Marie-Benoît de Bourg-d'Iré
Marie-Benoît de Bourg-d'Iré, O.F.M. Cap. Presbitero | |
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al secolo Pierre Péteul | |
La copertina di un libro dedicato alla figura del religioso | |
Nascita | Bourg-d'Iré 30 marzo 1895 |
Morte | 5 febbraio 1990 |
Marie-Benoît de Bourg-d'Iré, al secolo Pierre Péteul, in Italia conosciuto come padre Maria Benedetto (Bourg-d'Iré, 30 marzo 1895; † 5 febbraio 1990), è stato un religioso e presbitero francese, riconosciuto giusto fra le nazioni per la sua opera in favore degli ebrei durante la persecuzione nazista.
Dati biografici
Nacque nella fiorente diocesi di Angers.
Cappuccino
Divenuto cappuccino durante l'esilio dei religiosi in Belgio, rientrò in Francia, come la maggior parte dei religiosi esiliati, per prendere parte alla prima guerra mondiale. Nel 1921 fu a Roma, dove entrò nel Collegio Serafico Internazionale "San Lorenzo da Brindisi" dei cappuccini. In quell'anno Benito Mussolini fondò il Partito Nazionale Fascista, pochi mesi prima della morte di Benedetto XV.
Sostenne la tesi di dottorato in teologia il 18 luglio 1925, e rimase a Roma, dove divenne istitutore del Collegio. Venne poi nominato sostituto del procuratore generale e viceprefetto. Fu autore di studi e di articoli apprezzati.
Terminata la Grande Guerra si iscrisse all'Associazione degli amici d'Israele, e fece sue le condanne del razzismo e dell'antisemitismo che caratterizzano il pontificato di Pio XI.
Nel 1939 fu ingaggiato come interprete al servizio dello Stato maggiore e congedato alla fine dell'anno; quindi venne rimandato a Roma, a disposizione dell'attaché militare dell'Ambasciata di Francia. Ma l'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia accanto alla Germania nazista indusse la maggior parte dei francesi a lasciare Roma, e questo fece padre Marie-Benoît il 19 maggio 1940.
L'aiuto agli ebrei durante la seconda guerra mondiale
Assegnato al collegio dei cappuccini di Marsiglia, vi giunse la sera del 20 maggio. Nella grande città portuale nel sud della Francia assistette all'arrivo di numerosi rifugiati, fra i quali un consistente numero di ebrei che, sfuggendo ai nazisti, affluivano nella regione, e cominciò a occuparsi di essi. Indirizzava a casa di una giovane donna che gli aveva offerto il suo aiuto decine di ebrei che rischiavano di essere arrestati.
Nella cantina del convento dove risiedeva si iniziarono a fabbricare documenti falsi: carte d'identità, certificati di battesimo, raccomandazioni di datori di lavoro; con la compiacente neutralità dei padri del convento.
Gli ebrei stranieri ricercati dalla polizia, padre Marie-Benoît li aiutava a evadere grazie a contatti con intermediari specializzati. Poté anche contare su amici, nella polizia e nella prefettura, che gli fornivano preziose informazioni sugli eventuali pericoli.
Quando, nel 1942, migliaia di ebrei vennero rinchiusi nel campo di Milles, a una ventina di chilometri da Marsiglia, in attesa di una deportazione verso un campo della morte, monsignor Jean Delay, arcivescovo di Marsiglia, chiese e ottenne per padre Marie-Benoît l'autorizzazione a entrare nel campo e nell'hotel Bompart, dove erano riunite le donne con i figli in tenera età.
In tale epoca il cappuccino incontrò lo storico Jules Isaac.
A partire dall'11 e 12 novembre dello stesso anno, con l'ingresso dei tedeschi a Marsiglia, si aprì una nuova fase, ancor più rischiosa, nella vita e nell'attività del frate: il 22 gennaio 1943 ebbero inizio infatti una serie di retate che non facevano differenza fra ebrei stranieri e francesi.
