Basilica di Santa Croce (Firenze)
Basilica di Santa Croce (Firenze) | |
---|---|
Firenze, Basilica di Santa Croce (1295) | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | Firenze |
Diocesi | Firenze |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza Santa Croce |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | Santa Croce |
Sigla Ordine qualificante | O.F.M. Conv. |
Architetti |
Arnolfo di Cambio (proggettista ed esecutore) |
Stile architettonico | Gotico |
Inizio della costruzione | 1295 |
Completamento | 1853 - 1863 |
Data di consacrazione | 6 gennaio 1443 |
Consacrato da | papa Eugenio IV |
Coordinate geografiche | |
Toscana | |
La Basilica di Santa Croce, nell'omonima piazza a Firenze, è una delle più grandi chiese officiate dai francescani conventuali e una delle massime realizzazioni del gotico in Italia. È nota come Tempio dell'Itale glorie per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati che racchiude.
La basilica è curata pastoralmente dai Frati Minori Conventuali.
Santa Croce è un simbolo di Firenze, luogo di incontro spirituale di grandi artisti, teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici, che determinarono l'identità della città tardo-medievale e rinascimentale. Al suo interno trovarono ospitalità celebri personaggi della storia della Chiesa come San Bonaventura, Pietro di Giovanni Olivi, Sant'Antonio da Padova, San Bernardino da Siena, San Ludovico d'Angiò. Fu anche luogo d'accoglienza per pontefici come Sisto IV, Eugenio IV, Leone X, Clemente XIV.
Storia
La basilica è probabilmente opera di Arnolfo di Cambio, che vi avrebbe lavorato a partire dal 1295. La critica però ha confermato ormai l'attribuzione tradizionale, per le analogie con altre opere del grande architetto. Fu edificata a spese della popolazione della Repubblica fiorentina e sorse su una precedente piccola chiesetta che i francescani avevano costruito in seguito al loro arrivo in città nel 1252, in un luogo ancora fuori dalle mura, a pochi anni dalla morte di San Francesco d'Assisi. I resti dell'antico edificio sono stati localizzati nel 1966, a seguito del cedimento del pavimento della basilica dopo l'alluvione.
Alla morte di Arnolfo nel 1302 doveva essere completata la parte del coro e del transetto, con le cappelle. La chiesa venne terminata circa novanta anni dopo, attorno al 1385, ma fu consacrata solo nel 1443 in occasione della presenza in città di papa Eugenio IV.
Nel 1966 l'alluvione di Firenze inflisse gravissimi danni al complesso della basilica e del convento, situati nella parte più bassa di Firenze.
Francescani Conventuali
I primi Francescani giunsero a Firenze nel 1209: accolti inizialmente con sospetto, assusero presto un ruolo fondamentale di consiglieri, ambasciatori, confessori di principi e potenti.
San Francesco e fra' Silvestro arrivarono a Firenze, fermandosi, secondo la tradizione, nell’Ospizio di Santa Lucia dei Magnoli nel 1211. Lì vicino, in un isolotto dell’Arno, sarebbe stata donata a San Francesco una cappella dedicata alla Santa Croce, dalla quale avrebbero poi preso nome la chiesa e il Convento.
La storia di Santa Croce è iniziata "ufficialmente" il 14 settembre 1228. In questa data il papa Gregorio IX, con una Bolla inviata da Perugia, prende sotto la sua protezione i Frati Minori Conventuali che officiavano la chiesa di Santa Croce in Firenze.
Il padre Guardiano di Santa Croce, fra' Guido della Fassa, acquista un testo fondamentale per gli studiosi, il Decretum Gratiani «ad usum et utilitatem fratrum minorum conventus florentini». È il primo passo verso la costituzione di una delle prime biblioteche di Firenze.
Dopo che un’alluvione e un grande incendio hanno distrutto l’archivio e il dormitorio del convento, comincia una seconda fase di costruzione della chiesa che la porta, alla fine del XV secolo, al massimo dell’estensione e dell’importanza. Santa Croce diventa sede dello Studio Generale dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, ospita il Pontefice Eugenio IV e molti altri personaggi importanti, diventando uno dei più prestigiosi centri della cultura europea.
