Crocifissione di Gesù Cristo e santi (Beato Angelico)
Beato Angelico, Crocifissione di Gesù Cristo e santi (1441 - 1442 ca.), affresco | |
Crocifissione e santi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Museo Nazionale di San Marco, sala capitolare, parete settentrionale |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | dipinto murale |
Soggetto | Crocifissione di Gesù Cristo e santi; Santi domenicani e profeti |
Datazione | 1441 - 1442 |
Ambito culturale | ambito fiorentino |
Autore |
Beato Angelico (Guido di Pietro) e bottega |
Materia e tecnica | affresco |
Misure | h. 550 cm; l. 950 cm |
Iscrizioni | IESUS NAZARAENUS REX IUDAEROUM |
La Crocifissione di Gesù Cristo e santi è un dipinto murale, eseguito tra il 1441 ed il 1442 circa, ad affresco, da Guido di Pietro, detto Beato Angelico (1395 ca. - 1455), ubicato nella sala capitolare nel Convento di San Marco, oggi sede del Museo Nazionale di San Marco di Firenze.
Descrizione
Ambientazione
La scena è ambientata davanti - come nella maggior parte dei dipinti murali di San Marco - ad uno sfondo spoglio e deserto, composto da un suolo bruno, una fascia rocciosa quasi illeggibile ed un cielo che originariamente era blu, ma che la caduta del pigmento dell'azzurrite ha reso violaceo, scoprendo la preparazione rossiccia sottostante. Solamente il teschio di Adamo, a terra davanti alla croce, rimanda al posto della crocifissione (detto Golgota, che nella lingua ebraica significa "luogo del cranio"), dove secondo la tradizione venne sepolto il primo uomo ed è qui simbolo dell'uomo redento dal sacrificio di Gesù.
Soggetto
Nel dipinto, ubicato entro una lunetta, compaiono al centro:
- Gesù Cristo crocifisso
- Due ladroni inchiodati alle proprie croci:
- a sinistra, Disma, il buon ladrone, si rivolge serenamente verso Gesù, chiedendo perdono;
- a destra, cattivo ladrone grida con un espressione di grande angoscia e sofferenza.
- Maria Vergine addolorata che allargando le braccia disperata, imitando la croce: in questo modo viene sottolineato sia il ruolo di Madre, sia il suo essere la prima anima sofferente;
- San Giovanni evangelista, santa Maria Maddalena e una pia donna circondano la Vergine per consolarla e sorreggerla nel suo dolore. La Maddalena, di spalle, è inginocchiata davanti al gruppo dei dolenti.
Inoltre, sono raffigurati una serie di santi divisi in due gruppi:
- a sinistra, i protettori di Firenze e della casata dei Medici, che aveva finanziato la ricostruzione e la decorazione del convento:
- santi Cosma e Damiano, protettori della famiglia Medici ed in particolare di Cosimo il Vecchio (1389 - 1464);
- san Lorenzo, protettore di Lorenzo il Vecchio (1395 ca. - 1440), fratello minore di Cosimo;
- san Marco evangelista, titolare del convento, indica il proprio Vangelo;
- san Giovanni Battista, patrono di Firenze, che guardando fuori del dipinto addita Maria Vergine e le pie donne;
- a destra, i fondatori di ordini religiosi, che alludono alla Chiesa militante:
- in primo piano, inginocchiati:
- san Domenico di Guzman, fondatore dei domenicani;
- san Girolamo, riconoscibile dal cappello cardinalizio gettato in terra, fondatore dei Geronimiti;
- san Francesco d'Assisi, fondatore dei francescani;
- san Bernardo di Chiaravalle, fondatore dei cistercensi;
- san Giovanni Gualberto, fondatore dei vallombrosani;
- san Pietro Martire, domenicano.
- in primo piano, inginocchiati:
- in secondo piano, in piedi:
- san Zanobi, vescovo di Firenze;
- sant'Agostino, fondatore degli agostiniani,
- san Benedetto da Norcia, fondatore dei benedettini;
- san Romualdo, fondatore dei camaldolesi;
- san Tommaso d'Aquino, teologo domenicano.
- in secondo piano, in piedi:
Nella cornice superiore sono raffigurati, entro inserti romboidali (da sinistra):
- San Dionigi l'Areopagita,
- Daniele,
- Zaccaria,
- Giacobbe,
- Davide,
- Pellicano,
- Isaia,
- Geremia,
- Ezechiele,
- Giobbe,
- Sibilla Eritrea.
Infine, nella cornice inferiore sono raffigurati entro 17 medaglioni:
- Papi, cardinali, vescovi, santi e beati dell'Ordine domenicano, con al centro il fondatore: san Domenico di Guzman.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Il dipinto presenta un'iconografia innovativa, poiché al posto delle figure consuete presenti nella Crocifissione mostra tutta una serie di personaggi, che appartengono a contesti storici e geografici diversi, secondo un complesso sistema allegorico che rimanda a vari significati. Si tratta di una raffigurazione mistica, invece della tradizionale scena narrativa. Ciò che descrive l'immagine è il significato salvifico dell'evento: la Redenzione.
