Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma)

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Basilica di Santa Maria Maggiore
Roma - 2016-05-23 - Basilica di Santa Maria Maggiore - 2957.jpg
Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Via Liberiana 27 - 00185 Roma
Telefono +39 06 69886800
Posta elettronica sagrestiasmm@org.va
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Santa Sede
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Maria Vergine
Fondatore papa Sisto III
Data fondazione 432 ca.
Stile architettonico Paleocristiano
Inizio della costruzione 432 ca.
Completamento XVIII secolo
Strutture preesistenti resti romani del macellum e delle terme
Note Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia
Coordinate geografiche
41°53′51″N 12°29′55″E / 41.8975, 12.498611 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma)
Denominazione principale UNESCO
Pericolo Bene non in pericolo
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La Basilica di Santa Maria Maggiore, conosciuta anche come Basilica liberiana (dal nome del tradizionale fondatore, Papa Liberio) o come Santa Maria della neve, è una delle quattro basiliche papali di Roma. Collocata sulla sommità del colle Esquilino, è la sola ad aver conservato la primitiva struttura paleocristiana, sia pure arricchita da successive aggiunte romaniche, rinascimentali e tardobarocche.

Storia

Masolino da Panicale, Papa Liberio traccia il perimetro della Basilica di Santa Maria Maggiore sulla neve (1428-1429), tempera su tavola; Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte

Fu fatta erigere da papa Sisto III tra il 432 e il 440 e da lui dedicata al culto di Maria Madre di Dio, dogma che era stato appena stato sancito dal Concilio di Efeso nel 431.

La costruzione avvenne su una chiesa precedente, che una diffusa tradizione vuole sia stata la Madonna stessa ad ispirare apparendo in sogno a papa Liberio e al patrizio Giovanni e suggerendo che il luogo adatto sarebbe stato indicato in forma straordinaria. Così quando la mattina del 5 agosto un'insolita nevicata imbiancò l'Esquilino, il papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni. Di questo antico edificio rimane solo un passo del Liber Pontificalis che afferma che Liberio fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae.

Il 5 agosto di ogni anno, in ricordo dell'evento prodigioso, avviene la rievocazione della "nevicata": durante una suggestiva celebrazione viene fatta scendere dal soffitto una cascata di petali bianchi.

Descrizione

Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore (interno)

Già prima dell'anno 1000 la Chiesa di Santa Maria Maggiore aveva una copertura a cassettoni. Caratterizzano questa tipologia di copertura le travi oblique che si incontrano in un punto d'intersezione, sulle quali venivano poste delle coperture di tegole. La copertura attuale fu fatta, sembra, con il primo oro portato dalle Americhe all'epoca di Papa Alessandro VI.

Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore (navata)

All'interno una delle opere principali è lo splendido ciclo a mosaico con storie del Vecchio e Nuovo Testamento, risalente al V secolo, subito dopo il Concilio di Efeso, che mostra ancora i caratteri stilistici dell'arte tardoantica come, tra l'altro, l'ombreggiatura, le sfumature con passaggi di colore graduali, la realistica raffigurazione dello spazio e dei volumi. Più ieratici, e già più vicini all'arte bizantina sono i mosaici dell'arco trionfale, con scene dellInfanzia di Cristo tratte dai Vangeli Apocrifi.

Il transetto fu aggiunto nel Medioevo; il pavimento cosmatesco risale al XII secolo. Nel XIV secolo, durante il pontificato di Papa Niccolò IV (fine del XIII secolo) fu rifatto anche il mosaico dell'abside, con l'Incoronazione di Maria, opera di Jacopo Torriti. Alla stessa epoca risalgono i mosaici della facciata, opera di Filippo Rusuti.

Tra le opere aggiunte nei secoli si segnalano la trecentesca Cappella del Presepe di Arnolfo di Cambio (distrutta) e la Cappella Sforza eseguita su disegno di Michelangelo. Nel tardo XVI secolo Papa Sisto V fece eseguire un ciclo di affreschi sulle murature che tamponarono alcune delle finestre paleocristiane.

L'abside esterna, rivolta verso piazza dell'Esquilino, è opera di Carlo Rainaldi, che presentò a Papa Clemente IX un progetto meno dispendioso di quello del contemporaneo Gian Lorenzo Bernini che avrebbe fra l'altro comportato la distruzione dei mosaici dell'abside, opera del XIV secolo di Jacopo Torriti e sarebbe arrivata quasi all'altezza dell'obelisco retrostante.

La facciata principale, caratterizzata da un portico e da una loggia per le benedizioni, fu eseguita tra il 1741 e il 1743, durante il pontificato di Benedetto XIV, da Ferdinando Fuga.

L'edificio della Basilica, comprese le scalinate esterne, gode dello stato di extraterritorialità, pur essendo in territorio italiano.