Il 6 gennaio 1443, alla presenza del papa Eugenio IV, avviene la consacrazione della nuova chiesa di Santa Croce.
In concomitanza con la nascita del principato mediceo il gusto artistico si adegua allo spirito della Controriforma. L’interno della chiesa cambia; la chiesa, che già dal ‘400 accoglieva le tombe di due grandi personaggi della vita pubblica fiorentina (Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini), diviene sempre più un 'sacrario delle itale glorie', assurgendo a Pantheon fiorentino, con i monumenti funebri a Michelangelo, Rossini, Machiavelli e molti altri.
I lavori di rifinitura continuano fra molte difficoltà fino al 1504, anno i cui cessano i finanziamenti che lasciano la chiesa senza facciata.
Inizia un periodo funesto per la comunità francescana in Santa Croce: un violento temporale fa cadere il campanile causando gravissimi danni al tetto della chiesa. Nel 1529 numerose scorribande soldatesche violano le mura della chiesa, provocando la quasi totale perdita del tesoro liturgico. Nel 1557 una nuova inondazione dell’Arno distrugge l’Archivio.
In pieno clima di Controriforma, il Granduca Cosimo I de’ Medici affida l’incarico di ristrutturare l’architettura della chiesa a Giorgio Vasari. Viene demolito l’antico coro della navata centrale, molte importanti opere trecentesche si perdono e si realizzano alcune tombe monumentali fra cui quella di Michelangelo Buonarroti.
A causa della soppressione napoleonica, i francescani sono costretti ad andarsene, per tornare quattro anni dopo. In questo periodo la chiesa viene riaperta come parrocchia di San Giuseppe in Santa Croce, con parroco diocesano.
In seguito alle 'Leggi eversive' emanante dal governo italiano, i francescani vengono costretti nuovamente a lasciare Santa Croce. Quasi tutti i beni vengono incamerati dallo Stato, venduti o dispersi, in particolar modo i codici, i manoscritti e i libri appartenenti alla Biblioteca di Santa Croce.
Si stemperano le 'Leggi eversive' e i frati francescani riacquistano coscienza della loro tradizione religiosa e culturale. Nel 1926 viene organizzata una grande celebrazione per il VII centenario della morte di San Francesco e nel 1929 viene ricostruito il collegio degli aspiranti all’Ordine. Nel 1944, per il V centenario della morte di San Bernardino da Siena, viene inaugurata la nuova Biblioteca del convento.
Il papa Pio XI eleva la chiesa di Santa Croce a basilica nel 1933.
Il 25 gennaio 1945, per contribuire a rimarginare le ferite religiose e morali causate dalla guerra, i frati danno vita allo Studio Teologico per Laici, il primo in Italia. Il manifesto programmatico è di Giovanni Papini.
Nei primi mesi dell'anno del 1946 esce il primo numero della rivista di religione, arte e scienza Città di Vita, destinata a portare nel mondo la voce e l’apporto culturale dei frati francescani di Santa Croce.
Anche oggi, dopo 800 anni di storia, i Frati Minori Conventuali continuano a condividere gli ideali francescani con il popolo. Tra l’altro, nel convento continua a vivere lo Studio Teologico per Laici e viene ancora pubblicata la rivista Città di Vita.
Descrizione
Esterno
Facciata
Originariamente la facciata era incompiuta, come in molte basiliche fiorentine. La parete di pietraforte a vista assomigliava molto a quello che ancora si vede a San Lorenzo, sebbene di forma e proporzioni diverse. L'aspetto della vecchia facciata incompiuta è testimoniato da stampe, dipinti e foto d'epoca: oltre allo stemma di Cristo sopra il rosone (posto nel 1437 durante una grave pestilenza), in una nicchia al centro del semplice portale centrale, come unica decorazione, si trovava la statua di bronzo dorato di San Ludovico di Tolosa di Donatello, già in una nicchia di Orsanmichele, che oggi si può trova nel refettorio del convento.
