Chiesa di San Benedetto in Piscinula (Roma)
Chiesa di San Benedetto in Piscinula | |
Roma, Chiesa di San Benedetto in Piscinula | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Piazza in Piscinula, 40 00153 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 58331609 |
Posta elettronica | info@sanbenedettoinpiscinula.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Rettoria |
Dedicazione | San Benedetto da Norcia |
Sigla Ordine qualificante | E.P. |
Sigla Ordine reggente | E.P. |
Data fondazione | XI secolo, fine |
Architetto | Pietro Camporese il Giovane (restauro del XIX secolo e facciata) |
Stile architettonico | romanico, neoclassico |
Inizio della costruzione | XI secolo, fine |
Completamento | 1844 |
Strutture preesistenti | Domus della Gens Anicia, oratorio |
Pianta | irregolare |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Benedetto in Piscinula è un edificio di culto di Roma, che sorge sulla piazza omonima, situato nel centro storico della città, nel rione Trastevere.
Toponimo
Il toponimo "in Piscinula" della chiesa e della zona non ha documentazioni certe, ma è probabilmente dovuto alla presenza di un impianto termale di età imperiale, con una piscina o una fontana, annesse alla domus Aniciorum (o "casa degli Anici").
Storia
Dalle origini al Medioevo
La chiesa sorge, secondo la tradizione, sui resti della dimora della gens Anicia, una nobile ed antica famiglia alla quale apparteneva san Benedetto da Norcia (480 ca. - 547 ca.) e dove avrebbe risieduto durante la sua permanenza a Roma intorno al 470.
Nell'VIII secolo, nel sito venne eretto un oratorio distrutto nel 1084 durante il saccheggio condotto dalle truppe normanne di Roberto il Guiscardo (1015 ca. – 1085): questo primo nucleo originario è da identificare nella cosiddetta "Cella di San Benedetto", che fu poi inglobata nella struttura della chiesa a lui dedicata.
La chiesa è ricordata per la prima volta nel Liber Censuum di Cencio Camerario[1] del 1192 con l'appellativo de Piscina, che ritorna, con alcune varianti nei documenti successivi: si veda per esempio nel Catalogo di Torino del 1320.[2]
La chiesa vera e propria venne probabilmente costruita tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo. L'edificio (la cui situazione attuale rispecchia in parte l'originaria sistemazione) era a tre navate divise da otto colonne di spoglio, con capitelli di varie epoche, presentava un'unica abside semicircolare ed era preceduta da un portico (nartece) che si estendeva per gran parte della sua larghezza. Il pavimento cosmatesco originario del XII secolo è in parte sopravvissuto. L'originario muro di facciata della chiesa corrisponde a quello attuale anche se, sul lato destro della navata centrale, risulta parzialmente interrotto da una scala ottocentesca. Il coronamento dell'abside, conservato quasi integralmente, è costituito da una cornice a tre ordini di cui quello centrale a piccole mensole marmoree e gli altri due a denti di sega inclinati in direzioni opposte fra loro. Il muro di fondo dell'edificio, su cui si innesta la curva absidale, è conservato solo in parte e mostra la muratura originaria soltanto in un piccolo tratto. I muri esterni delle navate laterali risultano inglobati nei contigui edifici, per cui è impossibile stabilire con certezza se le loro attuali strutture siano ancora nella totalità quelle originarie. Tuttavia l'altezza primitiva della navata centrale dovrebbe corrispondere a quella attuale, come si deduce dalla presenza all'esterno (sia sul muro orientale che su quello occidentale) della cornice a mensole di marmo e a denti di sega.
La chiesa, elevata a parrocchia nel 1386 sotto la guida del rettore Catallo, venne restaurata nel 1412 grazie alla munifica donazione del nobile Giovanni Castellani.
Dal Cinquecento ad oggi
Nel 1621 Costantino Gaetani (1568 – 1650), monaco benedettino ed erudito, custode della Biblioteca Vaticana, dopo l'approvazione da parte di papa Gregorio XV (1621 - 1623) del Collegio Gregoriano, creò nella chiesa la prima sede del collegio, dotata di numerosi e preziosi libri, in seguito trasferiti nella Biblioteca Alessandrina.
Tra il 1678 e il 1687, i parroci Regolo Barrili e Angelo Veraldi fecero ristrutturare la chiesa e realizzare una nuova facciata, in sostituzione di quella romanica che originariamente era preceduta da un nartece.
Nel 1721 la chiesa e la canonica furono di nuovo restaurate e in una casa dei Mattei, situata a sinistra dell'edificio sacro, per iniziativa del sacerdote Emilio Lami, venne istituito un piccolo ospedale per curare le malattie cutanee, dal quale ebbe poi origine la grande struttura sanitaria di San Gallicano, voluta da Benedetto XIII (1724 - 1730).
Leone XII (1823 - 1829) con la bolla Super Universas del 1° novembre 1824 soppresse la parrocchia, fece chiudere la chiesa e trasferire tutti gli arredi in Santa Maria della Pace, e fu così che per un decennio l'edificio subì un tale abbandono che furono necessari ben due interventi di restauro: i primi nel 1835, i secondi, ben più consistenti e radicali, nel 1844, grazie al contributo della famiglia Massimo. I lavori, affidati all'architetto Pietro Camporese il Giovane (1792 – 1873), comportarono anche il rifacimento della facciata.
Un progetto di ripristino dell'aspetto medioevale dell'edificio fu redatto dall'architetto Lorenzo Cesanelli (1898 - 1965) nel 1934, ma non ebbe alcun seguito.
