Parabola del fico sterile

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
1leftarrow.png Voce principale: Parabole di Gesù.
Parabola del fico sterile
Siena Duomo Lib.Piccolomini F.Rosselli ParabolaFicoSterile XV.jpg

Francesco Rosselli, Miniatura con Parabola del fico sterile (seconda metà del XV secolo); Siena, Duomo, Libreria Piccolomini.
Passo biblico Lc 13,6-9
Luca
Parabola precedente Parabola dei servi in attesa
Parabola successiva Parabola del granello di senape
Insegnamento - Messaggio teologico
Il giudizio è certo, ma Dio ha pazienza.
Il testo della parabola
« Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai. »

La Parabola del fico sterile usa l'immagine dell'albero del fico per annunciare al tempo stesso l'esigenza da parte del Padre di vedere negli uomini frutti buoni, e la misericordia che il Padre vuole usare all'umanità attraverso il Cristo.

È riportata solo dall'evangelista Luca (13,6-9).

Contesto della cultura di Israele

La parabola di Luca non è priva di allusioni a un detto sapienziale che i contemporanei dell'evangelista ben conoscevano: "Il guardiano di un fico ne mangia i frutti, chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori" (Pr 27,18 ). In questo proverbio sono in scena il guardiano, il fico e il padrone. Al guardiano spetterà di mangiare i fichi, ma egli deve vigilare attentamente per il padrone e prestargli le dovute cure e spettanze; così facendo, entrambi conseguiranno i risultati dei loro rispettivi ruoli cogliendone frutti e onore, ma il fico stesso ne troverà giovamento e vita. Nonostante il suo significato immediato, il proverbio si apre oltre se stesso: il "padrone" è YHWH, il fico è simbolo di Israele che per ben "tre anni" (v. 7) assistette all'attività pubblica di Gesù senza peraltro capirne il valore; il bravo agricoltore, sorta di "resto d'Israele" (cfr. Is 10,20-22 ), invece, è colui che si era accorto del valore dell'albero che altri volevano inesorabilmente sradicare.

Fico allo spuntare dei germogli

Chi conoscesse le regole ebraiche dottrinali che riguardano l'agricoltura, già in uso durante l'epoca della parabola lucana, e mutuate esse stesse dalla Torah, saprebbe che in realtà solamente dopo tre anni i frutti delle piante sono ritualmente puri, in grado cioè di essere consumati. Prima di ciò sono di "spettanza divina". Secondo il codice di santità (Lev 17-26 ), i frutti di un albero maturati prima dell'offerta delle primizie erano dichiarati "non circoncisi" (Lev 19,23 ). Al quarto anno, quando i frutti sono ormai veramente ben sviluppati, essi venivano offerti al Signore in segno di ringraziamento. Di conseguenza gli ebrei potevano usufruire dei frutti solo dal quinto anno dalla piantagione.

Messaggio

Il riferimento principale della parabola è l'infedeltà di Israele: il tempo finale è ormai presente (cfr. l'oggi di Lc 4,21 ), e l'iniziativa di Gesù è l'estrema chiamata alla conversione offerta dall'amore di Dio a Israele. L'opera di Gesù, simboleggiata nella richiesta del vignaiolo, è intercessione per il popolo.

La comunità ecclesiale a cui Luca si rivolge potrebbe incorrere nella stessa infedeltà di Israele, e pertanto deve prendere atto anch'essa dell'urgenza quotidiana della conversione.

Esegesi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Fico
Fichi quasi maturi

La presenza del fico nella vigna risponde alle conoscenze che abbiamo dell'ambiente: era comune piantare un albero da frutto in mezzo alla vigna; la cura di quello era affidata al vignaiolo al servizio del proprietario. Le vigne poi erano luoghi particolarmente adatti per il fico[1], ed è pertanto giustificata l'aspettativa dei frutti da parte del proprietario.

L'albero di fico era già nei profeti un'immagine di Israele: Os 9,10 ; Mi 7,1 ; Ger 8,13 [2]. In particolare, le citazioni di Michea e Geremia si riferiscono a fichi infruttuosi, in riferimento all'infedeltà del popolo di Dio.

L'accenno alla vigna richiama Is 5,1-7 , dove il profeta si muove nell'ottica di una paziente attesa da parte di JHWH.

L'indicazione dei tre anni è letta da alcuni esegeti in riferimento alla durata del ministero pubblico di Gesù così come si può calcolare in base ai dati del Vangelo secondo Giovanni, ma l'assenza di indicazioni esplicite nell'ultimo evangelista rende tale riferimento poco probabile.

La risposta del vignaiolo/contadino prende posizione rispetto a una conclusione che potrebbe nascere dalla lettura della pericope precedente (13,1-5), dove Gesù legge alcune disgrazie come chiamate alla conversione. L'effetto di morte che tali disgrazie hanno prodotto potrebbe far pensare che è ormai troppo tardi, e che Dio si è stancato di attendere; la parabola annuncia invece la pazienza di Dio, e lascia quindi aperto il tempo per la conversione.

La parabola non permette però neppure di pensare che c'è sempre tempo e che la pazienza di Dio è senza limiti: Dio è certamente paziente, ma l'uomo non può programmarla o fissarne scadenze.

Il contadino chiede un'attesa per quest'anno: è il tema dell'anno di grazia (cfr. Lc 4,19 ), da ricollegare agli annunci del giubileo (Lev 25,8-17 ), che prevedevano la liberazione degli schiavi e la restituzione della terra ai proprietari originari.

Come altrove (Padre Misericordioso, Lc 15,11-32 ), la parabola viene interrotta prima della fine: il lettore non sa cosa è avvenuto alla fine di quel fico: c'è ancora spazio per il ritorno di Israele.

L'abbattimento degli alberi sterili era un noto simbolo del castigo divino (cfr. Lc 3,9 )[3]

La parabola del fico sterile e il miracolo del fico seccato

La parabola può essere accostata al miracolo, riportata dagli altri sinottici, del fico maledetto da Gesù e seccato fin dalle radici (Mt 21,18-22 ;Mc 11,12-14.20-25 ) durante la Settimana Santa. Parte degli esegeti ritengono che il fatto alla radice della parabola e del miracolo sia lo stesso, ma di fatto l'insegnamento è ben diverso:

  • La parabola è un incitamento alla conversione. Luca parla di un fico sterile, oggetto di nuove cure da parte dei coltivatori.
  • Diversamente, il gesto di maledizione di Gesù in Matteo e in Marco indica che il destino di Israele e di Gerusalemme è già segnato.

Paralleli extrabiblici

Il solo parallelo extrabiblico della parabola sio trova nelle antiche versioni della Storia di Achicar, nota all'autore del Libro di Tobia[4]: ivi una palma discute con il giardiniere che le concede un altro anno per dare frutto[5].

Note
  1. Alois Stöger (1982), p. 340.
  2. Carlo Ghidelli (1991) 463. Ma non è d'accordo Léopold Sabourin (1989) 257, che invece parla solo di una possibile relazione.
  3. Léopold Sabourin (1989) 257.
  4. Il Libro di Tobia risale a verso il 200 a.C..
  5. Versione siriaca, p. 8,35. Cit. da Léopold Sabourin (1989) 257.
Bibliografia
Voci correlate