La facciata odierna fu realizzata nel 1853 - 1863, ad opera dell'architetto Niccolò Matas, che si ispirò alle grandi cattedrali gotiche come il Duomo di Siena e il Duomo di Orvieto, rivisti alla luce della sua epoca prendendo esempio in particolare dall'opera di Emilio De Fabris per la facciata di Santa Maria del Fiore.
Tra le opere d'arte che appaiono sulla facciata spiccano le tre lunette dei portali, che ricordano la leggenda della Vera Croce, alla quale la chiesa è dedicata: da sinistra sono il Ritrovamento della Croce di Tito Sarrocchi, il Trionfo della Croce di Giovanni Duprè e la Visione di Costantino di Emilio Zocchi.
Il portale centrale ha le porte bronzee che fino al 1903 erano sul Duomo.
Fianchi
Inconfondibile è il profilo esterno della basilica, coi fianchi ritmati dai nudi timpani triangolari delle false campate della navata (la copertura non è infatti a volta, secondo lo stile paleocristiano che Arnolfo aveva visto a Roma). Su ciascun scomparto si apre un'alta bifora, mentre il paramento è in semplice pietraforte a vista, decorato solo da pluviali a forma di teste umane o leonine, oggi consunti.
Sul fianco sinistro è addossata alla basilica un porticato trecentesco. Sotto di esso si possono vedere numerosi stemmi gentilizi incassati nella parete e due monumenti funebri più consistenti: quello di Alamanno Caviccioli, del 1337 circa, e, oltre la porta laterale, quello di Francesco de' Pazzi di un seguace di Tino di Camaino, con un sarcofago poggiante su cariatidi.
Un portico analogo si trova anche sul lato destro, affacciato sul Chiostro Grande.
Campanile
Il campanile risale solo al 1847-1865[1], opera di Gaetano Baccani.La struttura raggiunge un'altezza totale di m 78,45.
Statua di Dante
Sulla sinistra del sagrato fu collocato il monumento a Dante di Enrico Pazzi, a conclusione delle celebrazioni dantesche del 1865 per il VI centenario della nascita.
Interno
L'interno di Santa Croce è semplice e monumentale al tempo stesso, con tre navate divise da due file di grandi pilastri a base ottagonale. L'interno, ampio e solenne, ha una forma di croce o commissa cioè a "T", tipico di altre grandi chiese conventuali, con un transetto particolarmente esteso (m. 73,74) che taglia la chiesa all'altezza dell'abside poligonale.
La navata centrale (m. 115,43 x 38,23) segna una tappa fondamentale nel percorso artistico e ingegneristico che condurrà alla navata di Santa Maria del Fiore. I sottili muri, sostenuti da archi a sesto acuto su pilastri ottagonali, richiamano le basiliche paleocristiane di Roma dove Arnolfo lavorò a lungo, ma la scala è infinitamente più grande e i problemi strutturali costituirono una vera e propria sfida alle capacità tecniche del tempo.
In particolare il ballatoio che corona le arcate e cinge la navata centrale non è solo un espediente stilistico per accentuare l'andamento orizzontale della costruzione e frenare il goticismo allora poco gradito a Firenze, ma costituisce un legamento strutturale per tenere assieme le esili membrature e i vasti specchi murari.
Il soffitto a capriate, ingannevolmente "francescano", richiese un complicato congegno strutturale data l'enorme luce libera e il peso che rischiava di soverchiare le sottili murature.
Arnolfo, rispettando in qualche modo lo spirito francescano, disegnò una chiesa con una pianta volutamente spoglia, con ampie aperture destinate all'illuminazione delle pareti sulle quali, come già in altre chiese francescane prima fra tutte quella di Assisi, dovevano essere affrescati grandi cicli figurativi. La grande chiesa, costruita con i contributi delle principali famiglie fiorentine, non dispone delle consuete tre cappelle al capocroce, ma ne allinea ben undici, più altre cinque dislocate alle estremità del transetto. Queste cappelle erano destinate alle sepolture dei donatori.
