San Paolino di Nola
San Paolino di Nola Vescovo | |
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al secolo Ponzio Anicio Meropio Paolino | |
Santo | |
Età alla morte | 76 anni |
Nascita | Bordeaux 355 |
Morte | Nola 22 giugno 431 |
Consacrazione vescovile | 409 |
Incarichi ricoperti | vescovo di Nola |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa |
Canonizzazione | Pre-canonizzazione |
Ricorrenza | 22 giugno |
Attributi | baculo pastorale, campana |
Patrono di | campanari, giardinieri, Nola, Senigallia, Sutera |
Nel Martirologio Romano, 22 giugno, n. 1:
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San Paolino di Nola, al secolo Ponzio Anicio Meropio Paolino (Bordeaux, 355; † Nola, 22 giugno 431) è stato un vescovo latino. È considerato il patrono dei suonatori di campane, o campanari, poiché a lui è attribuita, per convenzione, l'invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico. Fu vescovo di Nola nel V secolo.
Biografia
La formazione
Discendente da una illustre famiglia senatoriale e consolare, figlio del prefetto della Provincia di Aquitania. I suoi studi vennero affidati ad un amico del padre, il poeta Ausonio che insegnava a Bordeaux. Educato alla severità degli studi e soprattutto alla poesia, studiò legge e i sistemi filosofici di allora, studiò fisica. A quindici anni, quando il maestro si trasferisce a Milano, egli ha già completato la sua istruzione letteraria.
La conversione
A poco più di venti anni è annoverato tra i seicento senatori. Nel 378, uscito di carica, gli spettava il governo di una provincia senatoriale ed egli scelse la Campania. Anziché stare a Capua, preferì Nola dove era venerato san Felice. Prima di tornare in Aquitania, con bizzarra cerimonia pagana, si taglia la barba e la consacra simbolicamente a san Felice. A Barcellona conosce Therasia, donna ricca e bella, ma (diversamente da lui) è cristiana e battezzata: sarà la sua consorte e lo guiderà sulla strada della conversione. Nel 389 infatti, a 35 anni, nella chiesa di Bordeaux, ricevette il battesimo dal vescovo Delfino. Nel 392 dalla coppia nacque Celso ma appena dopo otto giorni morì: questo evento lo segnò per sempre, e lo spinse ancor più a rifugiarsi nella fede. Il suo percorso di conversione è completo.
Le opere
Nel 393 Paolino si trova a Barcellona, e durante una messa nel giorno di Natale i fedeli invocano: "Paolino sacerdote..!". Decide di prendere i voti e farsi sacerdote, secondo la massima "Voce di popolo, voce di Dio". Dopo l'ordinazione, nel 394, partì per un viaggio in Italia dove conobbe sant'Ambrogio. Durante una sosta in Toscana lui e la moglie decisero di dedicarsi completamente alla vita monastica. Decise di stabilirsi a Nola, dove aveva soggiornato quando era stato governatore della Campania, e dove si trovava la tomba di san Felice martire, a cui era particolarmente devoto. Fondò un cenobio maschile ed uno femminile, che si contraddistinsero per l'intensa vita di preghiera e per l'assistenza ai poveri. Appena arrivato si ammala gravemente, e guarisce solo dopo lungo tempo, e una leggenda agiografica narra che la guarigione sia dovuta a un miracolo, opera di san Felice. In seguito, innalza una basilica a san Felice (al posto del precedente santuario, assai più modesto), e attorno ad esso edifica una serie di chiostri ricchi di colonnati e fontane per accogliere le migliaia di pellegrini che ogni anno si recavano presso l'ara di san Felice. Terasia muore tra il 409 e il 414, ma sul fatto non sono pervenute informazioni.
Il culto derivante dal Sacco di Roma: la Festa dei Gigli di Nola
Il 24 agosto del 410 Alarico I, re dei visigoti, entra in Roma e la saccheggia. Muore in quell'anno Paolo, il Vescovo di Nola, proprio quando Alarico è alle porte della città. Il popolo dei fedeli (con situazione analoga a quella di Barcellona) invoca: "Paolino Vescovo!", ed egli accetta la carica come in precedenza. Nola è presa e devastata dai visigoti, e gran parte degli abitanti vengono fatti prigionieri. Paolino vende caritatevolmente tutti i suoi averi per riscattare i prigionieri, anche la croce episcopale. Quando non ebbe più niente, offrì la propria persona agli invasori per riscattare l'unico figlio di una vedova. Giunto in Africa e venduto come schiavo, diventa il giardiniere del proprio padrone. Un giorno Paolino profetizza l'imminente morte del re al suo padrone e, condotto innanzi al regnante, questi ne ebbe paura: in un suo sogno, Paolino presiedeva un tribunale di giudici contro di lui. Interrogatolo e scoperta la sua carica di vescovo, il padrone gli disse: "Dimmi quello che vuoi e ti sarà dato". Paolino rispose che non desiderava altro che la liberazione sua e di tutti i nolani con lui. Così avvenne, e tornarono al loro paese accompagnati da navi cariche di grano. Sulla spiaggia di Torre Annunziata, fu accolto assieme ai prigionieri riscattati dai fedeli nolani che portavano e sventolavano mazzi di fiori. Rimane ancora oggi la tradizione dell'accoglienza: ogni anno (il 22 giugno se cade di domenica, altrimenti la prima domenica dopo) a Nola si tiene la Festa dei Gigli in suo onore.
