Grotta di Macpela
La Grotta di Macpela o Grotta dei Patriarchi (in ebraico מערת המכפלה, Me'arat HaMachpela, "la grotta delle tombe doppie"[1]; in arbo المغارة, Al Magharah, "la grotta"), si trova ad Hebron, in Cisgiordania, ed è famosa in tutto il medioriente. Si tratta in realtà di una serie di grotte sotterranee, situate nel complesso chiamato dai musulmani la Moschea di Abramo o Santuario di Abramo.
Nella Bibbia
Questa grotta è menzionata nel ciclo di Abramo. Alla morte della moglie Sara, "Kiriat-Arbà, cioè Ebron" (Gen 23,2 ), egli chiede agli ittiti che vivono in quel luogo di venderli la grotta (23,4-17) e la ottiene al prezzo di "quattrocento sicli d'argento" (23,14), diventandone proprietario (23,20).
Nella stessa grotta viene sepolto Abramo (25,9). Giacobbe chiede di essere anch'egli seppellito ivi (49,29-32) e così viene eseguito (50,12-13).
Nella storia
Ali ibn abi bakr al-Harawi scrisse nel 1173 che, durante il regno di Baldovino II di Gerusalemme nell'anno 1119, una parte della volta della Grotta era crollata e "alcuni ifranj erano penetrati all'interno" ed avevano scoperto "[i corpi] di Abramo, Isacco e Giacobbe. [..] i loro sudari erano caduti a pezzi, che giacevano appoggiati contro un muro. [..] Allora il Re, dopo aver provveduto a nuovi sudari, fece nuovamente chiudere il luogo".
Analoghe notizie sono presenti nella Cronaca di Ali Ibn al-Athir per l'anno 1119:
« | In quest'anno fu aperta la tomba di Abramo e quelle dei suoi due figli Isacco e Giacobbe. [..] Molte persone hanno visto i Patriarchi. Le loro membra non erano scomposte e accanto a loro erano state poste lampade d'oro e d'argento. » | |
Il nobiluomo e storico damasceno Ibn al-Qalanisi, nella sua cronaca, allude anch'egli alla scoperta, in questo periodo, di reliquie ritenute essere quelle di Abramo, Isacco e Giacobbe. La scoperta suscitò un'accesa curiosità nelle tre comunità della Palestina: musulmana, ebrea e cristiana[2][3].
Verso la fine del periodo Crociato, nel 1166 Maimonide visitò Ebron, che, a quanto pare, egli credeva fosse ad est di Gerusalemme[4] e scrisse:
« | Domenica, 9 Marheshvan[5], lasciai Gerusalemme verso Ebron per baciare le tombe dei miei antenati nella Grotta. In quel giorno, in piedi nella grotta pregai, Dio sia lodato (in gratitudine) per ogni cosa. » | |
(Lawrence Fine, Judaism in Practice: From the Middle Ages Through the Early Modern Period, Princeton University Press, 2001, p. 422)
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Nel 1260 il Sultano Baibars stabilì il dominio dei Mamelucchi; i minareti furono costruiti sulla struttura della Grotta. Sei anni più tardi, mentre era in pellegrinaggio ad Ebron, Baibars promulgò un editto che proibiva a cristiani ed ebrei l'ingresso nel santuario[6].
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
C. Kohler, Un nouveau récit de l'invention des Patriarches Abraham, Isaac et Jacob a' Hebron, in "Revue de l'Orient Latin", vol. 4, 1896, pp. 477 e segg.
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