Cappelle
Cappella Maggiore
La Cappella Maggiore si ispira all'architettura gotica più pura di matrice transalpina, pur mediata dalla sobrietà all'italiana, con un forte slancio verticale, sottolineato dalle nervature a ombrello nella volta e dalle strette bifore, estremamente lunghe. Gli affreschi che la decorano sono le Storie dell'invenzione della vera croce, un tributo al nome della chiesa, realizzati da Agnolo Gaddi attorno al 1380.
Di Agnolo Gaddi sono anche i disegni per le vetrate, tranne gli oculi più alti, che sono più antichi. La croce dipinta è del Maestro di Figline, mentre il polittico dell'altare maggiore è frutto di una ricomposizione: la Madonna al centro è di Niccolò Gerini, mentre i Dottori della Chiesa sono di Giovanni del Biondo.
Le scene vanno lette dall'alto verso il basso partendo dalla parete destra. Rappresentano storie del Vecchio Testamento e l'invenzione della Santa Croce.
Cappelle di destra
Ma ben più importanti sono gli affreschi nelle due successive cappelle a destra, la Cappella Peruzzi e la Cappella Bardi, entrambe decorate da Giotto tra il 1320 e il 1325. Nella prima sono raffigurate le Storie di San Giovanni Battista e quelle di San Giovanni Evangelista, mentre in quella Bardi le Storie di san Francesco. La vetrata della cappella Bardi, disegnata da Jacopo del Casentino, proviene dalla vicina Cappella Velluti.
Le altre due cappelle di destra sono: la Cappella Riccardi, che conserva il busto-reliquiario in argento della Beata Umiliana de' Cerchi e affreschi sulla volta e sulle lunette di Giovanni da San Giovanni e tre tele della fine del Cinquecento/inizio del Seicento: a destra l'Estasi di San Francesco di Matteo Rosselli, sull'altare il Ritrovamento dell Croce di Giovanni Bilivert e sulla parete sinistra l'Elemosina di San Lorenzo di Domenico Passignano; la Cappella Velluti con affreschi tardo trecenteschi di autore ignoto e un polittico sull'altare di Giovanni del Biondo.
Sempre a destra, alla testata del transetto, si trova la cappella Baroncelli, composta da due campate (una ampia la metà dell'altra) e affrescata da Taddeo Gaddi con Storie della Vergine (1332-1338), dove il grande discepolo di Giotto condusse i suoi studi sulla luce (con la prima raffigurazione pervenutaci di una scena notturna nell'arte occidentale) e autore anche dei disegni per la vetrata, delle quattro profeti all'esterno e forse anche della pala d'altare, da alcuni attribuita a Giotto. Sulla parete destra si trova una Madonna della cintola, affrescata da Sebastiano Mainardi. Alla famiglia Baroncelli apparteneva la tomba gotica posta sulla parete esterna, opera di Giovanni di Balduccio (1327), autore anche delle statuette dell'Arcangelo Gabriele e dell'Annunziata sui pilastri dell'arcata. La scultura della Madonna col bambino dentro la cappella è di Vincenzo Danti (1568)
La Cappella Castellani, a doppia campata, invece fu affrescata da suo figlio Agnolo Gaddi con aiuti e presenta Storie dei santi Antonio Abate, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Nicola di Bari. Il tabernacolo della cappella è opera di Mino da Fiesole, mentre la Croce dipinta è di Niccolò Gerini. Le statue di scuola robbiana rappresentano San Francesco e San Domenico.
Cappelle di sinistra
Per quanto riguarda le cappelle di sinistra, partendo dalla Cappella Maggiore, si incontrano: la Cappella Spinelli; la Cappella Ricasoli; la Cappella Pulci-Berardi, che è affrescata da Bernardo Daddi con il Martirio di San Lorenzo e il Martirio di Santo Stefano (1330 circa) e contiene una terracotta policroma invetriata di Giovanni della Robbia sull'altare; l'ultima della serie è la Cappella Bardi di Vernio, affrescata da Maso di Banco con le Storie di San Silvestro, tra le migliori opere in assoluto della scuola di Giotto (anche le vetrate sono su disegno di Maso). Sull'altare si trova il trittico di Giovanni del Biondo con San Giovanni Gualberto e storie della sua vita e la parete di sinistra presenta due tombe entro nicchioni, affrescati rispettivamente con un Giudizio finale con ritratto di Bettino de' Bardi inginocchiato, opera probabilmente pure di Maso di Banco (1367 circa), e Deposizione e ritratto della donatrice di Taddeo Gaddi.
