Sant'Alberto degli Abbati

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Sant'Alberto degli Abbati, O.C.
Presbitero
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Santo
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Antonio da Pereda, Sant'Alberto degli Abbati (1664-1670), olio su tela; Madrid, Museo del Prado
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 67 anni
Nascita Trapani
1240 circa
Morte Messina
7 agosto 1307
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Vestizione XIII secolo
Professione religiosa [[]]
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale XIII secolo
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
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pontificato
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Extra Sant'Alberto degli Abbati
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione 1457, da Callisto III
Ricorrenza 7 agosto
Altre ricorrenze
Santuario principale Basilica di Maria Santissima Annunziata (Trapani)
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Trapani
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 7 agosto, n. 9:
« A Messina, sant'Alberto degli Abbati, sacerdote dell'Ordine dei Carmelitani, che con la sua predicazione convertì molti Giudei a Cristo e provvide di viveri la città assediata. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Sant'Alberto degli Abbati (Trapani, 1240 circa; † Messina, 7 agosto 1307) è stato un presbitero e abate italiano dell'Ordine Carmelitano, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica capace di scacciare i demoni.

Biografia

Nacque, probabilmente a Trapani (o secondo altre fonti a Erice), dalla nobile famiglia Degli Abbati, di origine fiorentina. Figlio di Benedetto degli Abati e di Giovanna Palizi, poiché era stato lungamente atteso, la madre promise quando lo concepì, che se il nascituro fosse stato un maschio, lo avrebbe consacrato al servizio della Vergine Santissima nell'Ordine del Carmelo. Mentre il ragazzo era ancora in tenera età il padre pensò per lui a un onorevole sposalizio, ma la madre riuscì a fargli tenere fede al voto. A otto anni entrò nell'Ordine dei Carmelitani, da poco costituito, votando la propria vita alla castità, alla rinuncia delle ricchezze, del piacere dei sensi, abbandonando tutti i legami mondani e da quel momento dedicò la sua vita alla contemplazione dello Spirito. I Carmelitani di Trapani furono felici di accogliere il santo nel loro noviziato dove fu formato negli studi e nell'osservanza delle regole in cui eccelse talmente da edificare non solo i confratelli, ma anche i superiori. Per la sua modestia non avrebbe voluto accettare l'ordinazione sacerdotale, ma si piegò alle affettuose insistenze dei superiori distinguendosi per le sue virtù, il suo amore, per la purezza e la preghiera, per i miracoli e per la sua predicazione.

In premio alle fatiche apostoliche, Alberto ottenne dai superiori il permesso di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa; durante quel viaggio egli guarì un giudeo dal male caduco. Il miracolato e tutti i suoi parenti, testimoni del prodigio, abbracciarono la fede cattolica e ricevettero il battesimo dalle mani del santo[1].

Rientrato in patria, e in seguito ai prodigi che operava nel corso delle sue predicazioni, molta gente ricercava e venerava fra Alberto. Nella sua umiltà egli rimaneva infastidito della lode degli uomini e chiese perciò ai superiori il permesso di ritirarsi nella solitudine di Lentini, presso Siracusa, per vivere nel nascondimento[1].

I prodigi che Alberto operava continuamente erano noti a tutti i Carmelitani. Il Generale dell'Ordine ne ebbe così grande stima che lo costrinse ad accettare la carica di Provinciale della Sicilia verso il 1296. Con molta ripugnanza il santo obbedì e adempì il suo dovere con grande senso di responsabilità. Fece sempre a piedi le visite dei conventi che erano sotto la sua giurisdizione, effettuando gli spostamenti provvisto soltanto di pane e acqua[1].

