Basilica di Maria Santissima Annunziata (Trapani)
Basilica di Maria Santissima Annunziata di Trapani | |
Trapani, Basilica Santuario di Maria Santissima Annunziata | |
Altre denominazioni | Santuario dell'Annunziata, Santuario della Madonna di Trapani |
---|---|
Regione | Sicilia |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Sicilia |
Provincia | Trapani |
Comune | Trapani |
Diocesi | Trapani |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Agostino Pepoli, 178 91100 Trapani (TP) |
Telefono | +39 0923 539184 |
Posta elettronica | info@madonnaditrapani.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Diocesi di Trapani |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Basilica |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.C. |
Sigla Ordine reggente | O.C. |
Fondatore | Ordine Carmelitano |
Data fondazione | 1260-1270 ca. |
Architetto | Giovanni Biagio Amico (ristrutturazione del XVIII secolo) |
Stile architettonico | Gotico, rinascimentale, barocco |
Inizio della costruzione | 1315 ca. |
Completamento | 1770 |
Coordinate geografiche | |
Italia |
La Basilica di Maria Santissima Annunziata, detta anche Santuario della Madonna di Trapani o Santuario dell'Annunziata, è una chiesa che sorge ai piedi del Monte San Giuliano, oggi Erice, a pochi chilometri dal centro storico di Trapani: l'edificio è il santuario mariano più celebre della Sicilia occidentale.
Storia
Periodo svevo-aragonese
A causa della persecuzione musulmana in Palestina, nel XIII secolo i frati carmelitani cercarono rifugio in Sicilia. Nel 1238 a Trapani, dapprima gli fu concessa la piccola Chiesa di Santa Maria del Parto, costruita dai pescatori nel primo quarto del XIII secolo, alle spalle dell'odierna chiesa dell'ex Collegio dei Gesuiti, accanto alle mura civiche.
Secondo una tradizione i carmelitani, in seguito alla donazione effettuata nel 1250 dal notaio Ribaldo Abbate e da sua moglie Palma Donores di alcuni beni terrieri, costruirono intorno al 1260-1270 una piccola chiesa o cappella romanica, dedicata all'Annunziata, dove i religiosi stessi si trasferirono per continuare la loro vita comunitaria e contemplativa. È comunque, nel 1280, che si ritrova il primo sicuro documento sul convento in cui, a conferma e con ulteriore ampliamento dei doni del marito Ribaldo Abbate, la vedova (di seconde nozze) Donna Perna, sceglie pure la sua sepoltura nella chiesa e mostra grande attenzione per la futura vitalità del complesso.[1]
È importante ricordare che, intorno al 1250, entrò nel convento Alberto degli Abbati (1240 ca.-1307), della medesima famiglia dei due benefattori, grazie al quale vennero donati ai carmelitani ulteriori beni immobiliari (terreni, masserie, ecc.), per il loro sostentamento e per i lavori di ampliamento della chiesa originaria. Così la storia dei carmelitani trapanesi si unì indissolubilmente alla famiglia degli Abbate (strettamente legati alle monarchie, sveva prima e aragonese poi) e, nel corso dei secoli, con altri casati nobiliari ericino-trapanesi che, con il consenso e il sostegno degli stessi sovrani succedutisi nel governo della Sicilia, favoriranno la realizzazione della nuova chiesa e del suo apparato decorativo.
Inoltre, all'inizio del XIV secolo sulla scia della crescente venerazione per sant'Alberto degli Abbati e nel contesto di un generale risveglio culturale, che in Sicilia coincide con la casa regnante aragonese in particolare sotto il regno di Federico III d'Aragona (1273 ca.-1337), grande devoto del santo trapanese, prende avvio la costruzione del nuovo edificio religioso, più ampio e monumentale, realizzato dai carmelitani in stile gotico catalano (a tre navate, con lunghe ogive, con delle monofore e portali, di cui alcuni ancora visibili sul fianco settentrionale) i cui lavori iniziarono intorno al 1315 e terminarono in una prima fase nel 1332-1338 e in una seconda intorno 1420.