Si chiama dei Bardi di Vernio anche la cappella alla testa del transetto, dove è conservato il Crocifisso di Donatello. La cappella ha la cancellata originaria del 1335, inoltre vi sono collocati il ciborio e i due angeli in legno dorato che all'epoca di Vasari erano stati creati per decorare l'altare maggiore della chiesa. La parete esterna ospita un sarcofago trecentesco di scuola pisana.
Accanto a questa cappella, sempre alla testa del transetto, si trova la Cappella Niccolini, eretta da Giovanni Antonio Dosio (1584), con una cupola affrescata dal Volterrano, statue di Pietro Francavilla e due pale di Alessandro Allori. Infine, sul lato ovest del transetto sinistro, si trova la Cappella Machiavelli-Salviati, con la pala d'altare raffigurante il Martirio di San Lorenzo di Jacopo Ligozzi; conserva varie tombe all'interno, tra le quali spicca quella della contessa Sofia Zamoyska di Lorenzo Bartolini (1837-1844).
Cappella Medici
Il portale è disegnato da Michelozzo, architetto della famiglia Medici, con ante intagliate da Giovanni di Michele e sormontato da un frammento di affresco con la Disputa del Tempio di Taddeo Gaddi.
L'androne e la cappella sono opera di Michelozzo per i Medici. La copertura dell'androne è a botte e sul lato sinistro ha una panca in pietra che ricorda quella della Cappella Pazzi. Sulla porta per la cappella si trova una lunetta affrescata con la Madonna col Bambino e santi, attribuita a Fra' Bartolomeo. La parete destra è decorata anche dalla grande pala della Deposizione di Alessandro Allori. Il pavimento è composto da lastra tombali di marmo e sulla parete sinistra si trova un monumento a Lorenzo Bartolini.
La Cappella Medici, o del Noviziato, ha una decorazione molto semplice ed essenziale, a base rettangolare coperta da volte e con una scarsella che racchiude l'altare. La pala principale della cappella è la terracotta invetriata di Andrea della Robbia con la Madonna col Bambino tra angeli e santi, risalente attorno al 1480. La vetrata è su disegno di Alesso Baldovinetti. Sulla parete destra si trova il monumento a Francesco Lombardi, composto con più frammenti quattrocenteschi, tra i quali una Madonna col Bambino e angeli della scuola di Donatello.
Sacrestia
Da qui si accede anche alla grande sacrestia, un grande ambiente coperto a capriate e ricco di affreschi. Gli armadi lignei sono quattrocenteschi, con intarsi di Michele di Giovanni da Fiesole[2] ed espongono oggi reliquiari e corali miniati. Più antico è il banco d'angolo, trecentesco, che faceva forse un tutt'uno con l'armadio a sportelli dipinti per reliquie, le cui formelle con quadrilobi dipinti da Taddeo Gaddi sono oggi nella Galleria dell'Accademia.
Sopra la decorazione geometrica della parte inferiore, si dispone sulla parete sud una serie di scene della vita di Cristo eseguite da alcuni dei più importanti pittori della scuola giottesca: Niccolò Gerini (Ascensione, Resurrezione), Taddeo Gaddi (la Crocefissione) e Spinello Aretino (Salita al Calvario). Sulla sinistra il lavabo in marmo è opera di Pagno Portigiani, mentre il busto in terracotta policroma, raffigurante il Redentore, è opera di Giovanni della Robbia.
Sul lato est, in corrispondenza delle vetrate che danno luce alla stanza, si apre la grande Cappella Rinuccini, con gli affreschi eseguiti nel 1363-1366 da Giovanni da Milano. La parete destra presenta le Storie della Maddalena e quella di sinistra le Storie della Vergine, con la parte inferiore completata da Matteo di Pacino. Il polittico sull'altare è di Giovanni del Biondo. La cancellata della cappella è originale e risale al 1371.
