Natività mistica (Sandro Botticelli)
Sandro Botticelli, Natività mistica (1501), tempera su tela. | |
Natività mistica | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Nazione | Inghilterra |
Contea | City of London |
Comune | |
Diocesi | Westminster |
Ubicazione specifica | National Gallery, sala 57 |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Natività di Gesù |
Datazione | 1501 |
Autore |
Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi) |
Materia e tecnica | tempera su tela |
Misure | h. 108,6 cm; l. 74,9 cm |
Note opera firmata e datata | |
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La Natività mistica è un dipinto raffigurante la Natività di Gesù, eseguito nel 1501,[1] a tempera su tela, da Alessandro Filipepi detto Sandro Botticelli (1445-1510), conservato presso la National Gallery di Londra.
Descrizione
Soggetto
La Natività mistica mostra gli angeli e gli uomini che celebrano la nascita di Gesù. La scena è ambientata in una capanna appoggiata ad una grotta, dove compaiono:
- Gesù Bambino, deposto nella mangiatoia coperta da un telo bianco, guardato dal bue e l'asino, si rivolge verso Maria ignorando coloro che sono venuti ad adorarlo;
- Maria Vergine s'inginocchia in adorazione davanti a suo figlio neonato, grandeggia secondo proporzioni "gerarchiche" quasi doppie, divenendo, così, il fulcro dell'attenzione dell'osservatore;
- San Giuseppe, accovacciato, dorme vicino a Gesù;
- Pastori e Magi sono venuti a visitare il Bambino appena nato.
- Angeli:
- in alto, in cielo, Dodici angeli cantano inni di lode, recando cartigli e serti d'ulivo da cui pendono le corone, simboli di regalità e di pace e ballano, descrivendo un girotondo di concordia tra il mondo e le sfere celesti, simboleggiate dalla cupola dorata. La loro danza è simbolo di fecondità e rigenerazione spirituale.
- in alto, sul tetto di paglia, Tre angeli, inginocchiati sorreggono un libro aperto;
- al centro, in secondo piano, Due angeli sulla terra, ai lati della grotta, indicano ai Magi e ai pastori Gesù Bambino.
- in basso, primo piano, Tre angeli sulla terra, proclamano la pace, abbracciando con gioia i tre uomini virtuosi, dal capo coronato di alloro. Essi indossano, come i tre angeli sul tetto, i colori delle virtù teologali: il bianco della fede, il verde della speranza e il rosso della carità. Il ramoscello d'ulivo e l'abbraccio degli angeli simboleggiano la pace universale, che si diffonderà sulla terra con la venuta del Salvatore.
- in basso, Sette piccoli demoni, alla vista del Redentore, fuggono sconfitti dalla superficie terrestre per rifugiarsi nell'oscurità degli Inferi.
Lettura iconografica
La Natività mistica è un'opera di difficile interpretazione, poiché esclude ogni elemento dell'iconografia tradizionale. Infatti, esso combina la nascita di Gesù, come narrato nel Nuovo Testamento con una visione della sua seconda venuta come promesso nell'Apocalisse: il ritorno di Gesù Cristo sulla terra, che avrebbe segnato la fine del mondo e la riconciliazione dei cristiani devoti con Dio.
La promessa di amore e pace incarnata nell'Avvento, è evocata dal pittore in evidente rapporto con i "torbidi" di cui parla la criptica iscrizione in greco sul bordo superiore del dipinto. Infatti, la Natività appare carica delle inquietudini del momento storico in cui fu eseguita, i "torbidi d'Italia" a cui allude l'artista secondo alcuni storici fa riferimento a:
- la morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1492, che a Firenze aveva scatenato un'aspra lotta per il potere e l'ascesa di Girolamo Savonarola (1452 - 1498);
- le campagne militari di Cesare Borgia (1475 - 1507), luogotenente del re di Francia, Luigi XII (1462 - 1515), contro Rimini, Ravenna, Cervia, Faenza e Pesaro (1500 - 1502), che assediando Faenza (1501), minacciava direttamente anche la Toscana;
- l'invasione dei francesi, che presero Napoli nel 1494 e Milano nel 1499;
- l'espansione turca.
