Beato Niccolò Albergati
Beato Niccolò Albergati, O.Cart. Cardinale | |
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Beato | |
Jan van Eyck, Ritratto del beato Niccolò Albergati (1435 ca.), olio su tavola: Vienna (Austria), Kunsthistorisches Museum | |
Età alla morte | circa 68 anni |
Nascita | Bologna 1375 ca. |
Morte | Siena 9 maggio 1443 |
Sepoltura | Firenze, Certosa di San Lorenzo, cappella Albergati |
Professione religiosa | 25 settembre 1394 |
Ordinazione presbiterale | Bologna, giugno 1404 |
Nominato arcivescovo | 5 gennaio 1417 da Martino V |
Consacrazione vescovile | Bologna, 4 luglio 1417 dall'arc. Tommaso Perenduli |
Creato Cardinale |
24 maggio 1426 da Martino V (vedi) |
Cardinale per | 16 anni, 11 mesi e 16 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Iter verso la canonizzazione | |
Beatificazione | 1744, da Benedetto XIV |
Ricorrenza | 10 maggio |
Collegamenti esterni | |
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Nel Martirologio Romano, 10 maggio, n. 11:
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Beato Niccolò Albergati (Bologna, 1375 ca.; † Siena, 9 maggio 1443) è stato un cardinale, vescovo e diplomatico italiano.
Cenni biografici
Figlio di Pier Nicola, che aveva avuto notevole parte nella vita comunale bolognese, nacque a Bologna verso l'anno 1375. Abbandonò gli studi di diritto all'università bolognese per entrare molto giovane nella Certosa di san Girolamo di Casara nei pressi della sua città nativa nel 1395. Fu ordinato presbitero nel giugno 1404, eletto priore della certosa nel 1407 e nel 1412 visitatore dei monasteri dell'ordine nella penisola, sempre attento alla rigorosa applicazione della regola e a ricomporre dissidi causati da contrasti teologici.
Episcopato
Alla morte del vescovo di Bologna, Giovanni di Michele, avvenuta il 4 gennaio 1417, il Consiglio dei Seicento, organo in cui s'esprimeva la volontà popolare, lo acclamò, nello stesso giorno, suo successore. La sua elezione fu confermata dal Capitolo della Cattedrale di Bologna. Nonostante la riluttanza Niccolò fu indotto ad accettare dal generale del suo ordine. Dopo la ratifica del metropolita di Ravenna, la nomina fu infine accettata anche dal nuovo Papa Martino V.
Subito dopo la sua elezione, Martino V aveva pensato di ricuperare allo Stato della Chiesa la città di Bologna e il suo territorio, importante per la sua ricchezza e per la sua posizione strategico-militare di chiave verso la pianura padana.
D'altra parte i Bolognesi, mentre riconoscevano senza discussione l'alta sovranità del pontefice, dichiaravano con altrettanta fermezza la loro aspirazione a una ampia autonomia. Lunghe trattative nell'autunno del 1418 non avevano approdato a nessuna conclusione, sicché il papa ritenne opportuno rivolgersi al vescovo della città che riscuoteva ugualmente la fiducia sua e dei Bolognesi.
Niccolò iniziò allora una serie di viaggi tra Bologna e Mantova, ove fu in dicembre e in gennaio, per preparare il terreno alla vera e propria ambasceria cittadina che incontrò il pontefice a Ferrara verso il 10 febbraio, iniziando una serie di trattative, concluse con la bolla del 13 maggio 1419 con un compromesso fra le due parti.
Le capacità diplomatiche del giovane vescovo nulla poterono contro gli aspri contrasti per il controllo del potere nella città sorti fra le famiglie rivali dei Bentivoglio e degli Zambeccari, da una parte e dei Canetoli. La città fu colpita da interdetto e Ludovico Alidosi il 15 marzo 1420 dichiarò guerra alla città ribelle. Poco più di tre mesi dopo Bologna fu costretta alla resa. In questi frangenti le capacità negoziale di Niccolò furono molto apprezzate a Roma tanto che il papa pensò di affidargli incarichi di ben maggiore impegno, mandandolo nel 1422 in Francia come legato a latere per uno dei numerosi tentativi di composizione dei contrasti che dilaniarono il paese durante la guerra dei Cent'anni. Ma giunto appena prima della morte di Enrico V e di Carlo VI poco in realtà poté fare. Ritornato in Italia nel marzo 1423 rientrò a Bologna, che era tornata sotto l'autorità della Chiesa e che era amministrata da un legato del pontefice.
