Giacomo Antonelli
Giacomo Antonelli Cardinale | |
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Età alla morte | 70 anni |
Nascita | Sonnino 2 aprile 1806 |
Morte | Roma 6 novembre 1876 |
Sepoltura | Roma, Cimitero del Verano |
Ordinato diacono | 1840 |
Ordinazione presbiterale | mai ordinato |
Creato Cardinale |
11 giugno 1847 da Pio IX (vedi) |
Cardinale per | 29 anni, 4 mesi e 25 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Giacomo Antonelli (Sonnino, 2 aprile 1806; † Roma, 6 novembre 1876) è stato un cardinale, arcivescovo e statista italiano.
Cenni biografici
Nacque a Sonnino (Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Stato Pontificio, attuale provincia di Latina) da famiglia di origine modestissima, arricchitasi poi in fortunate speculazioni immobiliari. Era quartogenito di Casimiro Tommaso Maria Domenico Antonelli e Loretta nata Mancini. Tra i protettori della famiglia paterna vi fu il cardinale Gian Francesco Albani e la ricca famiglia Pellegrini, uno dei cui figli, Antonio, diverrà cardinale.
Formazione e attività prelatizia
La famiglia lo avviò, nonostante la sua scarsa propensione per la vita ecclesiastica, alla carriera nell'amministrazione pontificia. Dal 1820 al 1824 Giacomo compì gli studi umanistici al Collegio Romano e quelli di diritto alla Sapienza, ove conseguì nel 1827 la laurea in utroque iure. Ricevette gli ordini minori il 20 settembre 1829 e il 22 febbraio 1830 si addottorò in diritto. Ebbe dal padre i fondi richiesti per l'ingresso in prelatura e iniziò la carriera curiale il 15 luglio di quell'anno come ponente del Buon Governo, ossia referendario alla Corte superiore, organo di giustizia amministrativa, e nel 1834 passò come assessore al tribunale criminale di Roma. Fu sostituto della congregazione dei prelati della Camera Apostolica (1832-1833), relatore della congregazione del Buon Governo (1832-1834), decano dei relatori (1833), secondo perito del Tribunale Supremo della Segnatura di Giustizia (1834), delegato pontificio nelle città di Orvieto (1835), Viterbo (dal 4 luglio 1836) e di Macerata (dal 1839). Ricevette il diaconato nel 1840 e non fu mai ordinato sacerdote. Fu canonico della basilica patriarcale vaticana dal 1841 e sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Interni dal 13 agosto 1841.
Tesoriere generale
Il 5 gennaio 1845 Gregorio XVI, che poco tempo prima aveva nominato l'Antonelli fra i sette protonotari apostolici permanenti, l'aggregò, come supplente al vecchio cardinale Antonio Tosti, alla direzione del ministero delle Finanze, col titolo di pro-tesoriere della Camera Apostolica. Poco dopo, in occasione della morte del padre il 25 marzo 1845, nel frattempo fatto nobile, gli fece giungere con le condoglianze la nomina a tesoriere generale.
Il nuovo tesoriere generale era dotato di grande competenza e abilità in materia di economia e finanza e poté giovarsi della collaborazione dei fratelli, soprattutto di Filippo, molto influenti nel mondo economico romano. I tentativi, in parte coronati da successo, di ridurre il deficit del bilancio pontificio, condussero l'Antonelli a sospendere, fra lo scontento degli interessati, alcuni lavori intrapresi dal suo predecessore.
Cardinalato
Con l'avvento di Pio IX la sua ascesa nella gerarchia ecclesiastica accelerò. Il pontefice nel suo secondo concistoro dell'11 giugno 1847 lo creò cardinale e tre giorni dopo ricevette la berretta rossa con il titolo diaconale di sant'Agata alla Suburra. Divenne cardinale protodiacono e nel 1868 assunse, pur mantenendo in commenda la precedente, la diaconia propria di quel titolo santa Maria in Via Lata.
Nel marzo 1848 si arrivò alla formazione di un governo misto di esponenti del clero e laici e la presidenza fu affidata ad Antonelli, nominato Cardinale segretario di Stato, in sostituzione di Giuseppe Bofondi, di mentalità liberale, ma considerato forse non abbastanza esperto.
Mentre il 14 marzo 1848 il Papa proclamava la costituzione, Antonelli assecondava le pressioni popolari, inviando 10.000 uomini al confine settentrionale dello Stato della Chiesa, affinché si unissero ai Sardi che stavano cercando di scacciare gli austriaci dal Regno Lombardo-Veneto. Dopo la capitolazione delle truppe romane il 16 giugno 1848 a Vicenza, il Papa su pressione di Antonelli assicurò tuttavia che le truppe non erano state inviate per combattere gli austriaci. Da quel momento la Santa Sede perseguì l'avvicinamento all'Austria e il ripristino della situazione antecedente i moti del 1848 e l'inizio della Prima guerra di indipendenza italiana. Il malumore popolare per questa rinuncia alla causa nazionale fu però a Roma così minaccioso che l'Antonelli e i suoi colleghi dovettero dimissionare. Il Papa chiamò al posto di Antonelli il conte Pellegrino Rossi.
Il conferimento, avvenuto il 1° novembre, della carica di prefetto dei sacri palazzi apostolici, che comportava la residenza in Vaticano, permise al papa di averlo sempre a propria disposizione per ricorrere ai suoi consigli e l'Antonelli, da dietro le quinte, rimase comunque il conduttore della politica papale. Fu l'Antonelli a spingere il Papa a fuggire a Gaeta, dopo l'assassinio, la mattina del 15 novembre 1848, giorno di riapertura del Parlamento, di Pellegrino Rossi accoltellato sulle scale del Palazzo della Cancelleria e inizio della serie di eventi che portarono alla proclamazione della Repubblica Romana.
Segretario di Stato
Quando l'Antonelli raggiunse via mare Pio IX a Gaeta, lo dissuase, malgrado il contrario avviso del Antonio Rosmini, inviato del re Carlo Alberto di Savoia presso il Papa, dal trasferirsi altrove col rischio di cadere sotto l'influenza esclusiva di una delle grandi potenze cattoliche. A Gaeta l'Antonelli fu posto dal 26 novembre a capo del governo pontificio in esilio col titolo di prosegretario di stato, carica che terrà sino alla morte.
Il 18 febbraio 1849, all'indomani della proclamazione della Repubblica romana, il segretario di stato in esilio rimetteva al corpo diplomatico una nota ove si reclamava l'intervento armato dell'Austria, della Francia, della Spagna e delle Due Sicilie, oltre che "l'appoggio morale" delle altre potenze. Mentre l'azione militare austriaca, e soprattutto francese, metteva fine al regime repubblicano, la conferenza di Gaeta, ch'egli presiedette in qualità di plenipotenziario del Papa, stabiliva le basi di una restaurazione dello Stato pontificio.
Dopo che le truppe francesi e austriache sconfissero il movimento rivoluzionario, il 15 luglio 1849 Antonelli tornò a Roma e fu posto alla guida del neocostituito Consiglio di Stato. Si oppose all'unificazione italiana e cercò di trovare sostegno alla sua causa presso le potenze cattoliche europee. Si adoperò per la riorganizzazione e la conservazione dello Stato Pontificio.
Negli anni '50-'60 lo Stato pontificio fu "protetto" da Napoleone III contro le spinte risorgimentali e sembrava ancora possibile la restaurazione del Papa-re e una qualche modernizzazione dello Stato della Chiesa. A quest'ultima mons. Francesco Saverio de Mérode era particolarmente interessato, avendo come modello i grandi rivolgimenti politici nel Nord Europa. La questione delle riforme interne fu uno dei punti sui quali l'Antonelli e de Merode si trovavano in contrasto. Per togliere agli avversari della Santa Sede uno degli argomenti più pesanti, il secondo avrebbe voluto costruire uno stato modello, moderno quanto più possibile. Il segretario di stato invece aveva interrotto dal 1859 le riforme intraprese nove anni prima, molte delle quali erano ben lontane dalla realizzazione. Antonelli respinse gli avvertimenti delle Potenze europee e non fece alcuna concessione ai desideri di unificazione nazionale degli italiani e contestò energicamente le annessioni dei territori dello Stato della Chiesa al Regno d'Italia.
La politica dell'Antonelli, fondata sull'appoggio diplomatico delle cancellerie europee e del governo di Napoleone III in particolare, lo rendeva ansioso di evitare le occasioni di frizione. Egli non incoraggiò la pubblicazione del Sillabo; moltiplicò, invece, le dichiarazioni lenitive, spiegando che questa dichiarazione di "principi astratti" non esigeva affatto che si mettessero nuovamente in discussione le istituzioni liberali concrete, su cui si fondava ormai la maggior parte delle costituzioni europee. Così, al tempo del Concilio Vaticano I, cominciò col tenersi lontano dai partigiani dell'infallibilità pontificia e dei diritti della Chiesa sulla società temporale. Tuttavia, sebbene personalmente favorevole alle risoluzioni moderate, non lasciò mai trasparire alcun disaccordo con l'orientamento preso dal concilio o con le idee di Pio IX, allo stesso modo col quale nei venti anni precedenti aveva evitato d'intervenire nel governo spirituale della Chiesa, limitandosi a eseguire minuziosamente gli ordini del papa.