Periodo spagnolo
Nel corso del XVI e XVII secolo il convento carmelitano venne notevolmente modificato e non rimase quasi niente dell'originaria struttura del XIII secolo.
Nel 1535 si ebbe il completamento della Cappella della Madonna di Trapani progettata e realizzata dall'architetto Simone Vaccara, che custodisce la preziosa Statua marmorea della Madonna con Gesù Bambino detta Madonna di Trapani (1360 ca.), attribuita a Nino Pisano.
Tra il 1740 e il 1770, la basilica venne complessivamente modificata nella forma odierna, su progetto dell'architetto e teologo Giovanni Biagio Amico (1684-1754).
Dall'Ottocento a oggi
Negli ultimi secoli, sono state consolidate le strutture presenti, inseriti nuovi elementi architettonici, come il ciborio dell'altare maggiore - realizzato dopo che il Santuario il 25 marzo 1950 è stato elevato alla dignità di Basilica minore da papa Pio XII (1939-1958)[2] - restaurate alcune parti del complesso monumentale, come la Cappella della Madonna, e aggiunte nell'apparato decorativo varie pregevoli opere quali i dipinti del pittore trapanese Andrea Marrone (1859-1861).
Descrizione
Esterno
Facciata
La facciata, a salienti, presenta un portale a sesto acuto dell'inizio del XV secolo, a ghiere intagliate sorrette da colonnine con capitelli, e aperto al centro da uno splendido rosone a dodici colonnine e archetti incrociati.
Campanile
A destra della facciata si innalza l'imponente campanile barocco (1), a pianta quadrangolare, eretto tra il 1655 e il 1677 circa ad opera di varie maestranze. Nella cella campanaria si trovano quattro campane, tre delle quali rifuse nel 1947 dalla Fonderia Carmine Capezzuto di Napoli e benedette il 16 novembre dello stesso anno dal cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), si presenta a unica e ampia navata, ricostruita tra il 1740 e il 1770 su progetto dell'architetto Giovanni Biagio Amico.
La navata (3), decorata da stucchi dorati e articolata da 16 colonne monolitiche, addossate alle pareti, ha una copertura a volta a botte e presenta lungo le pareti otto dipinti[3] raffiguranti:
- Madonna incoronata tra san Giovanni evangelista, sant'Alberto degli Abbati, san Giuliano l'ospitaliere e il beato Luigi Rabatà (1735 ca.), olio su tela di Domenico La Bruna.
- Ciclo di sette dipinti con Storie della vita Maria Vergine (1724-1734), olio su tela di Giuseppe Felici: le opere presentano:
- Immacolata Concezione;
- Nascita di Maria Vergine;
- Presentazione di Maria Vergine al Tempio;
- Visitazione;
- Presentazione di Gesù al Tempio;
- Transito di Maria Vergine;
- Assunzione di Maria.
Sulla controfacciata dell'aula liturgica, sopra il portale centrale sono collocati:
- Cantoria e organo a canne: lo strumento musicale è a trasmissione elettrica, con tre manuali di 61 note, pedaliera 32 tasti, 41 registri e quasi 3.000 canne, realizzato nel 1980 dalla Ditta G. Ruffatti e Figli di Padova.
Presbiterio e abside
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si segnalano:
- al centro, Ciborio (1967), costituito da quattro colonne con capitelli su cui si impostano le arcate (5) e che presentano agli angoli altrettante coppie di statue bronzee eseguite nel 1962 da Domenico Li Muli raffiguranti:
- sotto l'altare (4), Reliquie di san Flavio Clemente, martire romano, traslate qui dalla Catacomba di Ciriaca, situata sotto la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma: la concessione delle sue spoglie da parte della Santa Sede ai carmelitani è documentata da una lettera datata 17 dicembre 1778 e da un'iscrizione posta al centro dell'altare che ne commemora la traslazione:
« | E COEMETERIO CIRIACAE 1778. DREPANI 1781 » |
- intorno l'altare (6), Coro (XVII secolo), in legno di noce intagliato di Leonardo Maltisi.