- L'opera è una celebrazione dell'Ordine domenicano e dei fondamenti della Chiesa militante. Infatti, l'invenzione angelichiana non si configura come narrazione di un episodio biblico, ma come meditazione sui suoi significati e le figure, tutte a grandezza naturale, non sono intese come gruppo all'interno di un contesto, ma come singoli personaggi. Del resto, la stessa presenza dei santi fondatori e dei patroni del casato mediceo ribadisce il carattere ecumenico della composizione, evocativo di quella pax fidei perseguita dal Concilio di Firenze del 1439, fortemente voluto da Cosimo de' Medici detto il Vecchio e papa Eugenio IV.
- La Crocifissione venne volutamente realizzata da Beato Angelico sulla parete di fondo della Sala del Capitolo, cioè nel luogo dove i frati si riunivano per prendere le decisioni più importanti relative alla gestione del convento, per essere non solo una straordinaria testimonianza artistica, ma soprattutto un punto di riferimento morale e dottrinale. Infatti, l'artista, che prima di tutto si sente un religioso, sovrappone ai temi prospettici e decorativi quelli teologici e morali, al fine di glorificare il nome di Dio e di rafforzare la fede nei confratelli domenicani.
Iscrizioni
Nel dipinto figura un'iscrizione a lettere capitali in triplice lingua (ebraico, greco e latino), posta sulla terminazione superiore del montante della croce di Gesù, detta titulus crucis, nella quale si legge:
(HE) | (EL) | (LA) | ||||||
« | ישו מנצרת, מלך היהודים » | « | Ἰησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ βασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων » | « | IESUS NAZARAENUS REX IUDAEROUM » |
Tradotto in italiano:
« | Gesù il Nazareno, il re dei Giudei » |
Traslitterazione dall'ebraico:
« | Yeshu Minatzrat, Melech Hayehudim » |
Traslitterazione dal greco:
« | Iesoûs ho Nazoraîos ho basileùs tôn Ioudaíon » |
Inoltre, figurano altre dieci iscrizioni, in lettere capitali, poste nei cartigli in mano ai personaggi (identificati da altrettante iscrizioni) sulla cornice superiore, nelle quali si legge (da sinistra):
« | Deus nature patitur » |
« | Post edomades VII et LXII occidet XPS » |
« | His palgatus sum » |
« | Addredan descendisti fili mi / Dormens accubuisti ut leo » |
« | In siti mea potaveru[n]t me aceto » |
- Pellicano:
« | Similis factu um pellicano solitudinis » |
« | Vere languores nostros ipse tulit et dolores nostros » |
« | O Vos omnes qui transite per viam attendite et videte si est dolo sicut dolor meus » |
« | Exaltavi lignum h[um]ile » |
« | Quis det de carnibus eius ut saturemur » |
- Sibilla Eritrea:
« | Morte morietur tribus diebus sonno subscepto et tunc / ab inferis regressus ad lucem veniet primus » |
Notizie storico-critiche
Il Convento di San Marco, appartenuto ai monaci silvestrini, fu affidato nel 1436 ai domenicani di Fiesole dal papa Eugenio IV.
L'edificio, che era gravemente degradato, venne radicalmente ristrutturato e trasformato dall'architetto fiorentino Bartolomeo Michelozzi (1396 - 1472) a partire dal 1437 su incarico di Cosimo de' Medici (1389 - 1464). I lavori si prolungarono fino al 1452, iniziando dalle celle e proseguendo con la sistemazione del chiostro, della sala capitolare e della biblioteca (1444); veniva intanto ultimata la chiesa, consacrata nel 1443.
La decorazione pittorica fu affidata a Beato Angelico, che ne curò l'esecuzione fra il 1438 e il 1446, parallelamente al progredire dei lavori architettonici di Michelozzo, sino alla partenza per Roma, avvenuta nel 1446 - 1447. Secondo lo storico dell'arte John Pope-Hennessy, il pittore ritornò a dedicarsi alla decorazione del convento anche dopo il ritorno dal soggiorno romano.
La Crocifissione della sala capitolare rappresenta l'unico caposaldo nella datazione del ciclo decorativo del cenobio, poiché Beato Angelico vi stava sicuramente lavorando nel 1441 - 1442. Infatti, da un atto notarile datato 22 agosto 1441 si apprende che a quella data il Capitolo, a cui partecipava anche il pittore, si riuniva nella nuova sagrestia perché la sala non era ancora pronta, mentre da un documento del 25 agosto 1442 si legge che le riunioni del Capitolo si tenevano già nella loro sede definitiva.
Gli storici dell'arte concordano nel ritenere l'opera in massima parte autografa dell'Angelico, con collaborazioni limitate e sotto la direzione del maestro, tranne qualcuno che ipotizza che il dipinto fosse stato lasciato incompiuto dal pittore in partenza per Roma nel 1455 e terminato da alcuni collaboratori.
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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