
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Miniatura con Antonio Zacara da Teramo
(part. dal Codice Squarcialupi), 1410-1415; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 63 anni
Nascita Teramo
1350 ca.
Morte 19 maggio 1413
Sepoltura
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Consorte

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Figli
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Collegamenti esterni
Invito all'ascolto
Brano 1: Gloria
Brano 2: Credo Deus Deorum
Brano 3: Ciaramella
Brano 4: Sumite, karissimi
Firma autografa
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Virgolette aperte.png
Chantor Domini nostri pape
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Antonio Zacara da Teramo o altrimenti Zacar, Zaccara, Zacchara, Zacharie, Zeltenpferd, Magister Zacharias e in alcuni documenti Antonius Berardi Andree de Teramo (Teramo, 1350 ca.; † 19 maggio 1413) è stato un compositore e teorico di musica sacra, cantore, miniatore e copista italiano. Sino a pochi decenni fa godeva di scarsa considerazione e veniva spesso confuso con Nicholaus Zacharie, compositore del XV secolo. Tuttavia, recentemente sono stati rinvenuti numerosi documenti che hanno permesso di ricostruire almeno in parte la spessa personalità di Zacara, che in tal modo emerge come uno dei compositori più prolifici, ingegnosi e largamente copiati del suo tempo.

Notizie biografiche

Le notizie sulla sua vita sono piuttosto frammentarie: fino a pochi decenni fa spesso non veniva neppure identificato correttamente. Alcune sue opere erano attribuite ad un compositore quasi omonimo, Nicholaus Zacharie vissuto nel Quattrocento; e poiché il suo nome[1] nei manoscritti delle sue opere risulta riportato con diverse lezioni (Zacar, Zaccara, Zacchara, Zacharie), si riteneva che le medesime fossero di autori coevi ma distinti.

Fortunatamente, gli studi condotti negli ultimi decenni soprattutto da Agostino Ziino, Nino Pirrotta e John L. Nádas hanno permesso di riordinare e contestualizzare questa grande figura. In particolare, sono stati tutti riportati a lui i componimenti contenuti nel Codice Squarcialupi e intitolati a "M Çacherias Chantor Domini nostri pape".

Nascita

La data di nascita non è conosciuta, ma viene ricavata dal raffronto fra due circostanze:

  • un contratto del 5 gennaio 1390 che fa riferimento a magistro Antonio Berardi Andree de Teramo alias dicto vulgariter Zacchara[2]: il documento contiene l'assunzione del musicista come insegnante di musica per i residenti dell'Ospedale di Santo Spirito in Sassia, Roma, e gli commissiona altresì la copiatura di un antifonario miniato per la chiesa adiacente; egli viene elogiato con le parole "optimo perito et famoso camtore, scriptore et miniatore", che ci dicono come probabilmente non fosse molto giovane;
  • il secondo elemento sono le risultanze degli antichi documenti anagrafici di Teramo, nei quali vengono nominati, negli anni dal 1402 al 1434, un notaio, Giacomo di Antonio da Teramo, e un giudice, Ursolino di Antonio da Teramo, che gli studiosi ritengono figli di Zacara.

Da ciò viene tratta la conclusione che il compositore sia nato prima del 1360, e probabilmente intorno al 1350.

L'aspetto fisico

Il Codice Squarcialupi, insieme a molte sue canzoni, contiene un suo ritratto, dove appare un uomo sgraziato e focomelico.

Conferma la descrizione un altro scritto, il Catalogo di uomini illustri di Alessio Tulli (Teramo, 1766) che riporta un documento ora perduto, il Necrologium Aprutinum: in esso si descrisse Zaccarias Teramnensis come un compositore di eccezionale successo ed elegante copista, ma piccolo di statura e con solo dieci dita fra mani e piedi[3].

Attività

Zacara, nonostante la sua menomazione fisica, sviluppò una grande abilità in diversi campi, e divenne così esperto ed apprezzatissimo miniatore e copista, oltre che cantore, scrittore e compositore.

Trasferitosi a Roma, nel 1390 venne assunto dai frati dell'ospedale romano di Santo Spirito in Sassia come insegnante di musica e come autore di un antifonario miniato che purtroppo non ci è pervenuto.

Nel frattempo, si era sposato e frequentava come cantore la cappella pontificia: lo sappiamo da una lettera papale del 1 febbraio 1391 indirizzata al magistro Antonio dicto Zacharie de Teramo, contenente la nomina a segretario papale.