Con l'occupazione tedesca del porto di Marsiglia rimasero chiuse le vie di fuga; quanti aiutavano gli ebrei ripiegarono allora sulla zona di occupazione italiana, che serviva da rifugio: padre Marie-Benoît organizzò quindi il trasferimento degli ebrei in pericolo verso Nizza. Lì nel 1943 elaborò il piano di trasferire in Italia gli ebrei presenti nella zona di occupazione italiana, stimati a quel tempo fra i trentamila e i cinquantamila. In questa fase fu su collaboratore attivo Angelo Donati, direttore della Banca di credito franco-italiana, che si occupava di preparare certificati in bianco, che gli ebrei in fuga potevano compilare una volta giunti nel dipartimento del Var
Padre Marie-Benoît venne poi richiamato a Roma, dove arrivò ai primi di giugno del 1943. Incaricato dal Concistoro di Lione di presentare al Papa la situazione degli ebrei posti sotto l'autorità italiana, il 16 luglio 1943 venne condotto dal suo superiore generale al cospetto di Pio XII, che promise di interessarsi personalmente alle questioni che il religioso gli avrebbe sottoposto. E poco tempo dopo monsignor Jacques Martin, della Segreteria di Stato, fece sapere a padre Marie-Benoît che ci si stava adoperando in tal senso.
Il 25 luglio dello stesso anno Mussolini venne destituito. Una buona parte dei suggerimenti che il cappuccino formulò alle autorità italiane a favore degli ebrei posti sotto la loro giurisdizione vennero messi in atto, mentre il governo spagnolo intervenne a favore dei suoi cittadini ebrei allora residenti in Francia. Pio XII in effetti volle che si esercitasse l'influenza necessaria per ottenere un aiuto positivo dai governi a favore degli ebrei perseguitati. Da parte loro, americani e inglesi diedero il proprio consenso al trasferimento di tutti gli ebrei sotto giurisdizione italiana in Africa del Nord, ma la pubblicazione prematura dell'armistizio fra Italia e Alleati a opera del generale Eisenhower fece fallire tale grande progetto di salvataggio. Non appena pubblicato l'armistizio, i tedeschi invasero la zona di occupazione italiana e inviarono otto divisioni supplementari in Italia. Qualsiasi azione a favore degli ebrei divenne allora molto più difficile.
Dopo la partenza da Roma del re e del generale Badoglio, che si rifugiano a Brindisi, la sola struttura che restò operativa nella città fu quella della Chiesa.
Dopo la retata del 16 ottobre 1943, padre Marie-Benoît continuò la sua opera di protezione e di assistenza nonostante i rischi, e arrivò a organizzare nel suo convento le riunioni del Comitato di assistenza agli ebrei in Italia, la cui sede era stata chiusa. Poiché il numero dei rifugiati ebrei a Roma continuava ad aumentare, il padre dovette far fronte, con suoi collaboratori e con l'aiuto di migliaia di sacerdoti, religiosi e religiose della città, ai problemi concernenti l'alloggio e il vitto e, a partire dal 6 dicembre, alla necessità di legalizzare o di far sparire dalla circolazione gli ebrei giunti a Roma dopo quella data e ormai impossibilitati a ottenere un permesso di soggiorno. La sua opera gli valse la denuncia per falso in atti d'ufficio, poiché si stamparono moltissimi permessi e si imitarono un numero ancora più grande di firme di funzionari municipali o ministeriali; opera a cui bisogna aggiungere le false tessere annonarie per migliaia di persone, firmate da padre Marie-Benoît e autenticate dal Vicariato di Roma. Molti ebrei furono dispersi in provincia.
Il 4 giugno 1944 gli alleati entrarono a Roma. L'8 giugno, nella sinagoga, secondo quanto testimonia lo stesso padre Marie-Benoît, il rabbino André Zaoui "ringraziò la Chiesa Cattolica e il Sommo Pontefice per l'aiuto dato durante la persecuzione". Al frate fu poi chiesto di prendere la parola, e quando si presentò alla balaustra scrosciarono gli applausi.
Giusto tra le nazioni
Con la pace padre Marie-Benoît portò avanti l'apostolato fra gli ebrei, in collaborazione con le Dame di Sion, al fine di mantenere il contatto fra ebrei e cristiani ed eliminare i pregiudizi, ed evitando il proselitismo, che, anzi, disapprovava.
In segno di riconoscimento per il comportamento eroico a favore degli ebrei, la Commissione incaricata di designare i giusti delle nazioni, il 26 aprile 1964 decise di concedergli la medaglia dei giusti. Medaglia e attestato gli vennero consegnati il 1º dicembre 1967 presso l'ambasciata d'Israele a Parigi.
Morì il 5 febbraio 1990.
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