San Nicola da Tolentino

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San Nicola da Tolentino, O.S.A.
Presbitero
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al secolo Nicola di Compagnone
battezzato
Santo
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Pietro Perugino, San Nicola da Tolentino (1507), olio su tavola; Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 60 anni
Nascita Sant'Angelo in Pontano
1245
Morte Tolentino
10 settembre 1305
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa 1263
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1269
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione 1446, da Eugenio IV
Ricorrenza 10 settembre
Altre ricorrenze
Santuario principale Basilica di San Nicola da Tolentino
Attributi Giglio, cesto di pane, libro della Regola, crocifisso, stella sopra di lui o sul suo petto
Devozioni particolari Invocato contro peste e febbre, difensore dalle ingiustizie
Patrono di Infanzia, marinai, maternità Sant'Angelo in Pontano, Puget-Théniers (Francia), Mornese (AL)
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Consorte

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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 10 settembre, n. 9:
« A Tolentino nelle Marche, san Nicola, sacerdote dell'Ordine degli Eremiti di Sant'Agostino, che, dedito a una severa astinenza e assiduo nella preghiera, fu severo con se stesso, ma clemente con gli altri, e spesso imponeva a sé le penitenze altrui. »

San Nicola da Tolentino, al secolo Nicola di Compagnone (Sant'Angelo in Pontano, 1245; † Tolentino, 10 settembre 1305) è stato un presbitero italiano dell'Ordine di Sant'Agostino ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che lo ha canonizzato nel 1446.

Biografia

Nacque nel 1245 a Sant'Angelo in Pontano, nella diocesi di Macerata. I suoi genitori Compagnono de Guarutti e Amata de Guidiani, erano gente pia. La sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio sulla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo la grazia fu esaudita e chiamarono il figlio con il nome del santo.

Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Si distinse a tal punto nei suoi studi che, prima che essi fossero compiuti, venne fatto canonico della chiesa di San Salvatore. Ascoltando una predica di un eremita agostiniano sulla frase latina Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscenzia eius ("non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza"), avvertì la chiamata alla vita religiosa. Implorò allora l'eremita di ammetterlo nel proprio ordine, e i suoi genitori acconsentirono con gioia.

Già prima della sua ordinazione venne mandato in diversi monasteri dell'ordine: San Ginesio, Recanati, Macerata e altri, e i biografi mettono in evidenza che fu un modello di generoso impegno verso la perfezione.

Fece i voti solenni a meno di diciannove anni.

Nel 1269 fu ordinato sacerdote.

Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275 e dove visse fino alla sua morte nel 1305.

Trascorse gli ultimi 30 anni della sua vita, predicando quasi ogni giorno. Sebbene negli ultimi anni la malattia mise alla prova la sua sopportazione, continuò le sue mortificazioni quasi fino alla fine. I devoti ne ricordano la mitezza, l'ingenua semplicità e la dedizione per la verginità, che non tradì mai, custodendola con la preghiera e la mortificazione.

Culto

Il processo di canonizzazione iniziò nel 1325 sotto papa Giovanni XXII, ma si concluse soltanto nel 1446 sotto papa Eugenio IV. Tuttavia già fin dalla metà del '300 veniva raffigurato con l'aureola (vedi ad esempio il cappellone della Basilica di Tolentino). Papa Bonifacio IX concesse l'indulgenza plenaria a chi visitava la tomba di Nicola con la Bolla papale Splendor paternae gloriae del 1º gennaio 1390, com'è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni:

« Bonifacio IX con una bolla, concesse l'indulgenza plenaria nella domenica dentro l'ottava della festa del santo (dunque si celebrava prima della canonizzazione di Eugenio IV), indulgenza che veniva anche accordata a chi visitava la Porziuncola, onore confermato anche da altri Papi. »
(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni, 1856)

È considerato un santo mariano poiché sostenne di avere la visione degli angeli che trasportavano la Santa Casa di Loreto nella città marchigiana il 10 dicembre del 1294. La sua protezione è invocata dai devoti per gli appestati, i naufraghi e i carcerati, ma in particolare per le anime del Purgatorio.