La guerra franco-tedesca diede il colpo fatale allo Stato pontificio. L'Antonelli, che si oppose a ogni negoziato preliminare col governo italiano, fece un ultimo tentativo per ottenere un intervento austriaco, ma ebbe una netta risposta negativa. Dopo la perdita di Roma nel 1870 rimase al fianco di papa Pio IX come "prigioniero" in Vaticano.
Negli anni che seguirono, il segretario di Stato non figurò mai tra coloro che preconizzarono negoziati diretti o accostamenti al governo italiano. Dopo aver respinto, d'accordo con il Papa, la legge delle guarentigie, si tenne fermamente sulle posizioni difese dal 1859: reiterato reclamo contro la violazione di principi giuridici e intransigente subordinazione di ogni discussione al ristabilimento dello status quo ante.
Morte
Quando Antonelli morì, il 6 novembre 1876, lasciò un ingente patrimonio, per la cui successione si aprì un processo, che fece scalpore, fra una presunta figlia di Antonelli, la contessa Loreta Domenica Lambertini e i nipoti del cardinale.
Onorificenze
Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro (austriaco) | |
Cavaliere dell'Ordine Imperiale di Sant'Alexander Nevsky (Impero di Russia) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria (Impero austriaco) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) | |
Gran Croce dell'Ordine di Carlo III (Spagna) | |
Gran Croce dell'Ordine del Cristo (Portogallo) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Corona Bavarese (Regno di Baviera) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Regno di Sardegna) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana) | |
Senatore di Gran Croce del Sacro Imperiale Angelico Ordine Costantiniano di San Giorgio (Parma) | |
Cavaliere di Gran Croce del Reale Ordine di San Ferdinando e del Merito (Regno delle Due Sicilie) | |
Cavaliere di Gran Croce Ordine del Merito di San Lodovico | |
«Nomina del 22 dicembre 1851» |
Successione degli incarichi
Predecessore: | Delegato apostolico di Macerata | Successore: | |
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Domenico Carafa della Spina | 1839 - 1841 | Domenico Savelli |
Predecessore: | Tesoriere generale della Camera Apostolica | Successore: | |
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Antonio Tosti | 22 aprile 1845 - 2 agosto 1847 | Carlo Luigi Morichini |
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Agata alla Suburra | Successore: | |
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Juan Francisco Marco y Catalán | 14 giugno 1847 - 6 novembre 1876 (Diaconia in commendam dal 13 marzo 1868) |
Frédéric de Falloux du Coudray |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari | Successore: | |
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Francesco Capaccini | 10 marzo - 3 maggio 1848 | Giovanni Brunelli |
Predecessore: | Cardinale Segretario di Stato di Sua Santità | Successore: | |
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Giuseppe Bofondi | 10 marzo - 4 maggio 1848 | Antonio Francesco Orioli | I |
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Giovanni Soglia Ceroni | 29 novembre 1848 - 6 novembre 1876 | Giovanni Simeoni | II |
Predecessore: | Prefetto della Casa Pontificia | Successore: | |
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Alerame Pallavicini | 1º novembre 1848 - 17 maggio 1850 | Francesco de' Medici di Ottaiano |
Predecessore: | Cardinale protodiacono | Successore: | |
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Giuseppe Ugolini | 19 dicembre 1867 - 6 novembre 1876 | Prospero Caterini |
Predecessore: | Cardinale diacono di Santa Maria in Via Lata | Successore: | |
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Giuseppe Ugolini | 13 marzo 1868 - 6 novembre 1876 | Prospero Caterini |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Delegati pontifici per Orvieto
- Delegati pontifici per Viterbo
- Delegati pontifici per Macerata
- Tesorieri generali della Camera Apostolica
- Cardinali diaconi di Sant'Agata dei Goti
- Cardinali Segretari di Stato
- Cardinali diaconi di Santa Maria in Via Lata
- Cardinali Protodiaconi
- Presbiteri italiani del XIX secolo
- Italiani del XIX secolo
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