Adriano
Publio Elio Traiano Adriano Pagano | |
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Imperatore romano | |
Ambito romano, Ritratto dell'imperatore Adriano (117-138 d.C.), marmo; Roma, Musei Capitolini | |
Età alla morte | 62 anni |
Nascita | Italica 24 gennaio 76 |
Morte | Baia 10 luglio 138 |
Sepoltura | Mausoleo di Adriano |
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Publio Elio Traiano Adriano (Italica, 24 gennaio 76; † Baia, 10 luglio 138) è stato il quindicesimo imperatore romano, il secondo a non essere nato in Italia; il suo potere si caratterizzò per tolleranza con i cristiani e splendore nelle arti e nella filosofia. Gli storici lo considerano uno dei migliori imperatori romani.
Ascesa al potere
Adriano, come Traiano, nacque a Italica, città spagnola meridionale, secondo alcune fonti autorevoli come quella di Dione Cassio, oppure a Roma, seconda altre fonti.[2]
Figlio di Publio Elio Adriano Afro, cugino di Traiano, originario della città abruzzese di Atri e di Domizia Paolina, iberica di Cadice. Dopo la morte dei suoi genitori, fu seguito e assistito come un madre da Plotina e da Traiano che divenne il suo tutore e lo adottò in punto di morte.[1] Sposò Vibia Sabina, pronipote di Traiano, con la quale non ebbero figli.
Prima di diventare imperatore fu prefetto, tribuno, pretore, comandante di legione, console, sacerdote, arconte; alla morte di Traiano venne acclamato dall'esercito e dal Senato come il nuovo imperatore.[3]
La gestione del potere
Adriano intervenne soprattutto per rafforzare i confini dell'Impero garantendone un ventennio di pace e per migliorare la gestione amministrativa e giuridica dell'Impero.[4]
La politica interna
Adriano si dimostrò un imperatore intelligente, tollerante con gli schiavi per i quali vietò ai padroni il diritto di morte e di maltrattamento e con i cristiani, con i quali decise di non intervenire in presenza di accuse generiche, ma solamente in presenza di prove che attestassero reati contro lo Stato.[5][2]
La gestione del potere di Adriano ricevette critiche sia dalla plebe sia dal Senato nonostante le sue promesse concilianti con il Senato e le sue donazioni al popolo e i condoni dei debiti fiscali.[6]
Durante il suo ventennio di potere subì una congiura organizzata da Cornelio Palma, Lucio Quieto, Publilio Celso e Avidio Negrino, che lo accusavano di essere ellenista e propenso a una politica di difesa; il complotto organizzato in assensa di Adriano da Roma fu sventato dai prefetti e i colpevoli vennero condannati.[7]
Tra le riforme promulgate da Adriano si ricorda la codifica dell'Editto Pretorio realizzata grazie all'aiuto di autorevoli giureconsulti come Giulio Celso e che divenne un codice civile e penale; significativa fu la creazione di un consilium principis che istituzionalizzò la figura del giurista. Inoltre stabilizzò la Pubblica Amministrazione regolarizzando le carriere dei nuovi funzionari, provenienti dalla classe dei cavalieri e formò un'avvocatura dello Stato per tutelare gli interessi delle finanze pubbliche.[7] La formazione della burocrazia statale ebbe molte conseguenze, tra le quali la riduzione degli ambiti di influenza del Senato e quindi si rivelò un primo passo verso la monarchia assoluta.[8]
La politica estera
Adriano fu allievo di Traiano nell'arte della guerra durante la prima e la seconda campagnia contro i Daci, nella quale ebbe modi di distinguersi; si rivelò un ottimo cavaliere e tiratore d'arco.[1] Era alto, di fisico possente, di maniere semplici, frugale, fu il primo degli imperatori a portare la barba, di moda presso i greci. Si trovava ad Antiochia quando gli giunse la notizia della morte di Traiano e dopo essere stato acclamato dall'esercito, chiese conferma al Senato e una volta entrato a Roma riservò il trionfo a Traiano.[1]
Adriano viaggiò in tutto l'Impero (Gallia, Britannia, Spagna, Mauritania, Egitto, Asia Minore, Grecia) per prendere provvedimenti con il fine di migliorare la difesa militare delle province e la qualità di vita degli abitanti, curando le produzioni industriali, minerarie e il commercio, le comunicazioni e le amministrazioni, oltreché per interesse culturale. Rinunciò alla Mesopotamia ritenuta difficilmente difendibile, realizzò opere di fortificazione tra le quali il Vallo di Adriano in Gran Bretagna, rese stanziali i reparti dell'esercito ai confini, convertì alcune province in protettorati, più agevoli da controllare, perfezionò gli addestramenti militari e la disciplina, combattè il lusso e la corruzione tra i soldati, rinforzò le truppe ausiliarie, privilegiò il merito nella carriera e la frugalità di vita, fece progettare da Apollodoro nuove macchine di guerra.[9][10]
Adriano progettò di ricostruire Gerusalemme, distrutta dal generale Tito nel 70; nella città giudea costruì vari tempi dedicati alle divinità pagane, tra le quali Giove e Venere, oltreché un foro.[11][12]
Queste scelte, oltreché il divieto alla circoncisione rituale della religione ebraica scatenò la rivolta giudaica, che non accettavano la romanizzazione per motivi nazionalistici e religiosi.[7][13] Nel 132 scoppiò la terza guerra giudaica guidata da Simon Bar Kochba; la ribellione fu soffocata nel 135 e costò la perdita di 580.000 Ebrei, la deportazione di 1.5 milioni di persone divenute schiave al Mercato di Gaza e il tentativo di sradicare la religione ebraica. La letteratura rabbinica per questo motivo è generalmente critica nei confronti di Adriano e della sua intolleranza.[8]
Arte e cultura
Adriano si dimostrò un uomo versatile e amò le arti, la musica, la pittura, la scultura, l'architettura, la letteratura greca e latina, alle quali si dedicò con versi, prose e un'autobiografia. Ammirò profondamente l'arte e la cultura ellenica e difatti a Roma ricevette il soprannome graeculus.[10]
Tra le opere realizzate si possono citare la Villa Adriana a Tivoli, uno splendido esempio di giardino alessandrino, la ricostruzione del Pantheon (dopo che un incendio dell'80 d.C. aveva danneggiato la costruzione precedente di età augustea) a Roma, il Templio di Venere a Roma, biblioteche, acquedotti, terme e teatri.[14]
Fu un umanista amico di Epitteto, studioso di Platone e di Epicuro; per diffondere e insegnare la filosofia, la retorica e la giurisprudenza istituì l'Ateneo al Campidoglio.
Da un punto di vista religioso fu anche il primo imperatore romano a essere iniziato al rito greco dei misteri eleusini, reintrodusse il culto di Venere Genitrice associandolo a quello della dea Roma, di cui ricostruì il Tempio,[15] diffuse il culto di Antinoo.[16]
Gli ultimi anni e la morte
Adriano scelse come successore in un primo tempo Cejonio Commodo Vero, che però morì in Pannonia nel 138 e successivamente adottò Tito Elio Antonino.
Adriano morì nella sua residenza di Baia a causa di problemi cardiorespiratori, a 62 anni come il predecessore Traiano, dopo venti anni di potere di cui la maggior parte del tempo trascorso nei viaggi all'interno dell'Impero. In suo onore venne costruito il mausoleo funebre Catel Sant'Angelo, terminato nel 139 da Antonino Pio.
Predecessore: | Imperatore romano | Successore: | |
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Traiano | 11 agosto 117-10 luglio 138 | Antonino Pio |
Note | |
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Fonti | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |