Giovanni Zuccolo
Servo di Dio Giovanni Zuccolo, F.d.C.C. Religioso | |
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al secolo Francesco | |
Servo di Dio | |
fra' Giovanni Zuccolo | |
Età alla morte | 85 anni |
Nascita | Venezia 20 dicembre 1874 |
Morte | 10 febbraio 1960 |
Professione religiosa | 1896 |
Servo di Dio Giovanni Zuccolo, al secolo Francesco (Venezia, 20 dicembre 1874; † 10 febbraio 1960) è stato un religioso italiano, primo Preposito Generale dei Figli della carità Canossiani.
L'infanzia
Francesco Zuccolo fu il terzogenito di quindici figli nati dai coniugi Zuccolo Ambrogio, un macellaio originario di Treviso, e Marella Anna Maria, veneziana. Fu battezzato nella parrocchia di S. Geremia il 31 dicembre con i nomi Francesco Antonio.
Francesco nacque e visse a S. Giobbe, nel Sestiere di Cannaregio, una delle sei zone in cui è divisa anche oggi Venezia. Ricevette la prima educazione cristiana dalla mamma e soprattutto dallo zio Giuseppe Marella, catechista dell'Oratorio canossiano di S. Giobbe.
Nel 1881 iniziò a frequentare la scuola: il primo anno fu alunno del "Giardino infanzia Elena Raffalovich Comparetti"; i due anni successivi fu iscritto alla scuola elementare comunale "S. Geremia". Concluso il terzo anno i genitori lo ritirarono dalla scuola e il piccolo Francesco iniziò ad aiutare lo zio Giuseppe e il padre nelle due macellerie della famiglia.
La formazione religiosa
L'8 giugno 1882 ricevette la Cresima dal card. Domenico Agostini. Il 28 settembre 1884 ricevette la prima Comunione.
Nel 1885 Francesco entrò nella Congregazione Mariana dell'Addolorata di S. Giobbe che già dal 1840 era aggregata alla Prima Primaria di Roma. Fu fedelissimo nell'osservare i "doveri" dei confratelli della Congregazione che obbligavano, fra l'altro, in modo speciale, a frequentare l'Oratorio, possibilmente tutti i giorni nel tempo dell'istruzione religiosa e delle sacre funzioni, ad assistere nei giorni festivi alla Santa Messa e alle altre funzioni sacre, a partecipare agli Esercizi Spirituali, all'Ottavario dei Morti, agli uffici e ai funerali dei Confratelli defunti, a prestarsi, quali maestri, per l'insegnamento della Dottrina cristiana ai fanciulli.
Fratello religioso tra i Canossiani
La partecipazione viva alla Congregazione mariana e all'Oratorio canossiano di San Giobbe e il clima religioso che respirava in famiglia prepararono la ferma decisione di Francesco di far parte dei Canossiani che a quell'epoca contavano appena tre membri: l'anziano fra Michele Campanaro (che morirà nel 1896), fra Vincenzo Ferro e fra Giuseppe Tellero.
La sera del 2 novembre 1895, Francesco varcava la soglia dell'Oratorio di S. Giobbe, deciso a rimanervi per farsi canossiano. Fu accolto dal superiore fra Vincenzo Ferro che ammaestrò il giovane Francesco più con l'esempio che con la parola.
« | Fra Vincenzo umile e generoso, povero e accogliente, pio e operoso, trasmise al giovane fratello l'eredità preziosa delle virtù canossiane. » | |
(Modesto Giacon, Fra Giovanni Zuccolo canossiano, Verona 2007, 54)
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Francesco fece la prima professione nel 1896 assumendo il nome di Giovanni. Accanto a fra Vincenzo, fra Giovanni apprese molto e crebbe nella conoscenza e nello stile di vivere e animare l'Oratorio: il suo lavoro fu umile e nascosto ma sempre generoso e pronto. Si impegnò subito come sacrista, assistente in Oratorio, direttore di scena del teatro, catechista, e in qualunque umile lavoro che veniva richiesto dalla vita comune.
Durante la prima guerra mondiale fra Giovanni organizzò insieme a fra Vincenzo uno dei sedici asili che furono aperti dalla diocesi con l'appoggio del Comune per l'assistenza dei ragazzi.
Improvvisa e inaspettata fu la chiamata alle armi: fra Giovanni fu soldato a Falconara ma la sua permanenza nell'esercito durò poco e fra Giovanni tornò presto a S. Giobbe.
Tornata la pace nel 1918 i tre religiosi ripresero la loro normale quotidiana attività. La grande personalità del superiore fra Vincenzo e la dinamica attività di fra Giuseppe facevano in certa misura scomparire il giovane confratello fra Giovanni:
« | per anni egli continuò lavorando senza mansioni specifiche, incarichi definiti, responsabilità dirette, tolta la soddisfazione di fare sempre catechismo. Per il resto era al servizio degli altri due religiosi. » | |
(Clemente Serragiotto, Fra Giovanni Zuccolo, Verona 1990, 30)
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Superiore della comunità
Nel 1922, alla morte del Superiore fra Vincenzo Ferro, i canossiani rimasti a S. Giobbe furono tre: fra Giuseppe, fra Giovanni e il giovane fra Luigi Marchiori. Il cardinale La Fontaine nominò superiore fra Giovanni con un foglio datato 1 gennaio 1923.
Fra Giovanni non pensò a cambiamenti di nessun tipo, ma continuò con maggior dedizione e senso di responsabilità la sua opera educativa sull'esempio del maestro fra Vincenzo.
Il 19 maggio 1923 morì improvvisamente fra Giuseppe Tellero. Questa morte gettò fra Giovanni in una angoscia profonda che diventò assillo doloroso sul futuro dell'Istituto. Alla fine di maggio 1923
« | con passo affaticato, la persona curva sotto il peso di una responsabilità formidabile, che egli riteneva superiore alle sue forze, fra Giovanni solo e con il tumulto nel cuore ascese l'ampio scalone del palazzo patriarcale per confidare al card. La Fontaine che non ce la faceva più, che gli pareva di non riuscire più a continuare una vita in quelle condizioni, che rimetteva le sorti dell'Opera nelle mani di lui. Cosa disse il santo Patriarca a quest'uomo di Dio per consolarlo? Non lo sapremo mai, perché fra Giovanni troppo era restio e parco di notizie che lo riguardavano. Questo solo è certo: fra Luigi lo vide ritornare in Oratorio alla sua solita giornata con volto inalterato. » | |
(Modesto Giacon, Fra Giovanni Zuccolo canossiano, Verona 2007, 93)
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Dopo quell'incontro il cardinale scrisse a don Giovanni Calabria chiedendogli di visitare l'Oratorio di S. Giobbe e valutare se potesse essere inglobato nell'Opera che il Calabria in quel periodo stava progettando e realizzando.
Don Calabria fu in incognito a San Giobbe, accompagnato da un fratello laico, e si incontrò con fra Giovanni. Il Patriarca gli aveva raccomandato il silenzio ed egli non disse né il suo nome né il motivo della visita. Passò in Oratorio qualche ora, visitando i locali ed osservando attentamente la vita che vi si conduceva. Se ne andò ammirato dalla carità dei due fratelli, dall'impostazione formativa dell'ambiente, del lavoro apostolico generoso e fecondo. Poco dopo trasmise a La Fontaine la sua precisa conclusione: "L'Opera dei Canossiani deve rimanere, perché Digitus Dei est hic". Don Calabria aveva confermato fra Giovanni nelle sue convinzioni, opposte all'apparente realtà di quel momento. L'umile canossiano non solo era fermissimamente persuaso circa un migliore avvenire dell'Istituto, ma coltivava addirittura la certezza che il risveglio dei Canossiani era ormai imminente. La sua fiducia non andò delusa. Nell'ottobre di quell'anno giunse a San Giobbe Mons. Giovanni Maria Pasa, amministratore della Curia e della Mensa vescovile di Padova, il quale volle saggiare la propensione di fra Giovanni ad accettare una sua eventuale domanda di entrare in Congregazione.
Nell'attesa che il Pasa si liberasse dai suoi impegni con la diocesi di Padova per entrare in Istituto, a San Giobbe nel frattempo erano entrati altri tre giovani e fra Giovanni, per facilitare l'ingresso del Pasa in Istituto, il 16 dicembre 1924 presenta al Patriarca, per desiderio di tutta la comunità, che la Congregazione da laicale diventasse clericale.
Il 31 ottobre 1925 finalmente il Pasa entra a San Giobbe per rimanervi. Il 6 dicembre veste l'abito canossiano e assunse il nome di padre Angelo.
Con l'entrata del Pasa fra Giovanni sembrò ringiovanire. Sentiva che nel confratello sacerdote avrebbe incontrato un aiuto umile e sicuro, pronto ad ogni servizio, sempre ed esclusivamente presente in casa ed in Oratorio.
Il 25 aprile 1926 fra Giovanni consacrò l'Istituto al Sacro Cuore di Gesù perché ne avesse protezione e gli eventi che accaddero in seguito confermarono la certezza che la rinascita della Congregazione ebbe proprio origine da quella data: il 19 dicembre di quell'anno padre Angelo pronunciò la formula di professione; nell'estate 1927 entrarono in Istituto fra Giuseppe Nen e fra Michele Sciessere; il 31 ottobre 1927 fu aperta la prima casa filiale dell'Istituto a Conselve; il 12 settembre 1928 si aprì, sempre a Conselve, il primo seminario canossiano; il 31 ottobre 1930 fu aperta la seconda casa filiale a Feltre.
Nel 1931 si celebrò il Centenario dell'Istituto e fra Giovanni collaborò alla preparazione e ne seguì le celebrazioni con grande soddisfazione anche se in quell'anno non mancarono le tensioni tra lo Stato fascista e la Santa Sede che lo fecero assistere ad una rappresaglia fascista nell'Oratorio e alla minaccia di chiusura dello stesso.
Dal 1926 fra Giovanni aveva iniziato ad interessarsi anche della configurazione giuridica dell'Istituto. Fino ad allora i canossiani seguivano poche norme (in tutto 38 numeri di regolamento) scritte nel 1897 dal Patriarca Sarto, e la formula di professione religiosa scritta e approvata dal card. La Fontaine nel 1918.
Con l'entrata in Istituto di p. Pasa e con le sue ricerche d'archivio, si riuscì a colmare un vuoto di documenti storici che sarebbero stati determinanti ai fini del riconoscimento dell'Istituto come Congregazione di natura clericale da parte della Congregazione per i religiosi.
Preposito Generale
Il processo di riconoscimento giuridico fu lungo e tortuoso fino a quando, nel 1934, fu mandato dalla Sacra Congregazione dei Religiosi come Visitatore Apostolico il cappuccino p. Lazzaro d'Arbonne. La prima visita durò dal 27 aprile all'8 maggio 1934 e si concluse con la nomina a Preposito Generale di fra Giovanni Zuccolo.
« | Disposizione del Signore lo portò repentinamente alla responsabilità suprema della Congregazione, fuori praticamente dal suo mondo istintivo, dedito a compiti, umanamente parlando, superiori alle sue capacità, alieni dalla sua mentalità, lontano dal suo spontaneo modo di essere. Tuttavia egli non drammatizzò quanto gli era accaduto; meno ancora si atteggiò a vittima o parve oppresso dal peso della responsabilità, che gli era capitata inopinatamente. Certo, non fu il superiore dei grandi gesti, delle decisioni rapide, delle frasi energiche: non facevano parte della sua personalità, meno ancora della sua spiritualità (..) Abbracciò la sua realtà e si diede da fare con tale naturalezza come se tutto gli fosse congeniale. » | |
(Clemente Serragiotto, Fra Giovanni Zuccolo, Verona 1990, 112)
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L'8 maggio 1938 il cardinale Adeodato Piazza, presente il Visitatore padre d'Arbonne, ricevette i voti perpetui dei dieci canossiani più anziani già professi prima della Visita Apostolica e consegnò a tutti i religiosi presenti le nuove Costituzioni preparate dal Visitatore, oltre a consegnare il Decreto di approvazione diocesana della Congregazione (che era datato, però, 19 marzo 1938).
« | Fra Giovanni, primo ad emettere la professione perpetua nelle mani del Patriarca, era raggiante. Tutti, questa volta, potevano leggere sul suo volto, abitualmente imperturbabile, la gioia di quella straordinaria meta raggiunta dalla Congregazione. » | |
(Modesto Giacon, Fra Giovanni Zuccolo canossiano, Verona 2007, 175)
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Nei dodici anni durante i quali fu Preposito Generale, fra Giovanni diede un impulso notevole alla vitalità della Congregazione canossiana: costituì nel 1936 la comunità del Patronato cittadino di Feltre; assunse nel 1940, mandandovi tre religiosi, la direzione del Patronato Pio X nella parrocchia di S. Trovaso a Venezia; assunse nel 1941 l'Istituto "Maris Stella" per orfani di pescatori nell'isola di Pellestrina (Venezia); nel 1944 trasferì il Seminario canossiano da Feltre a Fonzaso; nel 1945 assunse la direzione dell'Oratorio della Parrocchia del Duomo di Voghera (Pavia).
Per il settembre 1946 indì, su decisione del Patriarca, il primo Capitolo Generale della Congregazione: al momento del Capitolo i religiosi professi erano 57 e i seminaristi 31. Nella conclusione della sua Relazione al Capitolo così fra Giovanni si espresse:
« | Ed ora una raccomandazione, una preghiera agli eletti dal Signore. Si adoperino a tutta possa per conservare nella Congregazione quello spirito di semplicità, di umiltà e di carità che fu sempre la sua caratteristica. (..) Le difficoltà che si incontrano, cioè poche soddisfazioni morali – il sacrificio che richiede – l'opera umile, disprezzata quasi direi, la scarsità degli introiti materiali, le ostilità del clero, non siano queste difficoltà che ci facciano indietreggiare da quest'opera santa, cara a Dio. A noi Canossiani spetta avvicinare i figli di questo povero popolo a Dio, questo povero popolo abbandonato, disprezzato, zimbello dei grandi e dei dotti. » | |
(cfr. Modesto Giacon, Fra Giovanni Zuccolo canossiano, Verona 2007, 194)
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Gli ultimi anni di vita
Il 24 settembre 1946 fra Giovanni venne eletto Vicario Generale lasciando la conduzione dell'Istituto a p. Angelo Pasa. Il 27 settembre il nuovo governo generale dell'Istituto nominò fra Giovanni superiore della comunità di S. Giobbe. Aveva 72 anni.
« | Si trovò tra i suoi di S. Giobbe, in cortile a tempo pieno, tra le sue consuetudini di sempre, ai suoi lavoretti materiali, alla cucina, alla sua scopa che mai aveva abbandonato del tutto, con le sue maniche rimboccate! Sempre lui! » | |
(Clemente Serragiotto, Fra Giovanni Zuccolo, Verona 1990, 144)
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Gli ultimi anni della sua vita li trascorse a S. Giobbe, fu superiore della comunità fino al 1955 e finché le forze glielo permisero fu presente alla vita e alle attività dell'Istituto.
Morì all'Ospedale di Venezia il 10 febbraio 1960. Fu inizialmente sepolto nel Cimitero di S. Michele di Venezia. Per la fama di santità nella quale era morto, però, il 3 novembre 1961 la sua salma fu portata nella chiesa dell'Oratorio di S. Giobbe e il 1 febbraio 1972 fu trasferita nella chiesa di San Giobbe nella Cappella dell'Addolorata, accanto agli altri religiosi defunti.
La fama di santità
Dopo la morte, più vivi che mai rimasero il ricordo e la venerazione in quanti lo conobbero, ma anche in coloro che ne sentirono e ne sentono esaltare la vita e le virtù. Il Patriarca di Venezia il cardinale Marco Cé, che nelle visite pastorali sentiva molte persone parlargli di fra Giovanni, esibendone la vita e le virtù, sollecitò i Canossiani ad avviare la causa di beatificazione. Questa si aprì a Venezia con una solenne cerimonia, presieduta dal Patriarca, il 12 novembre 1990 nella Chiesa dei Santi Giobbe e Bernardino. In quell'occasione così il cardinale si espresse:
« | In altri tempi, in altre situazioni, in un tempo in cui veramente i ragazzi erano i più piccoli, fra Giovanni mette al centro della sua azione i più piccoli: e tutto nella nota della fedeltà totale a Dio. Nel compimento totale della volontà di Dio fra Giovanni ritrova la direzione assoluta di tutta la sua vita: non solo dire, ma fare la volontà di Dio. Tutto all'insegna della straordinarietà del compimento dei suoi compiti. » | |
(Card. Marco Cé, Discorso all’apertura del processo per la canonizzazione di fra Giovanni Zuccolo, Venezia 12 novembre 1990)
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La fase diocesana si chiuse il 10 gennaio 1993. La Causa passò quindi alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.
Bibliografia | |
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Voci correlate | |