Tuttavia, abbiamo solo una trentina di lettere papali sicuramente scritte da lui e firmate A. da Teramo. Da esse si ricava che egli rimase a Roma fino al 1 giugno 1407, lavorando per Bonifacio IX (13891404), Innocenzo VII (1404–06) e Gregorio XII (1406-15) che probabilmente seguì quando questi si spostò al nord.

Il suo nome compare anche in altri documenti:

  • nelle uniche due superstiti liste di pagamento dei cantori papali di questi anni, quelle del febbraio e del marzo 1400, dove venne registrato rispettivamente come Zacchara e Zacharias;
  • nel resoconto del dottorato a Padova di Simone de Lellis da Teramo l'8 dicembre 1410 (a cui Antonio da Teramo partecipò come testimone).

In quegli anni turbolenti per il papato, Zacara si trovò coinvolto in alcuni intrighi che lo allontanarono dalla Curia romana, come testimoniato dal contenuto di alcune sue opere inusuali per l'epoca e di sapore politico: la ballata Dime, Fortuna sarebbe ispirata all'abbandono dell'obbedienza a papa Gregorio nel 1408.

Solo ipotesi sono formulate circa il periodo tra il 1408 e il 1412, per il quale gli studiosi hanno congetturato che egli fosse a Pavia presso Giovanni Maria Visconti oppure già alla corte dell'antipapa Giovanni XXIII.

Infine, apprendiamo dal Codice Squarcialupi che egli (Magistro Antonio dicto zachara) divenne ufficialmente maestro di cappella dell'antipapa Giovanni XXIII a Bologna dal 1412 al 19 maggio 1413.

Questa è anche l'ultima data certa che possediamo ed è la probabile data della morte: nei due documenti successivi che lo riguardano, entrambi del 1416, viene descritto come defunto, oltre che come proprietario di sostanziosi possedimenti[4].

Ancora nel 1463, i canonici di Teramo descrissero Zacharum musicum al loro nuovo vescovo, Giovanni Antonio Campano, rimarcando che eius inventa pro oraculis habentur ("le sue composizioni sono considerate oracoli").

L'opera di Zacara

Zacara fu uno dei musicisti più celebri ed innovatori del suo tempo: egli infatti sperimentò nelle sue composizioni le nuove tecniche portandole ad un altissimo grado di raffinatezza e perfezione. Questo lo fece diventare uno degli autori più copiati nei manoscritti dell'epoca, tanto che si trovano sue musiche nei codici di tutta Europa, dall'Inghilterra alla Polonia; il poema di Simone Prudenzani Il saporetto citò almeno sette delle sue canzoni e il necrologium Aprutinum sottolineò che egli compose parecchie canzoni che sono ancora cantate per tutta l'Italia e tenute nel più alto riguardo dai cantori francesi e tedeschi[5].

Compose musica sacra e secolare, e le sue opere si trovano soprattutto nei codici Squarcialupi e Mancini e in un manoscritto di Bologna, ma moltissimi brani si trovano copiati in tante altre fonti, duplicati anche più di una volta (di alcuni abbiamo addirittura 5 o 6 manoscritti). Poche sono le composizioni in esemplare unico, contenute in altre fonti.

Musica secolare

Il manoscritto originale della ballata Sumite, karissimi

La sua produzione secolare fu quanto mai varia e affascinante, e andò da brevi e semplici canzoni polifoniche (come Ferito già d´un amoroso dardo) a lunghe composizioni, musicalmente assai complicate e talvolta nel testo persino bizzarre, contenenti giochi di parole, enigmi, allegorie, citazioni proverbiali, simbolismi, allusioni alle contingenze politiche e alla vita dell'autore, che pertanto deve ritenersi artefice anche dei testi oltre che delle melodie.