Dietro l'altare e il coro, si apre l'abside esagonale (7), coperta da una volta gotica a vele costolonate e illuminata da una bifora tardogotica (8), che presenta:
- sulla parete, al centro, Annunciazione (1750), olio su tela di Rosario Matera.
Cappella dei Pescatori
Lungo la parete destra della navata si apre la cappella, dedicata alla Madonna della Misericordia, detta anche Cappella dei Pescatori (2), oggi battistero, costruita nel 1476 e ristrutturata tra il 1537 e il 1569, alla quale si accede attraverso un passaggio, delimitato da un piccolo cancello in ferro battuto. L'ambiente, a pianta quadrata, con una ricca arcata gotica dagli ornati a linee spezzate e sormontata da una cupola ottagonale di matrice arabo-normanna su raccordi angolari a strombo d'archi e costoloni i cui spicchi sono decorati con dipinti murali raffiguranti:
- Storie della Genesi (inizio del XVII secolo), affreschi attribuibili alla bottega o alla scuola di Giuseppe Alvino.
Anche le pareti presentano pregevoli dipinti murali tra i quali si notano:
- alla parete orientale, Trasfigurazione di Gesù Cristo e Pesca miracolosa (fine XV - inizio XVI secolo), affreschi di ambito siciliano.
- alla parete settentrionale, sopra la cuspide ogivale dell'arco d'ingresso, figurano tre pannelli eseguiti nel 1537 ad affresco, raffiguranti:
- a sinistra, Scena di pesca del corallo
- al centro, Epigrafe con la datazione nella quale si legge "HOC OPUS FIERI FECERUNT DEVOTI PISCATORES COMMUNI SUMPTU ANNO DOMINI MCCCCCXXXVII UNDECIMAE INDICTIONIS."
- a destra, Alcune specie di pesci.
Tracce di pittura lasciano supporre che originariamente tutta la cappella fosse completamente decorata ad affresco.
Cappella della Risurrezione o dei Marinai
In fondo alla parete sinistra della navata si apre la cappella, dedicata alla Risurrezione di Gesù Cristo, detta anche Cappella dei Marinai (12), eretta dai marinai (ossia, i naviganti per commercio) alla metà del XV secolo e restaurata entro il primo quarto del XVI secolo, che si presenta in forme rinascimentali ancora permeate di elementi gotici e persino arabo-normanni (bugne, cordoni, nicchie angolari sottocupola). L'ambiente, a pianta rettangolare, con profonda absidiola, nella quale, e lungo le pareti, ricorrono nicchie a conchiglia, si presenta coperto da una cupola emisferica in pietra a vista, realizzata attraverso una sequenza di anelli concentrici in conci di calcarenite locale. Attualmente, la cappella è sede per la custodia del Santissimo Sacramento.
Cappella della Madonna di Trapani
Dietro l'altare maggiore per due portali rinascimentali del 1579 (16), si entra nel santuario propriamente detto, o Cappella della Madonna di Trapani (17), a pianta rettangolare (27 x 8 m), progettata e realizzata tra il 1498 e il 1535 dall'architetto Simone Vaccara, su commissione della famiglia del Bosco che ne detiene ab antiquo il diritto di juris patronato.
L'ambiente presenta uno splendido apparato decorativo:
- sulla volta, Assunzione di Maria e Maria Vergine in gloria (1859-1861), affreschi di Andrea Marrone.
- alla parete di fondo, Grande arco marmoreo, decorato nel 1531-1537 da Antonello e dal figlio Giacomo Gagini con rilievi raffiguranti:
- sulle paraste, Dieci profeti: le figure sono poste entro cinque medaglioni per lato che presentano Salomone, Geremia, Abacuc e Zaccaria a sinistra, Isaia, Davide, Daniele e Osea a destra, mentre gli ultimi due sulla sommità, il cui cartiglio manca dell'iscrizione, non sono identificabili;
- nei pennacchi, entro tondi, San Gabriele arcangelo annunciante e Madonna annunciata;
- nel timpano triangolare, Dio Padre tra angeli.