Un resoconto agiografico sulla morte
Nel 431 Uranio, discepolo di Paolino, lascia degli scritti agiografici sulla sua morte:
« | Così trascorso il giorno, venne la notte. Fin quasi mezzanotte egli riposò un poco, ma poi il dolore al lato destro, unito a quello delle troppe punture di fuoco (probabilmente di herpes zoster), lo svegliò e, fino alle cinque respirò penosamente. All'alba il santo uomo volle osservare tutte le sue abitudini. Furono chiamati intorno a sé i preti, i diaconi e tutti i chierici, rivolse loro un'istruzione sullo spirito di pace e più tardi, appena capì che era giunta l'ora della preghiera serale, distese le braccia, cantò con voce lenta. Poi si fece silenzio, e verso le quattro del mattino nel 22 giugno, mentre i presenti vegliavano, parve a un tratto che un violento terremoto scuotesse la cella, e tutti quelli che stavano intorno al letto si gettarono in ginocchio per pregare. Fu in quel momento che, sulle ali degli angeli Paolino rese l'anima a Dio. Fu seppellito come suo desiderio accanto alla tomba di san Felice. » |
Culto
Il Santo è venerato a Nola, con la Festa dei Gigli, a Senigallia, Sutera, Torregrotta e Barcellona.
Scritti
San Paolino mantenne intensi rapporti epistolari con i più noti religiosi del tempo, in particolare con Ambrogio, Girolamo e Agostino. L'Epistolario comprende 49 lettere. Scrisse, inoltre, i Carmina che restano una delle più alte testimonianze della poesia cristiana dei primi secoli. Ci sono pervenuti 33 carmi di cui 14 carmi natalizi, ne compose uno ogni anno durante la sua permanenza a Nola, per il 14 gennaio, giorno del martirio di san Felice. Nel periodo di formazione e di studi compone vari poemetti, ma non ci è pervenuto nessuno di questi.
Papa Benedetto XVI, durante l'udienza papale del 12 dicembre 2007, in proposito ha detto:
« | San Paolino non scrisse trattati di teologia, ma i suoi carmi e il denso episolario sono ricchi di una teologia vissuta, intrisa di Parola di Dio, costantemnete scrutata come luce per la vita. In particolare, emerge il senso della Chiesa come mistero di unità. La comunione era da lui vissuta soprattutto attraverso una spiccata pratica dell'amicizia spirituale. In questa Paolino fu un vero maestro, facendo della sua vita un crocevia di spiriti eletti: da san Martino di Tours a san Girolamo, da sant'Ambrogio a sant'Agostino. » |
Nuovi studi sul Santo
Da una decina di anni si è fatta strada, un po' timidamente, una linea di indagine che ha voluto privilegiare gli aspetti teologici dell'opera di Paolino. Si è anche tentato di introdurre - accanto all'affermazione che Paolino comunque non sarebbe un teologo in senso stretto, cioè speculativo-dogmatico - una nuova definizione di teologia che si arricchirebbe di elementi esperienziali, ascetici, spirituali, simbolici. Questa linea è favorita da una nuova ricerca attualizzante e ridefinitoria del concetto di "teologia" e di "teologo", che a fortiori può essere estesa non solo a Paolino di Nola ma anche ad altri Padri. Superando il livello retorico di talune dichiarazioni di inefficacia, di incompetenza, di ignoranza, Paolino utilizza di fatto alcuni procedimenti tipici del fare teologia. Non sembra neppure che la sua "avversione" alla filosofia possa pregiudicare lo scandaglio teologico, ma anzi è affermazione più netta della superiorità del cristianesimo, del ragionare su Dio rispetto al mondo pagano. È interessante quanto scrive prima delle attualizzazioni odierne e senza le acquisizioni moderne Morelli (Joseph Morelli, De S. Paulini Nolani Doctrina Christologica, tesi di dottorato in Teologia, Pontificia Facultas Theologica Neapolitana apud Majus Seminarium, ex Typographica Officina Forense, Neapoli, MCMXLV, pp. 16-17), a cui va dato merito di aver focalizzato l'attenzione su un tema non secondario per uno scrittore cristiano: Sed , his non ostantibus, rite adfirmare possumus Nostrum, quamvis non semper theoreticam theologiam, sempre tamen cordis theologiam scribere. Et ipsae quaestiones disceptationesque dogmaticae, quae huc illuc notantur, minime suavitatem animi Paulini perturbant; neque impediunt quominus Noster elegans maneat scriptor, qui diligenter formam curet. Remanet igitur poeta, sed poeta theologus. Neque hoc in carminibus tantum apparet ac proinde Paulini epistolae dissimiles sunt Hieronymi et Augustini epistolis in quibus ardens et fervens fides quinti saeculi scriptorium pulsat, in quibus quaestiones subtiles urgent et obscurae, explicationesque abstrusae theologiae alternis vicibus agunt disceptationibus dogmaticis contra haereticos et schismata.
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