Sede titolare di Berea

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Sede titolare di Berea
Sede arcivescovile titolare
Archidioecesis Beroeensis
Patriarcato di Antiochia
Sede vacante
Istituita: XIX secolo[1]
Stato Siria
Regione: Siria
Località: Aleppo
Diocesi soppressa di Berea
Eretta: ?
Soppressa: ?
Coordinate geografiche
36°12′60″N 37°10′00″E / 36.2166, 37.1667 bandiera Siria
Mappa di localizzazione New: Siria
Berea
Berea
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Tutte le sedi titolari

La Sede titolare di Berea (latino: Archidioecesis Beroeensis) è un'arcidiocesi soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia

Berea è l'antico nome romano dell'odierna città siriana di Aleppo. Come tutte le sedi episcopali della provincia romana della Siria Prima, essa dipendeva direttamente dal patriarca di Antiochia che la elevò, come molte altre diocesi della provincia, al rango di sede arcivescovile autocefala, come documentato da una Notitia episcopatuum datata alla seconda metà del VI secolo.[2]

Sono diversi i vescovi conosciuti di questa sede. Il primo noto è Eustazio che, tra la fine del 324 o l'inizio del 325 divenne patriarca di Antiochia. Il trasferimento venne approvato al Concilio di Nicea del 325.[3]

Probabilmente ad Eustazio succedette Ciro, che subì la persecuzione dell'imperatore Costanzo II per la sua lealtà alla fede cattolica e fu scacciato dalla sua sede dagli ariani.[4]

Dopo il Concilio di Seleucia (359) Melezio fu trasferito a Berea dalla sede di Sebastea[5] e l'anno successivo divenne patriarca di Antiochia. Al Concilio di Antiochia (363) prese parte il vescovo Anatolio.[6]

Teodoto, amico di san Basilio, fu vescovo di Berea durante le persecuzioni dell'imperatore Valente.[7] A lui seguì Acacio, che governò la sede per oltre cinquant'anni: era presente al concilio di Costantinopoli del 381[8] e si fece rappresentare da Paolo di Emesa a quello di Efeso del 431[9], dove appoggiò il partito di Nestorio contro Cirillo di Alessandria.

Teoctisto, succeduto a Acacio, fu presente al Concilio di Antiochia (445) e al Concilio di Antiochia (448), fu tra i padri del Concilio di Calcedonia nel 451[10] e sottoscrisse la lettera dei vescovi della Siria Prima all'imperatore Leone (458)[11]; si sono tramandate due lettere di Teodoreto di Cirro indirizzate a Teoctisto[12].

Pietro assistette alla consacrazione di Severo di Antiochia nel 512. Secondo la cronaca di Denis di Tell-Mahre un vescovo di Berea, Antonino, fu esiliato dall'imperatore Giustino I nel 518, per essersi rifiutato di riconoscere le decisioni di Calcedonia.[13] Ultimo vescovo noto è Megas che assistette al sinodo di Costantinopoli convocato dal patriarca Mena nel 536.[14]

La sede fu soppressa con l'arrivo degli Arabi. La presenza cristiana nella città però non venne meno: numerose sono infatti oggi le circoscrizioni ecclesiastiche di riti e confessioni cristiane diverse che hanno la loro sede nella città di Aleppo. Tra queste sei diocesi della Chiesa cattolica:

Dal XIX secolo Berea è annoverata tra le sedi arcivescovili titolari della Chiesa cattolica.

Cronotassi

Arcivescovi greci

Arcivescovi titolari

Note
  1. La sede titolare è già menzionata negli Annuari pontifici della seconda metà dell'Ottocento.
  2. Echos d'Orient X, 1907, pp. 93 e 144.
  3. Patrologia Latina, t. XXIII, col. 692; Sozomeno, De viris illustribus 85.
  4. Patrologia Greca, t. XXV, coll. 648 e 700.
  5. Socrate Scolastico, Historia ecclesiastica II, XLIV; Patrologia Greca, t. LXVII, coll. 356-357.
  6. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, t. III, col. 372.
  7. Patrologia greca, t. XXXII, col. 661.
  8. Mansi, op. cit., t. III, col. 568.
  9. Patrologia Greca, t. LXVII, col. 1568.
  10. Mansi, op. cit., t. VI, coll. 951, 980, 1068 e 1084.
  11. Mansi, op. cit., t. VII, col. 549.
  12. Patrologia Greca, t. LXXXIII, coll. 1209-1212 e 1352-1353.
  13. Assemani, Bibliotheca orientalis, t. II. 1721, p. 327.
  14. Mansi, op. cit., t. VIII, coll. 919, 927, 975 e 1143.
  15. L'appartenenza di Teodoto alla sede di Berea è messa in dubbio da studi successivi. Infatti, lo stesso vescovo, menzionato in una lettera di san Basilio del 372, è inserito anche nelle cronotassi dei vescovi di Nicopoli di Armenia. Inoltre, un'iscrizione trovata nei pressi di Aleppo e datata al 372 menziona il vescovo Antioco. (EN) Ernest Honigmann, The Patriarcate of Antioch: A Revision of Le Quien and the Notitia Antiochena, Traditio, vol. 5 (1947), p. 143.
Bibliografia
Collegamenti esterni