San Nicola fu anche un famoso esorcista, uno dei pannelli della sua vita affrescati nel Cappellone di Tolentino mostra proprio Nicola che libera una donna indemoniata; questa sua facoltà rimase integra anche dopo la sua morte visto che numerosi ex voto lo indicano come guaritore di indemoniati. La devozione al santo è iniziata appena dopo la sua morte, prova ne sono i numerosi ex voto che si trovano oggi in un'apposita ala della basilica a questi dedicata.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", che rubavano la farina agli ingenui spacciandosi per pellegrini diretti a Tolentino, in cerca di farina per fare i panini miracolosi, citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum del 1485.

Nel 2001, per la prima volta nella storia, le spoglie del Santo escono dalla Basilica di Tolentino, per una Peregrinatio. Esse arrivano in elicottero nella città di Modugno, dove molto forte è la devozione per San Nicola (patrono della città pugliese), per proseguire in un tragitto che tocca diverse località pugliesi.

Iconografia

È raffigurato con l'abito nero degli Eremitani di Sant'Agostino, con una stella sopra di lui o un sole sul petto, e in mano un giglio o una croce con ghirlande di gigli. Talvolta, al posto di un giglio, tiene una sacca riempita di denaro o pane.

È raffigurato con un sole al centro della tonaca nera, per uno dei fatti della vita del santo: si narra che un astro lucente lo seguisse continuamente nei suoi spostamenti e illuminasse la sua figura.

Aneddoti sulla vita di Nicola

Molteplici sono i racconti entrati a fare parte della tradizione dei luoghi della giovinezza di Nicola, in particolare nel paese natale in cui tutt'oggi è radicata una forte devozione.

  • Si racconta che, nel tragitto da Sant'Angelo a Tolentino, trovandosi a passare nella città di San Ginesio, imponendo le mani impedì il crollo di una parte della cinta muraria, che ancora oggi si conserva integra.
  • Sempre durante il tragitto verso il monastero, trovandosi in ritardo, impose le mani per fermare il sole fino a quando non fosse arrivato a destinazione (in modo simile a quanto accade a Giosuè; questa è anche una spiegazione per la raffigurazione del santo con il sole)
  • Il ponte del diavolo di Tolentino è chiamato così in ricordo della leggenda secondo cui il diavolo stipulò un patto con San Nicola, dicendogli che avrebbe costruito un ponte in una sola notte in cambio dell'anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato. Il santo accettò il patto e a costruzione ultimata benedisse il ponte. Poi, attese che si avvicinasse un cane e gettò del cibo in terra dall'altra parte del ponte, costringendo l'animale ad attraversarlo. Il diavolo, accecato d'ira, tentò invano di distruggere a forza di cornate il ponte, ormai benedetto.
  • Durante la sua permanenza nel monastero di San Ginesio, San Nicola era solito portare del cibo ai mendicanti e, per non farlo sapere ai suoi superiori, nascondeva il pane nelle maniche della tunica. Venuti a sapere dell'espediente, i frati lo fermarono chiedendogli cosa portasse. Il santo rispose: "petali di rose!" scrollando le maniche dalle quali uscirono petali di fiori.
  • Durante il cammino, San Nicola era solito fermarsi a pregare in una zona di campagna nelle vicinanze di Sant'Angelo. In quel punto fece sgorgare un piccolo pozzo dal quale abbeverarsi. Le fontanelle di San Nicola, come vengono chiamate oggi, secondo la tradizione smettono di sgorgare se un animale si abbevera ad esse, fino a quando non vengono nuovamente benedette da un sacerdote.
Bibliografia
  • Rosa Giorgi, Santi, col. "Dizionari dell'Arte", Mondadori Electa Editore, Milano 2002, p. 288 ISBN 9788843596744
Voci correlate
Collegamenti esterni