Il clima, politico e religioso, è senza dubbio molto incerto e tormentato e, tutto ciò, alimentava negli animi un diffuso turbamento che Sandro Botticelli pare voler allontanare con espliciti richiami alla profezia dell'Apocalisse. Nella "seconda sventura", descritta nell'undicesimo capitolo del testo di san Giovanni apostolo è profetizzata l'oppressione della "città santa per quarantadue mesi" (Ap 11,2 ) da parte dei gentili; nel dodicesimo capitolo (Ap 12,9 ) esposta l'altra previsione che afferma:
« | Colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi. » |
La frase "nel mezzo tempo dopo il tempo" è stata interpretata in modo sostanzialmente divergente dagli studiosi, le due ipotesi più diffuse asseriscono quanto segue:
- La proposizione si riferisce ad un passo biblico che afferma "per un tempo, due tempi e la metà di un tempo" sempre nell'Apocalisse (Ap 12,14 ), dove Girolamo Savonarola vi leggeva un significato come "un anno e due anni e la metà di un anno".
- Il termine "tempo" va letto come "anno", in questo modo sembra che l'artista abbia voluto indicare che alla fine del 1500 è già trascorso un anno e mezzo ("mezzo tempo dopo il tempo", un anno e mezzo dei tre destinati ad essere dominati dal diavolo) e ne mancano due alla sua sconfitta, in altre parole alla fine di quei "torbidi" momenti. Nel 1503 morirà papa Alessandro IV Borgia, da molti indicato come l'Anticristo, alcuni studiosi sostengono che proprio a quest'ultimo vi sia un'esplicita allusione e che, dunque, l'iscrizione sia stata aggiunta all'opera solo in un secondo momento: una profezia a posteriori per indicare il ritorno della pace e dell'amore fra gli uomini.
Nell'opera l'artista mette in risalto il clima di riconciliazione tra l'umano e il divino, con evidente abbraccio tra gli angeli e gli uomini, che compare nella parte bassa del dipinto. In tutta la rappresentazione, inoltre, è evidente l'influenza umanistica e colta, basti pensare all'iscrizione in greco, alla corte di Lorenzo il Magnifico, del quale Sandro Botticelli era l'artista favorito.
Quest'opera è già viva testimonianza della crisi spirituale che stava attraversando il pittore, che come molti altri artisti fiorentini rimase profondamente colpito dalla predicazione del frate domenicano Girolamo Savonarola e subì una sorta di conversione, al punto che le sue opere degli ultimi anni, lontani dalla leggiadria disinvolta e dalle tematiche neoplatoniche, sono ispirate dal pensiero savonaroliano e presentano soggetti sacri portati al pathos drammatico più intenso. La Natività appare, infatti, un dipinto stilisticamente e spiritualmente vicino alle rappresentazioni religiose medioevali: la gioia del mistico avvento è sopraffatta dall'inquietudine, esplicitata nell'iscrizione ed evidente nella composizione scenica.
Iscrizioni
Sulla parte alta del dipinto si trovano i cartigli con iscrizioni, tratte dal Vangelo di Luca, nelle quali si legge:
« | Gloria in excelsis Deo » |
« | Pax hominibus » |
Nel bordo superiore del dipinto si trova l'iscrizione, in caratteri greci, che riporta la firma dell'artista e la data dell'opera e che, ripropone la profezia dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo. L'iscrizione, ripartita su tre righi, recita:
« | Questo dipinto, sulla fine dell'anno 1500, durante i torbidi d'Italia, io Alessandro dipinsi nel mezzo tempo dopo il tempo, secondo l'undicesimo di San Giovanni nel secondo dolore dell'Apocalisse nella liberazione di tre anni e mezzo del diavolo; poi sarà incatenato nel dodicesimo e lo vedremo (precipitato?) come in questo dipinto. » |
Notizie storico-critiche
Il dipinto venne realizzato probabilmente come opera di devozione privata per un mecenate fiorentino.
Da alcuni documenti storici, sappiamo che alla fine del XVIII secolo apparteneva alla famiglia Aldobrandini di Firenze e che all'inizio del XIX secolo venne acquistato con la vendita di villa Aldobrandini a Roma da W. Y. Ottley; nel 1811 fu ceduto ad un ignoto collezionista, per 42 sterline, quindi, nel 1837, rivenduto per poco più della metà; nel 1851 venne acquisito dalla Collezione Fuller Maitland (Stansted Hall. Essex) e da qui, nel 1878, giunse alla National Gallery di Londra al prezzo di 1500 sterline.
Note | |
Bibliografia | |
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