Maurice Blondel
Maurice Blondel Laico | |
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Età alla morte | 87 anni |
Nascita | Digione 2 novembre 1861 |
Morte | Aix-en-Provence 4 giugno 1949 |
Maurice Blondel (Digione, 2 novembre 1861; † Aix-en-Provence, 4 giugno 1949) è stato un filosofo e docente universitario francese, esponente di spicco della filosofia francese nella prima metà del Novecento; è considerato uno dei maggiori filosofi cattolici del '900. Il suo pensiero, di matrice cristiana, si impernia sul concetto di azione.
In lui rivive lo spirito di Sant'Agostino. Centrale in lui è il concetto di esigenza, che nasce dal nostro essere azione. Vi è in noi una insopprimibile esigenza di felicità, che nessuna realtà finita può saziare: in questo vuoto, naturalmente incolmabile, si apre lo spazio di apertura al soprannaturale, a Dio che si rivela in Gesù Cristo come l'unico che possa rispondere alla nostra domanda di felicità e di senso.
Linee essenziali del pensiero
La trilogia
Il pensiero di Blondel si trova fondamentalmente racchiuso nella Trilogia: L' Azione, Il pensiero e L'Essere e gli esseri.
L'opera più famosa è appunto l'Azione. L'azione è la condizione inevitabile in cui si trova ogni essere umano, e si caratterizza per l'esigenza di significato. Blondel analizza tutte le possibili soluzioni diverse dal Cristianesimo al problema del significato dell'azione, e le mostra come parziali e inadeguate.
Ne Il pensiero Blondel distingue due fondamentali modalità di conoscenza mentale, quella concettuale, «astrattiva», e quella «assimilatrice», concreto-totalizzante. Pensare non è soltanto argomentare mediante il concetto, ma ha anche una componente vitale, intuitivo-sintetica. Questa precisazione va a correggere una certa impostazione, soprattutto neotomista, che faceva invece del concetto la conoscenza mentale. Una parziale ammissione della tesi del Blondel, sia pure in termini, dal suo punto di vista, molto ridotti, la troviamo in Maritain con la sua riscoperta del concetto, tomistico, di conoscenza per connaturalità.
Ne L'Essere e gli esseri infine Blondel delinea una sua metafisica.
Fede e ragione: la filosofia cristiana
Ci fu, nella Francia degli anni Trenta, un dibattito sulla filosofia cristiana, che coinvolgeva il rapporto tra fede e ragione. Vi parteciparono tra gli altri Bréhier, Gilson, Maritain e appunto Blondel, ne Le problème de la philosophie catholique.
La posizione di Bréhier era razionalista, e negava un possibile incontro tra fede e ragione, per cui non si poteva dare filosofia cristiana. Maritain e Blondel invece ammettevano la possibilità e, anzi, la realtà, di una filosofia cristiana, pur concependola diversamente. Mentre per Maritain la fede contribuisce in modo più limitato alla edificazione di una filosofia "cristiana", nel contesto di una più netta distinzione tra fede e ragione e tra soprannaturale e natura, in Blondel si dà una unità organica tra fede e ragione: quello che ne nasce è un opus intrinsecamente lievitato dalla fede.
Eterodosso?
Il neoagostinismo di Blondel andò incontro a forti critiche, essenzialmente da parte neotomista: tra gli altri il padre Reginald Garrigou-Lagrange vide in lui un modernista.
In effetti Blondel valorizza il moderno più dei neotomisti, ma ciò non significa che egli sia modernista. Per lui infatti centrale e irrinunciabile è la Tradizione della Chiesa, o in altri termini, l'identità cristiana, che non si tratta di adattare affannosamente alla modernità; è la fede che giudica il moderno, non il moderno che giudica la fede.
Per Blondel ciò non toglie che alcune istanze della modernità possano essere valorizzate: l'aver dato importanza decisiva al soggetto e alle sue esigenze può, secondo lui, essere usato dall'intelligenza credente per aiutare l'umanità contemporanea a riconoscere di avere bisogno del soprannaturale.
Giovanni Paolo II lo ha ricordato in termini così univocamente elogiativi che dovrebbero fugare ogni dubbio su una sua presunta eterodossia.
Influssi della sua dottrina
Il pensiero di Blondel ha avuto un notevole influsso sul gruppo di teologi che venne chiamato la Nouvelle Théologie (De Lubac, Daniélou, Fessard, Bouillard e in qualche modo von Balthasar): "è il nostro Hegel", dissero di lui. Il suo influsso è essenzialmente focalizzabile nell'idea di non-autosufficienza del livello naturale: la natura umana è strutturalmente protesa oltre sé stessa, è desiderio di infinito, dunque attende un compimento che solo nel soprannaturale potrà essere trovato. Questa sottolineatura contrasta con quella che venne definita la teologia della natura pura, fiorita nei secoli moderni soprattutto tra discepoli di S.Tommaso, come il Gaetano, che nega l'esistenza in noi di un desiderio naturale di vedere Dio.
L'influsso di Blondel è innegabile anche sul pensiero di don Luigi Giussani, benché da questi non espressamente tematizzato: la definizione di verità spesso richiamata dal sacerdote di Desio come tomistica, adaequatio mentis et vitae ("corrispondenza tra la mente e la vita")[1] è in realtà di Blondel. Giussani intendeva tale adaequatio come corrispondenza tra il soggetto, con le sue esigenze originarie (di verità, felicità, giustizia, libertà), e la proposta oggettiva di Cristo, cioè l'avvenimento salvifico che si rende presente nella Chiesa viva.
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Voci correlate | |