Parabola dei vignaioli omicidi
Parabola dei vignaioli omicidi | |
Abel Grimmer, Parabola dei vignaioli omicidi (1590 ca.), olio su tavola; Anversa, collezione privata. | |
Passi biblici | |
Matteo | |
Parabola precedente | Parabola dei due figli |
Parabola successiva | Parabola del banchetto di nozze |
Marco | |
Parabola precedente | Parabola del granello di senape |
Parabola successiva | Parabola del fico |
Luca | |
Parabola precedente | Parabola dei talenti |
Parabola successiva | Parabola del fico |
Insegnamento - Messaggio teologico | |
Allegoria della storia d'Israele e del rigetto del Figlio di Dio, apertura ai pagani. |
La parabola nei tre sinottici | ||||||||||||||||||
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La Parabola dei vignaioli omicidi è una parabola di Gesù riportata da tutti e tre Vangeli sinottici: Mt 21,33-41 ; Mc 12,1-9 ; Lc 20,9-16 . Essa esprime da parte di Gesù "la condanna del giudaismo ufficiale per la sua infedeltà a Dio"[1].
Contesto
In tutti e tre i sinottici la parabola è immediatamente seguita dalla citazione del Sal 118,22-23 , in cui si parla di pietra scartata che diventa pietra angolare, e quindi dall'applicazione al fatto che il Regno di Dio è tolto al popolo d'Israele e dato a un altro popolo che lo faccia fruttificare (Mt 21,42-46 ; Mc 12,10-12 ; Lc 20,17-19 ).
La parabola è situata dopo la discussione sull'autorità di Gesù (Mt 21,23-27 ; Mc 11,27-33 ; Lc 20,1-8 ) che il Maestro deve sostenere con i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo. In Matteo si inframmezza quella dei due figli (21,28-32 con applicazione pratica), e la parabola in questione seguita da quella delle nozze del re; in Marco e in Luca la parabola è seguita dalla discussione sul tributo a Cesare (Mc 12,13-17 ; Lc 20,20-26 ).
Significato
Tutti e tre le versioni della parabola raccontata dai vangeli sinottici sottolineano che i sacerdoti del Sinedrio capiscono che essa è rivolta contro di loro e quindi essi sono i vignaioli.
La descrizione della vigna deriva dal libro del profeta Isaia 5,5. L'uso della metafora della vigna per descrivere i rapporti tra il popolo ebraico e Dio era corrente nel discorso religioso. Isaia aveva descritto una vigna nella quale il padrone aveva riversato le più amorevoli cure, scegliendone il luogo in un terreno fertile, ripulendolo dai sassi e dagli sterpi, piantandovi la vite scelta, recintandola poi con un recinto di protezione e all'interno, in posizione favorevole, una torre dalla duplice funzione: guardia in cima e pressa a livello di terra. Ma, nonostante la cura, la vigna produceva acri grappoli invece di uva dolce. La spiegazione del canto allegorico ricordava che l'ingrata vigna era la nazione d'Israele e il suo padrone era Dio; il quale però, esasperato dalla sterilità della vigna, ne avrebbe abbattuto il recinto abbandonandola alla distruzione con conseguente crescita di rovi e spine.
Il proprietario della vigna, anche nella presente parabola, è Dio. Sua è l'iniziativa di piantare una vigna e poi di inviare i servi, sua è la volontà di mandare il proprio figlio, sua è anche la decisione finale di punire i contadini. Si riscontra da una parte il ripetuto tentativo del padrone di ottenere i frutti della sua proprietà, dall'altra il testardo rifiuto dei contadini di darglieli. L'atteggiamento del padrone è paziente, ostinato. Egli spera fino all'ultimo: "Rispetteranno mio figlio!". Tuttavia, essendo giusto, non può accettare che la violenza dei contadini continui all'infinito. Non gli resta che andare di persona per infliggere un severo castigo: "Verrà e sterminerà i contadini e darà la vigna ad altri". Per il profeta Isaia il giudizio finale è l'abbandono, mentre Gesù vi aggiunge un secondo tratto che svela un mistero: la vigna sarà data ad altri. Il dono del regno di Dio passa da Israele ai cristiani. Dio non abbandona il suo popolo, ma è il popolo che ha rifiutato Dio.
I servi sono i profeti ebraici; infatti, i servi della parabola, come i profeti di Israele, non sono rifiutati, percossi e uccisi in ragione di qualche loro pretesa personale, ma unicamente perché inviati da Dio e portavoce delle sue esigenze.
"Gli altri" ai quali verrà alla fine data la vigna sono i fedeli della Chiesa che è nata da Gesù Cristo, l'Alleanza nuova ed eterna.
In questa parabola Gesù afferma esplicitamente di essere il Figlio di Dio; inoltre, critica direttamente le autorità ebraiche, le quali rifiutano la volontà di Dio e stanno per riservargli il trattamento anticipato dalla parabola stessa.
Note | |
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Bibliografia | |
Voci correlate | |