- alle pareti laterali, Storie dell'Antico Testamento (1859-1861), olio su tela di Andrea Marrone.
- alle pareti, Ventotto lampade pensili (1720), in argento sbalzato e cesellato di bottega orafa siciliana.
- sulla controfacciata, Cantoria e organo (1630), costruito da Antonino La Valle.
- sul piano di calpestio, Pavimento (1956), in marmi policromi, eseguito dalla Ditta Fratelli Bruno su disegno dell'architetto Decio Marrone.
Attraversata una massiccia cancellata decorata a motivo di rete da pesca, realizzata in bronzo nel 1591 da Giuliano Musarra, su commissione del priore Eligio Fiorentino, si accede al sacello semicircolare della Madonna di Trapani (18): l'opera venne finanziata da Diego Henriquez e Guzman, vicerè di Sicilia e dalla sua consorte, come documentato nel cartiglio posto sulla stessa che recita:
(LA) | (IT) | ||||
« | D.O.M./ VIRGINIQUE MARIAE ANNUNTIATAE /DIDACUS HENRIQUEZ ET GUZMAN/COMES ALBADALISTAE SICILIANE PROREX / ATQUE MARIA DURREA PROREGINA / PIETATE ATQUE RELIGIONE / CLARISSIMI VIRGINIS MATRIS SACELLUM FERREIS CRATIBUS DEMPTIS PRO LOCI / DIGNITATE AENEO OPERE EXORNANDUM CURAVERE / ANNO DOMINI MDLXXXXI » | « | A Dio Ottimo Massimo / e alla Vergine Maria Annunziata / Diego Henriquez e Guzman/ conte di Albadalista e viceré di Sicilia e Maria Durrea viceregina / Chiarissimi per devozione e religiosità / fecero adornare / come richiedeva la dignità del luogo / la Cappella della Vergine Madre / con un'opera di bronzo dopo aver tolto il cancello di ferro. / L'anno del Signore 1591 » |
All'interno è possibile ammirare:
- all'altare,
- entro mostra a baldacchino del XVII secolo, Statua della Madonna con Gesù Bambino detta Madonna di Trapani (1360 ca.), in marmo pario, attribuita a Nino Pisano (19):[4] la scultura a grandezza naturale è alta 1,60 m.
- ai lati della statua, Due angeli portacandelabro (1840), in legno intagliato policromo e lamina d'argento, di Alberto Aleo e Giuseppe Costadura.
- ai piedi della statua, Veduta della città di Trapani (1693), in legno ricoperto da lamina d'argento di Vincenzo Bonaiuto: l'opera venne donata da Marcello Carafa, principe di Paceco.
- sulla fronte, Paliotto (1642), in argento, donato dal cardinale Giovanni Domenico Spinola, vescovo di Mazara del Vallo;
- sulla mensa, Tabernacolo (1768-1770), in argento di Vincenzo Bonaiuto.
- alle pareti di fianco all'altare, Simboli tratti dal Cantico dei Cantici (1661-1666), in marmi policromi intarsiati realizzati da Leonardo Nicoletta e Ottavio Romano, su disegno di Alberto Orlando.
- ai lati dell'altare, Due grandi candelabri (1651), in argento donati da Giovanni d'Austria.
Sala degli ex voto
A destra della Cappella della Madonna, si accede all'ambiente nel quale sono conservati gli ex voto (20), offerti dai fedeli per testimoniare la devozione e ringraziare Maria Vergine per aver ascoltato la propria preghiera. Si tratta prevalentemente di piccoli dipinti, molti di questi raffiguranti barche o navi in balia delle onde, alcuni di pregevole fattura, in cui vengono ricordate le circostanze dello scampato pericolo e i nomi dei marinai che furono salvati per divina intercessione.