Santa Croce come pantheon degli artisti
Le navate sono rischiarate da numerose vetrate, spesso risalenti al Tre e Quattrocento.
La basilica custodisce molte tombe. Solo sul pavimento sono disseminate 276 lastre di marmo con rilievi e stemmi intarsiati e molti monumenti funebri si trovano sulle pareti tra gli altari vasariani (molte di uomini illustri), nonostante uno sfoltimento avvenuto all'inizio degli anni '60, che rimosse gran parte delle tombe aristocratiche ottocentesche, oggi sistemate in un corridoio sotto la loggetta del Chiostro Grande.
E' solo nell'Ottocento che diventò un vero e proprio pantheon di personaggi celebri legati all'arte, alla musica e alla letteratura. Nel 1871 veniva qui sepolto Ugo Foscolo, morto nel 1827 in Inghilterra, posto accanto ad altri grandi personaggi toscani come Michelangelo Buonarroti e Galileo Galilei. Vi si trovano anche le tombe di Gioacchino Rossini nel 1887, Leon Battista Alberti, Vittorio Alfieri, per i quali i migliori scultori dell'epoca realizzarono i monumenti che ancora si allineano nella navata. Anche per Dante fu approntato un grande cenotafio, poiché il Sommo Poeta è sepolto a Ravenna, dove morì in esilio.
Fra i monumenti antichi, quello del primo personaggio di rilievo ad essere qui sepolto è di Leonardo Bruni, per il quale Bernardo Rossellino ideò una tomba ad arcosolio rinascimentale (1444-45). Analogamente fu creata la tomba del suo successore Carlo Marsuppini, per mano di Desiderio da Settignano.
Controfacciata
Sulla controfacciata sono posti i monumenti funebri al drammaturgo Giovan Battista Niccolini (con una personificazione della Civiltà di Pio Fedi del 1883) ed a Gino Capponi, con la Fama di Antonio Bortone (1884). A destra di quest'ultimo una targa e un busto ricordano il botanico Giovanni Targioni Tozzetti. La vetrata del rosone presenta una Deposizione, su cartone di Giovanni del Ponte.
Le tele sugli altari vasariani furono dipinte secondo un tema comune, quello della Passione, e sono opera di vari artisti. Partendo dalla navata destra si trovano (in ordine contrario alla lettura delle scene) la Crocifissione di Santi di Tito (1568), l' Andata al Calvario di Vasari stesso, l'Ecce Homo di Jacopo Coppi dal Meglio (1576), la Flagellazione di Alessandro Fei, la Preghiera nell'orto di Andrea del Minga e l'Entrata di Cristo in Gerusalemme del Cigoli (1604).
La tomba più famosa è forse quella di Michelangelo Buonarroti, tra il primo e il secondo altare della navata destra, progettata dal Vasari dopo che le spoglie del grande artista arrivarono a Firenze da Roma (1564). Davanti a Michelangelo, sul pilastro, è collocata la scultura della Madonna del Latte di Antonio Rossellino (1478) collocata sopra la tomba di Francesco Nori, morto per salvare la vita di Lorenzo il Magnifico durante la congiura de' Pazzi.
Proseguendo nella navata destra si incontra prima il cenotafio di Dante, smisurato monumento del 1829; piangono il poeta le figure dell' Italia e della Poesia di Stefano Ricci, impostate su uno stile neoclassico alla Canova, ma contaminate dallo spirito neomedievale, romantico e celebrativo del tempo.
Dopo il terzo altare si trova il monumento funebre a Vittorio Alfieri di Antonio Canova (1810).
Sul pilastro successivo poggia il pregevole pulpito di Benedetto da Maiano], a base ottagonale, mirabilmente decorato da cinque formelle scolpite a bassorilievo, con scene della Vita di San Francesco.
A fianco dell'altare seguente, il quarto, il monumento a Niccolò Machiavelli di Innocenzo Spinazzi (1787), una delle migliori opere del neoclassico fiorentino con la celebre iscrizione "TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM". Particolarmente elegante è l'urna e la figura della Politica, col delicato panneggio e una testa "alla greca".