Zacara fu infatti spesso il protagonista delle sue poesie, nelle quali raccontò, col gusto del poeta, del musicista e del miniatore, vicende ed avventure che lo avevano coinvolto nella professione (Deus deorum Pluto, Sol me trafigge 'l cor l'aquila bella,Deduto sey), nei sentimenti (Rosetta, Un fior gentil), in famiglia (Plorans ploravi); da queste canzoni apprendiamo i suoi spostamenti per la penisola (Benché lontan mi trovi, Je suy navvrés tan fort/Gnaff'a le guagnele) e le alterne fortune nel lavoro (Dime Fortuna, Spesso Fortuna cridote). In molti brani Zacara nascose anche la propria firma, inserendo il proprio nome mediante acronimi o giochi verbali bizzarri e a volte beffardi (accusati talora persino di essere in odore di satanismo). La già citata Je suy navvrés tan fort, o dous amy/Gnaff' a le guagnele et io anch' to' togli è una canzone poli-testuale e poli-linguistica, in francese, italiano e latino, e contiene un lamento per Firenze, criptata nella scritta rovesciata Aitnerolf

Anche se le scoperte sono molto recenti, e rimane ancora moltissimo da studiare e da collocare stilisticamente e storicamente, gli studiosi ravvisano due periodi:

  • il primo periodo, che arriva sino alla fine del XIV secolo circa, fu caratterizzato soprattutto dalla scrittura di ballate, di alcune canzoni popolari e di cacce. Si trovano prevalentemente nel Codice Squarcialupi e sono nello stile dell'ars nova di Jacopo da Bologna; i testi sono in linea con i modelli del tempo, e gli studiosi vi hanno trovato anche tracce del dialetto romano;
  • il secondo periodo, che cominciò dopo l'inizio del XV secolo, vide Zacara divenire esponente di punta dell'ars subtilior: le musiche, contenute per lo più nel Codice Mancini, diventarono complicatissime e molto ritmiche, con ampio uso delle tecniche più raffinate come l'hoquetus e l'imitazione, l'isoritmia e la sincopazione, e con la scomposizione e sovrapposizione dei testi e la creazione quindi di brani bi- o poli-testuali.

Una composizione in particolare, la ballata Sumite, karissimi, è stata considerata

« il punto più alto di groviglio ritmico, come non è mai stato più raggiunto in tutta la storia della musica polifonica »
(Willi Apel, The Notation of Polyphonic Music, Medieval Academy of America, 1942)

Musica sacra

A questo secondo periodo va probabilmente ascritta la maggior parte della produzione sacra, nella quale Zacara fu un vero e proprio innovatore, anticipando le messe-parodia con una serie di tecniche sino ad allora praticamente sconosciute e che vennero poi proseguite dai musicisti del primo rinascimento, come Johannes Ciconia e il famosissimo Guillaume Dufay.

In particolare, egli, che non ci ha lasciato nessun mottetto, scrisse con la forma della parodia brani per la messa, limitando però la partitura ai soli Gloria e Credo che venivano scritti in coppia (Gloria+Credo), ossia con soluzioni musicali stilistiche analoghe fra i due brani che costituivano perciò una unità compositiva: soluzione che fu poi proseguita in particolare da Bartolomeo da Bologna.

Le partiture erano lunghissime, molto più di quelle degli altri musicisti, e furono costruite usando soprattutto la tecnica dell'imitazione; non mancano originalissime invenzioni di Zacara, come l'uso di due voci soliste.

Tale repertorio, di notevole difficoltà, doveva essere eseguito a cappella[6] da voci maschili altamente specializzate, sia solisti che coristi.

E fu proprio la sua musica sacra che godette di una diffusione assolutamente internazionale, dal momento che Zacara fu l'unico italiano di quel tempo ad essere conosciuto e copiato in tutta Europa, nei manoscritti francesi, tedeschi, polacchi, e persino nell'"inglesissimo" Old Hall Manuscript.

Durante la sua attività di insegnante di musica egli scrisse anche, a beneficio dei suoi allievi, un trattatello, Ars contrapuncti secundum magistrum Zachariam, conservato in manoscritto nella Biblioteca Laurenziana di Firenze.