Il 21 marzo 1939, dopo la rinuncia al diritto di patronato della famiglia Lancellotti, discendenti dei Massimo, la chiesa fu riaperta al pubblico e restaurata a spese del Vicariato di Roma.
Nel 1941 la chiesa venne concessa alle Suore di Nostra Signora del Carmelo, le quali vi rimasero fino nel 2002, quando fu affidata alla Società clericale Virgo Flos Carmeli, congregazione sorta all'interno dell'associazione degli Araldi del Vangelo, che ha eseguito importanti lavori di restauro.
La chiesa è oggi luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Crisogono.
Descrizione
Esterno
Facciata
La facciata, in stile neoclassico, ornata a finto bugnato, presenta un portale sovrastato da una finestra semicircolare. A coronamento è posto un timpano triangolare sormontato da un frammento di acroterio quattrocentesco, costituito da una palma isiaca su grandi rose.
Campanile
Sulla sinistra si eleva un piccolo campanile del XII secolo, a pianta quadrata, in laterizi, suddiviso in due ordini da una semplice cornice a denti di sega, nei quali si aprono piccole bifore sostenute da una colonnina; frammenti marmorei di varia forma e colore decorano la facciata. Una seconda cornice separa i piani dall'attico soprastante, sopra il quale poggia il tetto a tegole dagli spioventi molto accentuati.
Nella cella sono poste due campane: la maggiore è datata al 1465; l'altra, probabilmente la più antica della città, reca un'iscrizione in caratteri gotici con inciso l'anno della sua realizzazione:
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Interno
Atrio
L'aula liturgica è preceduta da un atrio, costruito sul sito dell'originario nartece, dove si conservano iscrizioni commemorative dei vari rifacimenti e restauri, nonché resti di pregevoli dipinti murali databili tra l'XI e il XIV secolo, tra i quali si nota:
- sulla parete sinistra, Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Pietro e san Paolo (1320 - 1330 ca.), affresco di ambito romano.
Cappella della Madonna e Cella di San Benedetto
Sulla sinistra dell'atrio, una porta con mostra cosmatesca e architrave sorretto da due colonne di cipollino immette nella piccola Cappella della Madonna, a pianta trapezoidale, un tempo rivestita di mosaici (già scomparsi alla fine del XVII secolo), coperta da una volta a crociera sorretta da quattro colonne dall'alto plinto con capitelli del VIII secolo e decorata nel 1844 con un pavimento cosmatesco del XII secolo. L'altare, consacrato nel 1604, custodisce un dipinto murale raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino detta anche Madonna della Misericordia (inizio del XV secolo), affresco staccato riportato su tela: l'opera è oggetto di particolare devozione perché si ritiene che davanti a questa immagine fosse solito pregare san Benedetto da Norcia.
Sulla destra della cappella, si entra nella cosidetta "Cella di San Benedetto", un piccolo ambiente lungo e stretto, che secondo la tradizione fu la dimora e il luogo di penitenza del giovane santo. L'ambiente attesta la sua origine in epoca anteriore alla chiesa anche perché, con la sua forma particolare, ne ha condizionato l'orientamento e la forma.
Aula liturgica
L'interno presenta una pianta irregolare a tre navate, coperte con capriate lignee, divise da otto colonne di spoglio, due altari laterali e, nel fondo, un'abside semicircolare. Il piano di calpestio è coperto da un pregevole pavimento cosmatesco in porfido e serpentino del XII secolo, nel quale sono inserite lapidi sepolcrali di nobili famiglie trasteverine quali i Mattei e i Castellani.
Presbiterio e abside
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si segnalano:
- all'altare maggiore,
- in alto, Madonna con Gesù Bambino (prima metà del XIV secolo), affresco staccato di ambito romano.
- in basso, San Benedetto da Norcia in cattedra (1420 ca.), tavola a fondo oro di ambito romano: il santo appare con in mano il baculo pastorale e il libro della Regola aperto, nel quale si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | ABSCULTA, O FILI, PRÆCEPTA MAGISTRI, ET INCLINA AUREM CORDIS TUI » | « | Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del Maestro e volgi ad essi l'orecchio del tuo cuore » |
Dietro l'altare, si apre l'abside semicircolare, che presenta:
- nel catino absidale, Incoronazione di Maria Vergine (XVI secolo), affresco di ambito romano: l'opera è stata scoperta con i restauri del 2000.
- ai lati dell'altare, San Biagio e San Nicola di Bari (fine XVI - inizio XVII secolo), affreschi di ambito romano.
- ai lati dell'abside,
- a sinistra, Sant'Elena (1330 ca.), affresco di ambito romano.
- a destra, Sant'Anna, Madonna con Gesù Bambino e committente detta anche Sant'Anna metterza[3] (1420 ca.), affresco di ambito romano.
Nelle navate laterali e in controfacciata si notano:
- nella navata sinistra, San Giovanni evangelista e san Giovanni Battista indicano l'Agnello di Dio (1310 - 1320 ca.), affresco di ambito romano.
- nella navata destra,
- all'inizio, San Benedetto da Norcia (inizio del XIV secolo), affresco staccato di ambito romano: l'opera era originariamente ubicata nell'atrio.
- all'altare laterale, pala con Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Benedetto da Norcia e san Lorenzo (metà del XIX secolo), olio su tela di Leopoldo Ansiglioni.
- in controfacciata, Coro pensile (XVIII secolo).
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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