Gabriel García Moreno
Gabriel García Moreno Laico | |
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Età alla morte | 53 anni |
Nascita | Guayaquil 24 dicembre 1821 |
Morte | Quito 6 agosto 1875 |
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Gabriel García Moreno (Guayaquil, 24 dicembre 1821; † Quito, 6 agosto 1875) è stato un politico e statista ecuadoriano.
Biografia
Gabriel Garcia Moreno nacque a Guayaquil[1] il 24 dicembre 1821 da Gabriel García y Gómez, un mercante spagnolo e da María de las Mercedes Moreno y Morán de Buitrón, discendente di una facoltosa famiglia aristocratica spagnola.
Studiò teologia a Quito iniziando il percorso per diventare sacerdote; ricevette anche gli ordini minori e la tonsura. Dopo essersi accorto che non era quella la sua vocazione si dedicò agli studi giurisprudenziali e dopo aver conseguito la laurea nel 1844 cominciò a esercitare la professione di avvocato. Si sposò con Mariana del Alcázar.
Iniziò, intanto, la sua militanza politica con l'opposizione ai governi liberali che riuscì a coinvolgere molti consensi soprattutto grazie allo strumento del giornalismo antigovernativo; fondò negli anni, a questo scopo, tre riviste: El Zurriago, El Diablo e La Nacion. Dopo essere stato esiliato in Perù, decise di trasferirsi a Parigi, dove era già stato nel 1849. Nella capitale europea rimase dal 1854 al 1856 restando affascinato dagli ambienti ultramontani.
Grazie all'amnistia del 1856 potè far ritorno in patria. Nel 1857 fu eletto senatore e continuò a essere punto di riferimento per l'opposizione anche con la rivista L'Union Nacional. In questo stesso periodo accettò pure la carica di Rettore dell'Università Centrale di Quito.
Fu Presidente dell'Ecuador dal 1861 al 1865 e dal 1869 al 1875.
Durante il suo primo mandato lavorò soprattutto per consolidare l'unità nazionale. Nel secondo mandato portò il Paese a un notevole livello di benessere in tutti i campi anche se esercitò il potere con stile dittatoriale e represse duramente le opposizioni. García Moreno riuscì a liberare la nazione dai debiti e a fondare il progresso del popolo sull'educazione, sulla cultura e sul lavoro. Col suo governo aumentarono le entrate dello stato e fiorirono le scuole inferiori e superiori, gli istituti scientifici, gli ospedali e le istituzioni caritative; notevole fu poi il suo impegno per la creazione delle infrastrutture che avrebbero favorito lo sviluppo dell'agricoltura, dell'industria e del commercio.
Le nuove istituzioni, le opere sociali e lo sviluppo dell'economia avrebbero dovuto, per García Moreno, essere la base sicura per la costruzione di un solido e fiorente stato cattolico.
La Chiesa si ritrovò con García Moreno in una condizione di particolare privilegio. Durante il suo governo furono erette nuove circoscrizioni ecclesiastiche (Loja, Portoviejo, Ibarra, Riobamba, Napo) che si aggiunsero alla metropolitana Quito e a Guayaquil (eretta nel 1838); nel 1862 fu firmato un Concordato con il quale lo Stato rivendicava il diritto di proporre alla Santa Sede i candidati ai benefici ecclesiastici[2] e la Chiesa, però, divenne l'unico punto di riferimento anche a livello giuridico di tutta la vita spirituale della nazione[3]; la Costituzione del 1869, poi, dichiarò il Cattolicesimo religione dello Stato subordinando il diritto di cittadinanza all'appartenenza confessionale alla Chiesa Cattolica[4]. Il 25 marzo 1874, infine, Gabriel García Moreno consacrò la República del Ecuador ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria e il Governo nazionale decise in ricordo di quell'evento l'edificazione della Basílica del Voto Nacional a Quito.
Fu assassinato il 6 agosto 1875, una ventina di giorni prima dell'inizio del suo terzo mandato, per mano di sicari della Massoneria. Crivellato di colpi, le sue ultime parole furono: "¡Dios no muere!" ("Dio non muore!")[5].
García Moreno aveva presagito la fine che avrebbe fatto. Nella lettera che scrisse a papa Pio IX per richiedere la sua benedizione in occasione dell'inizio del suo terzo mandato che sarebbe stato il 30 agosto così si espresse:
« | Vorrei ricevere la Vostra benedizione prima di quel giorno, perché io abbia la forza e la luce di cui ho tanto bisogno per essere fino alla fine un figlio fedele del nostro Redentore e un servo leale e obbediente del Suo Infallibile Vicario. Ora che le Logge Massoniche dei paesi vicini, istigate dalla Germania, stanno vomitando contro di me ogni sorta di atroce insulto e di orribile calunnia, ora che le Logge stanno segretamente cospirando per il mio assassinio, ho bisogno più che mai della divina protezione perché possa vivere e morire in difesa della nostra santa religione e dell'amata repubblica che sono chiamato ancora una volta a governare. » | |
(Franco Adessa, Gabriel García Moreno, Brescia 1997.)
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Le spoglie di García Moreno furono nascoste per circa un secolo in un monastero di clausura per impedire probabili profanazioni. Oggi i suoi resti riposano nella cripta della Cattedrale di Quito.
Note | |
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Bibliografia | |
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