Cappella Sistina

Papa Sisto V scelse la basilica come luogo di sepoltura per sé e per il suo grande protettore Papa Pio V (Antonio Michele Ghislieri). A questo scopo incaricò il suo architetto Domenico Fontana, nel 1585, di erigere una nuova cappella monumentale, dedicata al Santissimo Sacramento, memorabile - oltre che per gli arredi e i materiali impiegati - perché integrava in sé l'antico oratorio del Presepe, con le sculture di Arnolfo e le connesse reliquie della mangiatoia. L'intero piccolo ambiente venne così spostato dalla sua posizione originaria (annesso della navata destra) al centro della nuova cappella sotto l'altare, in una nuova cripta dotata di deambulatorio, come una vera e propria confessione. Per l'ornamentazione della cappella furono fra l'altro utilizzati marmi policromi e colonne provenienti dal "Septizonium" (palazzo dell'imperatore Settimio Severo), mentre la decorazione cosmatesca dell'antica cappella venne trasferita a rivestire l'altare della nuova confessione sotto l'altare principale sormontato dal prezioso ciborio, dove gli angeli in bronzo dorato sostengono il modello della cappella medesima.

Il primo presepe

"Sacra culla", reliquia in Santa Maria Maggiore

È tuttora conservato nella basilica il presepe fatto con statue a grandezza naturale. È dovuto a Papa Niccolò IV che nel 1288 commissionò ad Arnolfo di Cambio una raffigurazione della "Natività". La tradizione di questa rappresentazione sacra ha origini sin dal 432 quando papa Sisto III (432 - 440) creò nella primitiva Basilica una "grotta della Natività" simile a quella di Betlemme. Per questo la basilica prese anche la denominazione di Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia) [1].

I numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra Santa, portarono in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella teca dorata della Confessione.[2]

Cappella Paolina

Nel giugno 1605 il Papa Paolo V decise l'edificazione della Cappella Paolina, a croce greca e delle dimensioni di una piccola chiesa. La parte architettonica venne affidata a Flaminio Ponzio, vincolato nella pianta dalla speculare cappella di Papa Sisto V. Completata la struttura nel 1611, la parte decorativa, con marmi colorati, ori e pietre preziose, venne terminata alla fine del 1616. Alle Pareti laterali sono poste le due tombe di Papa Clemente VIII e di Papa Paolo V, racchiuse in un'architettura ad arco trionfale con al centro la loro statua e bassorilievi pittorici.

La parte scultorea venne realizzata tra il 1608 e il 1615 da un eterogeneo gruppo di artisti: Silla Longhi da Viggiù, che ebbe la parte maggiore del lavoro realizzando le due statue papali, Bonvicino, Vasoldo, Cristoforo Stati, Nicolò Cordieri, Ippolito Buzio, Camillo Mariani, Pietro Bernini, Stefano Maderno e Francesco Mochi.

La direzione del lavoro pittorico venne affidata al Cavalier D'Arpino che realizzò i pennacchi della cupola e la lunetta sopra l'altare. Ludovico Cigoli realizzò la cupola mentre Guido Reni fu l'autore principale delle singole figure di santi alle quali posero mano anche il Passignano, Giovanni Baglione e Baldassare Croce; successivamente Giovanni Lanfranco (secondo Pietro Bellori), intervenne trasformando un angelo nella Vergine.

Gli scavi sotto la basilica

Tra il 1966 e il 1971, per risolvere problemi di umidità, venne effettuata una campagna di scavi sotto il pavimento della basilica, condotta esclusivamente lungo le navate laterali. Rimosso l'interro che li colmava, vennero rinvenuti numerosi ambienti del II e III secolo, attualmente musealizzati ed accessibili dal museo della basilica.

Il complesso, sulla cui destinazione originaria sono state fatte varie ipotesi, ma nulla che avesse attinenza con la basilica liberiana, si presume privato e quindi non da identificare con il Macellum Liviae, nelle cui prossimità le fonti attestano la primitiva basilica liberiana. Esso si compone di molti ambienti articolati attorno ad un vasto cortile, a vari livelli e di non facile interpretazione, anche perché ascrivibili a diversi periodi e variamente obliterati da successive murature realizzate in tempi diversi. Lungo il percorso si incontrano: tracce di un piccolo stabilimento termale, con mosaici e intercapedini per il riscaldamento; l'esposizione delle tegole antiche; tracce ben conservate di affreschi geometrici decorativi; tracce di affreschi relativi ad un calendario agricolo (che costituiscono forse il reperto più noto del sito); un piccolo ambiente semicircolare con nicchie, resti di affreschi e di un pavimento in opus sectile su suspensurae, presumibilmente pertinente all'impianto termale.

Cardinali Arcipreti della Basilica

Cappella Sistina della Basilica di Santa Maria Maggiore

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Sede Vacante (1553-1564)
Sede Vacante (1684-1686)


Note
  1. Elsa Bragaglia, et al., Quaderno di religione, Ed Dehoniane, ISBN 88-10-61229-9
  2. (IT) Il "Presepio" di Arnolfo di Cambio su vatican.va, Basilica Patriarcale Santa Maria Maggiore. URL consultato il 30-12-2016
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 17 gennaio 2022 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.