Elenco delle opere

  • musica sacra nel manoscritto I-Bc Q15 (Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica, manoscritto Q15):
    • Gloria Micinella, Credo Cursor - 4 voci, con introduzione a 2 voci (forse correlata con la famiglia Micinelli di Roma);
    • Gloria Rosetta, Credo Scabroso - 3 voci, basata sulla canzone D'amor languire dello stesso autore;
    • Gloria [Un] fior gentil, Credo Deus deorum - 3 voci, basata su canzone dello stesso autore;
    • Gloria Gloria laus honor, Credo - 3 voci;
    • Gloria, Credo du vilage (o dominicale) - 4 voci, con le 2 voci superiori che parafrasano il Credo I
    • Gloria Ad ongni vento - 4 voci, con introduzione a 2 voci, non musicalmente correlata alla sua ballata Ad ogne vento
    • Gloria Anglicana - 3 voci
  • musica sacra da altre fonti:
    • Gloria; Credo factorem - 3 voci, con sezioni a 2 voci
    • Credo - abbiamo solo il discantus a 3 voci
    • Gloria - a 3 voci
  • musica secolare nel Codice Squarcialupi (I-Fl Pal.87):
    • Ferito m'a d'un amoroso dardo - a 2 voci, con discantus
    • Non voler, donna, me di morte cruda - a 2 voci, citata da Prudenzani
    • Dicovi per certanza - a 2 voci
    • Benché lontan me trovi in altra parte - a 2 voci
    • [Mò] movit'a pietade - a 2 voci
    • Cacciando un giorno di quel tesoro/Ai cinci, ai toppi, ai bretti ai ferri - a 3 voci
    • Sol mi trafigge'l cor l'aquila bella - a 2 e 3 voci, anche nel Codice Martini
  • musica secolare nel Codice Mancini (I-La 184–I-PEc 3065):
    • Rosetta che non canbi may colore - a 2 voci, citata da Prudenzani
    • D'amor languire, suspirare e piangere - abbiamo solo il discantus a 2 voci, citata da Prudenzani
    • Un fior gentil m'apparse - a 3 voci, citata da Prudenzani
    • Deus deorum, Pluto, or ti rengrato - a 2 o 3 voci
    • Amor nè tossa non se po' celare - abbiamo solo il discantus a 3 voci
    • [I]n e…carnal…nel cucul io te… - solo frammenti forse a 2 voci
    • Plorans ploravi, perché la Fortuna - a 2 voci
    • Sol me trasfigge'l cor - a 3 voci
    • Ciaramella, me dolze Ciaramella - a 3 voci
    • Je suy navvrés tan fort, o dous amy/Gnaff' a le guagnele et io anch' to' togli - a 3 voci, citata da Prudenzani; è una canzone politestuale e polilinguistica, in francese, italiano e latino, e contiene un lamento per Firenze, criptata nella scritta rovesciata Aitnerolf
    • Ad ogne vento volta come foglia - a 3 voci, citata da Prudenzani
    • Spesso, Fortuna, cridote - a 2 voci
  • musica secolare in altre fonti:
    • Deduto sey a quel che may non fusti - a 3 voci, citata da Prudenzani
    • Nuda non era, preso altro vestito - a 2 voci
    • Sumite, karissimi, capud de Remulo, patres - a 3 voci (contiene l'acronimo Recomendatione)
    • Dime Fortuna poy che tu parlasti - a 2 voci
    • I ardo in un fuogo e bruso d'ogni hora - a 2 voci (recante l'iscrizione Anthonius Clericus apostolicus e ritenuta di Zacara)
    • Spinato intorno al cor come spinoso - a 2 voci (da alcuni ritenuta un omaggio giovanile di Ciconia a Zacara)
  • trattati
    • Ars contrapuncti secundum magistrum Zachariam
Note
  1. Rectius nomignolo: Zacara è un soprannome attribuitogli a causa della sua bassa statura e del corpo sgraziato.
  2. Trad. "maestro Antonio Berardi Andree di Teramo altrimenti detto volgarmente Zacchara"
  3. (...) in manibus et pedibus non nisi decem digitos habuit
  4. In particolare, il primo documento è uno scritto testamentario di Lellus Blaxii Petri, suo nipote ed esecutore, che ricorda il proprio avo (quondam Magistri Anthonii Berardi Andree dicti alias Zaccharii dudum cantoris et scriptoris Romane Curie et Sedis apostolice ac avunculi dicti Lelli) come proprietario di sostanziose proprietà in Teramo; l'altro documento, datato 17 e 20 settembre 1416, riguarda la casa di sua proprietà a Roma.
  5. (...) composuit quamplures cantilenas quae nostra etate per Italiam cantantur, et Gallis et Germanis cantoribus in maxima veneratione habentur.
  6. Nelle occasioni maggiori, per esempio nel Concilio di Costanza (1414-18), si aggiungevano anche organo e strumenti a fiato, come cennamelle e tromboni.
Bibliografia
  • (EN) David Fallows, Zacara da Teramo, Antonio, in Stanley Sadie (a cura di), The New Grove Dictionary of Music and Musicians, Macmillan, Washington, 1980
  • Vincenzo Bindi, Dizionario degli artisti abruzzesi, REA Multimedia, 2010 online
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