Gli ex voto dipinti, databili tra il XVIII e il XX secolo, recano spesso la sigla V.F.G.A.:
(LA) | (IT) | ||||
« | Votum Fecit, Gratiam Accepit » | « | Voto fatto, grazia ricevuta » |
Rifugio della Madonna
A sinistra della Cappella della Madonna, tra questa e la successiva, si apre una grande nicchia (15), detta il Rifugio perché, durante la Seconda guerra mondiale (1940-1944), la statua della Madonna di Trapani fu qui conservata per proteggerla dai bombardamenti.
Cappella di San Vito e di Santa Teresa
A sinistra della Cappella della Madonna, si accede alla cappella (13), edificata tra il 1579 e il 1582, inizialmente dedicata a san Vito martire e successivamente, dopo la sua canonizzazione, intitolata anche a santa Teresa d'Avila, dove all'altare era collocato un pregevole dipinto (attualmente conservato nel vicino Museo Pepoli) raffigurante:
- Santa Teresa d'Avila nel suo studio (1616), olio su tela di Claudio Nazardo: al suo posto è stato sistemato un Gesù Cristo crocifisso di ambito siciliano.
Cappella di Sant'Alberto
A destra della Cappella della Madonna, si accede alla cappella (21), dedicata a sant'Alberto degli Abati, documentata già nel 1370, ma modificata e ampliata tra il 1582 e il 1624, grazie alle donazioni della famiglia Ventimiglia-del Bosco. Nella parete di fondo si notano la mostra e l'altare (22) che presentano un rivestimento, in marmi policromi intarsiati, realizzato nel 1676 e commissionato dai fratelli Giuseppe, Antonio e Salvatore Ripa, membri del Senato cittadino.
All'interno della cappella si conservano:
- all'altare, entro mostra, Reliquiario a statua di sant'Alberto degli Abbati (1752), in lamina d'argento, realizzato da Vincenzo Bonaiuto e Michele Tamburello (23): l'opera, di altezza quasi al naturale, contiene il teschio del santo.
- alla parete sinistra, Apoteosi dell'Ordine Carmelitano (XVIII secolo), olio su tela di Pietro d'Andrea detto Poma: l'opera esalta l'origine e lo sviluppo dell'Ordine e il suo carisma mariano-eliana attraverso i secoli con pertinenti immagini e simboli: il Monte Carmelo, Elia che sacrifica a Jahvè, la Turris Eburnea, la Madonna attorniata dai frati carmelitani, cortei di frati e suore ascendenti il Monte Carmelo, ecc.
- alla parete destra,
- Dio Padre con la colomba dello Spirito Santo tra angeli, Sacra Famiglia con i santi Gioacchino e Anna, (1640 ca.), olio su tela di Geronimo Gerardi.
- Estasi di santa Maria Maddalena de' Pazzi (XVII secolo), olio su tela di ambito di Andrea Carrera.
Cella di Sant'Alberto
Per una piccola porta, a destra della Cappella di Sant'Alberto, si accede alla cella del Santo (24), restaurata nel 1623 dai frati conversi Benedetto Bonsignore e Franco Selliti, dove sono collocati:
- all'altare, Sant'Alberto degli Abbati (1730-1740), olio su tela, attribuita a Domenico La Bruna.
- alla parete sinistra, Frate Cataldo da Anselmo con il cranio di sant'Alberto degli Abbati (XVII secolo), olio su tela di ambito siciliano.
- alla parete destra, Ritratti di Ribaldo Abbate e Donna Perna (XVIII secolo), olio su tela di ambito siciliano.
Sacrestia
Per una porta a destra della Cappella di Sant'Alberto si accede alla sacrestia (27), sistemata nel XVIII secolo, dove si notano:
- alla parete di fondo, Gesù Cristo crocifisso e Statue delle Virtù cardinali (seconda metà del XX secolo), in gesso di Domenico Li Muli
- sulla volta, Storie della vita del profeta Elia (1734), affreschi di Domenico La Bruna
- addossati alla parete sinistra, Tre armadi da sacrestia (1767), in legno di noce intagliato di Giuseppe Bonfanti e Giuseppe Basile.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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