Santa Chiara da Montefalco
Santa Chiara da Montefalco, O.S.A. Monaca | |
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Santa | |
Benozzo Gozzoli, Santa Chiara da Montefalco (1452), affresco; Montefalco (PG), Santuario di Santa Chiara della Croce | |
Età alla morte | 40 anni |
Nascita | Montefalco 1268 |
Morte | Montefalco 17 agosto 1308 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 8 dicembre 1881, da Leone XIII |
Ricorrenza | 17 agosto |
Santuario principale | Chiesa di Santa Chiara da Montefalco |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 17 agosto, n. 8:
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Santa Chiara da Montefalco (Montefalco, 1268; † Montefalco, 17 agosto 1308) è stata una monaca italiana.
Biografia
Nasce da Damiano e Iacopa in una zona vicina al "Castellare" in prossimità della chiesa di San Giovanni Battista (concessa nel 1275 dal Comune agli agostiniani e da questi ricostruita e dedicata a Sant'Agostino) a Montefalco, una piccola cittadina umbra che domina la valle spoletana. Chiara ha una sorella maggiore, Giovanna, che la precede nelle sue scelte. Giovanna fonda, con l'aiuto economico del padre, il "reclusorio" di San Leonardo, luogo in cui la stessa Giovanna è rettrice; le donne che lì si ritirano vivendo rinchiuse e pregando, senza seguire una regola precisa, devono obbedire alle sue direttive. La piccola Chiara resta segnata da un modello così spiccato che la famiglia le propone e, all'età di sei anni, entra nel "reclusorio" di Giovanna intitolato a San Leonardo, dove trascorre i successivi sette anni.
Monastero
Cresciuta la comunità, Giovanna e le sue donne si trasferiscono sul Colle di Santa Caterina del Bottaccio, non lontano dal luogo più antico, in un edificio ancora incompleto. Ma il nuovo insediamento, che sottintende la costruzione di un vero e proprio monastero, non viene accolto pacificamente in città. Affiancandosi ad altri tre monasteri più antichi, uno francescano, uno agostiniano e un altro benedettino, il reclusorio di Giovanna viene ritenuto dannoso per Montefalco, perché si va ad aggiungere alle altre comunità che già vivevano di elemosina. L'ostilità diventa vera e propria persecuzione volta a convincere le donne a desistere dai loro progetti. Nel 1290 Giovanna chiede al Vescovo di Spoleto l'introduzione della regola di Sant'Agostino in modo da facilitare l'istituzionalizzazione della comunità. Con il nuovo monastero della Santa Croce e di Santa Caterina d'Alessandria, vengono a fondersi i due momenti della storia di queste donne: quello della vocazione eremitica, rappresentato dall'esperienza del reclusorio, con l'altro della regola monastica; Giovanna ne diventa la Badessa, rimanendo l'insediamento sotto la diretta giurisdizione del Vescovo. Chiara cresce seguendo le sorti di questo luogo; soltanto in occasione della grande carestia del 1283, insieme a un'altra compagna, esce dal reclusorio per la questua, ma dopo otto uscite le viene impedito di continuare; da questo momento, fino alla morte, rimase isolata in clausura.
Da Giovanna a Chiara
Dopo la morte di Giovanna è quasi naturale che la sorella pur giovane, di soli 23 anni, ne prenda il posto. Chiara fu per le sue suore "madre, maestra e direttrice spirituale". La sua eccezionalità si afferma nell'operato quotidiano. Non lascia scritti eppure, nonostante che la sua vita si dipani nella stretta osservanza della regola monastica, riesce a mantenere un dialogo continuo con il mondo che si apre fuori dal monastero. Chiara ebbe dei doni particolari che condussero sulla via di Montefalco personaggi illustri dalle vicende tormentate, come i cardinali Giacomo e Pietro Colonna, Napoleone Orsini, il francescano Ubertino da Casale e tanti altri. Le sue parole erano come "un fuoco, da cui venivano illuminate, consolate e accese le menti di tutti coloro che l'ascoltavano". Parole, dunque, non solo rivolte alla gente del popolo attirata dalla sua fama taumaturgica, ma anche a personaggi illustri che ne ammiravano le virtù profetiche, la straordinaria e viva intelligenza che la rendeva consapevole dei fatti del mondo, sebbene conducesse una vita decisamente isolata. È grazie a queste sue doti che riesce a comprendere in maniera fulminea e a denunciare l'eresia dei frati dello Spirito di Libertà, capeggiati da Bentivegna da Gubbio, anche lui salito sul colle di Montefalco a ricercare un confronto con Chiara. Nel 1303 promuove l'ampliamento del monastero e la costruzione della chiesa di Santa Croce con l'approvazione del Vescovo di Spoleto che invia la prima pietra benedetta. È qui che, dopo cinque anni, nel 1308, la Santa ormai ammalata vuole essere trasportata per poi morirvi e trovarvi sepoltura.
Le reliquie
Dopo la sua morte il Comune di Montefalco sentì l'esigenza di certificare l'esemplarità della vita di Chiara in un documento con le testimonianze di chi le fu più vicino. Con questo intento il suo corpo venne aperto alla ricerca di segni prodigiosi che ne testimoniassero in maniera evidente quell'esemplarità che aveva espresso per tutta la vita; e i segni cercati vennero trovati: il cuore, con i segni della passione e i tre globi, di uguale misura, peso e colore, disposti a forma di triangolo, interpretati come il simbolo della Trinità.
La chiesa attuale del monastero di santa Chiara da Montefalco (ricostruita tra il 1615 e il 1643) conserva il corpo della Santa dentro un'urna d'argento. Ai lati, entro due nicchie aperte nel 1718, si conservano come reliquie di Chiara segni straordinari della sua eccezionalità. L'oggetto più suggestivo è certamente il reliquiario a busto d'argento che la raffigura e contiene il suo cuore; nell'altra nicchia si trova il reliquiario a croce, contenente il muscolo cardiaco a forma di croce e i tre globi di uguale grandezza trovati nella cistifellea.
Con la morte di Giovanni XXII (1334) il processo di canonizzazione di Chiara non ebbe seguito. Verrà ripreso soltanto nel XIX secolo per iniziativa di Pio IX e sarà proclamata Santa da Leone XIII nel 1881.
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