Dopo il quinto altare si trova il monumento allo storico Luigi Lanzi, di Giuseppe Belli (1810), e poco dopo l'edicola con l'Annunciazione Cavalcanti di Donatello (1435), capolavoro in pietra serena con dorature, realizzata con una tecnica inconsueta.
Seguono la tomba di Gioacchino Rossini, di Giuseppe Cassioli (1900) e, dopo il sesto altare, la tomba di Ugo Foscolo, di Antonio Berti (1939). Una lapide più in alto ricorda la fondazione della chiesa, mentre alcune lapidi recintate sul pavimento indicano il luogo di sepoltura di alcuni condottieri al soldo della Repubblica fiorentina: Milano d'Asti, Giovanni Acuto e, poco oltre, Biordo degli Ubertini.
Girato l'angolo, sul limite del transetto destro, si trova il monumento funebre al principe Neri Corsini, di Odoardo Fantacchiotti (1860).
Vicino allo spigolo con la controfacciata si trova una serie di affreschi di Santi, della prima metà del Quattrocento.
Le pale degli altari laterali proseguono la serie di Storie della Passione iniziate nella navata destra. Il primo altare ha una Deposizione di Giovan Battista Naldini; seguono la Resurrezione al secondo e la Cena in Emmaus al terzo, entrambe opere di Santi di Tito; Al quarto altare l'Incredulità di San Tommaso di Giorgio Vasari, poi l'Ascensione di Giovanni Stradano e la Pietà di Agnolo Bronzino; chiude la serie la Pentecoste di Vasari.
Galileo Galilei è sepolto all'inizio della navata sinistra, dopo il primo altare, e nella stessa tomba giacciono il suo discepolo Vincenzo Viviani e, in base a un recente sopralluogo, a una donna, molto probabilmente sua figlia Virginia Galilei (suor Maria Celeste).
Dopo il quarto altare si trovano le tombe dello storico Giovanni Lami e quella di Eugenio Barsanti (inventore), con un busto bronzeo opera di Leone Tommasi. Davanti al quinto altare si incontra la lastra tombale di Lorenzo Ghiberti col figlio Vittorio.
Il monumento allo statista Vittorio Fossombroni è opera di Lorenzo Bartolini (1844 circa) ed è sormontato da un affresco dell'Assunzione di Maria attribuito ad Agnolo Gaddi.
Tra il quinto e il sesto altare si trova l'entrata laterale sinistra, sormontata dall'organo di Onofrio Zefferini da Cortona (1579), integrato e ampliato nel 1926.
Poco più avanti si trovano un monumento ottocentesco e il monumento a Leon Battista Alberti, opera di Lorenzo Bartolini.
Personalità sepolte o commemorate nella Basilica
- Leon Battista Alberti
- Dante Alighieri (solo un cenotafio, il poeta è sepolto a Ravenna)
- Vittorio Alfieri
- Antonio Baldi, pittore
- Eugenio Barsanti
- Lorenzo Bartolini
- Virginia de Blasis, soprano
- Idda Botti Scifoni, pittrice
- Leonardo Bruni
- Michelangelo Buonarroti
- Rosa Caiet Piattoli, pittrice
- Gino Capponi
- Bartolomeo Cristofori, inventore del fortepiano
- Cassono della Torre, arcivescovo di Milano e Patriarca di Aquileia
- Donatello
- Enrico Fermi
- Ugo Foscolo
- Galileo Galilei
- Giovanni Gentile
- Lorenzo Ghiberti
- Vittorio Ghiberti
- Luigi Lanzi
- Niccolò Machiavelli
- Guglielmo Marconi
- Carlo Marsuppini
- Pier Antonio Micheli
- Giuseppe Montani
- Raffaello Morgheni
- Gioacchino Rossini
- Giuseppe Sabatelli, pittore
- Fortunata Sulgher, poetessa
- Angelo Tavanti
- Luigi Canina
Convento
Alla basilica corrispondeva uno dei più grandi conventi cittadini, tenuto fin dalle origini dai Frati Minori Conventuali. Come a Santa Maria Novella dove sono i Domenicani gli ambienti vennero gradualmente secolarizzati a partire dalla fine del Settecento e destinati ad altri usi dopo la soppressione degli ordini religiosi.
