Elia Carbonaro
Servo di Dio Elia Carbonaro, O.C. Presbitero | |
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Servo di Dio | |
Età alla morte | 80 anni |
Nascita | Nunziata, Mascali 19 febbraio 1893 |
Morte | Trapani 2 maggio 1973 |
Professione religiosa | Pozzo di Gotto, 21 novembre 1923 |
Ordinazione presbiterale | Trapani, 16 marzo 1929 dal vescovo Francesco Maria Raiti |
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Servo di Dio Elia Carbonaro (Nunziata, Mascali, 19 febbraio 1893; † Trapani, 2 maggio 1973) è stato un religioso e presbitero italiano.
Biografia
Elia Carbonaro, nato a Nunziata, frazione di Mascali (Catania), era il primogenito dei coniugi Sebastiano e Carmela Lo Giudice. Fu battezzato il 22 febbraio nella parrocchia di Nunziata col nome di Giuseppe. Peppino crebbe coi suoi genitori fino all'età di cinque anni, poi venne affidato ai nonni materni perché si dovevano trasferire a Scordia (CT), per motivi di lavoro.
Grazie alle cure e all'influenza dei nonni, nacque in lui l'amore e la devozione verso la Madonna del Carmelo. Nel 1913 Peppino parte per il servizio militare, dapprima ad Agrigento, in seguito per il fronte della Prima Guerra Mondiale. All'inizio deve occuparsi della consegna della posta militare e poi del servizio dei vivandieri, servizio svolto da lui sempre col rosario in mano, pregando affinché finisse al più presto l'orrenda guerra.
La sua esistenza ebbe un totale cambiamento proprio durante la guerra: mentre trasportava i viveri ai militi nelle trincee, scoppiò una bomba proprio davanti al suo mulo. Preso dal terrore, si mise a gridare verso la Mamma celeste, la quale, secondo il suo racconto, gli apparve, come in una visione. Peppino allora espresse il suo voto alla Madonna: totus tuus una preghiera che fu atto di amore per tutta la sua vita, come dono totale di sé a Dio per mezzo della Vergine Santa.
Ingresso nei Carmelitani
Alla fine della guerra, Peppino decide di farsi religioso fratello, anche se i familiari non volevano poiché nel cuore coltivavano una certa ostilità per i Carmelitani. Diverse le imprese dei familiari perché Peppino tornasse a casa. Fece ritorno a casa, ma prima passò da Messina perché desiderava entrare in convento, tra i Carmelitani. Padre Anselmo Alessi lo respinse perché non volle accettarlo come religioso fratello, gli disse che poteva entrare in convento solo se studiava per diventare sacerdote.
Per Peppino era una gravosa promessa, ma quel monito di padre Alessi tornò utile alla sua vita: gli servì per convincere la mamma e le sorelle ad entrare tra i Carmelitani. Nel 1920 entra come postulante a Messina. Dal 1921 al 1923 fa il noviziato a Pozzo di Gotto (ME) e il 21 novembre 1923 emise la professione semplice col nome di Fra Elia.
Formazione e ministero sacerdotale
Gli studi umanistici e teologici di Fra Elia per prepararsi al sacerdozio furono alquanto accelerati e sommari. I suoi confratelli privatamente gli diedero lezioni di Dogmatica, Morale e Sacra Scrittura.
Finalmente il Vescovo di Trapani, il carmelitano mons. Francesco Maria Raiti(ch), acconsentì a consacrarlo sacerdote. Il rito di Ordinazione si svolse il 16 marzo 1929 nella chiesetta dell'Addolorata nei pressi dell'Episcopio. Dopo l'ordinazione padre Elia fu trasferito a Messina nella parrocchia, dei Santi Pietro e Paolo, dove dal terremoto del 1908 era ospitata la Comunità Carmelitana. A Messina vi rimase 25 anni. “Qui lasciò un segno indelebile nel cuore della gente: venivano al suo confessionale dalla città, dai paesi della provincia e dalla vicina Calabria. Era reputato santo per la sua vita piena di Dio e per i suoi consigli estremamente semplici”.
La sua vita oltre ad essere mariana era eucaristica. Quando celebrava la Santa Messa, al momento dell'elevazione dell'Ostia Santa, il suo viso era angelico: fissava l'Ostia con lo sguardo dell'innamorato e spesso il suo viso era solcato da lacrime di gioia. La Santa Messa celebrata da lui era lunga anche per il suo difetto fisico: la balbuzie che lo metteva in difficoltà e lo mortificava, ma egli non si preoccupava più di tanto. Pronunciava lentamente, quasi sillabava ogni parola in modo scrupoloso e con le giuste pause. I fedeli partecipavano alla sua Messa con vera attenzione, devozione e ammirazione senza minimamente dare segni di impazienza.
Correva, in ogni momento, verso gli ammalati e i poveri con cui condivideva anche il suo cibo. Pur avendo un rapporto del tutto singolare con il Signore, Elia ha vissuto la sua vita religiosa anche in senso penitenziale. Basti pensare che vestiva sempre allo stesso modo, sia d'estate che d'inverno; si mortificava nel mangiare, consumando sempre i cibi precedenti e talvolta allungandoli con acqua fresca. Probabilmente utilizzava anche il cilicio, era rigido con se stesso e paterno e comprensivo con gli altri. Non amava chiacchierare inutilmente con nessuno e la sua stanza era semplice come lui. Scopo primario del ministero sacerdotale di padre Elia era il sacramento della Riconciliazione di cui ne era fervente e umile apostolo. Il confessionale per lui era la vocazione, il luogo dove affermava il suo carisma. Interrompeva il ritmo della giornata quando era chiamato ad esercitare il ministero di confessore. I penitenti ne uscivano risorti per le parole semplici che spendeva bene, grazie a Dio che metteva le giuste parole per ricomporre rapporti d'amore e di amicizia tra gli uomini, tra l'uomo e Dio, nel quale ciascuno deve morire per risorgere con Lui nel seno del Padre.
Morte
Elia si ammalò di una specie di anemia insolita e persistente. Passò gli ultimi giorni in ospedale. Nonostante le sofferenze, continuava sempre a ripetere: « non riesco a stare cinque minuti senza pensare al Paradiso». Il suo trapasso fu sereno. Era il 2 maggio 1973. Per volere del Vescovo di Trapani, mons. Francesco Ricceri, di cui padre Elia ne era il confessore, fu sepolto nel cimitero di Trapani nella Cappella del Sacerdoti.
Attesa della Beatificazione e Canonizzazione
Nella sessione n. 212 del 13 febbraio 2018, il Consiglio generale dell'Ordine Carmelitano ha accolto la richiesta del Priore Provinciale della Provincia Italiana dando parere positivo all'introduzione della Causa di beatificazione e canonizzazione del padre Elia Carbonaro.
Due mesi dopo, il 23 aprile 2018, le sue spoglie mortali sono state riesumate; il suo corpo si trovava mummificato ed intatto e gli abiti religiosi non risultavano logorati dal tempo. Il 30 marzo 2019 i suoi resti mortali sono stati traslati dal Cimitero di Trapani al Santuario dell'Annunziata, nella Cappella di Sant'Alberto, proprio nel luogo che lo vide per anni infaticabile ministro della Riconciliazione.
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