Cardinalato
Il 24 maggio 1426 fu nominato cardinale dallo stesso pontefice con il titolo di Santa Croce in Gerusalemme.
Nel 1427 condusse con successo, per conto del pontefice, una missione pacificatrice fra la Repubblica di Venezia, il ducato di Milano e la Lega costituita da Firenze, il ducato di Savoia e le città di Mantova e Ferrara.
Tornato a Bologna, nell'agosto 1428, fu costretto a lasciare la città, insorta ancora una volta contro lo Stato pontificio, profittando della debole situazione militare, in cui si trovava il legato per aver licenziato una parte delle truppe ai suoi ordini. Niccolò però era ormai fra le personalità più in vista presso Papa Martino V, che, anche dopo l'accordo stipulato con Bologna, nel 1429, non lo lasciò a lungo nella sua diocesi: venne infatti adoperato per missioni diplomatiche, oltre che nella stessa Bologna, anche in altre città dell'Italia settentrionale e poi di nuovo in Francia, ove fu inviato per tentare un accordo tra Carlo VII di Francia ed Enrico VI d'Inghilterra; ma la sua abilità di negoziatore non giunse a far concludere una pace.
Dopo la morte di Papa Martino V nel febbraio 1431, nel conclave del 3 marzo successivo l'Albergati fu sul punto di essere eletto Papa; tuttavia il nuovo pontefice Eugenio IV lo ebbe assai caro e lo chiamò dalla Francia avendo pensato di affidargli il difficilissimo incarico di presiedere il concilio di Basilea. Anche senza ottenere alla fine quella alta, ma spinosa incombenza, Niccolò seppe esser sempre un elemento di notevole equilibrio, pur aderendo con fermezza, in quelle vivaci e spesso turbinose discussioni, alla tesi della superiorità del Papa sul concilio.
Ritornato a Firenze, ove s'era rifugiato Eugenio IV, fu da lui mandato ancora una volta in Francia. L'Albergati fece da mediatore al congresso di Arras, ove intervennero il duca di Borgogna, il cardinale Enrico Beaufort, vescovo di Winchester e i legati del re di Francia, dove gli Inglesi rifiutarono le proposte di Carlo VII, ma Niccolò riuscì, con la sua abilità di negoziatore e, insieme, di giurista, a ottenere la riconciliazione fra Francia e Borgogna.
Niccolò rientrò a Firenze, donde il Papa lo incaricò di tornare a Basilea; dove si andava sempre più rafforzando la tendenza conciliarista, specialmente per opera del cardinale Louis Aleman, già compagno di traversie di Niccolò a Bologna. Nulla però egli poté fare contro una situazione già stabilizzata e assistette perciò, senza poter reagire, alle penose vicende del 7 maggio 1437. Tornò allora dal papa, che lo nominò presidente del concilio che si andava intanto riunendo a Ferrara dai primi mesi del 1438 per tentare l'unione fra Chiesa latina e Chiesa ortodossa, ma nell'ottobre si recò in Germania, a Norimberga, per partecipare a una dieta di principi tedeschi. Di ritorno a Firenze, rimase accanto al pontefice fino al marzo 1443. Durante il viaggio da Firenze a Siena, sulla via di Roma, morì il 9 maggio 1443 e fu sepolto nella cappella Albergati nella Certosa di San Lorenzo a Firenze.
La sua fama di santità culminò nella beatificazione proclamata da papa Benedetto XIV il 25 settembre 1744.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce genealogia episcopale |
- Vescovo Pietro Bolardi
- Arcivescovo Tommaso Perendoli
- Cardinale Niccolò Albergati, O.Cart.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Bologna | Successore: | |
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Giovanni di Michele, O.S.B. | 1417 - 1443 (Amministratore apostolico dal 1426 al 1440) |
Ludovico Trevisano Amministratore apostolico |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme | Successore: | |
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Francesco Lando | 1426 - 1433 | vacante dal 1433 al 1444 |
Predecessore: | Camerlengo di Santa Romana Chiesa | Successore: | |
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? | 1431 - 1432 | Francesco Condulmer |
Predecessore: | Penitenziere maggiore | Successore: | |
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Antonio Correr, C.R.S.G.A. | giugno 1438 - 1443 | Giuliano Cesarini |
Predecessore: | Arciprete della Basilica Liberiana | Successore: | |
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Giovanni Vitelleschi | 1440 - 1443 | ? |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
- Italiani del XIV secolo
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- Vescovi di Bologna
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