Chiostri e Cappella Pazzi
Il chiostro trecentesco (ma con sostituzioni e integrazioni degli elementi architettonici nel tempo) si trova sul lato destro della facciata della Basilica e introduce alla Cappella de' Pazzi. Era originariamente composto da due chiostri distinti, uno rettangolare ed uno quadrato, che si possono individuare chiaramente nell'asimmetrica pianta attuale. Sul lato destro della facciata si trova una rientranza dove una serie di cipressi circonda le statue di Dio Padre seduto di Baccio Bandinelli (già nel coro del Duomo) e quella del Guerriero bronzeo di Henry Moore.
La Cappella de' Pazzi è un capolavoro di Filippo Brunelleschi e di tutta l'architettura rinascimentale, mirabile esempio di armonia spaziale raggiunta in tutti i suoi elementi strutturali e decorativi. Il fregio con medaglioni e teste di cherubini è di Desiderio da Settignano, mentre la volta a botte è decorata da tondi e rosoncini di luca della Robbia, autore anche della lunetta sull'ingresso; le porte lignee sono stati intagliati da Giuliano da Maiano nel 1472. All'interno la decorazione plastica è strettamente subordinata all'architettura, coi dodici grandi medaglioni degli Apostoli, tra le migliori creazioni di Luca della Robbia, il fregio coi Cherubini e l'Agnello, e gli altri 4 tondi policromi con gli Evangelisti, attribuiti a Andrea della Robbia o al Brunelleschi stesso che ne avrebbe curato il disegno. La vetrata è stata realizzata su disegno di Alesso Baldovinetti.
Sul lato nord si trova la galleria dei monumenti funebri, soprattutto ottocenteschi, che affollavano il primo chiostro e che furono qui spostati e ricomposti dal 1964 al 1986.
Il secondo chiostro ha partitura quadrata con pozzo centrale, opera del 1453 di grande eleganza, da alcuni attribuito al disegno di Brunelleschi. È realizzato interamente in pietra serena, con arcate a tutto sesto che reggono una loggetta architravate al primo piano. I pennacchi tra gli archi hanno una raffinata decorazione a graffiti e tondi in rilievo, con stemmi e imprese. Sul secondo chiostro si affaccia la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, che usa gli ambienti al primo piano sui lati sud ed est.
Per approfondire, vedi la voce Museo dell'Opera di Santa Croce di Firenze |
Orti
Una serie di antichi orti corrispondono al retro della chiesa, ricchi di alberi (con alcuni grandi esemplari di bagolari, cedri dell'Atlante e dell'Himalaia) sono oggi aree di pertinenza delle scuole vicine, della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e della Scuola del Cuoio.
Chiese della Toscana |
---|
Firenze e provincia | Arezzo e provincia | Grosseto e provincia | Livorno e provincia | Lucca e provincia Massa, Carrara e provincia | Pisa e provincia | Pistoia e provincia | Prato e provincia | Siena e provincia |
Note | |
| |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Tutti i beni architettonici
- Beni architettonici in Italia
- Beni architettonici della Toscana
- Beni architettonici del XIII secolo
- Beni architettonici dedicati alla Santa Croce
- Chiese in Italia
- Chiese per nome
- Chiese di Firenze
- Chiese del XIII secolo
- Chiese della Toscana
- Firenze
- Chiese di Arnolfo di Cambio
- Arnolfo di Cambio
- Chiese di Niccolò Matas
- Niccolò Matas
- Chiese dedicate alla Santa Croce
- Santa Croce
- Basiliche in Italia
- Basiliche per nome
- Basiliche di Firenze
- Basiliche del XIII secolo
- Basiliche della Toscana
- Basiliche di Arnolfo di Cambio
- Basiliche di Niccolò Matas
- Basiliche dedicate alla Santa Croce
- Arcidiocesi di Firenze