Ario

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Ario
Presbitero
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battezzato
ERRORE in "fase canonizz"
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Incarichi attuali
Età alla morte 80 anni
Nascita 256
Morte 336
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale IV secolo
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Incarichi ricoperti
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
° vescovo di Roma
Elezione
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Ario (256; † 336) è stato un eresiarca alessandrino, fondatore dell'arianesimo.

Biografia

Discepolo di Luciano di Antiochia, al tempo di Pietro di Alessandria aderì allo scisma meliziano. Intorno al 320, quando era Preposito generale alla chiesa di Baukalis cominciò a diffondere idee personali circa la Trinità. Ne seguirono polemiche e l'intervento del vescovo Alessandro che lo condannò in un pubblico dibattito. Più tardi la sua condanna fu sancita da un concilio di vescovi egiziani.

Ario allora si rifugiò presso Eusebio di Cesarea. Nel 325 l'imperatore Costantino convocò il concilio di Nicea I durante il quale i padri approvarono un simbolo di fede che introduceva il termine "consostanziale" per definire i rapporti tra il Figlio e il Padre e condannarono le tesi di Ario. Invano cercò di ottenere la riabilitazione, presentendosi anche a Costantino, ma senza ottenere nulla. Morì nel 336 senza essere stato reintegrato nella comunità.

Pensiero

Il documento più antico in cui Ario espone in modo semplice e radicale la sua dottrina è la breve lettera a Eusebio di Nicomedia. In essa afferma: " il figlio non è ingenerato né in alcun modo è parte dell'ingenerato, ma per volere e decisione del Padre è venuto all'esistenza prima dei tempi e dei secoli; prima di essere stato, sia creato, sia definito, sia fondato, non esisteva;".

Per Ario solo il Padre è ingenerato. Il Figlio è creato, ha un principio e deriva dal nulla. Ignorando la distinzione tra la generazione eterna del Figlio dal Padre, e la creazione nel tempo di tutte le cose, Ario pone il figlio dalla parte delle creature. Il Padre è la Monade assolutamente trascendente rispetto al figlio, il quale gli è inferiore. Anche se Ario chiama Cristo, Dio ,in realtà per lui è un Dio minore. L'unico è infatti il Padre e all'infuori di lui, non può esserci altro Dio nel vero senso dell'espressione. Ogni cosa che è fuori dal Padre è creata dal nulla ed è a lui subordinata. Quindi anche Cristo. Il figlio non è vero Dio e non coesiste con Lui nell'eternità. La natura del Figlio non procede da quella del Padre.

Opere

La sua produzione letteraria è andata in gran parte perduta. Restano soltanto: una professione di fede in forma di epistola diretta ad Alessandro di Alessandria; un'altra professione di fede diretta all'imperatore Costantino ed uno scritto, misto di prosa e di versi, dal titolo Θάλεια ossia "banchetto", di cui ci rimangono scarsi frammenti.

Bibliografia
  • Battista Mondin, Dizionario dei Teologi, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1991
  • Giacomo Canobbio, Piccolo lessico di teologia, Morcelliana, Brescia 1989
Voci correlate