Latino Giovenale Manetti
Latino Giovenale Manetti Laico | |
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Età alla morte | 68 anni |
Nascita | Roma 1485 |
Morte | Roma 28 gennaio 1553 |
Sepoltura | Basilica di Santa Maria sopra Minerva |
Incarichi ricoperti |
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Latino Giovenale Manetti, o Giovenale de Manetti (Roma, 1485; † Roma, 28 gennaio 1553), è stato un erudito e poeta italiano.
Cenni biografici
Latino nacque a Roma nel 1485, figlio unico di Porzia e Tommaso de Juvenalibus. Nulla si conosce sugli studi e sui suoi primi passi nella Curia romana. Nel 1507 ottenne un canonicato a san Giovanni in Laterano ed era segretario di un monsignore, probabilmente Bernardo Dovizi da Bibbiena. Nel decennale pontificato di Giuliano della Rovere non si hanno notizie di altri incarichi. La vera ascesa sociale di Latino inizia dopo l'elezione di Leone X, questi promosse il suo protettore Bernardo Dovizi a tesoriere generale e l'anno successivo lo creò cardinale. Proprio nell'ambito della Tesoreria Generale fu concesso a Latino, il 22 marzo del 1514, il mandato di collettore di vigesima per gli ebrei di Ferrara.
Nel maggio 1515 prese possesso del governo di Modena a nome di Giuliano de' Medici, fratello del Papa e comandante generale dell'esercito pontificio, presso il quale aveva funzioni di segretario forse già da alcuni anni. Trattò un accordo tra il duca di Milano Massimiliano Sforza e il doge di Genova Ottaviano Fregoso, recandosi tra il maggio e il giugno nelle due capitali, con l'obiettivo tuttavia di appurare le disposizioni dello Sforza verso Parma e Piacenza. Fu accreditato, inoltre, come nunzio presso i Cantoni svizzeri per comporre i dissidi sorti dopo un tentativo di questi di muovere contro la Repubblica di Genova, conservatasi neutrale nello scontro tra la Francia e l'Impero.
Per un breve periodo agli inizzi del 1517 fu inviato a Parigi come coadiutore del nunzio Ludovico di Canossa.
Nel marzo del 1517, in qualità di nunzio a Venezia, perorò la causa dello spodestato duca di Urbino e dovette assolvere al non facile compito di informare gli stessi dell'arresto dei cardinali Bandinello Sauli e Alfonso Petrucci, sospettati di aver tentato di avvelenare il Papa.
Alla morte del Bibbiena, nel novembre 1520, Manetti pronunciò l'orazione funebre in santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio. Fu nominato rettore di san Salvatore in Iulia e nel marzo 1521 si recò a Milano per perorare la pace. Durante il pontificato di Adriano VI soggiornò in Francia. Dal 1523 fu al servizio come segretario del cardinale Alessandro Farnese fino al 1529.
Nel 1526 Manetti rinunciò allo stato clericale e ai canonicati di san Giovanni e a quello di san Pietro, concessogli all'inizio del 1517, per sposare nel 1527 Silvia di Antonio de Alexandrinis, dalla quale ebbe quattro figli: Cesare, Alessandro, Sigismonda e Lavinia.
Con l'ascesa al soglio pontificio del Farnese, Manetti il 3 novembre 1534, giorno stesso dell'incoronazione di Paolo III, viene confermato nelle sue funzioni di segretario domestico e l'8 novembre riceve la nomina di commissario delle Antichità, ufficio di nuova istituzione che lo impegnò anche sotto Giulio III. In seguito fu anche incaricato della Zecca romana.
Paolo III si servi di lui in molte missioni diplomatiche come "inviato speciale", preferendolo ai nunzi ordinari i quali, per loro specifica mansione, erano preposti presso gli altri Stati alle relazioni diplomatiche. A giudicare dal numero delle missioni compiute da Latino, non si può certo dubitare della personale fiducia di Paolo III nei suoi confronti, per lo meno fino al 1540, anno a procedere dal quale Latino non risulta più coinvolto in questioni diplomatiche.
Latino Giovenale rivestì pure numerosi incarichi nella municipalità romana, come in passato avevano fatto i suoi antenati della famiglia Manetti e, successivamente, quelli del ramo dei Giovenale. Fu maestro delle Strade nel triennio 1535-37, di nuovo nel 1541-43 e ancora fino al 1551. Nel 1544 prese possesso a nome del figlio Cesare del monastero cistercense di Noirlac, un beneficio promessogli dal re di Francia nel maggio del 1541, che tuttavia il figlio rifiutò nel 1548. Dal 1547 al 1549 fu consigliere nel Senato romano.
Morì a Roma il 28 gennaio 1553 e fu sepolto in santa Maria sopra Minerva, dove lo ricorda la lapide apposta dai figli nella cappella di san Vincenzo Ferrer.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Nunzio apostolico presso gli svizzeri | Successore: | |
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Gregorio Gheri | autunno 1515 - 1515 | Giovanni Giacomo Gambaro |
Predecessore: | Nunzio apostolico per la Repubblica di Venezia | Successore: | |
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Sebastiano Maradini | aprile - settembre 1517 | Altobello Averoldi |
Bibliografia | |
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