Al tempo di Alberto la Sicilia era dominata, dopo il tramonto della casa sveva, dall'esoso Carlo I d'Angiò (+1285), fratello di san Luigi IX e, dopo la sollevazione dei Vespri Siciliani del 1282, da Pietro III d'Aragona il quale, per avere sposato Costanza, figlia di Manfredi, figlio naturale di Federico II, era in grado di rivendicare i diritti degli Svevi. Quando, alla morte di Pietro III nel 1285, il figlio primogenito di costui, Giacomo, si mostrò disposto a cedere la Sicilia agli Angioini in compenso della Sardegna, che il nuovo Pontefice Bonifacio VIII gli offriva, i siciliani, memori dell'oppressione francese, non ne vollero sapere. Elessero perciò loro re Federico III di Aragona, terzogenito di Pietro III, il quale accettò la corona e per cinque anni la difese con le armi contro Carlo II lo Zoppo, e lo stesso Bonifacio[1].

In quegli anni di lotte, di oppressioni e di sofferenze, Alberto non si curò mai di questioni politiche e militari, ma soltanto di fare del bene al prossimo. Nel 1301, mentre era ancora provinciale dei Carmelitani, la città di Messina fu assediata e affamata da Roberto d'Angiò, duca di Calabria, figlio e successore di Carlo II, e Alberto la rifornì miracolosamente di viveri. Tre galere cariche di viveri riuscirono a forzare il blocco navale e a rifornire Messina, salvandola dalla carestia. L'avvenimento miracoloso fu ritenuto possibile grazie alle preghiere di padre Alberto. Il miracoloso intervento gli valse la riconoscenza della popolazione e dello stesso re[1].

Nella sua vecchiaia Alberto si ritirò a vivere nella solitudine in un eremo presso Messina. Un giorno cadde gravemente ammalato e Dio gli rivelò il giorno e l'ora in cui sarebbe morto. Egli ne avvertì i confratelli e si preparò al grande passo nell'unione con il Signore. Spirò il 7 agosto del 1307. Ai suoi funerali presero parte, oltre al re, la nobiltà e una moltitudine di popolo[1].

Fu il primo santo del Carmelo ad essere venerato e quindi venne insignito del titolo di patrono e protettore dell'Ordine Carmelitano.

Culto

Nel 1457 Papa Callisto III ne permise il culto e nel 1476 Papa Sisto IV ne pubblicò la bolla di canonizzazione.

Alberto è patrono di Trapani, di Erice e compatrono di Messina. Le sue reliquie sono sparse in tutta Europa: esse sono necessarie, ancora oggi, alla benedizione dell'acqua e del cotone taumaturgico di Sant'Alberto. Il teschio del santo è nella chiesa dei Carmelitani di Trapani.

Fin dal 1624, il 7 agosto, si celebra la festa in onore di sant'Alberto. In quell'anno la città di Trapani si liberò dal flagello della peste e i trapanesi vollero onorare il santo patrono.

È titolare del Carmelo Teresiano di Sicilia.

All'interno della Basilica di Maria Santissima Annunziata (Trapani) di Trapani, ed ex convento dei carmelitani, vi è una cappella eretta nel 1586 dove si trova la statua reliquario argenteo di sant'Alberto, opera dell'argentiere Vincenzo Bonaiuto. Al fianco vi è la celletta dove il santo abitava e che custodisce ancora le sue reliquie.

La chiesa barocca dedicata ad Alberto si trova nella via Garibaldi a Trapani. La costruzione iniziò nel 1681 e fu completata nel 1700. Archietettonicamente è a pianta centrica, con un portale d'ingresso prevalente su quello trasversale, ha all'interno una articolazione barocca. Restaurata, è chiusa al culto.

Esiste anche a Trapani una chiesa parrocchiale di recente costruzione e istituzione (seconda metà del '900) intitolata al Santo Carmelitano, che si trova nell'omonimo quartiere cittadino di Sant'Alberto, già Rione Palme, rinominato così in occasione del 750° anniversario del ritorno alla casa del Padre del Santo.

Note
  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 Guido Pettinati, I Santi canonizzati del giorno, Edizioni Segno, Udine, Vol. VIII, 1991, p. 48-52.
Voci correlate
Collegamenti esterni